
Nuovo Isee, al governo l’ultima mossa: Letta eliminerà gli ostacoli per le famiglie numerose e i disabili?
Anche la commissione congiunta Affari sociali e Finanza della Camera ha espresso le sue riserve: nella nuova riformulazione dell’Isee non si tiene conto fino in fondo di figli e disabili. Questo è in sintesi quanto espresso dai deputati, che l’altroieri hanno promosso il nuovo indicatore, considerato ben più equo del precedente, ma hanno lasciato aperti nove dubbi su di esso.
AIUTI AI DISABILI. Il punto più fragile sta nel modo in cui si computa l’incidenza sulla situazione reddituale della famiglia degli aiuti economici stanziati dal sistema previdenziale e sanitario in favore dei disabili: pensioni, indennità, assegni per invalidi e prestazioni assistenziali non possono essere fattori di aggravamento dell’Isee. Se ne chiede perciò l’esclusione dal campo di applicazione dell’indicatore, cambiamento per il quale servirebbe «una esplicita previsione legislativa». Altra richiesta della commissione congiunta è che si insegua un trattamento più favorevole per i disabili che percepiscono un reddito molto basso o nullo, ma che contestualmente detengono beni patrimoniali tali da penalizzarli nel calcolo del nuovo Isee. E sempre per rimanere alle esigenze delle famiglie con disabili o invalidi, si chiede un aumento delle franchigie relative alle indennità: inserite all’ultimo dopo le richieste delle associazioni, raggiungono un tetto massimo di 11.500 euro l’anno. Oltre questa cifra, gli aiuti economici entrano a far parte del reddito domestico. Ma quel tetto è troppo basso.
I FIGLI. E per quanto riguarda i figli? Anche da questo punto di vista l’indicatore è stato promosso con riserva. Non è cambiata infatti la scala d’equivalenza, ancora troppo simile a quella del vecchio indicatore che tanto era stato considerato iniquo per le famiglie. Si chiede poi che le detrazioni per i figli in famiglia siano riviste: vanno aumentate, dicono i membri della commissione, e vanno estese a tutta la prole a carico, non soltanto ai figli minori di 18 anni. Insoddisfacente poi il trattamento riservato alle famiglie monogenitoriali, poco tutelate a livello fiscale: il nuovo Isee non prevede una maggiorazione della scala d’equivalenza per il genitore solo, ma la fragilità di questi nuclei familiari obbliga a insistere per un trattamento diverso. Infine fa discutere il passaggio della prima casa da conto patrimonio a conto reddito: è una modifica che rischia di creare problemi non indifferenti alle famiglie di ceto medio-basso con patrimoni modesti. Ora la palla passa al governo, cui spetta la scelta: ascoltare il parere (non vincolante) della commissione o lasciarlo decadere e fare entrare in vigore l’Isee così com’è?
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