
Ostellino: «La sentenza sul terremoto dell’Aquila è politica. La colpa è anche dei media»
Interessante editoriale oggi sul Corriere della Sera di Piero Ostellino. Il giornalista interviene a proposito della condanna per omicidio colposo dei sette esperti della Commissione Grandi Rischi (leggi qui l’intervista di tempi.it a Stefano Gresta, presidente di Ingv).
Ostellino dice che questa «è, che piaccia o no, una sentenza politica. In un Paese normale – dove la competenza la si giudica con criteri scientifici e meritocratici – la Politica si sarebbe assunta la responsabilità delle proprie manchevolezze. Soprattutto nella concessione di disinvolti permessi di costruzione e di abitabilità in zone sismiche e altrimenti pericolose. E avrebbe fatto una onesta riflessione circa il proprio ruolo nella circostanza e rimosso i sette “per incompetenza”».
«È l’effetto della “giuridicizzazione” della politica – scrive Ostellino -, cioè della funzione di supplenza della Politica che la Giustizia esercita dai tempi di Mani Pulite; quando il Paese cambiò partiti e uomini per via giudiziaria, invece che per via parlamentare».
LA COLPA DEI MEDIA. «Da noi – dove la cultura politica dei partiti, dei media, dell’opinione pubblica è la stessa di un matematico che metta in colonna i numeri senza mai arrivare alla loro somma – la sentenza non solo è politica, ma rientra anche in una sorta di “anormale normalità”. La responsabilità maggiore di tale distorsione culturale, prima che politica e/o giudiziaria, l’hanno i media, che non fanno il loro mestiere, ma assecondano il pessimo andazzo della politica, di certa magistratura e dell’opinione pubblica, accumulando dati senza mai pervenire a una loro sintesi. Se un errore di previsione professionalmente riprovevole non è sanzionato politicamente e amministrativamente, è normale che diventi, agli occhi della popolazione vittima del sisma, moralmente e penalmente “colposo” e, nel giudizio di un Tribunale, un reato. Ma è lecito il dubbio, a questo punto, se l’uno e l’altro siano degni di un Paese civile.
CULTURA MORALISTA. L’editorialista parla anche delle polemiche suscitate dalle parole del ministro Fornero sui “giovani schizzinosi“, e annota: «Se il nostro giornalismo avesse una cultura realista e liberale, invece che moralista e scandalistica, denuncerebbe e, soprattutto, spiegherebbe tali distorsioni, e la politica sarebbe, almeno, posta davanti alle proprie responsabilità. Cambieremo, allora, ancora una volta, la classe politica per via giudiziaria, ovvero sarà, prima o poi, un nuovo “uomo della Provvidenza” a farlo? E, ancora una volta, dovremmo concluderne che, date certe demagogiche premesse, il neo-autoritarismo altro non sarebbe che “l’autobiografia della nazione”?».
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