
La chicca del nuovo “Falce e carrello”: «Togliatti era contrario alle Coop»
Domani 26 novembre esce una nuova edizione di Falce e carrello, il fortunato (per le vendite) e sfortunato (per le cause giudiziarie) libro del patron di Esselunga, Bernardo Caprotti (qui l’intervista a Tempi). Quando fu pubblicato nel 2007 il volume suscitò grandissime proteste e contestazioni da parte delle Coop, di cui Caprotti raccontava le angherie.
In questa nuova edizione, anticipata oggi dal Giornale, Caprotti firma una premessa in cui ripercorre i sette anni passati dopo la prima pubblicazione. Narra come il libro fu accolto e i processi che ha dovuto subire – in ben 11 cause Caprotti l’ha spuntata in primo grado, in altre tre in appello -. Ma non è ancora finita, scrive Caprotti, perché «or ora sono arrivati tre ricorsi in Cassazione. 280 pagine di legalese. Loro hanno molti soldi – dei soci – e molto tempo».
Resta il fatto che in aprile l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha condannato la Coop Estense (Modena) al pagamento di un’ammenda di 4 milioni e 600.000 euro per aver «sistematicamente ostacolato i tentativi effettuati dalla concorrenza Esselunga di avviare punti vendita in provincia di Modena».
LA CHICCA. Nella premessa, Caprotti rivela anche una chicca, di cui è venuto a conoscenza in questi anni. «Togliatti, al suo ritorno dalla Russia nel 1944, era contrario alle Coop. Pur essendo un modello di impresa particolare, era pur sempre un’impresa, dunque contraria ai purissimi suoi principi comunisti. Ecco, dal suo intervento al secondo Consiglio nazionale del Partito comunista italiano del 7 aprile 1945: ” …Non è pensabile che un gruppo di avanguardia si organizzi isolatamente dalle masse per garantirsi condizioni di privilegio nella soluzione di determinati bisogni economici. Non possiamo dunque essere un partito di leghe e cooperative per la natura stessa del nostro partito”».
Solo che poi, «essendo Palmiro uomo molto intelligente» capì «quale straordinario strumento di affiliazione e propaganda avrebbero potuto essere le Coop. E non appena al Congresso della Lega delle Cooperative, tenutosi a Reggio Emilia tra il 15 ed il 17 giugno 1947, i comunisti si assicurarono la maggioranza col 58 per cento dei voti, emarginando repubblicani, socialdemocratici e anche i socialisti, Togliatti in persona designò Giulio Cerreti alla presidenza. Era un comunista superdoc, cofondatore del partito nel 1921 a Livorno, un dirigente di partito con un passato prestigioso. (…) Di cooperative non sapeva nulla, ma era un politico di professione, che aveva dato prova di fede e di una dedizione assoluta alla causa comunista. Cerreti, nel giro di sei-sette mesi, riuscì a insediare ai vertici delle Cooperative di tutto il Paese, a livello locale e regionale, decine di importanti dirigenti di partito. Ci fu una vera e propria immissione di quadri. Capitani coraggiosi».
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8 commenti
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Mi duole dirl, ma secondo me la qualità di esselunga è molto scesa, soprattutto nell’ortofrutta, gli ex dipendenti con cui mi è spesso capitato di parlare raccontano di matrattamenti e angherie – certo subite non da Caprotti ma dai kapò che spadroneggiano all’interno dei negozi – , di disturbi di salute da stress, ecc. e persino di contratti illegali (proporre / impore un contratto di formazione lavoro nel commercio ad una persona che lo abbia già superato è illegale, e infatti la persona ha rifiutato). Alla Coop la merce è di migliore qualità (leggere la lista degli inredienti per credere) e i prezzi sensibilmente più bassi e questo per una famiglia può fare la differenza.
prezzi più bassi alla coop???? machestai addì?
E’ così…
@@@ Jadexxx Prezzi più bassi? Chissà in che mondo vive. Non faccia ridere.
perché farsi la guerra? che tutte le pmi diventino cooperative e tutto il paese sarà più forte. a me non interessano guerre ideologiche sul capitalismo, ma la collaborazione.
Grande imprenditore.
Grande dott. Caprotti!!
Non vedo l’ora di comprare il suo nuovo libro. Il precedente “Falce e carrello” è stato molto istruttivo.
Grazie
Complimenti dott. Caprotti!
Lei è un italiano vero, di quelli che ormai sono sempre più rari. Ha avuto i suoi problemi e le sue difficoltà, come tutti, ma anzi che mandare tutto a … “puttane” ha tenuto la schiena diritta e non ha abbandonato la nave! Anzi con ancora più piglio ed energia l’ha condotta con onore e dignità ad essere una delle aziende più profittevoli d’Europa.
Senza rubare, senza sottopagare i dipendenti, pagando le tasse, senza cercare nelle “amicizie” politiche una facile sponda, facendo della meritocrazia e non del nepotismo la propria bandiera…
Ne avessimo di imprenditori così ……
Grazie per l’esempio e la speranza che lei rappresenta.