
Osama for president
Gli estremisti palestinesi rispondono al summit di Aqaba con sconfessioni politiche e attacchi terroristici; il governo di Sharon compie i primi timidi passi di un ritiro dai territori palestinesi; il presidente del Consiglio italiano rimbalza fra Gerusalemme, Giordania ed Egitto per raccogliere i seguiti del summit di Aqaba. Le cose si muovono, sul drammatico palcoscenico delle crisi mediorientali, e la roadmap per la pace fra israeliani e palestinesi comincia ad essere quel che dice il nome: una cartina stradale che permette di dirigersi verso la méta. Dove le cose si muovono poco, invece, è nella testa della gente dei paesi arabi e musulmani in genere. Un recente studio del Pew Research Center, un istituto di ricerca indipendente di Washington, mostra dati scoraggianti per quel che riguarda il grado di accettazione dello stato di Israele presso l’opinione pubblica di una lunga serie di paesi. Fra i 21 compresi nella lista, tutti quelli dove i musulmani non superano il 50% reputano, con maggioranze variabili, che i diritti dei palestinesi siano conciliabili con quelli degli israeliani; tutti quelli, invece, dove i musulmani sono in maggioranza ritengono che la convivenza sia impossibile: in particolare, i cinque paesi arabi coinvolti nell’indagine (Libano, Kuwait, Autorità palestinese, Giordania e Marocco) coprono i primi cinque posti della classifica di coloro che ritengono inconcepibile un compromesso fra palestinesi ed israeliani.
Marocchini più antisionisti dei palestinesi
L’indagine del Pew Research Center, parte del Pew Global Attitudes Project, appare sontuosa: una serie di domande attinenti questioni centrali di politica internazionale sono state poste a 16 mila persone residenti in 20 paesi del mondo più il territorio dell’Autorità Palestinese. Le risposte sono in alcuni casi sconcertanti. Il capitolo Israele-Palestina mostra che, mentre nei paesi occidentali una percentuale compresa fra il 65 ed il 76% degli interrogati si dice convinta che i due popoli possano convivere, nei paesi musulmani una percentuale che va dal 49% dei turchi al 90% dei marocchini è convinta del contrario. I marocchini sono addirittura più radicali degli stessi palestinesi, che osteggiano la convivenza all’80% (il 67% degli israeliani contro il 29 la reputa possibile). Ancora più allarmante il risultato di una domanda relativa alla fiducia riposta nei leader politici internazionali. Kofi Annan è il più gradito, con sei primi posti in altrettanti paesi e due secondi posti; lo segue Chirac, primo in Giordania, Libano, Marocco e Germania, secondo in Francia, Brasile, Corea del Sud e Russia. Ma Osama Bin Laden strappa un terzo posto in Indonesia, un secondo in Giordania, Marocco e Pakistan e addirittura un primo posto nei territori dell’Autorità palestinese! Il 71% dei palestinesi ha “molta” o “abbastanza” fiducia in Osama, il 58% degli indonesiani, il 55% dei giordani, il 49% dei marocchini ed il 45% dei pakistani. Il presidente Bush, al contrario, arriva in testa alle preferenze soltanto in Israele (83%) ed al secondo posto negli Usa, nel Regno Unito e in Canada, terzo in Australia. Un effetto del contestato intervento militare Usa in Irak? In parte sì. Ma esaminando alcuni risultati dell’inchiesta si scopre che in alcuni casi la campagna irakena ha soltanto “peggiorato” dati che già erano allarmanti. Si è detto e ripetuto che la guerra avrebbe ridotto i consensi alla “guerra al terrorismo”, ed è quasi sempre vero (tranne nel caso dell’Italia, dove i consensi ad essa sono cresciuti dal 67 al 70% degli interrogati fra 2002 e 2003). Ma in alcuni paesi i consensi erano già bassissimi nell’estate del 2002: 38% a favore in Libano, 31 in Indonesia, 30 in Turchia, 24 in Corea del Sud e appena 13% in Giordania. Sia ieri che oggi, agli Usa contro i terroristi tocca combattere da soli.
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