Padre Dall’Oglio, la famiglia lancia appello ai rapitori: «Vorremmo riabbracciarlo, ma siamo pronti anche a piangerlo»

Di Chiara Rizzo
28 Luglio 2014
A un anno dal rapimento del gesuita a Raqqa da parte dei ribelli siriani, i suoi familiari scrivono: «Non abbiamo più notizie di nostro figlio e fratello Paolo. Chiediamo ai responsabili di avere la dignità di farci sapere della sua sorte»

La famiglia del gesuita padre Paolo Dall’Oglio ha rivolto un appello ai suoi rapitori tramite l’agenzia Ansa. Padre Dall’Oglio è stato rapito un anno fa, il 29 luglio 2013: «Vorremmo riabbracciarlo, ma siamo anche pronti a piangerlo» implorano i familiari.

UN ANNO SENZA NOTIZIE. La famiglia ricorda nell’appello che «è oramai passato un anno da che non si hanno più notizie di nostro figlio e fratello Paolo, sacerdote, gesuita, italiano, scomparso in Siria il 29 luglio 2013. Tanto, troppo tempo anche per un luogo di guerra e sofferenza infinita come la Siria. Chiediamo ai responsabili della scomparsa di un uomo buono, di un uomo di fede, di un uomo di pace, di avere la dignità di farci sapere della sua sorte. Vorremo riabbracciarlo ma siamo anche pronti a piangerlo. Domani, 29 luglio, ad un anno dalla sua scomparsa, in tanti pregheremo e saremo vicino a lui, a tutti i rapiti, agli ingiustamente imprigionati e alle tante persone che soffrono a causa di questa guerra».

FORSE È A RAQQA. Padre Dall’Oglio conosceva benissimo la Siria, dove aveva vissuto per decenni (fin dagli anni Ottanta), e dove aveva intensamente lavorato per la promozione del dialogo tra i cristiani e gli islamici, sino alla sua espulsione dal paese nel 2012: ma il gesuita aveva voluto tornare, per non abbandonare i confedeli cristiani e per tentare una mediazione, con il rilascio di attivisti siriani prigionieri. Si era così diretto a Raqqa, nel nord del Paese, il centro nelle mani degli estremisti islamici. È così che un anno fa è stato catturato dai miliziani, secondo quello che hanno poi riferito vari testimoni: sul resto è giallo, perché da allora mai più, pubblicamente, è giunta alcuna rivendicazione o notizia del gesuita. In questi mesi un sito arabo e inglese, TahrirSy, citando un testimone anonimo del rapimento, aveva raccontato che Padre Dall’Oglio in realtà era stato ucciso il giorno stesso del rapimento, e aveva dato elementi molto circostanziati, come l’ora e il luogo dell’esecuzione, ma anche il nome degli assassini materiali. Solo lo scorso giugno, invece, un quotidiano libanese filo siriano ha ricostruito, secondo altre testimonianze locali, che Dall’Oglio è ancora vivo, e che anzi sarebbe aperto un canale di negoziati con il governo italiano. La Farnesina ha però smentito entrambe queste notizie e, sia secondo il governo italiano che secondo il Vaticano, queste fonti sarebbero inattendibili. Papa Francesco, anche lui gesuita come Dall’Oglio, ha sempre seguito la vicenda chiedendo informazioni tramite la Nunziatura di Damasco e la Curia dei Gesuiti.

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1 commento

  1. Pierpaolo

    Non si può dire che frequentasse buone compagnie. Avrebbe fatto mehlio a prendere esempio da Monsignor Hilarion Capucci.

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