Obama e il disastro di una politica estera basata sul mostrarsi “buoni”

Di Leone Grotti
28 Marzo 2015
Il presidente degli Stati Uniti in Iraq combatte con l'Iran, in Yemen contro l'Iran; in Iraq con gli sciiti, in Yemen con i sunniti; Afghanistan, Libia e Ucraina sono un disastro. Resta solo Castro

Barack Obama

Quando nel 2009 Barack Obama, fresco di nomina a presidente degli Stati Uniti d’America, venne insignito con il Premio Nobel per la pace, disse ai giornalisti: «Sono sorpreso, onorato e profondamente commosso. Ma non sono sicuro di meritare il premio». A sei anni di distanza dall’assegnazione, si può dire con certezza che l’inquilino della Casa Bianca non merita quel premio.

ESSERE “BUONI”. Come notato giustamente ieri dal Foglio, «parte fondamentale dell’immagine che Obama coltiva con cura è quella del presidente che si chiude alle spalle le guerre, quello che accompagna l’America ideologicamente affaticata e afflitta da disturbi da stress post traumatico all’uscita di sicurezza dalle guerre, giuste o sbagliate che fossero in origine». Ma la politica estera di Obama, sconclusionata e basata sul tentativo di mostrarsi “buono” al mondo, non ha prodotto i risultati sperati.
Dopo aver completato nel 2011 il ritiro delle truppe americane dall’Iraq, ponendo fine a quella che Obama ha sempre definito una guerra ingiusta, il Presidente ha dovuto inviare i suoi jet da guerra appena tre anni dopo per bombardare le postazioni dello Stato islamico. Negli ultimi giorni, ha anche acconsentito ad affiancare con l’aviazione le milizie sciite telecomandate dall’Iran per consentire la presa di Tikrit (ancora di là da venire).

CONTRO L’IRAN. La guerra gomito a gomito con l’arcinemico Iran non può essere considerata una novità, visto che uno dei grandi obiettivi dell’amministrazione Obama è la firma di un accordo sul nucleare che impedirà (almeno in teoria) che Teheran si procuri la bomba atomica. Un accordo (criticatissimo da Israele) in questo senso sembra vicino, ma mentre gli americani tendono una mano all’Iran da una parte, dall’altra sostengono a spada tratta l’intervento dell’Arabia Saudita e della sua coalizione di dieci paesi sunniti in Yemen contro i ribelli sciiti Houthi, sostenuti appunto dall’Iran.

GUERRA SUNNITI-SCIITI. Incapace di fermare la vera guerra che sta lacerando il Medio Oriente, quella tra sunniti e sciiti, Obama si ritrova a combattere con gli sciiti contro i sunniti in Iraq e a sostenere la guerra dei sunniti contro gli sciiti in Yemen. In Siria ha appena cambiato strategia e sembra che sia disposto ad accettare il dittatore sciita Bashar al-Assad pur di annientare lo Stato islamico, ma dopo aver cercato in tutti i modi per quattro anni di farlo deporre, ancora gli Usa finanziano milizie ribelli sunnite in tutto il paese.

NIENTE RITIRO DALL’AFGHANISTAN. Per quanto riguarda l’Afghanistan, la guerra che anche Obama ha sempre definito giusta, la Casa Bianca ha annunciato un nuovo rallentamento nel progetto di ritiro dei soldati americani, che ancora servono come il pane per garantire la fragilissima stabilità del paese e addestrare le forze locali. In Libia, dopo aver appoggiato la Primavera araba, l’uccisione di Gheddafi nel 2011 e il conseguente disastro, ora Obama si disinteressa della situazione sul campo, mandando avanti l’inviato dell’Onu Bernardino Léon, nella speranza che porti a casa un quasi impossibile accordo tra i due governi in lotta tra loro. Ma se l’Isis continua ad avanzare, e centinaia di milizie continuano a combattersi, il Presidente potrebbe essere costretto a cambiare di nuovo strategia.

RESTA SOLO CASTRO. «A forza di ritirare truppe e disimpegnarsi», scriveva ancora il Foglio, «Obama si trova sempre più impegnato a fare patti con qualunque diavolo gli prometta un po’ di immortalità». Perché all’inquilino della Casa Bianca non interessa essere “buono”, ma passare per tale. L’Europa però non gli sta dando grandi soddisfazioni (Ucraina e Russia docent), il Medio Oriente neanche, il Nord Africa non ne parliamo. L’ultima àncora di salvezza rimasta ad Obama è Cuba. Nella speranza che Raúl Castro non si approfitti dell’ennesima mano tesa.

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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46 commenti

  1. Leo

    @Yusuf

    In effetti le riserve petrolifere dell’Iran sono grossomodo paragonabili a quelle di un piccolo Stato arabo come il Kuwait. La differenza, però, è che la popolazione iraniana ammonta a circa 77 milioni di persone contro le 3,5 del Kuwait. Questo significa che la disponibilità di petrolio procapite, e dei relativi introiti, è largamente più ampia nel secondo che nel primo caso. L’Iran non può, insomma, pensare di garantirsi un futuro e nemmeno un presente senza industrializzarsi, in modo da offrire al proprio popolo lavoro e benessere. Per farlo, dotarsi d’energia a basso costo è solo la prima mossa. Il Kuwait, al contrario, esattamente come tutti gli altri piccoli Stati arabi del Golfo Persico, può anche permettersi di sfuggire a questi obblighi, pensando di campare finché sarà possibile sulla monocultura del petrolio, per poi darsi ad altre attività come quella bancaria o finanziaria.

    Il nucleare permette all’Iran di non bruciare, nel mercato interno, del petrolio che può invece essere esportato, con grande beneficio della bilancia commerciale, e al tempo stesso di dotarsi d’energia a prezzi competitivi, idonea a sostenere il pesante processo di sviluppo e d’industrializzazione oggi in atto nel paese. Così il paese può modernizzarsi in modo più rapido ed economico, elevando del pari le condizioni della propria popolazione. La bilancia commerciale trae grandi benefici e anche le spese del cittadino comune per l’energia, già oggi esigue, possono abbassarsi ulteriormente, a tacer poi di quelle delle imprese, col piacevole risultato d’attirare più facilmente anche gli investitori stranieri.

    Per quanto riguarda gli aspetti militari, già oggi l’Iran è una potenza con la quale non si può tanto facilmente scherzare; il fatto di dotarsi dell’arma nucleare la renderebbe ancor più temibile (e meno ricattabile) di quanto già oggi non lo sia.

    A preoccuparsi di ciò, non a caso, sono tra le principali potenze nucleari del mondo e della regione, come gli Stati Uniti, che hanno contravvenuto a tutti gli accordi a suo tempo siglati con l’URSS prima e con la Russia poi, interrompendo la distruzione dei missili a testata atomica e procedendo al contrario al riarmo, e Israele, che nel famoso sito di Dimona ospita non meno di duecento testate nucleari. Sono paesi che temono che l’avvento di un Iran nucleare possa sconvolgere i loro piani di destabilizzazione(Yinon per esempio) nel Medio Oriente.

