Papa Francesco: «Per chi sta nel sottosuolo dell’esistenza, pregate con la carne, non con le idee»

Di Redazione
05 Giugno 2013
«Pregare, permettetemi di dirlo, con la carne: che la nostra carne preghi. Non con le idee. Pregare con il cuore, non è un gioco intellettuale».

Papa Francesco, oggi nell’omelia alla Messa alla Casa Santa Marta, ha commentato le letture in cui si narrano le terribili disavventure di Tobi, divenuto cieco sebbene fosse un giusto, e Sara, sposa di sette uomini che muoiono prima della notte di nozze. Il Pontefice ha spiegato che essi, sebbene si fossero trovati in «situazioni limite, proprio nel sottosuolo dell’esistenza, cercano un’uscita». «Si lamentano», ha detto papa Francesco, «ma non bestemmiano».
Il lamento, se rivolto a Dio, è preghiera non è peccato. «Un prete che io conosco – ha raccontato il Santo Padre – una volta l’ha detto ad una donna che si lamentava davanti a Dio per le sue calamità: “Ma, signora, è una forma di preghiera quella. Vada avanti”. Il Signore sente, ascolta i nostri lamenti. Pensiamo ai grandi, a Giobbe, quando dice: “Maledetto il giorno in cui sono venuto al mondo”. E anche Geremia, nel XX capitolo: “Maledetto il giorno”. Si lamentano anche con una maledizione, non al Signore, ma a quella situazione, no? È umano, questo».

NON E’ UN GIOCO INTELLETTUALE. Pensando alle tante situazioni di sofferenza che oggi esistono nel mondo, papa Francesco ha invitato a non parlarne in maniera accademica, distaccata, «non umana», «alle volte con le statistiche». Con questi nostri fratelli sofferenti,  invece, occorre fare come faceva Cristo: «Pregare per loro», cioè farli «entrare nel mio cuore, loro devono essere un’inquietudine per me: il mio fratello soffre, la mia sorella soffre. Ecco… il mistero della comunione dei Santi: pregare il Signore: “Ma, Signore, guarda quello: piange, soffre”. Pregare, permettetemi di dirlo, con la carne: che la nostra carne preghi. Non con le idee. Pregare con il cuore».
«La preghiera – ha aggiunto il Papa – sempre arriva alla gloria di Dio, sempre, quando è preghiera dal cuore», non quando è «un gioco intellettuale». Preghiamo, ha concluso, «perché la nostra preghiera arrivi e sia un po’ di speranza per tutti noi».

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