
Ora che siete tutti al governo, fermate i colonnelli in toga

A Paolo Mieli piace il segretario Pd venuto da Macron (ma c’era già una tela internazionale, visto che Nicola Zingaretti si è ritirato da un giorno all’altro ed è sparito dalla circolazione in un battibaleno?) e si accontenterebbe che di qui al 2023 il partito di Enrico Letta facesse da pilotina trainante in porto anche solo una nuova legge elettorale. Invece io rimango sul punto di Giovanni Orsina: se dopo tutto quel che ha passato e sta passando l’Italia, Letta lascia la sinistra nella solitudine di evocare lo ius soli, il voto ai sedicenni e magari un dolce domani alla Simply Naked (il “progressista” programma della tv olandese con adulti tutti nudi «così i bambini imparano a conoscere i corpi umani», scrivono gli autori), ciò non significa che bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca. Al contrario.
Per dirla con la pregnante metafora di Gesù nei Vangeli apocrifi, è inutile insistere sul cane morto. Guardiamogli i denti, a questo benedetto cane, e stiamo al nitore del buon senso sottomesso ai bisogni di questo nostro paese. Puntiamo su ciò che unisce piuttosto che su ciò che divide. Che nello scenario italiano malato da molti anni e adesso stecchito dal Covid, significa? Non so dirvi tutto. Però, al netto del classico repertorio democrat sugli evasori fiscali senza porsi il problema del paese più tassato d’Europa, dove sette mesi l’anno si lavora per pagare le tasse. Al netto di un segretario che ha passato gli ultimi sette anni della sua vita ben spesato in un lussuoso pensatoio parigino. Al netto di una magistratura di Palermo che con tutti i problemi che ci sono a Palermo si consola con la strepitosa notizia che fa il giro del mondo di un ministro degli Interni rinviato a giudizio per aver fatto il ministro degli Interni. Ecco, al netto del solito Cinema Paradiso dell’Italia il più bel paese con la più bella Costituzione del mondo, vediamo finalmente di far tornare la politica e tirar su qualcosa che almeno somigli a fatti e non a chiacchiere.
I partiti sono tutti sulla stessa barca di governo (in fondo ci sta pure Giorgia Meloni, anche se si nota di più se sembra che non ci stia) e davanti ci sono due anni di fermo immagine. Ecco perché Berlusconi, Salvini e Meloni – vado in ordine di esperienza e moderazione politica e non ovviamente di voti – possono e devono cogliere la proposta di riforme istituzionali che ha fatto Letta nel suo discorso programmatico di investitura.
E quale altra via diritta ci sarebbe se non quella di una bicamerale sulle riforme che fu tentata già sul finire degli anni Novanta da Massimo D’Alema e da Silvio Berlusconi, naufragata nell’alleanza – suicida per l’Italia, come dimostra il seguito e l’immobilismo che c’è stato fino ad oggi a ogni livello – tra il trono e l’altare giudiziario e mediatico? Una bicamerale può e deve servire almeno tre riforme – almeno tre, non una! – che richiedono aggiornamenti anche della Carta costituzionale. La riforma del fisco, ché non si può più andare avanti con la rapina di Stato. La riforma del titolo V nel senso di un federalismo alla tedesca serio, non il pasticcio Stato-Regioni che abbiamo visto fino ad oggi, e neanche lo statalismo dei furbi che vogliono riportare tutto sotto le ali di un centralismo romano stile commissario Domenico Arcuri. Infine la riforma della Giustizia.
Chi ha lasciato carta bianca ai pm?
Perché come tutti sanno, anche se mentono a se stessi, nel paese che dal 1992 ha dato carta bianca ai pm, se i pm la usano, giunti a questo punto di anno 2021, non è più colpa dei magistrati. È colpa della politica (Parlamento e governo), che non agisce per togliere dal tavolo delle procure la carta bianca che assicura loro potere assoluto su tutto. Ecco, illustre professore Mario Draghi e illustre arco costituzionale dei partiti politici. Avete davanti due anni pieni. Per favore non usateli solo per far scrivere i giornali di pandemia, mascherine e vaccini. Usateli per rimettere sui binari questa Argentina strisciante di colonnelli giudiziari, con al seguito attendenti e giornali coi mattinali in una mano e la quotazione in Borsa dall’altra.
Dopo la Guerra dei trent’anni in Europa ci fu la pace e nacquero gli Stati nazionali. Possibile che dopo una guerra che l’anno prossimo festeggerà tragicamente i trent’anni, l’Italia non possa tornare un paese in pace, normale, rinascendo così uno Stato nazionale, di diritto e di sovranità popolare?
Foto Ansa
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