    1. Raider

      In tutta la ricostruzione parziale e fasulla del complottista-in-testa, mancano punti qualificanti per la comprensione della pariita diplomatica in corso: le minacce iraniane non sono mai state smentite dalla dirigenza integralista, che fonda la sua leadership su idee come “martirio” e “distruzione” di Israele, che è dotato di armi nucleari come deterrente contro le minacce di distruzione provenienti dal mondo arabo e musulmano – e eurabico. Non solo il mancato riconoscimento dello Stato di Israele, ma la promessa dell’annientamento di esso e le accuse, da parte di Stati e jihadisti, di “tradimento” ai Paesi musulmani che hanno riconosciuto Israele, sono un dato di fatto, non le solite frottole in salsa complottista. Non a caso i negoziati sul nucleare iraniano sono stati condotti allo scopo di garantire che l’Iran non si doterà di armamenti nucleari per realizzare le promesse/minacce cui i complottisti filo-islamici tengono molto. Cosa ci sarebbe di più bello, per questi “amanti della pace”, dhimmi dell'”Islam, religione di pace” e convinti assertori della necessità di un jihad cristiano contro Israele e U.S.A., di un bel conflitto termo-nucleare che avrebbe fatto gridare di gioia i nazisti?
      Si noti, poi, che si accusa l’Occidente di tramare, con delega agli U.S.A, per avere il petrolio arabo, pagato sempre e comunque a prezzi di mercato: e che le guerre combattute dall’Occidente (anche per conto dell’O.N.U.) sono state per la difesa dei Paesi arabi fornitori di petrolio, non certo per espropriarli. Viceversa, se l’Iran, a corto di petrolio, aizza jihadisti di ogni risma in Iraq, Yemen e Emirati, le manie paranoiche, il sospetto che ciò possa avvenire nell’interesse dell’Iran e del jihadismo, non vengono in mente ai complottisti, eh no! Che strano! I deliri dovuti alle deduzioni paranoiche, in questo caso, non vengono in mente, ai complottisti. L’Iran e il fondamentalismo islamico non c’entrano: e se i jihadisti, sunniti, scitti o uniti nella lotta, si impossessassero delle risorse petrolifere dei Paesi del Golfo, magari, per ricattare i Paesi occidentali, questi servi dell’islamismo sedicenti cristiani, miillantati cattolici, proclamatisi seguaci di don Giussani, sarebbero felici, dhmmi e contenti. Chi è cristiano e tiene a difendere l’identità cristiana da Eurabia, non lo sarebbe per nulla.
      Quindi, per evitare che accada quello che i filo-islamici vogliono, si spera che l’accordo di Losanna funzioni. I complottisti dovranno inventarsi qualcos’altro.

  2. Yusuf

    @Leo

    L’accordo raggiunto tra l’Iran e i cosiddetti “5+1” teoricamente potrebbe sembrare svantaggioso nei confronti di Teheran. In realtà, esso riconosce all’antica Persia lo status ormai raggiunto di potenza nucleare a tutti gli effetti, finalmente libera di poter utilizzare il nucleare a scopi civili.

    Era dopotutto proprio questo il motivo su cui soprattutto i vertici di Teheran puntavano: poter liberamente utilizzare il nucleare civile, in modo da soddisfare la crescente domanda d’energia del mercato interno senza dilapidare del petrolio che sicuramente risulta più profittevole se venduto all’estero. Che Teheran voglia dotarsi di una bomba atomica, in fondo, è più un’illazione diffusa da Netanyahu e dagli Stati Uniti che una certezza vera e propria. Sicuramente l’Iran, se continuerà ad essere demonizzato e messo all’indice dalla cosiddetta “comunità internazionale”, prima o poi si vedrà costretto anche a dotarsi di un deterrente nella forma dell’arma atomica. Ma, al momento, il programma nucleare iraniano ha come suo primo obiettivo la realizzazione e l’entrata a regime di centrali atomiche a scopo civile, per la produzione d’energia elettrica.

    1. Raider

      Ah, quindi, se l’Iran viene sospettato, con tutto il petrolio di cui dispone (e non da oggi), di volersi costruire l’atomica, “se continuerà ad essere demonizzato e messo all’indice dalla cosiddetta “comunità internazionale”, prima o poi si vedrà costretto anche a dotarsi di un deterrente nella forma dell’arma atomica.”
      Questa è una bella prova di audace sprezzo della logica: siccome uno teme qualcosa da me e stipula accordi proprio allo scopo di evitarlo, allora, “la cosiddetta” (cosiddetta! Cioè, paranoicamente: la realtà non esiste!) “comunità internazionale” farebbe bene a non fidarsi di chi, per corrispondere a quei timori, si doterà dell’atomica facendo carta straccia degli accordi!
      La logica del ricatto che viene da un Paese, l’Iran, che non è sospettato, ma giudicato come una minaccia per quello che i suoi dirigenti hanno dicharato più volte e mai ritrattato: la distruzione di un Paese riconosciuto dall’IO.N.U. e minacce di ritorsioni agli Stati membri del’O.N.U. che volessero aiutare questo Paese contro chi ne minaccia l’esistenza.
      E la fanfaronata di dire che “l’antica Persia” (Iran! Iran!, strepiteranno gli ayatollah, che detestano essere associati a un regno pre-islamico con cui non hanno nula da spartire, conquistato e sottomesso con la forza delle armi con cui è stato convertito all’Islam, non certo con la mitezza della predicazione e dell’emigrazione musulmana) mirava alla pace “soprattutto”: con un sottinteso che non vale, per es., per un Paese islamico come l’Indonesia, che, da Paese esportatore, da qualche anno, importa petrolio: e senza minacciare nessuno, non costruisce ancora centrali nucleari.
      Per fortuna, dell’Iran messo alle strette, fra gli altri, anche dai Russi, di cui i complottisti islamofili si fidano, c’è da fidarsi: ma si capisce che questo, se sta bene a Teheran, non sta bene ai loro sostenitori sedicenti cristiani e yusufeggianti più estremisti dei pasdaran.

  3. Leo

    Interessante l’articolo di Braccio.

    Intanto, i media continuano a rifilarci il mantra dell’aggressività dei diabolici sciiti che vogliono prendere il potere in tutto il mondo arabo ed attentano alla sicurezza dell’occidente. Non è esattamente così: Al-Hadi stava facendo tornare lo Yemen un regime autoritario: è stato estromesso quando con il sostegno saudita e quello degli Stati Uniti aveva rinnegato gli accordi di condivisione del potere con gli Houthi.

    L’ Alleanza nazionale del movimento Houthi contro Al-Hadi è un’alleanza che comprende musulmani sia sciiti e sunniti. La sua spiegazione non è semplicisticamente un antagonismo settario degli sciiti contro i sunniti. Hadi stava lavorando da tempo contro l’attuazione del piano di conciliazione nazionale che era stato organizzato attraverso il consenso e le trattative di dialogo nazionale dello Yemen, messo in atto dopo che Ali Abdullah Saleh è stato costretto a cedere i suoi poteri nel 2011.
    Questo tipo di dialogo era stato additato anche dagli USA come un ‘esempio da seguire’, ma poi come abbiamo visto, è stata innestata la marcia indietro…

    Non sfugge ormai più quasi a nessuno che dalla Libia allo Yemen agli teatri di guerra è sempre più evidente “la non innocenza” dei paesi occidentali, delle petrolmonarchie e naturalmente d’Israele.

    1. Raider

      Non sfugge nemmeno che il fanatismo dei filo-islamici spaccia tutte le fesserie che gli sono ammannite dai siri di riferimento.
      I media, non solo occidentali, raccontano che, sciita o sunnita, c’è un islamismo che attacca, massacra,minaccia: l’alleanza fra scitti e sunniti comincia a funzionare anche in Iraq, non quello rimpianto dai mistificatori filo-islamici e rappresentato degnamente dai “resistenti” saddammiti appassionatamente islamici che ammazzano gli iracheni come hanno sempre fatto e perciò, trovano nell’Isis un succedaneo meno legato a questioni locali, ma quello che è stato liberato dasll’O.N.U. grazie agli U.S.A. e agli Occidentali.
      Come che stiano le cose nello Yemen, è sicuro che i contrasti sono endemici e non datano da oggi o da ieri, da quelle parti; e l’Iran ha sempre tenuto a presentarsi e darsi da are come protettore degli sciiti.e beninteso, della “vera fede.”
      Ma si vede benissimo che tutto questo, ai complottisti filo-islamici multinick che giocano a nascondino cion se stessi, non importa: che gli importa? Seminare frottole e zizzania, per quello che gli è possibile sul fronte digitale: e poi, la distruzione di Israele come premssa alla sottimissione dell’Occidente e a Eurabia. Qundi, come buon viatico, si abbiano questo:
      W ISRAELE!

