
Papa Francesco: «La famiglia si fonda sul matrimonio. È il motore del mondo e della storia»
La Chiesa celebra la Giornata della famiglia. Ma già questo pomeriggio e domani mattina migliaia di nuclei familiari incontreranno papa Francesco: oggi alle 17.00 si svolgerà la Professione di fede e domani alle 10.30 il Pontefice presiederà la Santa Messa. Ieri, nell’incontro con i partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, papa Francesco ha pronunciato il seguente discorso.
Signori Cardinali, cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, cari fratelli e sorelle, vi do il benvenuto in occasione della XXI Assemblea Plenaria e ringrazio il Presidente Mons. Vincenzo Paglia per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro. Grazie.
1. Il primo punto su cui vorrei soffermarmi è questo: la famiglia è una comunità di vita che ha una sua consistenza autonoma. Come ha scritto il Beato Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, la famiglia non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una «comunità di persone». E una comunità è di più che la somma delle persone. È il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. È fatta di volti, di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita, soprattutto quella più fragile, più debole. Si potrebbe dire, senza esagerare, che la famiglia è il motore del mondo e della storia. Ciascuno di noi costruisce la propria personalità in famiglia, crescendo con la mamma e il papà, i fratelli e le sorelle, respirando il calore della casa. La famiglia è il luogo dove riceviamo il nome, è il luogo degli affetti, lo spazio dell’intimità, dove si apprende l’arte del dialogo e della comunicazione interpersonale. Nella famiglia la persona prende coscienza della propria dignità e, specialmente se l’educazione è cristiana, riconosce la dignità di ogni singola persona, in modo particolare di quella malata, debole, emarginata.
Tutto questo è la comunità-famiglia, che chiede di essere riconosciuta come tale, tanto più oggi, quando prevale la tutela dei diritti individuali. E dobbiamo difendere il diritto di questa comunità: la famiglia. Per questo avete fatto bene a porre una particolare attenzione alla Carta dei Diritti della Famiglia, presentata proprio trent’anni or sono, il 22 ottobre dell’83.
2. Veniamo al secondo punto – si dice che i Gesuiti parliamo sempre in tre: tre punti: uno, due, tre. Secondo punto: la famiglia si fonda sul matrimonio. Attraverso un atto d’amore libero e fedele, gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia e rende più solida l’unione dei coniugi e il loro reciproco donarsi. Il matrimonio è come se fosse un primo sacramento dell’umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all’amore che è capace di ricevere e di dare. L’amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza. Nel matrimonio ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce, confidando nella Provvidenza di Dio. È questa l’esperienza che i giovani possono imparare dai genitori e dai nonni. È un’esperienza di fede in Dio e di fiducia reciproca, di libertà profonda, di santità, perché la santità suppone il donarsi con fedeltà e sacrificio ogni giorno della vita! Ma ci sono problemi nel matrimonio. Sempre diversi punti di vista, gelosie, si litiga. Ma bisogna dire ai giovani sposi che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro. Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato. Fare la pace che dà unità alla famiglia; e questo dirlo ai giovani, alle giovani coppie, che non è facile andare per questa strada, ma è tanto bella questa strada, tanto bella. Bisogna dirlo!
3. Vorrei ora fare almeno un cenno a due fasi della vita familiare: l’infanzia e la vecchiaia. Bambini e anziani rappresentano i due poli della vita e anche i più vulnerabili, spesso i più dimenticati. Quando io confesso un uomo o una donna sposati, giovani, e nella confessione viene qualcosa in riferimento al figlio o alla figlia, io domando: ma quanti figli ha lei? E mi dicono, forse aspettano un’altra domanda dopo di questa. Ma io sempre faccio questa seconda domanda: E mi dica, signore o signora, lei gioca con i suoi figli? – Come Padre? – Lei perde il tempo con i suoi figli? Lei gioca con i suoi figli? – Ma no, lei sa, quando io esco da casa alla mattina – mi dice l’uomo – ancora dormono e quando torno sono a letto. Anche la gratuità, quella gratuità del papà e della mamma con i figli, è tanto importante: “perdere tempo” con i figli, giocare con i figli. Una società che abbandona i bambini e che emargina gli anziani recide le sue radici e oscura il suo futuro. E voi fate la valutazione su che cosa fa questa nostra cultura oggi, no? Con questo. Ogni volta che un bambino è abbandonato e un anziano emarginato, si compie non solo un atto di ingiustizia, ma si sancisce anche il fallimento di quella società. Prendersi cura dei piccoli e degli anziani è una scelta di civiltà. Ed è anche il futuro, perché i piccoli, i bambini, i giovani porteranno avanti quella società con la loro forza, la loro giovinezza, e gli anziani la porteranno avanti con la loro saggezza, la loro memoria, che devono dare a tutti noi.
