
Nuovo Isee, Belletti (Forum famiglie): «Bene, ma i nuclei più numerosi sono ancora penalizzati»
È in dirittura di arrivo il nuovo Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente, ossia l’attestato dell’Inps calcolato in base ai redditi, ai componenti e al patrimonio delle famiglie che dovrebbe consentire loro di accedere, a condizioni agevolate, a prestazioni socio-sanitarie e altri servizi di pubblica utilità quali, per esempio, l’istruzione. Dopo dieci anni, infatti, l’Isee sta per essere riformato; lo ha reso noto il ministro del Lavoro Enrico Giovannini annunciando all’aula del Senato che un accordo di massima con le Regioni sul decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, dopo mesi di stallo, è stato trovato. Il passo successivo sarà, dunque, quello di portarlo in Conferenza unificata Stato-Regioni, dove le ipotesi di modifica saranno finalmente discusse. Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, in questi mesi si è seduto al tavolo della trattativa e a tempi.it espone il suo giudizio in merito alle novità. Ecco cosa piace alle famiglie e cosa no.
Partiamo dagli aspetti positivi. Un risultato a lungo atteso dalle famiglie, vero?
Sì, per le famiglie e le associazioni familiari è importante che il parlamento appronti strumenti per una maggiore equità nell’accesso ai servizi, come il nuovo Isee. E anche il solo fatto di riconoscere uno sconto è già di per sè un principio virtuoso. Del vecchio Isee, però, molte famiglie sono insoddisfatte delle modalità con cui garantisce i contributi, non al cento per cento eque.
Che cosa vi soddisfa del nuovo Isee?
Siamo in particolare soddisfatti del fatto che, a livello nazionale, ci sia uno strumento più efficiente, equo e omogeneo a regolare l’accesso ai servizi. Il nuovo Isee, infatti, è stato rivisto in positivo nelle modalità di rilevazione del patrimonio mobiliare e immobiliare delle famiglie. Inoltre sarà più difficile che si verifichino i casi di opportunismo che abbiamo visto fin qui. Come, per esempio, quelle famiglie in cui i genitori, pur vivendo nella stessa casa, dichiaravano domicili differenti per avvantaggiarsi indebitamente nel calcolo delle agevolazioni.
Che cosa, invece, non vi soddisfa?
Per esempio il fatto che chi è proprietario di casa è penalizzato nelle modalità di calcolo delle agevolazioni rispetto a chi non lo è. Ma questo accade perché in Italia, purtroppo, la casa è ancora vista dal fisco come un indicatore di ricchezza, anche quando in realtà così non è. Più in generale, poi, ci dispiace che non siamo riusciti a far pressione per modificare le modalità di valutazione dei carichi familiari.
Cioè?
Il nuovo Isee attuale, come anche il suo predecessore attualmente in vigore, è troppo avaro nel valutare il peso complessivo dei figli e degli altri familiari a carico sul bilancio del nucleo. Per dirla con i numeri, mentre le associazioni familiari hanno stimato il peso di ciascun figlio in un valore di 0,8, l’attuale sistema si ferma a 0,35. Si tratta di valutazioni metodologiche e statistiche differenti sulle quali il dibattito è ancora aperto, ma il calcolo attuale, di fatto, genera diseguaglianze tra le famiglie. In particolare penalizzando quelle più numerose, in palese contrasto con l’articolo 31 della Costituzione.
Cosa chiedete al governo?
Chiediamo al governo di poter continuare a sederci al tavolo della trattativa e di svolgere una rigoroso monitoraggio delle agevolazioni in essere, di chi ne gode e chi no, ricorrendo, va da sé, all’aiuto di chi, come noi, ha un contributo di esperienza diretta da offrire. Anche se, a dirla tutta, il vero problema a monte dell’Isee in Italia è un altro.
Quale sarebbe?
Quello dell’evasione fiscale. Occorre, infatti, trovare un modo per calcolare quello ciò che oggi ancora è incalcolabile. E ci sarebbe un’altra cosa…
Prego.
Chiediamo al governo Letta di ripristinare il titolare della delega alla famiglia. In passato, noi sapevamo a chi rivolgerci: una volta era Giovanardi, un’altra la Bindi e da ultimo Riccardi. Ora non sappiamo più con chi parlare.
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