
Nove anni fa morì Terri Schiavo. «Il calvario di mia sorella non fu invano, ha salvato migliaia di persone»
Sono passati nove anni. Il 31 marzo del 2005 moriva a Pinellas Park, in Florida, Terri Schiavo. A decidere fu la sentenza del giudice George Greer, dopo una lunga battaglia legale tra l’ex marito (che ne voleva la morte) e la famiglia (che voleva salvarla). Sebbene le diagnosi di diversi e affermati neurologi avessero dimostravano che Terri non era in stato vegetativo permanente e che avrebbe potuto compiere ulteriori progressi, la donna, dopo due settimane senza alimentazione e idratazione, morì stremata.
INGIUSTO MA NON INUTILE. «Non è morta invano», ha detto la sorella di Terri, Suzzanne Schindler, al portale americano Lifenews.com. «Per anni il “culto della morte” è rimasto nascosto, nell’ombra. Ora, grazie alla copertura mediatica e alla protesta pubblica intorno al tragico calvario di Terri, il male della morte imposta agli innocenti e ai vulnerabili è venuto a galla».
Padre Frank Pavone, il sacerdote che sostenne la donna prima e durante l’agonia finale, nel 2012 disse che non avrebbe mai potuto dimenticare gli ultimi momenti condivisi con lei: «Trascorsi l’ultima notte al suo fianco, pregando con lei, leggendole la Scrittura e parlandole dell’amore di tanti di voi». Terri non aveva ricevuto «nemmeno una goccia d’acqua in quasi due settimane. Come allungai la mano per toccare la sua, avrei potuto anche raggiungere e toccare il vaso di fiori che le stava accanto, un vaso era pieno d’acqua». Pavone spiegò l’omicidio come l’esito della «“cultura della morte”, in cui la legge è contro l’umanità».
LA FONDAZIONE DIFENDE I MALATI. Nella lettera, Suzanne Shindler aggiunge che a far morire Terri furono «coloro che preferiscono uccidere gli innocenti piuttosto che difendere la vita e che hanno messo Dio in secondo piano rispetto ai poteri di un sistema giuridico e di governo corrotto, o che hanno completamente lasciato da parte». Ma la vittoria di Terri, oltre all’avere smascherato la «presenza di questa “cultura della morte”», sta nelle migliaia di persone aiutate a ricevere le cure e i trattamenti necessari dalla famiglia Schindler, tramite la fondazione Terri Schiavo Life & Hope Network per proteggere i diritti delle persone con disabilità cognitive.
Come disse a tempi.it il fratello Bobby in questa intervista: «Non voglio che nessuno più debba morire come è morta lei».
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@Emanuele Sarti: come il tuo quindi… La domanda è: perchè lei sì e tu no?