E questo mi fa rallegrare, che il Pontificio Consiglio per la Famiglia abbia ideato questa nuova icona della famiglia, che riprende la scena della Presentazione di Gesù al tempio, con Maria e Giuseppe che portano il Bambino, per adempiere la Legge, e i due anziani Simeone ed Anna che, mossi dallo Spirito, lo accolgono come il Salvatore. E’ significativo il titolo dell’icona: “Di generazione in generazione si estende la sua misericordia“. La Chiesa che si prende cura dei bambini e degli anziani diventa la madre delle generazioni dei credenti e, nello stesso tempo, serve la società umana perché uno spirito di amore, di familiarità e di solidarietà aiuti tutti a riscoprire la paternità e la maternità di Dio. E a me piace, quando leggo questo brano del Vangelo, pensare che i giovani, Giuseppe e Maria, anche il Bambino, fanno tutto quello che la Legge dice. Quattro volte lo dice san Luca: per compiere la Legge. Sono obbedienti alla Legge, i giovani! E i due anziani, fanno rumore! Simeone inventa in quel momento una liturgia propria e loda, le lodi a Dio. E la vecchietta va e chiacchiera, predica con le chiacchiere: “Guardatelo!”. Come sono liberi! E tre volte degli anziani si dice che sono condotti dallo Spirito Santo. I giovani dalla Legge, questi dallo Spirito Santo. Guardare agli anziani che hanno questo spirito dentro, ascoltarli!
La “buona notizia” della famiglia è una parte molto importante dell’evangelizzazione, che i cristiani possono comunicare a tutti, con la testimonianza della vita; e già lo fanno, questo è evidente nelle società secolarizzate: le famiglie veramente cristiane si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita, dal rispetto degli anziani… Il segreto di tutto questo è la presenza di Gesù nella famiglia. Proponiamo dunque a tutti, con rispetto e coraggio, la bellezza del matrimonio e della famiglia illuminati dal Vangelo! E per questo ci avviciniamo con attenzione e affetto alle famiglie in difficoltà, a quelle che sono costrette a lasciare la loro terra, che sono spezzate, che non hanno casa o lavoro, o per tanti motivi sono sofferenti; ai coniugi in crisi e a quelli ormai separati. A tutti vogliamo stare vicino con l’annuncio di questo Vangelo della famiglia, di questa bellezza della famiglia.
Cari amici, i lavori della vostra Plenaria possono essere un prezioso contributo in vista del prossimo Sinodo Straordinario dei Vescovi, che sarà dedicato alla famiglia. Anche per questo vi ringrazio. Vi affido alla Santa Famiglia di Nazaret e di cuore vi do la mia Benedizione.
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Dopo il suicidio del 14enne gay nell’agosto scorso un altro ragazzo, a Roma, s’è tolto la vita, gettandosi dall’undicesimo piano del comprensorio Pantanella in via Casilina. A determinare il giovane, di 21 anni, a compiere un tale gesto il disagio di non sentirsi accettato per la sua omosessualità. “Sono gay. – così avrebbe lasciato scritto in un biglietto, prima di togliersi la vita – L’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza”.
Peccato che il caso del 14enne romano suicidatosi l’estate scorsa non c’entrasse proprio nulla con l’omofobia, come hanno rapidamente accertato le indagini che hanno portato rapidamente all’archiviazione. Sarei pertanto più prudente anche rispetto a quest’ultimo caso e attendere almeno qualche giorno.
peccato che questo ragazzo abbia lasciato una testimonianza scritta – e peccato che questo ennesimo gesto di disperazione lasci completamente indifferenti quelli che con la propria coscienza non sanno proprio fare i conti.
l’ennesima occasione mancata.
chissà in futuro.
