Pakistan, musulmano aggredisce e stupra una bambina cristiana di 6 anni

Di Leone Grotti
22 Settembre 2020
Lo stupratore Muhammad Waqas è già libero su cauzione. Intanto imam della comunità locale minacciano la famiglia della piccola Tabitha: «Ritirate la denuncia o vi bruciamo la casa»
cristiani pakistan

Tabitha, giovane cristiana pakistana di 6 anni, è stata aggredita mentre rientrava da scuola da un un giovane musulmano di 18 anni, Muhammad Waqas, trascinata in casa, spogliata e stuprata. Il crimine è avvenuto a Lahore un anno fa, il 12 settembre, e non solo giustizia non è stata fatta, ma la famiglia della bambina è costretta a scappare per le minacce della comunità islamica locale.

LO STUPRO E LA DENUNCIA ALLA POLIZIA

Dopo aver trovato la figlia con i vestiti strappati fuori dalla casa di Waqas (molti testimoni avevano visto il giovane trascinare la bambina), il padre di Tabitha, Munir Balli Masih, denunciò il ragazzo musulmano alla polizia, che lo arrestò il giorno stesso. Portata in ospedale, una perizia medica confermò lo stupro e l’autore della violenza.

La famiglia di Waqas propose subito ai cristiani di accettare un risarcimento in denaro e di ritirare la denuncia, ottenendo però da Masih un rifiuto. Il 4 febbraio una prima richiesta di rilascio su cauzione del musulmano è stata respinta dai giudici.

«RITIRA LA DENUNCIA O RAPIREMO LE TUE FIGLIE»

Successivamente, però, le pressioni e le minacce della comunità musulmana alla famiglia cristiana si sono fatte insistenti:

«Due imam delle moschee locali sono venuti a casa mia e mi hanno chiesto di ritirare la denuncia», spiega Masih alla British Pakistani Christian Association. «Mi hanno detto: “Se non lo farai, bruceremo la tua casa e porteremo via le tue altre figlie”. Io per la paura sono scappato subito con mia moglie e le mie bambine in un villaggio vicino da alcuni familiari».

LO STUPRATORE LIBERO SU CAUZIONE

Ma anche lì fu rintracciato dai Waqas, che si appellò ad alcune potenti famiglie locali per far desistere Masih. «Hanno invitato me e mia moglie a casa di un influente musulmano. Lui e gli altri sedevano su poltrone e divani, noi abbiamo dovuto sederci per terra. Ci chiamavano “Churas”, sporchi cristiani, e insistevano perché prendessimo i soldi e ce ne andassimo per sempre».

Masih rifiutò di nuovo 60 mila rupie (300 euro) e tornò a casa sua, non sentendosi più al sicuro nell’abitazione dei familiari. Poche settimane fa, l’8 settembre, Muhammad Waqas è stato liberato su cauzione in attesa dell’inizio del processo, gettando nello sconforto la famiglia della piccola Tabitha, che alla Bpca dichiara: «Ho paura a tornare a scuola, ho paura che mi picchi e mi trascini a casa sua di nuovo».

HUMA E MAIRA

Tabitha non è la sola cristiana ad aver subito violenze e ingiustizie. Ogni anno 2.000 ragazze circa appartenenti a minoranze religiose vengono rapite e maltrattate, spesso convertite a forza all’islam e obbligate a sposarsi. Tra i casi più recenti, hanno fatto enorme scalpore quelli di Maira Shahbaz e Huma Younas, entrambe quattordicenni.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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