  4. Yusuf

    @Adolfo

    Il ruolo stabilizzante iraniano emerge anche da questo articolo tratto da “Eurasia” di Aldo Braccio del 2 aprile 2015 :

    UNA NUOVA PERICOLOSA AVVENTURA: L’ADDESTRAMENTO DEI “RIBELLI MODERATI”

    Mentre diventa sempre più l’epicentro di molteplici tensioni (il caso più recente è costituito dal drammatico sequestro del giudice Mehmet Selim Kiraz, conclusosi con la sua morte) la Turchia si appresta a innescare un’altra situazione esplosiva: la predisposizione di una forza armata di 15.000 combattenti “anti ISIS” progettata dagli Stati Uniti in collaborazione con Arabia Saudita, Qatar, Giordania e la Turchia stessa.

    In particolare lo scorso febbraio è stato firmato ad Ankara l’accordo – che diverrà operativo dal prossimo mese di maggio – fra Stati Uniti e Turchia per l’addestramento e l’equipaggiamento di non meglio precisati “ribelli moderati” in funzione anti ISIS. In territorio turco l’addestramento avverrà in una base militare ubicata nella centrale provincia di Kırşehir, e si avvarrà della presenza anche di istruttori britannici.

    Quanto dichiarato in un’audizione al Senato USA dal Capo di Stato Maggiore dell’esercito statunitense, generale Martin Dempsey – quello favorevole alla consegna di “armi letali” all’Ucraina – dal Segretario alla Difesa Ashton Carter e dal Segretario di Stato, John Kerry, non lascia dubbi sulle finalità del progetto: i “ribelli moderati” dovranno essere sostenuti e militarmente protetti dagli Stati Uniti anche nei confronti del “regime di Assad”, ossia dal governo siriano.

    Si sarebbe pertanto finalmente trovata “carne da macello” da impiegare nei prevedibilmente sempre più duri combattimenti in Siria e in Iraq, inserendo una forza di terra che potrà essere utilizzata in funzione di ulteriore destabilizzazione dell’area vicinoorientale, in primo luogo contro il legittimo governo siriano che si sta battendo con coraggio e determinazione contro le “brigate internazionali” per anni sostenute dall’Occidente.

    La caduta di Idlib – importante città siriana situata nel nordovest del Paese – in mano ai terroristi di Al Nusra e di altri gruppi è stata salutata da esponenti governativi turchi, a quanto afferma il quotidiano Hurriyet, come “una vittoria dell’opposizione siriana”, e questo testimonia l’ambiguità e la strumentalità della considerazione delle forze in campo.

    Il 7 aprile il Capo di Stato Erdogan si recherà in visita ufficiale a Teheran, e questo potrebbe essere un momento importante nella definizione degli scenari futuri; le recenti (26 marzo) dichiarazioni di Erdogan hanno ulteriormente alimentato le tensioni: “L’Iran cerca di dominare la regione – ha affermato – se forze iraniane sono dispiegate nello Yemen, in Siria e in Iraq, esse devono essere ritirate”.
    Gli ha risposto con franchezza il ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif: “Coloro che hanno causato danni irreparabili con i loro errori strategici farebbero bene a mostrarsi più responsabili, per favorire la stabilità della regione”.

    1. Raider

      L’azione di boicottaggio di questo sito per trasformarlo in una succursale di qualche altro sito è consentita in modo per me misterioso. Fin quando i copincollisti fanno la fatica di postare un riassunto – sempre che sia farina del loro sacco – di farneticazioni raccolte altrove, vabbe’: ma quando si fanno passare tutte le cose che passano sotto le dita a questi che svolgono mansioni da impiegati di un centro di smistamento bufale, la cosa appare priva di senso.
      Comunque, detto questo, i copincollisti di fiducia dell’Iran, di Hamas e dell’Islam in fase di espansione terroristica, finanziaria, demografice e migratoria, dano prova delle loro malafede e incapacità di prendere sul serio le loro stesse veline, di cui non sanno dar conto, quando raccontano
      – che gli Houthi non sono sostenuti dall’Iran, di cui, pure, fanno il gioco: stavolta, la logica paranoide del “cui prodest?” non è invocata. E siccome la tesi di lor complottisti compulsivi è che
      – il jihadismo sia foraggiato dall’Occidente, dovrebbero spiegare se questo vale anche per lo Yemen, tenuto conto che i complottisti ritengono che i Paesi del Golfo e i sauditi non hanno il diritto di sventare una minaccia diretta – e lo si dice al di là del fatto che gli Emirati, alleanze sbandierate o no, specchietti per le allodole e colombelle arcobaleno occidentali, siano, anzi, sono i peggiori nemici dell’Occidente -;
      – visto che, a sentir loro complottisti filo-islamici, tutte – che vuol dire proprio tutte: fin dai tempi di Mosè e forse, anche prima – le discordie del mondo e soprattutto, i conflitti nel campo d’Agramante – a cominciare dall’assassinio di Hussein, il nipote di Maometto e santo cui si rifà lo sciismo -, sono ordite da ebrei e americani: la paranoia e la frustrazione sono malattie che gli islamici si trasmettono da una generazione all’altra, colpendo, per simpatia, anche molti dhimmi, effettivi o aspiranti tali, in forza della cosiddetta “sindrome di Stoccolma” ovvero di La Mecca;
      – la differenze fra al Nusra, al Qaeda e l’Isis sono, sul piano dei metodi e dei riferimenti teologici, assai risicate: tutti e tre vogliono instaurare la sharya, in una versione più o meno rigorista; e tutti e tre vogliono restaurare il Califfato, in una versione più o meno personalistica. Non si può dire che i “moderati” vogliano qualcosa di diverso. La cosa che li accomuna è la volontà di distruggere Israele; per permettergli di sottomettere in modo indolore Roma e islamizzare l’Europa, Renzi, Alfano, le élite occidentali – quelle che sarebbero ostili all’Islam, che ne fomenterebbero i dissidi interni e però, pagano il petrolio al miglior offerente – si stanno attrezzando.

  5. Adolfo

    “La strategia di seminare il caos attraverso una serie di devastanti aggressioni ha imprigionato la diplomazia americana in una ragnatela in cui ogni movimento in qualsivoglia direzione non fa altro che invischiarla più saldamente nella rete.”

    Esattamente, Leo.

    Ben diverso è il modo di muoversi di altri attori come la Russia, l’Iran e la Cina.

    L’interesse di Pechino sugli sviluppi nello Yemen è assai elevato, dato che la Cina dipende dai Paesi del Golfo per metà delle importazioni di petrolio greggio, oltre che per gli ampi rapporti con i Paesi regionali, in costante espansione e approfondimento. L’iniziativa ‘Road and Belt’ hà un’ulteriore dimensione strategica dato che la Via della Seta attraversa il Mar Rosso.

    È interessante notare a questo proposito che il quotidiano cinese Xinhua riportava ben quattro commenti, tra ieri e oggi, sul conflitto yemenita. Leggendo tra le righe, vi è disapprovazione per l’intervento militare saudita e scetticismo aperto sull’efficacia dell’offensiva di terra dell’alleanza saudita.

    Ancor più significativo, il ruolo dell’Iran è visto con grande comprensione ed è analizzato positivamente

    Secondo gli analisti l’Iran spera sinceramente nella fine dei bombardamenti sauditi sulle posizioni huthi e in una soluzione politica della crisi, nonostante sia accusato da certi vicini d’ingerenza nel Paese arabo, secondo gli analisti.
    Obiettivo dell’Iran è avere un governo di coalizione nello Yemen con la popolazione sciita adeguatamente rappresentata.

    Gli analisti non vedono l’Iran cercare di dominare lo Yemen, un Paese che necessità molto di liquidità dall’estero, non abbondante a Teheran per le sanzioni. Inoltre, l’Iran è separato dallo Yemen dal mare, mentre l’Arabia Saudita, tradizionalmente influente nello Yemen, è sul suo confine settentrionale.

