Che ci fa Osho a Sanremo? «Aspetto che al governo litighino»

Di Piero Vietti
07 Febbraio 2023
Chiacchierata con Federico Palmaroli, ospite di "Casa Sanremo" al Festival e in vetrina con il suo libro: «Più difficile fare satira se nell'esecutivo vanno d'accordo. Punto sul Pd, il M5s è noioso. Ai miei spettacoli si ride anche del Covid. I commenti alle mie vignette? Non li guardo più»
Osho Casa Sanremo

Osho Casa Sanremo

Oggi comincia il Festival di Sanremo, come sempre anticipato da giorni di dichiarazioni in cui gli ospiti dell’Ariston cercano di farsi notare più degli altri sparandole grosse. Il rapper Rosa Chemical, ad esempio, ha detto che sul palco porterà «il sesso, l’amore poligamo e i porno su Onlyfans». La reazione migliore a queste parole, come spesso capita, non è stata quella di chi chiede di non pagare più il canone in protesta, ma quella di Federico Palmaroli, l’autore di satira famoso per “Le più belle frasi di Osho”: «Embè? La novità quale sarebbe?», ha scritto sulla sua pagina Facebook. Il fatto è che a Sanremo ci sarà anche lui, da stasera a giovedì, e Tempi – che lo ha avuto ospite a Caorle lo scorso anno – lo ha raggiunto per chiedergli che ci fa in quel tempio del politicamente corretto.

Osho Sanremo Putin«Sanremo? Non sono preparato, come a scuola»

Osho libro

«In realtà sarò a Casa Sanremo», precisa sorridendo, «un talk ideato da Riccardo Bocca che dovrebbe essere un po’ più irriverente… Credo che sul palco dell’Ariston non mi avrebbero chiamato, vista l’atmosfera composta e dentro le righe. Non che disdegnerei una mia partecipazione a Sanremo eh, però certo in quel contesto uno dovrebbe ricalibrare meglio il suo umorismo». Palmaroli sarà a Casa Sanremo nelle giornate del 7, 8 e 9 febbraio – «il 10 ho uno spettacolo a Potenza, mi perdo le fasi più “cicciotte” del Festival» – e «dirò fondamentalmente cazzate», spiega. Ma si è preparato? «Non molto, non ancora… Faccio sempre all’ultimo, come quando andavo a scuola».

Prima di Natale è uscito per Rizzoli Come dice coso, libro che raccoglie le sue vignette più belle dello scorso anno, che ancora oggi è nelle vetrine di molte librerie, circondato dalle firme più note del giornalismo progressista italiano. Fa un certo effetto, dato che lui è uno dei pochissimi autori di satira che non ha mai strizzato l’occhio a sinistra per fare carriera e avere visibilità. «Fa strano anche a me, magari è un riconoscimento stile “quote rosa”, io sono una “quota fuori dal coro”», dice ridendo. «Sicuramente ha giocato in mio favore il fatto che il formato è quello del libro classico con copertina rigida, poi c’è la foto Giorgia Meloni e l’editore è Rizzoli…».

Osho ha sdoganato la satira di destra? «Forse sì»

Si può dire che le vignette di Osho hanno sdoganato la satira di destra, no? «Forse sì», ammette, «però io continuo a fare vignette per prendere in giro anche il centrodestra, se ho una battuta da fare la faccio, non è che penso al fatto che tra chi mi segue ci sono molte persone di destra, tanto che molti sono stupiti quando scoprono che non sono di sinistra». Il successo degli ultimi anni sta a dimostrare che «non sono il satiretto di destra che sta lì a difendere la propria parrocchia», anzi. E non gli si può nemmeno dire di essere saltato sul carro governativo, avendo Palmaroli fatto il suo coming out politico quando Fratelli d’Italia era al 4 per cento: «Non ho mai fatto ragionamenti di calcolo personale, posso dire di considerarmi davvero libero da questo punto di vista».

Osho DonzelliLe vignette di Osho sono diventate famose in tutta Italia durante i due governi Conte, quando il materiale su cui fare satira era enorme e gli spunti per prendere in giro i politici infiniti. Con il governo Meloni è più difficile, dice, «perché purtroppo sta succedendo una cosa che non succedeva da anni: non litigano. Nei governi precedenti si litigava molto, questo per ora procede a testuggine. Prima o poi succederà, e a quel punto sarà più facile». Sangiuliano su Dante di destra, Donzelli e Delmastro su Cospito… un po’ di materiale c’è. «Infatti su di loro ho fatto vignette», dice Palmaroli, «ma per la gran parte il dibattito politico adesso è su temi tecnici», difficile scherzare con una battuta. Poi c’è l’altro grande problema: «L’opposizione non esiste: il Pd pensa al congresso, i cinque stelle hanno perso verve», dice ripensando con nostalgia al governo giallo-verde, «quello è stata l’apoteosi».

