«Dietro ogni “no” della Chiesa c’è il suo “sì” a Cristo. Ecco perché certi giornali non capiranno mai la vera rivoluzione di Papa Francesco»

Di Redazione
28 Settembre 2013
Per George Weigel, biografo americano di Wojtyla, la "svolta" di Bergoglio non si può comprendere senza osservare il suo «cristocentrismo radicale». Lo stesso di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI

All’indomani dell’uscita dell’intervista di padre Antonio Spadaro a Papa Francesco nella traduzione inglese proposta dalla rivista dei gesuiti America, in un bel commento pubblicato dalla National Review l’intellettuale cattolico statunitense George Weigel prova a spiegare in cosa consista davvero la “rivoluzione Bergoglio”. E perché questa “rivoluzione” non sarà mai compresa fino in fondo da «quelli che si immaginano la Chiesa cattolica essenzialmente come un’agenzia politica nella quale la “linea” può cambiare allo stesso modo in cui cambia in America quando un nuovo governatore entra a palazzo» (Weigel cita più volte come esempio in proposito il New York Times, ma come vedremo anche in Italia sono diversi i direttori di quotidiani a cui dovrebbero fischiare le orecchie).

LA VOCAZIONE DI MATTEO. Senior Fellow all’Ethics and Public Policy Center di Washington, autore di una importante biografia di Giovanni Paolo II, Weigel parte da quello che secondo lui è il «dettaglio più rivelatore» dell’intervista del Pontefice, ovvero il passaggio in cui racconta di sentirsi come il Matteo del Caravaggio esposto a Roma nella chiesa di San Luigi dei Francesi: «Quel dito di Gesù così… verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo», ha detto il Pontefice. «Questo sono io: “un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi”». Bergoglio, scrive Weigel, «è proprio questo, un discepolo cristiano radicalmente convertito che ha sentito la misericordia di Dio nella propria vita». Ecco perché il Papa preferisce insistere sulla cura delle ferite degli uomini piuttosto che sulla morale. Non per un inspiegabile pulsione al “cambiamento”, ma per l’esperienza avvincente dell’incontro con Cristo che chiede la conversione.

LA RADICE DELLA MORALE. «La legge morale è importante, e non si dovrebbe dubitare che Francesco creda e professi tutto ciò che la Chiesa cattolica crede e professa come vero», spiega l’intellettuale americano. «Ma lui capisce anche che uomini e donne abbracceranno molto più facilmente quelle verità morali – sul diritto inalienabile alla vita dal concepimento alla morte naturale, sulla sessualità e su come essa dovrebbe essere vissuta – se prima hanno abbracciato Gesù Cristo come Signore». Del resto, lo stesso «Francesco sottolinea che su questioni come l’aborto, l’eutanasia, la natura del matrimonio e la castità “il parere della Chiesa lo si conosce”, e che lui è un “figlio della Chiesa” che accetta quegli insegnamenti come veri». Ma non è questo il punto. Il punto, continua Weigel, «è quello che dice il Papa quando spiega a Spadaro che “l’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, (…) ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. (…) La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali”». Ecco da dove viene, secondo Weigel, il particolare accento del Papa argentino: «Ogni volta che la Chiesa dice “no”, lo dice sulla base di un più alto e più avvincente “sì”: sì alla dignità e al valore di ogni vita umana, che la Chiesa afferma perché ha abbracciato Gesù come Signore e Lo proclama davanti a un mondo sempre più tentato di misurare gli esseri umani sulla base della loro utilità invece che della loro dignità».

LA GERARCHIA DELLE VERITÀ. Secondo Weigel è proprio questo «cristocentrismo radicale» di Papa Francesco (cioè questo suo «insistere che tutto nella Chiesa inizia con Gesù Cristo e deve condurre uomini e donne a Gesù Cristo») a «illuminare» anche una delle affermazioni più discusse dell’intervista di padre Spadaro, ovvero quella secondo cui «gli insegnamenti, tanto dogmatici quanto morali, non sono tutti equivalenti». «Questo naturalmente non significa che alcuni di quegli insegnamenti non siano veri», osserva Weigel; «significa invece che alcune verità ci aiutano a cogliere il senso di altre verità». Infatti, senza l’incontro con Cristo e l’annuncio della salvezza in Lui, «non sarai molto interessato in ciò che la Chiesa cattolica ha da dire nel nome di Gesù riguardo a c0sa contribuisce alla felicità umana e a cosa al contrario contribuisce alla decadenza e all’infelicità».

L’IMMAGINE DISTORTA. «L’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligazione morale e religiosa», ha detto il Santo Padre al direttore della Civiltà cattolica. «La Chiesa dice “sì” prima di dire “no”», ripete Weigel sulla National Review. «E non esiste alcun “no” che la Chiesa pronuncia che non sia ultimamente un riflesso del suo “sì” a Gesù Cristo, al Vangelo e a ciò che Cristo e il Vangelo affermano riguardo alla dignità umana». È ovvio, perciò che chi osserva e giudica la Chiesa e l’operato della sua guida secondo categorie politiche non potrà mai capire fino in fondo la rivoluzione-conversione di Bergoglio, anzi «continuerà a travisare Papa Francesco rappresentandolo come un fautore del cambiamento dottrinale e morale, di quelli che sarebbero approvati dal board editoriale del New York Times», sebbene questa secondo Weigel sia «un’assurdità».