    Infine, l’Iran non vuole che la crisi dello Yemen confonda ulteriormente i propri sforzi per migliorare i rapporti con i vicini. Il presidente iraniano Hassan Ruhani ha promesso che migliorare i rapporti con i Paesi limitrofi è una priorità del suo governo. Zarif ha anche visitato i Paesi del Golfo con cui gli scambi di alto livello erano rari per le tensioni.

    La crisi yemenita è un problema difficile per l’Iran. Tuttavia, se ben gestito, si rivelerà essenziale, per il mondo, il ruolo dell’Iran nella risoluzione dei problemi regionali.

    1. Raider

      Quindi, la rivolta degli Houthi sarebbe fomentata da chi, da chi combatte gli Houthi? E gli analisti cinesi che dipendono dai Paesi del Golfo per il petrolio, di cui lo Yemen non dispone, cosa vorrebbero, che i Paesi del Golfo non intervenissero contro chi ne minaccia la sicurezza? Se la ribellione fosse repressa, in che modo questo avrebbe conseguenze negative per i paesi importatori di petrolio? E l’Iran, che dice che non ha nulla a che fare con gli Houthi, se gli Houthi e i fondamentalisti sunniti al qaedisti e simili sauditi tentassero di rovesciare il regime dei Saud, che farebbe, si straccerebbe le vesti o farebbe di tutto per impedirlo, forse?
      Ma lasciamo perdere gli analisti cinesi. I multinickname che si mascherano per più parti in commedia sono la prova del modo di procedere delle forze che sostengono e che, in qualche caso, rappresentano alla perfezione, dall’Iran a Hamas.
      In ogni caso e detto a scanso di equivoci: l’accordo di losanna sul nucleare iraniano è una buona notizia per la pace, si spera. Non c’è da esserne del tutto convinti, l’Iran ha espresso le sue intenzioni chiaramente, in passato, ma si spera che, stavolta, tutto vada bene nell’interesse della pace.

  6. Yusuf

    La situazione in Yemen è il derivato di ciò che succede quando si seguono gli illeciti interventi degli USA.

    Obama ha condotto una guerra di droni in Yemen durante tutto il suo mandato – uccidendo indiscriminatamente centinaia di vittime, la maggior parte civili.

    Proprio come in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia e Palestina, in Yemen il calderone di violenza e instabilità minaccia di andare completamente fuori controllo.

    1. Leo

      @Yusuf

      Una guerra prolungata nell’area del Golfo può fare di nuovo schizzare in alto il prezzo del petrolio, vanificando la manovra che americani e sauditi hanno presumibilmente concordato per farne crollare il prezzo e mettere in ginocchio la Russia.

      Infine si allontana l’obiettivo di allentare i legami fra Iran e Russia. Anzi, l’immediata presa di posizione a favore dell’Iran da parte del governo russo, consolida un’alleanza di fatto. Fra Russia, Iran, Siria ed Hezbollah libanesi si rinsalda una comunità di intenti e di solidarietà operativa, mentre l’altro schieramento è attraversato da continui sbandamenti.

      La strategia di seminare il caos attraverso una serie di devastanti aggressioni ha imprigionato la diplomazia americana in una ragnatela in cui ogni movimento in qualsivoglia direzione non fa altro che invischiarla più saldamente nella rete.

      C’è un solo attore che continua a trarre giovamento dalla strategia del caos, un attore che ha operato con intelligenza strategica e coerenza, assistendo compiaciuto alla disintegrazione degli Stati confinanti e non mostrando la minima preoccupazione per l’espansione dello Stato Islamico e dei suoi tagliagole: Israele.

      Tuttavia il caos è per definizione ingestibile. Dal caos può scaturire qualunque cosa, anche la più imprevedibile. Di questo dovrebbero tener conto anche a Gerusalemme, dove tramano cervelli informati sulle dinamiche di quell’area

      1. Raider

        Vedete che logica paranoica sopraffina, con un “probabilmente” che vale la famosa spiegazione “voglio pensare che sia così”:
        – i sauditi tengono baso il prezzo del petrolio, che danneggia anche gli americani, d’accordo con gli americani;
        – i sauditi e gli americani fomentano e finanziano l’Isis per non si capisce bene che:
        – per il petrolio, no!, quello non lo possono prendere e basta, chiunque lo venda lo fa a prezzi di mercato, concordati o no: e se i prezzi sono bassi, bene!, meglio per tutti;
        – l’Isis vende il petrolio e trova chi lo compra e cui lo bende come e quanto vuole e questo, se serve a ribassare i prezzi – ma non è così -, fa il gioco dei consumatori: e vedete se se ne lamentano in Cina India o nella stessa Indonesia, che oggi, ne importa più di quanto non ne esporti: tanto per dire a chi conviene il gioco al ribasso;
        – il prezzo del petrolio sale? E allora, gli americani ci rimettono? Bene: perché non fanno smettere l’Isis, loro e i sauditi, che pagano petrolio e guerra? Ah: l’Isis se ne infischia? La logica paranoica e complottista tipicamente islamica e filo-islamica trova la spiegazione a spese della realtà dei fatti e di ogni analisi coerente: eh! I jihadisti “gli sono sfuggiti di mano…”; “il caos non è controllabile per definizione”, vero, basta dare un’occhiata all’interno delle teste dei complottisti paranoici filo-islamici e comuqneu, gli effetti si leggono sui display.
        Ma tutto questo rigirare la frittata, cambiare versione in funzione delle direttive ricevute, giudizi in nome dei pregiudizi, nickname in nome della doppiezza che li porta a sdoppiare sempre qualcosa, tutto questo non stare mai un attimo né ai fatti né a imnimo di raziocinio, nasce dalla cosa che li fa andare fuori di testa più di tutte: l’esistenza di Israele. Pace, petrolio, Isis, al Sisi… Macché! Quello che gli rode è sempre quello. Be’… Che rosichino.

    2. Raider

      Certo, è tutto un “derivato” di ciò che succede per dare islamicamente la colpa sempre a qualche altro.
      Gli sciiti pro-iraniani mettono a ferro e fuoco lo Yemen, dove le lotte tribali e confessionali sono endemiche: e la colpa è degli americani. I sauditi e i Paesi del Golfo, a chi sono simaptici e a me no, si difendono, che altreo dovrebbero fare? E gli americani che li aiutano combattendo il jihadismo sciita yemenita come il jihadismo – sempre Islam è – sunnita e saddamita dell’Isis dovrebbero rifiutarsi di aiutare sauditi e Emirati.
      Poi, c’è l’Egitto. Che, ripetono in coro i complottisti filo-islamici, se l’intende con la Russia, per chissà quali scenari futuri con la mezzaluna al posto del sole dell’avvenire. Ora, viene fuori che l’America fornirà armi e assitenza tecnica a al Sisi contro i jihadisti libici: non sembra un buon segno per i Hams e i suoi sostenitori dhmmi: e tutti panegirici per al Sisi anti-occidentali cambierano (s)partito.

  7. Leo

    @Focauld

    In effetti questo tentativo di creare contrapposizioni religiose per ottenere risultati politici, come in una sorta di piano Yinon ante litteram è già stato utilizzato dagli inglesi in India – dove hanno creato dal nulla la contrapposizione tra indù e musulmani che ha lungamente ritardato l’indipendenza indiana; a Cipro, dove la convivenza di cinque secoli tra cristiani e musulmani fu incrinata e ritardò l’indipendenza dell’isola ( e fece concedere le due grandi basi militari tuttora esistenti); nella ex Jugoslavia dove gli scontri tra musulmani e cristiani hanno fatto nascere , tra gli altri, anche il Kosovo con annessa base militare USA più grande d’Europa; in Israele, dove gli urti tra musulmani ed ebrei (intendo quelli arabi, realmente originari di quelle terre) non c’erano ed iniziarono con l’arrivo dei coloni (askenaziti) programmato dal sionismo per impiantare uno stato artificiale.
    Nel 1881 infatti gli “ebrei” autoctoni, in pratica “palestinesi”, come gli altri, cioè “islamici” oltre il 90 %, e cristiani (5%), erano appena il 3,5% della popolazione globale della Palestina.
    I primi “sionisti” (i Biluim) sbarcano nel 1882 malvisti dagli ebrei autoctoni, che ancora nel 1915 fanno manifestazione insieme a cristiani e islamici contro i nuovi immigrati sionisti, che diluviano solo con la copertura dell’impero britannico prima e poi americano.

