Per Osama un rifugio iraniano (e libanese)

Di Rodolfo Casadei
28 Marzo 2002
La principale concentrazione di combattenti di Al Qaeda si trova in questo momento nei pressi di Sidone, Libano. Il capo supremo dovrebbe trovarsi in Iran

Dove sono nascoste le truppe superstiti di Al Qaeda? Che fine ha fatto Osama Bin Laden? Da mesi voci, notizie contrastanti e vere e proprie operazioni di disinformazione si accavallano attorno a questi due interrogativi. In Italia ha suscitato attenzione un articolo apparso sul quotidiano Il Foglio che ha rivelato, sulla base di informazioni della Cia e del Dipartimento di Stato Usa, l’esistenza di un insediamento di 65 esponenti di rilievo di Al Qaeda con le loro famiglie nella cittadina iraniana di Zahedan, nei pressi delle frontiere pakistana e afghana. Da mesi gli americani denunciano, anche per bocca del ministro della Difesa Rumsfeld, il ruolo dell’Iran nel salvataggio di centinaia di militanti dell’organizzazione di Bin Laden, parte dei quali si trovano tuttora in territorio iraniano. Nel febbraio scorso perfino il segretario dell’Onu Kofi Annan era sceso in campo per difendere Teheran dalle accuse di Washington, ma oramai l’evidenza della complicità iraniana è tale che persino le smentite ufficiali si fannno sempre più flebili. Secondo fonti presumibilmente prossime all’intelligence Usa, in Iran si troverebbe da tempo addirittura lo sceicco del terrore in persona, già segnalato in cinque località diverse nelle ultime settimane. Al rifugio iraniano Osama sarebbe arrivato grazie all’aiuto dei servizi segreti pakistani (notoriamente condizionati da network islamisti) e alla disponibilità delle Guardie della Rivoluzione iraniane. Non è dunque solo a causa dell’acquisto di tecnologia missilistica dalla Corea del Nord che l’Iran è finito fra gli affiliati dell’”asse del Male” individuato dal presidente Bush. Teheran può però contare su un’amicizia molto importante: quella con la Russia di Putin, l’uomo che finora ha guadagnato di più dalla ridistribuzione delle carte nella zona. Nella località di Boucheher i russi stanno costruendo la più grande centrale nucleare dell’Asia centrale (un affare da 37 miliardi di dollari), utilizzabile sia per fini civili che militari. Logico che abbiano attivato tutte le loro risorse politiche e diplomatiche per tenere l’Iran al riparo da castighi americani.

Per quanto riguarda i nascondigli delle truppe di Al Qaeda, occorre distinguere fra i combattenti di primo livello, cioè quelli della cosiddetta Legione Araba, e quelli di secondo livello, cioè la carne da cannone sacrificata per coprire la ritirata delle truppe scelte arabe e talebane. Pare ormai accertato che la maggior parte delle vittime non afghane dei bombardamenti americani e degli assalti dell’Alleanza del Nord siano guerriglieri ceceni e volontari pakistani. Le aree tribali pakistane al confine con l’Afghanistan e, in misura minore, la Cecenia sono i santuari presso cui hanno cercato riparo i reduci della recente guerra. Altri hanno fatto ritorno nei paesi d’origine nella penisola arabica o nei paesi europei in cui risiedevano prima dell’11 settembre, Italia compresa.

Diverso il destino dei combattenti della Legione Araba: dei 4 mila che originariamente la componevano, circa 3 mila avrebbero trovato accoglienza in Libano nel campo profughi palestinese di Ain el-Hilweh, nei pressi di Sidone, sotto l’egida del movimento islamista Usbat al-Ansar, da tempo affiliato ad Al Qaeda. Il coordinatore dell’operazione sarebbe un cittadino yemenita che si fa chiamare Salah Hajir, ma è evidente che un’operazione simile non sarebbe stata possibile senza il via libera di governi e servizi segreti di Libano, Siria e Iran. Presto la lista dell’“asse del Male” potrebbe arricchirsi di nuovi nomi.

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