“Senza se e senza ma”, padre Gheddo racconta i suoi 60 anni di missione

Di Francesco Amicone
30 Giugno 2013
Nel suo ultimo libro il giornalista-missionario svela di essere stato anche ghost writer di Giovanni Paolo II

“Missione senza se e senza ma. L’annuncio alle genti dal Concilio a papa Francesco” è il titolo dell’ultima opera di Padre Piero Gheddo.
Trascorsi 60 anni dalla sua ordinazione sacerdotale, il missionario-giornalista del Pime decide di ripercorrere, di papato in papato, più di mezzo secolo di esperienza personale e di storia della chiesa, in un saggio pubblicato dall’Editrice Missionaria Italiana (pagine 256, euro 13), in libreria in questi giorni.

GHOST WRITER DEL PAPA. Non solo missionario e giornalista ma, almeno in un’occasione, ghost writer di Giovanni Paolo II. È quanto rivela Gheddo nel suo saggio, dove confessa di aver partecipato alla stesura dell’enciclica missionaria del Papa polacco, la Redemptor hominis. Sul suo rapporto con Giovanni Paolo II e il lavoro all’enciclica Gheddo narra del momento dell’incarico affidatogli e il suo contributo.

IL PROFESSOR RATZINGER. Anche sul Concilio Vaticano II, Gheddo ha un altro dettaglio inedito da svelare: la genesi del decreto sulla Missione che, nel 1964, sembra inabissarsi in un breve testo di sei pagine e 13 proposte. Il motivo, rivela il missionario-giornalista, fu la bocciatura che venne da Colonia, dal cardinale Josef Frings, e molto probabilmente del suo perito teologico, un certo professor Joseph Ratzinger. Scrisse Frings, con tutta probabilità su suggerimento del giovane teologo Ratzinger poi divenuto Papa: «Ma come! Si afferma che lo sforzo missionario è essenziale per la Chiesa e poi lo si vuol ridurlo a poche pagine? Incomprensibile, impossibile, inaccettabile!».

LA LOBBY AMAZZONICA. «Oggi l’ideale missionario (della missio ad gentes) è molto meno vissuto di quanto lo fosse mezzo secolo fa e questo non “per colpa del Concilio”, ma “nonostante il Concilio” » scrive Gheddo. E sull’identità di chi salvò l’annuncio del Vangelo e di Cristo alle genti pagane durante il Vaticano II, che rischiava di essere lasciata in disparte, Gheddo svela che si trattò di «una lobby di vescovi amazzonici», «missionari di foreste che solo al vederli non si poteva dir loro di no».

CRITICA ALLA MODERNITÀ. Nel capitolo dedicato al papato di Benedetto XVI, il missionario-giornalista del Pime affronta i problemi moderni della Chiesa, sottolineati da Ratzinger, ovvero la negazione della verità e di Dio che portano alla distruzione dell’uomo. «Secolarizzazione, laicismo e ateismo pratico – spiega Gheddo – significano il rifiuto del rapporto con Dio e della presenza di Dio nella cultura e nella società». Ai giorni nostri, il rapporto con Dio, prosegue, «diventa spesso una religione fai da te», «in cui ciascuno prega ma a modo suo, si dichiara cristiano ma non praticante, rifiuta Chiesa, vescovi e preti e pretende di stabilire lui ciò che è bene e ciò che è male». L’orizzonte della missione della Chiesa perciò si allarga a occidente, dove «rifiuto di Dio e relativismo portano al nichilismo» spiega Gheddo, cioè alla «perdita del senso della vita», e dove da tempo la Divina Provvidenza è stata sostituita da un “sé” che si pensa auto-sufficiente, anche nella costruzione di  una sua «morale personale» che però «inevitabilmente non gli dà la gioia di vivere».

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