Israele entra a Gaza con i carri armati. «Ma non è l’invasione di terra»

Di Leone Grotti
28 Ottobre 2023
Si sono verificati «violenti scontri» nella notte nella Striscia. I terroristi islamici hanno risposto con una pioggia di razzi. La sorte degli ostaggi potrebbe complicarsi. L'Onu si rifiuta di «condannare gli attentati di Hamas»
Israele attacca Gaza

Israele attacca Gaza

Smantellare Hamas e fare di tutto per liberare gli ostaggi: sono questi i due obiettivi dell’invasione di Gaza che l’esercito israeliano prepara da tre settimane. Ieri sera ha avuto inizio «l’espansione delle operazioni di terra», un’ampia incursione con soldati e carri armati, protetti da bombardamenti a tappeto. Ma, secondo quanto dichiarato dal portavoce delle Forze di difesa israeliane, Peter Lerner, «non si tratta ancora della vera invasione».

«Violenti scontri a Gaza»

In serata, contemporaneamente all’inizio di massici raid israeliani sulla Striscia, una pioggia di razzi è stata lanciata da Gaza verso il sud di Israele. Hamas su Telegram ha parlato di «violenti scontri» nella zona est del campo profughi di El Burej, con i tank israeliani che sarebbero entrati anche da nord, e ha invitato i palestinesi della Cisgiordania a «mobilitarsi» per Gaza.

Le notizie sull’andamento dell’operazione sono frammentate, anche perché le autorità israeliane, come confermato dalla Mezzaluna rossa, «hanno interrotto tutte le comunicazioni fisse, cellulari e internet» nella Striscia.

Israele indugia sull’invasione

L’esercito israeliano è ammassato al confine e pronto a entrare a Gaza per una lunga campagna militare da tre settimane, dal massacro di Hamas del 7 ottobre (1.400 israeliani morti e almeno 229 ostaggi rapiti).

Le ragioni che finora hanno spinto i leader d’Israele a indugiare sono tante. Alcuni, precisa il New York Times dopo aver parlato con funzionari governativi e militari, temono che l’esercito dello Stato ebraico possa essere risucchiato in una durissima e costosa, in termini di vite umane, guerriglia urbana dalle migliaia di miliziani di Hamas nascosti in un dedalo di tunnel sotto la città.

Altri temono che l’incursione possa allargare il conflitto e spingere le milizie libanesi di Hezbollah a tempestare di missili le città israeliane.

Gli Usa invitano alla calma

Anche gli americani per ora hanno consigliato al primo ministro Benjamin Netanyahu di aspettare e di preferire a un’invasione su larga scala piccole operazioni mirate, forse per avere il tempo di fortificare le proprie basi in Medio Oriente, che potrebbero subire attacchi.

E a questo proposito, secondo il Times of Israel, l’Arabia Saudita avrebbe confidato a funzionari americani che l’invasione avrà «conseguenze catastrofiche per il Medio Oriente».

Paura per la sorte degli ostaggi

C’è grande apprensione in Israele, e non solo, anche per gli ostaggi. Un attacco imponente da parte di Tel Aviv potrebbe ridurre al lumicino la speranza di vederli tornare a casa vivi. Finora solo quattro sono stati liberati.

Il principale mediatore nella trattativa, il Qatar, si era detto convinto ieri che i negoziati potessero andare a buon fine, parlando di «progressi significativi». Aveva anche aggiunto però che «i combattimenti devono fermarsi» per garantire il risultato.

Non è ancora chiaro se l’attacco di ieri sera spingerà Hamas ad accelerare le trattative o a chiudere la porta a ogni negoziato.

Parlando a Repubblica, ieri Gershon Baskin, il negoziatore israeliano che garantì la liberazione di Gilad Shalit, affermava: «Resta poco tempo per liberare gli ostaggi. Ora Hamas ha detto una cosa importante: la liberazione avverrà solo con uno scambio di prigionieri. Sta cambiando le carte in tavola. E se il governo israeliano dovesse spazientirsi potrebbe provare a liberarli con la forza». Non si sa ancora se l’annunciata espansione delle operazioni di terra andrà in questa direzione.

L’Onu vota contro la liberazione degli ostaggi

Nel frattempo l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato una bozza di risoluzione presentata dalla Giordania a nome degli Stati arabi che invoca la tregua a Gaza per garantire l’ingresso degli aiuti e impedire lo sfollamento forzato della popolazione.

Il testo è passato con 120 voti a favore (l’Italia si è astenuta), ma non ha valore vincolante. Non è invece passato l’emendamento proposto dal Canada, che condannava «inequivocabilmente gli attacchi terroristici di Hamas» e chiedeva il «rilascio immediato e incondizionato» degli ostaggi.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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