Osho Conte Salvini«Mi auguro, per la satira, che la maggioranza litighi»

Sulla copertina di Come dice coso c’è la Meloni, ma la maggior parte delle vignette del libro sono su Mario Draghi. Nostalgia anche per lui, che spunti per fare satira ne ha dati parecchi? «Beh sì, Draghi è arrivato in piena pandemia, con lui sono iniziate le vaccinazioni, un fatto che ha spaccato l’Italia in due più di ogni altra cosa: il Covid è stato l’argomento da cui ho tratto più ispirazione per fare le vignette su Draghi, Speranza, le cabine di regia… Quando c’è qualcosa di divisivo e molto sentito dal popolo l’autore di satira cerca di interpretare il sentimento della gente e quando ci riesce “funziona”, è ficcante. Adesso invece c’è ancora un consenso abbastanza forte attorno al governo, è più difficile fare satira. Punto molto sul Pd, che essendo fatto di molte anime mi dà sempre grandi soddisfazioni».

Più del M5s? «Quelli danno sempre spunti, ma da un po’ si sono appiattiti, sono diventati noiosi. Per ora quindi confido nel Pd e spero che inizino un po’ di battibecchi all’interno della maggioranza». Ma come! «Me lo auguro per la satira, non per il paese… Spero sempre in Salvini, prima o poi tornerà a fare cose degne di nota».

Osho GiarrussoLe vignette di Osho sui lockdown e sulla guerra

Il libro di Palmaroli è un tuffo in un passato recentissimo ma che sembra distante anni: solo poco più di dodici mesi fa c’erano ancora restrizioni e obblighi per la pandemia, eppure quasi sembra un altro mondo quello raccontato dalle sue vignette: «Io lo vedo anche quando faccio gli spettacoli: quella della pandemia è stata una fase talmente assurda della nostra vita, e ha causato conseguenze devastanti, che non si può non parlarne». Ridendone, per fortuna. «È la conferma che siamo un paese che sa affrontare in modo ironico anche le tragedie». Ecco perché si può fare satira su tutto, basta trovare il modo: «Anche un percorso di dolore può avere un’esplosione di risata, da che mondo è mondo è così. Per questo mi fa piacere, adesso nei miei spettacoli, tirare fuori quelle vignette».

Osho Biden ZelenskyUn altro tema su cui è difficile ridere è la guerra, eppure Palmaroli fa vignette anche su quella, con «crossover», li chiama così, «interessanti tra il conflitto e altri argomenti che non c’entrano niente», o – un altro suo classico – prendendo il giro Biden. Qualche giorno fa, ad esempio, ha pubblicato una foto di Zelensky che hai suoi generali dice: «Vincete per Zaniolo», facendo il verso a uno striscione della curva romanista prima che i rapporti tra la tifoseria giallorossa e il giocatore si deteriorassero (Palmaroli è fieramente laziale, si diverte spesso a punzecchiare i cugini, e ammette che è più facile fare ridere con battute sulla guerra che sul calcio).

Meno autocensura

Un anno fa diceva a Tempi che «mi guardo bene dal pubblicare alcune cose perché so che se in una battuta uso determinati termini o vado troppo contro il politicamente corretto mi bloccano», e che non voleva «rotture di coglioni sui social», oggi vede che qualcosa è cambiato nella gente, «ad esempio hanno finalmente capito che se faccio una battuta su Zelensky per prendere in giro la sua sovraesposizione mediatica non sto offendendo il suo popolo colpito dalla guerra. Poi certo ci sono quelli che appena fai una battuta sulla guerra, o su Liliana Segre, ti attaccano a prescindere, anche se non stai toccando quelli che io chiamo “argomenti panda”, che vanno sempre tutelati».

Meno autocensura, dunque. «Rispetto al passato non guardo più i commenti sotto alle cose che posto. Non per supponenza, ma perché stare dietro a chi deve sempre e per forza dire la sua su quello che pubblico non fa altro che ingrossarmi il fegato. Non ne vale la pena».

Osho Giorgetti Meloni

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