    1. Raider

      Sì, dai, avanti con nuove balle sul passato per pareggiare il conto con quelle che i filo-islamici rifilano sul presente. In effetti, la paranoia di marca islamica dilaga e falsifica retrospettivamente, cominciando con la Bibbia che sarebbe stata falsificata sul letto di morte di re Salomone… Un pio islamico naturale come ogni bambino che viene al mondo, che nasca a Teheran o a Buenos Aires: e così, la frustrazione islamica e filo-islamica ha, natura per natura, connaturato il complottismo, con Piani Yinon per mezzo dei quali spiegare quello che nel Corano non c’è o contrasta con la visione dell’Islam che domina il mondo grazie alla superiorità intrinseca dell’annuncio del profeta dei profeti, Maometto.
      Nel caso: le cifre sballate che sono riportate dal fantastista ballista provetto non suggeriscono nulla né a lui né ai suoi compari: nel 1881, il 90% dei palestinesi era ebreo e islamico! Ah, sì? E com’è che si sono converitti o sono stati convertiti? Per la spontanea adesione al di per sè persausivo verbo islamico?
      E come faceva la percentuale dei cristiani all’epoca a essere al 30%, se a Gaza e in Cisgiordania costituivano il 30% dela popolazione nel 1967 e prima ancora erano ancora di più? E com’è che, ora, i cristiani sono ridotti a una percentuale curiosamente vicina a quella del 1881, in modo da legittiamaerne la drastica sparizione? Sono stati anche loro, in men che non non si dica, convertiti di colpo e per la evidente forza persuasiva del Corano come, però, non era avvenuto nei secoli precedenti, che i filo-islamici ci racontano essere stati di ininterrotta pace e rispetto reciproco – balla di proporzioni califfali?
      Non c’era pace neppure fra islamici, in realtà e la pace non gli portava bene e non gli si addiceva, languiva tutto e allora, si rimettevano in marfia, alla conuista di qaulcosa. E quando non ce l’hanno fatta più, non potendo contare sulle risorse di cui spogliare cristiani, ebrei, zoroastriani, indù, buddisti, ecco che sono piombati nella miseria più nera: da cui sono si sono risollevati solo grazie al petrolio, che gli Occidentali, non certo i musulmani o altri, hanno saputo sfruttare come risorsa d’energia – non certo gli arabi o altri -: e gli Occidentali lo hanno estratto, raffinato, distribuito: e con le royalty gli sceicchi e i musulmani, che non ci hanno messo nulla, hanno ripreso l’offensiva espansionistica: con l’arma finanziaria, migratoria e demografica.
      Le bestialità palesemente false di cui i mistificatori filo-islamici sono capci lasciano sbalorditi anche quanti sono abituati a sentirgliene sparare a getto continuo. Le rivalità innescate dagli Inglesi fra musulmani e indù hanno ritardato l’indipendenza indiana? La prima cosa che hanno fatto i musulmani appena l’India ha ottenuto l’indipendenza è stata di staccarsi dall’India “infedele”, guidati da anime nobili di spaventapasseri jihadisti come Ali Jinna e Mohamed Iqbal! E cos’è stata l’India, con i conflitti storici fra indù e musulmani, lo vediamo ancora oggi, con quello che succede nel Kashmir indiano e nel Punjab: tutti uniti, però, indù e musulmani, nel dare addosso ai cristiani!
      E in Kosovo? Gli U.S.A. sono interventui per proteggere i musulmani bosniaci e kosovari contro gli ortodossi serbi e i cattolici croati. Se non l’avessero fatto – mentre l’Europa stava a guardare, anzi, fingeva di non vedere -, questi dementi islamisti fanatici che contraffano anche i loro nickname perché si sappia che non esitano a falsificare nulla, loro che hanno cominciato falsificando la storia della Bibbia di re Salomone, questi bugiardi matricolati avrebbero detto che gli U.S.A. e l’Ue non intervenivano perché anti-islamici!
      E non contento di questo, il solito complottista-capo aggiunge altre balle di contorno su Cipro, dopo aver riferito che i turchi sono cattivi perché filo-americani e Cipro sta per concedere le basi a Putin: ci penserà Putin a riconciliare le due metà di Cipro o saranno le basi russe a Cipro a ristabilire la convivenza tut’altro che pacifica fra turchi e greci di Cipro, che non c’è mai stata, se non come pax islamica: mano alle armi e dhimmitudine? Le isole greche, la Grecia continentale, i Balcani hanno subito per secoli la dominazione turca, da cui non hanno visto l’ora di liberarsi, combattendo e subendo per questo massacri di ogni genere, fino a quelli “preventivi” del 1915 abbattutisi su Armeni, Greci e cristiani.
      Va bene. Se si vuole capire qual è la fede religiosa e ideologica di questi pagliacci, basterà riflettere se le castronerie su scala cosmica che raccontano possono mai derivare dalla millantata frequentazione di don Giussani e dalla sequela di Cristo: o piuttosto, non provengano da una religione che, per derivare da un falsario, deve falsificare anche i libri sacri delle altre religioni.

    2. Aldorisio

      @Leo

      Concordo con il tuo commento. Solo una precisazione.
      Nell’Ottocento, nel 1894, prima della colonizzazione sionista e della successiva occupazione israeliana con annessa Nakba, la percentuale dei cristiani in Palestina era il 13,30 per cento degli abitanti, mentre in Siria erano il 10,88 per cento, in Irak il 2,16 per cento, in Giordania l’8,96 per cento e in Egitto meno del 10 per cento .
      Dopo la guerra del 1967 i cristiani palestinesi si erano ridotti a poco più del 2 per cento. (Fonte : Messaggero di Sant’Antonio).

      .

      1. Angelo

        Un’altra fonte (Agesci) dice :

        ” Nei primi anni del ‘900, in 13 città e 650 villaggi, convivono da sempre gli uni
        accanto agli altri 800 mila palestinesi l‘85% dei quali mussulmani, l’11%
        cristiani e il 4% ebrei”

        Chiaramente l’inizio della colonizzazione sionista della Palestina aveva già cominciato ad alterare le percentuali a sfavore di musulmani e cristiani e cominciava già a provocare le prime tensioni.

        1. Aldorisio

          @Angelo

          Su Wikipedia alla voce “Sub-distretti del Mandato britannico della Palestina” risulta come già nel 1945 (quindi prima della costituzione dello stato sionista) la percentuale di ebrei era salita al 33% e quella dei musulmani e cristiani discesa conseguentemente ai rispettivi 58% e 9%.

          Sono dati che in modo incontrovertibile dicono essere il sionismo la causa all’origine della discesa percentuale dei cristiani in Palestina.

          1. Leo

            @Aldorisio

            Ringrazio lei per la gentile precisazione ed Angelo per l’ulteriore informazione. Ma non si preoccupi : il mio è stato un semplice refuso (del quale mi scuso) : non era il 1881 ovviamente la data alla quale mi riferivo (ho diversi conoscenti ed amici stretti palestinesi e conosco bene gli andamenti percentuali), ma il 1981. Il mio commento si riferiva alla situazione degli ebrei autoctoni arabofoni sui quali si esercita una strana censura da parte sionista essendo loro l’ennesima testimonianza scomoda di una secolare e pacifica convivenza tra i fratelli in Abramo.

          2. Leo

            @Aldorisio

            Ed ovviamente mi riferivo alle percentuali all’interno della popolazione autoctona palestinese, quindi araba, semita, e non quindi agli alloctoni di origini kazare, europee, statunitensi o quant’altro.

