Omicidio Politkovskasya, tribunale di Mosca condanna cinque persone

Di Chiara Rizzo
09 Giugno 2014
Per i giudici l'assassino sarebbe il ceceno Makshmudov (ergastolo), i mandanti lo zio del ragazzo (ergastolo) e un ex dirigente della polizia (20 anni). Il figlio della giornalista: «Non sono stati trovati i veri mandanti»

Sono stati condannati dal tribunale di Mosca i cinque imputati nel terzo processo per l’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaya, uccisa nel 2006 di fronte all’ingresso di casa. Per il tribunale il killer è stato il ceceno Rustam Makhmudov e l’organizzatore dell’omicidio suo zio, Lom Ali Gaitukayev ed entrambi sono stati condannati all’ergastolo. Pene alte per gli altri tre imputati, condannati dai 12 ai 20 anni di carcere.

CONDANNATI ANCHE GLI ALTRI COMPLICI. Tra questi ultimi il tribunale di Mosca ha inflitto la pena più alta, vent’anni di detenzione, all’ex dirigente della polizia moscovita Sergey Khadzhikurbanov, anche lui ritenuto organizzatore dell’omicidio. Dzhabrail e Ibragim Makhmudov, fratelli del presunto killer e ritenuti suoi complici sono stati condannati invece a 14 e 12 anni di carcere. Il magistrato ha accolto la richiesta della parte civile, i familiari della Politkovskaya, di un risarcimento danni per 5 milioni di rubli (circa 100mila euro). Tutti gli imputati erano stati ritenuti colpevoli anche dalla giuria popolare, che aveva chiesto la loro condanna il 20 maggio scorso. Politkovskaya era divenuta celebre per i suoi reportage sulla violazione dei diritti umani in Russia e in Cecenia.

«NON SONO STATI INDIVIDUATI I MANDANTI». Il figlio della giornalista, Ilia, ha commentato il verdetto: «Non posso dire di essere soddisfatto della sentenza perché non sono stati individuati i mandanti, che è la cosa più importante». Sia i familiari della giornalista, che vari attivisti per i diritti umani in Russia hanno sempre ritenuto infatti che il mandante dell’omicidio avesse più a che vedere con il Cremlino, e quindi con la presidenza Putin, più che con la Cecenia. Anche secondo Lydmila Alekseieva, storica leader del movimento per i diritti umani in Russia, «Gli esecutori sono stati condannati – ha detto – , ma nessuno di loro aveva motivi personali per commettere questo crimine; sono stati pagati da qualcuno. Il caso di Anna Politkovskaya non è finito».

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