L’OSSESSIONE È TUTTA VOSTRA. «Bergoglio è determinato a reindirizzare l’attenzione della Chiesa, e l’attenzione del mondo, verso Gesù Cristo», ribadisce il biografo di Wojtyla. «In questo, il suo papato sarà in continuità con quelli di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI». Sarà dunque difficile che il mondo riesca ad accogliere questo papa “per intero” senza rimanere profondamente sconvolto. Ma coloro che vorranno provarci, conclude Weigel «invece di estrapolare 17 parole da un’intervista di 12 mila, troveranno il contesto in cui quelle 17 parole hanno un senso cattolico classico. “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi”, ha detto il Papa al suo intervistatore. Perché? Perché è insistendo sulla conversione a Gesù Cristo, sull’approfondimento dell’amicizia con Lui, e sul magistero della Chiesa come strumento della misericordia divina che la Chiesa aiuterà gli altri a comprendere il senso del suo insegnamento su quegli argomenti – dai quali è il New York Times a essere ossessionato, non la Chiesa cattolica – e inizierà a trasformare una cultura profondamente ferita».

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3 commenti

  1. sandra

    Si ma il Papa con il suo parlare ambiguo si presta molto ad essere frainteso!Per questo suo rincorrere il politicamente corretto Francesco non mi piace proprio grande nostalgia della chiarezza di Giovanni Paolo 2 e Benedetto 16 la Verità splende e non saranno le parole mielose a senso unico di questo Papa ad oscurarle
    poi penso che tutta questa acclamazione mediatica e molto sospetta!

  2. Mauro

    Non dimentichiamo però che una buona parte d’insegnamenti morali e sociali presenti nella dottrina cattolica sono in verità di natura squisitamente razionale, ed affondano la loro radice nell’incontro tra il messaggio di Cristo e la cultura filosofica e giuridica greca e romana, dunque perfettamente ricevibili e condivisibili da qualsiasi uomo di retto intelletto e buona volontà. Su questo Benedetto XVI ha sempre insistito. E su questo versante il confronto con la cultura dominante va portato avanti anche ed a prescindere dal fatto che l’interlocutore accetti o meno previamente il messaggio di Cristo, muovendosi nei limiti della sola ragione non ancora illuminata dalla fede. Spero che Francesco chiarisca in seguito anche questo punto fermo…

  3. Andrea

    Scusate se sono OT, ma è importante. Il vostro sito mi sembra contrario al politicamente corretto, quindi confido in voi.

    Vorrei segnalarvi una cosa ben peggiore (e ce ne vuole) della legge antiomofobia, per il semplice fatto che nel caso specifico si pretende di discriminare senza contraddittorio. Così come le varie dittature pretendono di uccidere senza che nessuno possa rendere noti i loro crimini sul Web.

    http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=it&prev=/search%3Fq%3DNajat%2BVallaud-Belkacem%2Bantifeminist%26safe%3Doff%26client%3Dopera%26hs%3DSlR%26biw%3D1366%26bih%3D660&rurl=translate.google.it&sl=en&u=http://www.avoiceformen.com/updates/eu-to-ban-anti-feminist-speech/&usg=ALkJrhiPOAeWw3sQV7s_x8opQKr_JF1Grg

    Il femminismo nasce proprio come movimento antimaschile. Inizialmente le femministe non potevano permettersi certe sparate, almeno non come fanno attualmente, mentre invece ora che hanno conquistato un po’ di potere, la stanno abbondantemente facendo fuori dal vaso. Insomma, sapete tutto, non devo spiegarvelo io.

    Proprio oggi, dato che non ne ha parlato nessuno, sono venuto a conoscenza di un fatto gravissimo. L’Ue vorrebbe zittire chiunque osi criticare il femminismo, rendendo illegale l’antifemminismo. Non parliamo di maschilismo, quindi di chi insulta le donne. In tal caso, nulla da dire. Almeno in parte, dato che sarebbe necessaria pure una legge antifemminista per tutelare gli uomini. Ma di antifemminismo, che consiste nel difendere gli uomini dal sessismo femminista.

    Insomma, la situazione è questa. Internet ha letteralmente sputtanato il femminismo che ormai è criticatissimo pure dalla stragrande maggioranza delle donne. Per esempio, in tv ci raccontano che gli uomini sono tutti violenti, ma basta farsi un giretto su Internet per trovare diversi siti antifemministi che smentiscono questa idiozia, con tanto di link del sito ufficiale dell’Onu. Questo sarebbe un reato? Documentare che le accuse rivolte agli uomini, che poi portano alla richiesta di leggi sessiste come quella sul femminicidio, sono false sarebbe un reato?

    Stanno perdendo il controllo, quindi ora vorrebbero zittire chiunque osi difendere gli uomini dalle notissime leggi pro-donna che ogni giorno tentano di approvare, alla faccia dell’art.3 della Costituzione, o dalla misandria. O meglio, chiunque osi smentire le loro idiozie con i fatti. Ora non basta più escludere gli uomini non femministi dai dibattiti televisivi o censurare i commenti di chi non la pensa come loro. Tutto inutile: ora vorrebbero impedire ad un uomo, ma anche ad una donna, di criticare il loro sessismo in maniera educata e documentando le proprie teorie.

    La Boldrini potrà insultare l’intero genere maschile, ma nessun uomo potrà difendersi, altrimenti finirà in carcere. Voi compresi.

    Dittatura. Non aggiungo altro. Rispetto per le donne, ma non al sessismo contro gli uomini.

    Un saluto!

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