          3. Raider

            Falsificare la storia, la demografia, in numeri e identità (palestinesi ovvero arabi ovvero semiti: come fossero tutti la stessa cosa: arabi!), i nickname: questo è ciò che sanno fare i filo-islamici, grazie ai loro amici palestinesi, cioè arabi, cioè semiti, cioè Hamas. le statistiche disponibili, le cronache del tempo, i cristiani, amici o semplici conoscenti e residenti sul posto come quelli fuggiti altrove, se glielo si chiede al riparo dalle lame di chi li sgozza, dicono altro.

          4. peppino

            Raider, quanto la pagano i sionisti per fare l’amanuense degli usurocrati?

          5. Raider

            Siccome non ho mai copincollato nulla, è un titolo che meritano altri e lei sa chi: se meritano anche soldi per questo, anche i suoi, non lo so né mi interessa.

  8. Focauld

    Tra l’altro a riprova della volontà destabilizzante anglo-sionista tutti i leaders eliminati nello scorso quinquennio erano fautori dell’unità araba e prescindevano dalla religione. Tutti i nuovi dirigenti presentati dalla NATO sono religiosi che prescindono dal discorso dell’unità panaraba.

    La rabbia antirredentista è tale che dopo la conquista di Bagdad gli americani tentarono persino di far distruggere , dentro il cimitero cristiano, la tomba di Michel Aflak l’ideologo fondatore del partito Baath ( partito della rinascita araba ( niente di religioso islamico, Aflak era un cristiano ortodosso nato in Siria).

    La tomba, realizzata da un noto artista arabo è anche considerata un monumento nazionale, al punto che persino gli iracheni giunti al seguito delle truppe USA si rifiutarono di avvallarne la distruzione, ricordando che Aflak era un fautore delle libertà civili e ostinatamente ostile alla versione dittatoriale del baathismo rappresentata da Assad padre e Saddam Hussein. Vedrete che prima o poi l’ISIS ci mette una bomba.

    Sposare il nazionalismo arabo col fanatismo islamista è il modo migliore di annacquare il nazionalismo e distrarre le masse. Gli inglesi hanno tenuto a battesimo il movimento dei mullah iraniani e la nascita e sviluppo dei Fratelli Mussulmani in Egitto; gli USA hanno covato a lungo il fondamentalismo sunnita e creato il potere sciita in Irak che si è poi ritorto contro di loro. Il nazionalismo viene energicamente disincentivato in tutta l’area.

    Ecco anche una ragione politica per cui sono stati offerti con larghezza assistenza e visti di ingresso negli USA Canada e Australia ai cristiani d’Oriente e perché l’ISIS – dopo oltre millequattrocento anni di coabitazione pacifica – li vuole fuori dai piedi: sono la prova storica inoppugnabile che la nazione araba preesiste all’Islam e questo fatto non piace a militari (NATO) ed ai loro burattini islamisti.

    1. Raider

      Malgrado la malafede evidente da parte di chi, tanto per mettere in chiaro coma falsifichi tutto, cambia nickname senza cambiare mai le ossessioni ideologiche, non si riesce a credere alla quantià di deliranti sciocchezze che i filo-islamici propinano e soprattutto, vorrebbero sbolognare senza rendersi conto delle contraddizioni e stupidaggini pure e semplici in cui incorrono quando prendono per buoni tutti i bollettini reperiti alle fonti riconosciute della propaganda islamica:
      – l’Isis, che sostiene le stesse cose che sostengono su Occiente, Paesi del Golfo, i complottisti che lo accusano di essere al servizio di Occidente, Paesi del Golfo, ecc…, sarebbe, appunto, un agente del ‘sionismo’ della Lega Mondiale Islamica (sì: quando i dico che i complottisti sono paranoici a tutti gli effetti, è per ridocolaggini come questa): allora, i jihadisti dello Yemen destabilizzano o no? E per conto di chi? E gli U.S.A. che attaccano l’Isis, di fatto, cooperando con Siria e Iran, sostenendo l’Arabia Saudita e i Paesi del Golfo, agiscono allo stesso modo, contrasatndo e combattendo il jihadismo – senza mai parlare di Islam.
      Quale è il problema, allora? Che Giulietto Chiesa fa una delle sue osservazioni esilaranti: che i Paesi del Golfo “Non sarebbero stati ricchi come sono se non fossero stati senza l’ombrello americano in tutti questi decenni.” Non è il petrolio, ma “l’ombrello americano” che ha reso ricchi i Paesi del Golfo: peccato che gli islamici ritengano che proprio l’influenza politica e militare occidentale non abbia reso più ricchi i Paesi produttori di petrolio. Chè, poi, se “l’ombrello americano” non ci fosse stato, chissà chi si sarebbe arricchito e ora, sentendosi defraudato dall”ombrello americano” e dai Paesi del Golfo, aaspeta il momento buonmo per fare contento Giulietto Chiesa e i suoi amanuensi digitali. Che, però, non riferiscono, se l’ombrello fosse stato riusso, cinese, indiano, delle Fiji, se i Paesi del Golfo sarebbero stati più ricchi “in questi ultimi decenni.”
      Poi, c’è l’altro fanatico filo-islamico che scrive a casaccio sull’unità panaraba: che era quello su cui puntavano gli Occidentali e che è sempre fallito perl’ositnazione islamica delle élite arabe, vive e morte, alleate e avversarie degli occidentali, perché solo la religione ne legittimava il ruolo di leader. Mocviomenti di unità nazionale sono sorti ovunque, nel mondo, ma non nel mondo arabo, dove le nazioni stesse erano il risultato della sconfitta del Califfato e perciò, esse stesse, come la democrazia, i diritti civili e la scienza moderna, una realtà “esportata” e imposta con la forza delle armi: e il dominio degli altri, non l’esserne dominati ovvero sconfitti sul piano culturale e civile, non solo militare e politico, è il criterio di verità della religione che proclama fin nell’intestazione la sottomissione.
      Dimenticando questo, ecco che il fanatico filo-islamico se la prende con la distruzione della tomba e della memoria – ma non credo a nessuna delle cose riferite da mistificatori usi copincollare e ostinatamente refattari al principio di realtà e alll’uso anche saltuario di una modica quantità di senso critico. e che falsificano la storia come il loro nickname scrivendo di “oltre millequatrodcento anni di coabitazione pacifica”: di dhimmitudione, di emarginazione, di jyzya, di persecuzione periodiche e leggi permanenti per cui i cristiani considerati, a norma di Corano e “religione naturale dell’umanità”, meno umani dei muslmani – di Aflak: facendo credere che si volesse farlo perché Afalk era cristiano, non perché era il fondatore del filo-nazista Baath, nato per l’azione svolta dall’agente hitleriano Fritz Gobba negli Anni Trenta. Dimenticando che furono nazisti, purtroppo, anche molti cristiani; e che molti terroristi palestinesi lo erano. Lo erano. perchp i cristiani, dalla Palestina, sono ridotti a meno del 3% della popolazione: beninteso, in nome dell’unità politica araba, secondo i complottisti dalle meningi otturate.

  9. Adolfo_E

    @Kopf_in_kollo

    Anche per quanto riguarda lo Yemen in effetti si vede questa differenza :

    Come ci informava radio IRIB qualche giorno fa “Vladimir Putin e il presidente iraniano Hassan Rouhani hanno avuto un colloquio telefonico, nel corso del quale hanno scambiato opinioni in merito all’inasprimento della situazione in Yemen.

    Le parti hanno rilevato l’importanza di cessare immediatamente le ostilità e intensificare gli sforzi, compreso in seno all’Onu, per elaborare delle varianti della soluzione pacifica del conflitto”.

    Sull’altro versante l’alleanza di Washington con la monarchia saudita di Ryad si dimostra sempre più stretta.

