
«Non si beve durante il Ramadan». Istanbul, fan dei Radiohead assaliti e minacciati di morte

Bevevano birra mentre ascoltavano il nuovo album dei Radiohead. Molti negozi di dischi in tutto il mondo hanno partecipato sabato sera all’iniziativa organizzata in contemporanea mondiale per il lancio del nuovo attesissimo lavoro della band inglese. Un successo, ma non a Istanbul.
«VI BRUCIAMO VIVI». Nella città turca, infatti, un gruppo di islamisti ha assaltato il negozio Velvet IndieGround, situato nel quartiere Firuzaga. Gli uomini hanno accusato i clienti di dissacrare il Ramadan, bevendo e ascoltando musica. Hanno intimato loro di andarsene, picchiandoli e minacciandoli: «Non vi vergognate a fare queste cose durante il Ramadan? Vi uccidiamo, vi bruciamo vivi».
NEGOZIO CHIUSO. Un partecipante all’evento ha dichiarato alla Cnn: «All’improvviso alcuni uomini ci hanno attaccato con bottiglie di vetro. Volevano colpirci in testa». Un uomo è finito all’ospedale, coperto di sangue. Dopo l’episodio il proprietario dei locali, che l’aveva affittato al gestore del negozio, Seogu Lee, lo ha sfrattato. Su internet sono state pubblicate le foto di Lee che chiude per sempre il negozio in lacrime.
TURCHIA POCO LAICA. L’attacco mostra come la Turchia stia diventando un paese sempre più islamico e meno laico. Ogni anno centinaia di islamisti chiedono di riconvertire Santa Sofia in moschea. Il presidente Recep Tayyip Erdogan non perde occasione per sottolineare l’identità islamica del paese e fa leva sui diffusi sentimenti nazionalisti religiosi per guadagnare consenso. In Parlamento, pochi giorni fa, è stata invocata a gran voce una modifica costituzionale per rendere la Turchia un paese islamico e non più laico.
SIRIANI UCCISI AL CONFINE. Sempre nel fine settimana è avvenuta una tragedia al confine tra Turchia e Siria. Otto profughi siriani hanno cercato di entrare nel paese e sono stati uccisi dalle guardie di frontiera. Secondo l’Ossevatorio siriano per i diritti umani, i profughi erano in fuga dalla città di Manbij, in mano all’Isis e sotto attacco da parte dei ribelli sostenuti dagli americani. Nel momento in cui hanno tentato l’attraversamento del confine, le guardie hanno sparato.
Foto Ansa/Ap
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3 commenti
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Leggo con molta apprensione queste notizie.
Il prossimo marzo, 2017, devo andare alcuni giorni nel centro-sud della Turchia.
In una località della Cappadocia.
Non sono in vacanza, chiaramente, in giorni di lavoro.
Lì dove devo andare ufficialmente ci sarebbero anche dei Russi, che hanno confermato la loro partecipazione.
Io penso che la località sarà militarizzata, con cecchini sui tetti e poliziotti armati sia in divisa che in borghese.
Speriamo bene.
Farei a meno, se non avessi preso l’impegno.
Una persona con cui ho collaborato in passato è dovuto andare un paio di volte nel Rojava vicino al confine iraniano, e non gli è successo niente anche se è stato in mezzo al deserto giorni.
Io vado in un centro abitato (ancora non so come si chiama), ed è prevista una uscita all’aperto in una posto isolato dove sono tutti sassi, chiaramente con guida e, penso…spero, controllo di personale armato.
Perché NON MI FIDO delle chiacchiere vanagloriose di disfattisti, antioccidentali ed integralisti del buonismo filo-jihadista.
Mi sento molto più sicuro quando c’è gente armata fino ai denti e dal grilletto facile che ci segue a vista col binocolo lasciandoci lavorare in sicurezza.
Non capisco tutta questa aura di politically correct nel chiamarli “islamisti”. Islamici era troppo offensivo per il mainstream?
Anche in Turchia vige sempre di più l’islam “moderato”……