Il Papa negli Emirati, dove vige la sharia ma la Chiesa è più vitale che in Europa

Di Redazione
03 Febbraio 2019
Da oggi al 5 febbraio papa Francesco sarà in visita negli Emirati Arabi Uniti, dove i cattolici (tutti immigrati) sono il 10 per cento della popolazione e alle messe ci sono 500 mila persone
epa03517403 Christians attend Christmas eve prayers in front of a nativity scene, outside St.Mary's Catholic Church (not pictured), during a Christmas Holy Mass in Dubai, United Arab Emirates, 24 December 2012. Millions of Catholic Christians celebrate Christmas on 25 December, marking the day when the Virgin Mary gave birth to Jesus Christ. EPA/ALI HAIDER

Oggi papa Francesco arriverà ad Abu Dhabi, dove si tratterrà fino al 5 febbraio, per quella che è la prima visita di un pontefice in un paese del Golfo. Il Papa incontrerà il principe ereditario Sheikh Mohammed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, figlio del fondatore di Abu Dhabi; si riunirà con i membri del Consiglio islamico degli anziani nella Gran moschea dello sceicco Zayed e poi dirà una messa all’aperto, nello Zayed Sports City.

LA DOMENICA È GIORNO FERIALE

Gli Emirati arabi sono uno dei pochi paesi del Golfo dove c’è una discreta libertà di culto, anche se non si può parlare di libertà religiosa. Nel paese, come descritto in un reportage da Abu Dhabi per Tempi di Rodolfo Casadei, vige la sharia, la domenica è giorno feriale mentre il venerdì è festivo, le chiese possono suonare le campane solo a Pasqua e a Natale, non possono ostentare la croce sopra la facciata né sopra i campanili e sono sempre affiancate da una grande moschea. È anche vietato riunirsi a pregare nelle case private e portare simboli religiosi esterni è altamente sconsigliato.

Il paese sopravvive grazie all’immigrazione. Secondo le statistiche ufficiali gli abitanti sono 9,2 milioni, ma i residenti con cittadinanza emiratina appena un milione. Il 90 per cento della popolazione circa è costituita da immigrati, provenienti soprattutto dal subcontinente indiano. Questi non guadagnano abbastanza per farsi seguire dalle famiglie e così la società è composta per il 69 per cento da uomini e per il 31 da donne.

MESSE CON 500 MILA PERSONE

Negli Emirati arabi vivono 950 mila cattolici, il 10 per cento della popolazione, sono tutti immigrati e sono serviti da otto parrocchie cattoliche. La partecipazione alle messe, come dichiarato a Tempi da monsignor Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia Meridionale, è incredibile: 150 mila persone in media, 500 mila a Natale. Ogni fine settimana il catechismo viene insegnato a 30 mila bambini, assistiti da 1.400 catechisti, mentre vengono fatte quasi 3.000 cresime all’anno. La comunità cattolica è servita da 53 sacerdoti, 45 suore e un fratello laico.

DUE SOCIETÀ PARALLELE

Tutto questo è possibile grazie alla generosità di uno sceicco illuminato, che chiude un occhio su alcune norme previste dalla sharia, anche per contenere il fondamentalismo islamico, ritenuto una minaccia alla dinastia regnante. Questo non significa che non esistano problemi: «Ci sono alcune discriminazioni indirette sul lavoro o nelle carceri, ma sono marginali», spiega monsignor Hinder. «In generale abbiamo un buon rapporto con i musulmani, anche se qui vivono due società parallele. Non c’è un dialogo interreligioso sistematico, ci sono eventi occasionali. Uno dei problemi più grandi che abbiamo è rappresentato dalle donne immigrate cristiane che lavorano nelle case dei musulmani. Sono sottoposte a un lavoro massacrante, spesso esposte a violenze e al proselitismo dei loro datori».

Foto Ansa

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