    Le forze USA stanno prestando appoggio logistico e di intelligence all’operazione militare lanciata dai sauditi e sono gli aerei statunitensi del tipo Awacs quelli che forniscono la copertura radar all’aviazione saudita e le danno indicazioni sui movimenti delle unità yemenite
    .
    Come fa notare Giulietto Chiesa “Da qualunque parte di guardi questo incendio, è sempre l’Iran che appare dall’altra parte del fuoco. Per l’Arabia Saudita e i paesi arabi del Golfo è il nemico mortale. Non sarebbero ricchi come sono se non fossero stati sotto l’ombrello americano in tutti questi decenni. Ma, se l’America tratta con Teheran, quell’ombrello rischia di chiudersi. E poi questa America appare sempre meno in controllo, sempre più incerta: meglio difendersi da soli.”

    E non dimentichiamoci che questa nuova guerra “casualmente” è scoppiata dopo gli ordini emanati da Netanyahu al Congresso USA di stare alla larga dall’Iran.

    1. yoyo

      Fiorilegio di citazioni pessime.

  10. Kopf_in_kollo

    Da una parte NATO, USraeliani e wahabiti che imperano tramite guerre e destabilizzazione, dall’altra c’è chi tesse più costruttive e stabilizzanti azioni politiche e diplomatiche.
    Mentre l’attenzione era concentrata nelle ultime settimane sul ruolo della Russia e del Presidente Vladimir Putin nel mediare un nuovo cessate il fuoco in Ucraina orientale, il presidente russo ha compiuto due cruciali missioni di Stato a Cipro ed Egitto, che condividono la frontiera sul Mar Mediterraneo orientale, mare strategico la cui importanza crescente nel confronto tra NATO e Russia non va sottovalutata.
    Il 9 febbraio il presidente russo ha incontrato il presidente dell’Egitto Abdalfatah al-Sisi a Cairo. Quando al-Sisi, a capo delle forze armate egiziane, guidò il colpo di Stato che spodestò Muhamad Mursi e il suo regime dei Fratelli musulmani sostenuto dagli Stati Uniti, nell’agosto 2012, Putin fu tra i primi a sostenere la candidatura presidenziale di al-Sisi. Nell’agosto 2014 al-Sisi incontrò Putin a Mosca mentre Washington divenne avversario aperto del presidente egiziano.
    Putin ha detto che s’è deciso d’incrementare commercio e cooperazione militare, e la Russia ha iniziato la fornitura di armi all’Egitto dopo la firma di un memorandum.
    Nei giorni successivi al vertice di Cairo tra Putin e al-Sisi, Russia ed Egitto firmavano un accordo per la costruzione di quattro reattori nucleari russi in Egitto. Daranno una spinta importante alla problematica rete elettrica dell’Egitto; allo stesso tempo al-Sisi annunciava che l’Egitto avrebbe aderito alla nuova Unione eurasiatica della Russia con un accordo di libero scambio.
    Poi, due settimane dopo i colloqui a Cairo, il 25 febbraio, il Presidente Putin riceveva il presidente cipriota Nicos Anastasiades al Cremlino per discutere di varie questioni comuni. Anastasiades colse l’occasione per criticare le sanzioni dell’Unione europea a Mosca dichiarando: “il minimo che potessi fare è visitare la Russia in questi tempi difficili, e garantirle che, nonostante la situazione, i nostri rapporti si svilupperanno ancora. Qualunque sanzione contro la Russia affligge altri Paesi membri dell’Unione europea, come la mia patria, che per molti aspetti dipende dalla Russia“.
    Il nocciolo dei colloqui riguardava la cooperazione militare Cipro-Russia. Qui Cipro ha offerto i suoi porti alla Marina russa per determinati scopi, “alle navi russe coinvolte nella lotta al terrorismo e alla pirateria“. Le navi russe utilizzeranno il porto cipriota di Limassol, che ospita 30-50000 russi.
    Putin offriva a Cipro la riduzione del debito, in contrasto con la posizione draconiana dell’UE sulla crisi a Cipro del 2013, quando l’UE confiscò depositi bancari ciprioti per oltre 100 milioni di euro, un furto, quale condizione per un piano di salvataggio draconiano. Centinaia di aziende russe offshore e cipriote ne furono colpite, retrospettivamente era chiaramente l’avvio della strategia di Washington-Bruxelles per indebolire la Russia di Putin.
    Le relazioni tra Cipro e Russia hanno un notevole potenziale. Cipro in particolare ha recentemente confermato gli enormi giacimenti di petrolio e gas naturale offshore. Secondo quanto riferito si discute se invitare Gazprom a contribuire a svilupparli, minando seriamente la strategia degli Stati Uniti e della NATO per bloccare South Stream e altre rotte del gas russo verso l’UE
    Quando i recenti colloqui Russia-Cipro vengono analizzati nel contesto della visita del Presidente Putin a Cairo, un’affascinante mappa strategica appare dispiacendo i neo-conservatori di Washington e i loro alleati europei.
    Possiamo aspettarci che Washington lavori dietro le quinte per inasprire gli attriti tra Turchia, Paese della NATO, e Cipro greco-ortodossa, nonché aumenti le pressioni su al-Sisi.

    1. Raider

      Il copincollaggio su questo sito mira a trasformarlo nel bollettino di qualche cancelleria dei Paesi in contrasto con le politiche occidentali: e sempre lasciando correre a briglia sciolta la fantasia.
      Prima, il fantasista della mistificazione sosteneva, sull’Egitto, prima, un cosa:
      – quando al Sisi proproneva una coalizione internazionale contro l’Isis in Libia, dai complotisti anti-occidentali venivano lanciate, per conto di Iran e Hamas, minacce e diffide: non si azzardi a intervenire in Libia contro l’Isis, ma chi crede di essere, Nasser?
      – poi, quando la coalizione si squagliò prima ancora di quagliare perché i Paesi cui era stata proposta nemmeno la presero in considerazione o si defilarono un attimo dopo, come, per es., la Francia, facendo cadere nel vuoto il tentativo di al Sisi, i complottisti ritennero che al Sisi era stato dissuaso per merito della potente dialettica di Putin;
      – quindi, in seguito a intese con la Russia sulla base di normali relazioni diplomatiche, i complottisti si inventarono di (mal)sana pianta un’Intente Cordiale che faceva di al Sisi un novello Nasser, dominus della regione in qualità di intermediario fra super-potenze su delega unanime dei complottisti;
      – perché, sempre d’ufficio, i complottisti hanno stabilito, siccome “voglio(no) credere che sia così”, che i Fratelli Musulmani, che si battono (come Hamas, Iran, jihadisti dell’Isis e islamici in generale e complottisti sedicenti cristiani di millantate matrici cielline più autentiche di tutti gli altri in particolare) per la distruzione di Israele e che al Sisi ha spazzato via, sarebbero espressione dei complotti israelo-americani: sempre perchè si sappia che, nell’inseguimento delle dietrologie, i complottisti sono come i cani che si mordono la coda;
      – adesso che Arabia Saudita e Egitto stanno trovando un accordo per combattere il terrorismo jihadista che sarebbe il frutto dell’alleanza fra Arabia Saudita, Paesi del Golfo, U.S.A. e Israele, di tutto si copincolla, meno che su questa smentita delle grossolane baggianate complottiste.
      Infine: Cipro e Russia filano d’amore e d’accordo? Bene! I Russi si prendano la Crimea e pure Cipro, se Cipro è d’accordo. Le navi della marina militare all’ancora a Limassol sono russe? Allora, per i complottisti filo-islamici e anti-occidentali, che siano lì per “combatere la pirateria e il terrorismo” è una cosa credibile. Gli U.S.A. e la NATO in Ucraina, se gli ucraini sono d’accordo, invece: no, quello no. Perché? Oh bella! Perché! Ma perchè i paranoici filo-islamici e anti-occidentali vogliono “credere che sia così.”

  11. Esfahan

    Caro Grotti, la vera guerra che sta lacerando il Medio Oriente non è quella tra sunniti e sciiti, Questo è quello che i fautori del piano Yinon vorrebbero far credere. Ma è quella tra chi vuole stabilizzare la regione mediorientale (Russia, Cina, Iran ed i loro alleati) ed il blocco NATO-sion-wahabita che impera con guerre e divisioni.