Peccato che anche l’altro ragazzo avesse lasciato scritto qualcosa che però non aveva nessun riscontro nei fatti e chissà quali sono state le ragioni del suicidio (ammesso che vi siano “ragioni” in un suicidio, visto che la disperazione e la depressione non sono molto razionali). Ne riparleremo tra qualche giorno anche per questo caso. E comunque, tu – Riequilibrio – avevi citato anche il caso del 14enne di quest’estate. Proprio un’occasione mancata.
nel caso del 14enne di quest’estate, solo voi cristiani vi siete bevuti la “vulgata” della non correlazione fra il suo caso e l’omofobia.
del resto, per indole siete adusi a bervi qualunque panzana.
comunque, supponiamo che non ci sia questa correlazione, e che questi poveri giovani si siano suicidati perchè avevano i brufoli.
in questo caso, fermate subito alida vismara e la manif pour tous che stanno impestando con i loro deliranti post tutti i principali siti d’informazione, continuando a rigirare il coltello nella piaga.
i brufoli non sono citati nella bibbia.
non avete nessuna pietà dei vivi. abbiatene almeno dei morti.
Se ho capito bene Papa Francesco punta a farsi capire dai “lontani” e dagli “scettici”, da chi si è allontanato da Gesù Cristo e dalla Chiesa. Quindi nell’affrontare gli argomenti tosti usa un linguaggio e un metodo mirato alle suddette categorie. Noi siamo (o dovremmo essere) fedeli già acquisiti con le idee chiare su quasi tutto. I “lontani” vanno presi con delicatezza e senza urtarli, parlare loro in positivo affinchè poi da soli arrivino a riconoscere il negativo.
Non nel caso dei cristiani divorziati. I lontani e gli scettici non hanno il problema di accostarsi ai sacramenti pur essendo divorziati e risposati. O non lo fanno per altri motivi (se son davvero lontani) o lo fanno tranquillamente in barba al divieto come la mia compagna (se son più vicini). E’ un problema interno, dei credenti fedeli al Magistero.
Che Papa Francesco in questo caso rinunci ai soliti peana contro il relativismo e accomuni la loro condizione ai profughi e ai poveri (derubricandola quindi ad difficoltà tra le tante e negandogli lo statuto di “emergenza morale”) e che in altri interventi cerchi una soluzione innovativa per loro mi pare molto di più che un artificio retorico.
Grazie a Papa Francesco per la difesa della famiglia, fondata sull’ amore tra un uomo e una donna. Purtroppo l’accecamento ideologico impedisce a troppi di constatare il dato naturale e induce a fantasticare su impossibili cosiddetti “matrimoni omosessuali”. Speriamo che la luce della ragione si riaccenda.
secondo me il papa dovrebbe spendere qualche parola per chi dopo i 30 è ancora single. oggi si parla tanto di diritti di qua e di là (anche di gente che potrebbero tacere). solo che, per chi la vorrebbe, non c’è forse un diritto alla famiglia (tradizionale)? vedo gente che come me è single. e molti e molte non si sa che cavolo vogliono dalla vita. è giusto difendere la famiglia tradizionale ma se poi la gente non la vuole formare un po’ risulta inutile. un po’ si. la chiesa dovrebbe rivolgere più attenzione ai single piuttosto che dire che oggi va di moda esserlo poiché si cercano i valori effimeri. per carità, ma così è poco. il papa come il suo predecessore dice ai giovani di non cercare l’effimero. ok ma una volta gradirei tanto sentire una parola per i single; per quelli che non hanno scelto tale condizione (come me) un invito a non perdere la speranza, per quelli che pensano solo a divertirsi a cambiare vita. e poi mi pare che nelle varie parrocchie o realtà ecclesiali non sempre ci si preoccupi del calo dei matrimoni. non mi pare che ci sia molto aiuto a trovare moglie, o marito. eccetto ambienti dove c’è diciamo molto cameratismo, dove cioè devi essere considerato uno della famiglia. ammetto che in parte mi baso sul sentito dire, però c’è il detto se tuona da qualche parte piove. ed infine, visto che qui in fondo è un sito di CL, dico che CL è l’unica realtà che non conosco affatto. non vorrei che anche lì la situazione sia identica. che altrimenti siamo messi male.
