Non fate a testate (nucleari)

Di Rodolfo Casadei
30 Maggio 2002
Che si tratti di “bombe”, di doping o atomiche, il passato (leggi Ddr, euromissili e crisi di Cuba) tramanda lezioni per chi oggi ama fare l’anima bella in sport&politica

Anche in materia di bombe, metaforiche o reali, così come per tutte le cose della vita, non c’è storia e non c’è senso senza memoria. Cominciamo perciò col ricordare, a Michele Serra che su Repubblica ha tirato in ballo le «lobbies farmaceutiche!» e «i quattrini che girano tra corona e pignone!» per dare un tocco di materialismo storico alla sua rampogna contro il Giro afflitto dal doping, e a Fausto Bertinotti che ha lamentato le derive della “chimicalizzazione”, che il doping ha conosciuto giorni fasti anche nelle contrade dove la pratica sportiva non aveva nulla a che fare col mercato e col profitto. Anzi: l’unico paese del mondo che ha praticato il doping di Stato (l’unico accertato) è stata quella Germania Democratica (Ddr) che fra il 1968 e il 1988 ha fatto incetta di medaglia olimpiche: 153 d’oro, 129 di argento e 127 di bronzo con una popolazione di appena 16 milioni di abitanti (pari a 1 medaglia olimpica ogni 39 mila abitanti), pur saltando i Giochi di Los Angeles. Si è poi scoperto che questi risultati non erano dovuti soltanto ad un modello organizzativo di stampo prussiano, con 21 scuole sportive che forgiavano i campioni imponendo massacranti allenamenti due volte al giorno anche ai bambini di 10 anni e applicando metodi scientifici. Una grossa spinta ai successi degli “Ossie” lo dava il doping di Stato, come hanno accertato alcuni processi contro dirigenti e allenatori nella Germania riunificata intentati dagli ex atleti. A Lipsia, presso la leggendaria Deutsche Hochschule für Korperkultur, i 18 addetti del Dipartimento di endocrinologia lavoravano a tempo pieno alla messa a punto di steroidi di pronto impiego. Presso le 21 scuole sportive del paese, poi, gli allenatori provvedevano a farli assumere, sotto forma di pillole o di spray, anche ai minorenni e sempre senza dare alcuna informazione. Nonostante molte ex atlete abbiano denunciato gravi problemi fisici personali e nei loro figli, le sentenze sono state miti: Manfred Ewald, ex responsabile dello sport della Ddr, è stato condannato a 22 mesi di carcere con sospensione della pena.

Erano 24.000 testate sopra i mari

Una rinfrescatina alla memoria dovrebbero darla anche tutti quelli che criticano il trattato per la riduzione delle testate nucleari strategiche sottoscritto da Bush e Putin a Mosca sabato scorso. Sarà anche vero che i due leader si sono accordati “solo” per disarmare e stoccare gran parte dei missili atomici che si puntano dai tempi della Guerra fredda, e non per distruggerli, ma non sembra poi così male un trattato che prevede una riduzione da 6.196 testate americane e 4.951 russe a 1.700-2.200 nel giro di dieci anni. Soprattutto quando ci si ricorda che nel 1989 Usa e Urss si puntavano contro 12.780 e 11.529 testate nucleari rispettivamente. Non è affatto detto, poi, che l’eventuale distruzione delle testate risulti più sicura dello stoccaggio degli armamenti nelle 300 basi russe già esistenti: in Russia il disassemblaggio degli armamenti avviati a distruzione è di responsabilità di un’agenzia civile che dà in realtà meno garanzie di “perdite” di materiale che non le forze armate. Gli Usa stanno finanziando – e continueranno a farlo per tutti i 10 anni del nuovo trattato – i centri di stoccaggio russi per un valore di 1 miliardo di dollari all’anno. è praticamente certo che, stante il ruolo avuto dal Governo italiano nella vicenda, imprese del nostro paese parteciperanno ai lavori. Se ne parlerà anche al vertice di giugno del G8 in Canada.

Una telefonata allunga la vita

Un corso accelerato di storia delle crisi nucleari del passato dovrebbero farselo anche tutti quei direttori di quotidiano e di Tg che continuano a sottovalutare la minaccia del conflitto fra India e Pakistan a proposito del Kashmir. Forse ragionano in base alla considerazione che quarant’anni di braccio di ferro atomico fra Usa e Urss, più terzo incomodo cinese a partire dal 1964, non hanno portato alla guerra nucleare. Sì, è vero, però nel 1962 la crisi dei missili a Cuba condusse il mondo sull’orlo del conflitto atomico. Dopo di essa, Kennedy e Kruscev decisero di installare una linea telefonica diretta fra Washington e Mosca per trattare future crisi e avviarono le prime trattative per stabilire standard di sicurezza. Nulla del genere esiste, a tutt’oggi, fra India e Pakistan.

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