    1. yoyo

      Dubito che gli ebrei collaborino alla propria distruzione, che vogliono sia sciiti che sunniti wahabiti. Quanto ad Obama, è solo un pessimo esegeta.

      1. Raider

        Una volta che si è stabilito a priori chi vuole stabilizzare e si considerano gli interessi materiali – petrolio e business – degli stabilizzatori per definizione buoni, mentre gli interessi dei non stabilizzatori – petrolio e business: come gli altri e pagando sempre il petrolio quanto lo pagano gli altri, secondo le oscillazioni di mercato e le strategie dei Paesi produttori -, tutto scivola facile facile. Una volta che si è stabilito che è giusto usare tutti mezzi – politico-diplomatici, finanziari, mediatici, demografici, terroristici, militari – per distruggere uno Stato riconosciuto dall’O.N.U. e che questo Stato non ha il diritto di difendersi come può usando gli stessi mezzi, il gioco è fatto.
        Con quello che succede; per es., nello Yemen fra sunniti pro-sauditI e sciiti pro-iraniani; con l’alleanza che si profila fra Egitto e Arabia Saudita e le intese più o meno segrete siro-irano-americane, i complottisti si dilettano al loro solito gioco sporco: perché, come diceva uno di loro, “così vogliono(no) credere.” E chiunque sa cosa pensarne.

        1. Geppo

          Egr. Raider non è’ l’ONU che ha riconosciuto Israele , e’ Israele che ha riconosciuto l’ONU … E non si azzardi a definirmi filo islamico e anti-occidentale perché i suoi amici usa non mi sono simpatici. L’occidente non è certo nato con gli anglo-americani e le loro ricche e potenti banche.

          1. yoyo

            Erroraccio storico. È l Onu nel 1947 ad emettere la risoluzione sui due stati. E sono stati gli arabi a fare guerra ad Israele anziché compiere subito i suoi stessi passi.

          2. Geppo

            Egr. Yoyo la mia era una provocazione voluta con tanto di puntini di sospensione. Non scrivo qui per dare lezioni di storia, la storia purtroppo la Subisco grazie ad obama & c.
            Cordialmente

          3. yoyo

            Ma pensi davvero che siani gli Usa ad importi la visione di Storia simil sovietica che nelle nostre scuole circola dal Sessantotto? Ancora una voltacti dimostri carente.

  12. Uno

    Non leggo “Tempi”, più che altri siti. Organizzo la mia ricerca di informazione per aree tematiche. Sono giunto alla connclusione di poter rubricare questa testata (cattolica??!!) come un sito di propaganda israeliana e sionista, neppure particolarmente acuta o interessante. Questo il mio giudizio, se vi pare “offensivo”, rimuovetelo pure: non mi rivolgo a incauti o conniventi lettori, ma alla redazione che mette in rete simili contenuti giunti fino a me…

    1. To_Ni

      Non è da rimuovere, è la solita cazzata sparata a caso anzi, è da far vedere, e dimostra come uno improvvisato che si sopravvaluta scambia le proprie fissazioni (“le propagande”) con verità. Sei “vecchio”, vediamo di peggio…. non impressioni.
      Torna un’altra volta con argomenti più succulenti (crociate, inquisizione , Giordano Bruno, Galileo ) …hanno ancora, come minchiate, un maggiore appeal .

      1. antonio

        Guardi che potrebbe essere una critica da destra. Le ricordo anche che una volta si aveva rispetto dei “vecchi” e delle cose vecchie, ma ora con i papi buoni il giovanilismo è di rigore.

        1. Raider

          Da Destra o da Sinistra, UNO che scrive “simili contenuti giunti fino a me” (evidentemente, scritto da UNO che si crede, come minimo, un dio: segno di un equilibrio mentale allo stesso livello di stress dei complottisti di cui condivide i vaneggiamenti) dopo che questi conetnuti sono giunti a lui tanto se li è andati a cercare in un sito “neppure particolarmente interessante,” fa solo ridere.
          La rivista così sommariamente messa a “rubrica” permette a filo-islamici, anti-occidentali e anti-cristiani usi falsare perfino i propri nickname e gli altrui di fare di questo blog la vetrina di siti complottisti e incitamenti al jihad in cui arruolare Santi e Papi di cui riportano quello che gli serve. E in quest’opera di mistificazione trovano una sponda in tanti cattolici sedicenti tradizionalisti; e questa rivista permette che questo accada, invece di rimuovere post che fanno ben peggio delle famigerate vignette di Charlie Hebdo.

  13. Filippo81

    Povero obama, lui segue semplicemente la tradizione angloamericana ,è un “pragmatico”,,,,,,,,,,,,ah ah ah-Oggi è mio amico, domani se conviene mi combatte ! Tutto qua !

    1. Raider

      Obama è la proiezione dell’immagine di sè che hanno i seguaci del politicamente corretto e i sostenitori del regime a Pensiero Unico. Mr. Obama
      – è sempre stato rispettoso con l’Islam quanto è stato ipocrita e apertamente ostile ai cristiani;
      – ha sempre omaggiato l’Islam, rifiutando di etichettare come “islamici” i jihadisti;
      – anche negli U.S.A., gli islamici finanziano a suon di milioni di dollari dell’Arabia Saudita e degli Emirati – già: quei Paesi che sarebbero “agenti del sionismo”, “complici di USraele”, così come la Lega Mondiale Islamica. tanto per rendersi conto del livello di demenza e di ridicolaggine dei complottisti anti-americani, anti-occidentali e filo-islamici – Università, Enti, Fondazioni, think tank, giornali, ottenendo di boicottare Israele (anche) dalle istituzioni culturali: e lo fanno con mezzi finanziari che sono identici a quelli rimproverati agli U.S.A. dai complottisti filo-islamici e da quanti ne prendono per buone le scemenze, condividendo l’idea (manichea: insieme, yankee e islamica) che gli U.S.A. siano il Grande Satana (idea schiettamente islamica);
      – stiamo parlando dei luoghi di formazione delle élite non solo statunitensi, dei centri del sapere del mainstream, deòle Università della IvY League che sfornano quelli che si battono, fra l’altro, per la leglislazione a favore dei gay e del gender, se qualcuno di quelli che gongolano a attribuire agli U.S.A. e solo a loro ogni sorta di nefandezze nota anche solo di straforo la contraddizione, che nemmeno questi rampolli della finanza mondiale, del lobbismo internazionale, delle massoneria notano o danno peso;
      – così nette preclusioni (anti-cristiane) a senso unico e deferenza (pro-Islam) altrettanto decisa, avvalorano il sospetto che Obama non abbia mai smesso di essere islamico come è stato cresciuto e di avere, perciò, fatto di tutto per screditare gli U.S.A presso gli alleati con una politica irresoluta, ambigua, contraddittoria. Che il sospetto sia fondato o no, c’è abbastanza, in quello che mr. Obama ha combinato e che è di pubblico dominio, per comprendere come la leadership degli U.S.A. sia stata affidata a un dilettanete allo sbaraglio: nel seno che ha sbaraglaito tutte le spenza che aveva suscitato in chi lo aveva preso sul serio.

  14. Geppo

    Non mi sembra giusto prendersela con uno solo che ha dimostrato la sua valenza paragonando il Colosseo e un campo da football … Gli usa combinano solo disastri in tutto il mondo , almeno da cento anni.

  15. To_Ni

    Vabbè, sempre a cercare il pelo nell’uovo… esagerati. A vedere il lato negativo si è tutti bravi, certo non capisce un emerito c. di politica interna ed estera, ma racconta belle barzellette, è brillante in tema di aborto e si vuol mettere quanto è appassionato per i gaio diritti.

  16. mery

    tramontato obama, che lascerà soddisfatti solo i frocetti. arriverà l’ennesimo cattivone democratico e allora anche le bandierine arcobaleno torneranno sui balconi e sulle copertine di famiglia cristiana.

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