Neanche una parola contro divorzio, aborto, matrimoni gay, convivenza, relativismo etico.I “valori non negoziabili” non se li fila neppure di pezza, questo Papa.Quale è per lui il problema delle famiglie di oggi? Che i genitori non giocano con i figli, che c’è poca gioia.
Ma naturalmente tutto come prima, tutto come prima, tutto come prima, tutto come prima, tutto come prima, tutto come prima….
Signor Giovanni, queste osservazioni una volta sono state fatte al Papa, più o meno in questo modo: “ma lei parla poco di contraccezione, comunione ai divorziati, aborto, matrimoni gay (etc), come mai?”. La sua risposta è stata “Di queste cose si è parlato spesso e il Magistero della Chiesa è chiaro in proposito. Io sono un figlio della Chiesa”.
Tragga le sue conclusioni.
Il cristianesimo ha un certo giudizio su tutti questi temi. Che sono importanti, sicuro, ma “la cosa che ci è più cara del cristianesimo è Cristo stesso” per citare Solovie’ev.
Cecilia, come dico sempre, sono assolutamente convinto anche io che il Papa è cattolico. Secondo me non solo rispetterà, ma condivide quello che c’è scritto nel Catechismo.
Il punto è un altro. Da molto tempo si confrontano nella Chiesa due modi di vivere se stessa. Una come istituzione autosufficiente che insegna al mondo, ma che dal mondo non ha nulla da imparare. L’altra come custode di un messaggio metastorico che però bisogna inculturare nelle varie situazioni e nei vari contesti storici.
La seconda è quella di tanti preti di frontiera, come Don Gallo, Don Ciotti, di tanti missionari, di tanti intellettuali come il Cardinal Martini, ma anche della maggioranza, ormai, dei normali praticanti. Con Papa Francesco mi pare che questa visione sia arrivata ai vertici.
In una versione edulcorata e adatta al ruolo, naturalmente, ma i fondamentali sono gli stessi: bisogna raccogliere le sollecitazioni della realtà preoccupandosi di diffondere il nucleo centrale del messaggio in modo che sia il più possibile sintonico con le culture (che son diverse nello spazio e si modificano nel tempo) a costo magari di far cadere qualche orpello.
Veda ad esempio la questione dei divorziati risposati. C’è una bella differenza tra chi richiamava la Sacra Rota a evitare che un matrimonio venga considerato nullo solamente in base alla semplice constatazione del suo fallimento e chi invece pone l’accento sul fatto che a causa della mentalità contemporanea molto spesso manca nei giovani sposi la capacità e la volontà di stipulare un matriimonio indissolubile. Quindi se si scioglie è nullo, mancando con tutta evidenza questa volontà e capacità.
Dall’ autistica resistenza ad oltranza all’ onesta ammissione del fallimento della pastorale, dal “non divorziate” al “non sposatevi”
Un altro mondo
Precisazione, chi richiamava la Sacra Rota era Benedetto XVI chi insiste sulla mentalità moderna e sulla nullità della maggior parte dei matrimoni a causa di questa è Francesco.
mettere in un unico calderone don gallo, don ciotti, martini e ” la maggior parte dei praticanti” mi sembra troppo . don gallo e don ciotti non li posso vedere neanche in foto. questi servono solo a giustificare chi vuole sentirsi addirittura ”cattolico” come luxuria senza mettere minimamente in discussione il proprio vissuto. nella chiesa nessuno è escluso se ha un minimo di umiltà e cerca di camminare nella conoscenza di ciò che è bene.
Forse non hai capito ancora: la FAMIGLIA di cui parla Francesco è l’unica, inimitabie, universale, eterna,
contro il divorzio, matrimoni gay, convivenze, relativismo etico. Non negozia sugli innegoziabili.
Genitori che giocano con i figli e piena di gioia.
Il bello è che era così anche prima.
Se qualcuno sgarra da questi fondamenti, ovvio che si ritova con le ” pezze al c…., ma se le è cercate!!!
Giovanni … Ottimo esempio di cristiano cattolico praticante non credente.
Papa Francesco ci ricorda con i fatti che Dio non ci giudica, ci ama per quello che siamo: dei peccatori.