«Non essendoci più l’educazione, non ci rimane che quella sessuale». Grande Susanna Tamaro

Di Redazione
12 Marzo 2015
Bell'articolo della scrittrice sul Corriere della Sera a proposito del "Gioco del rispetto" proposto in un asilo di Trieste

SALONE LIBRO: TAMARO, GRATA A LIBRI CHE COMMUOVONO«Non essendoci più l’educazione, non ci rimane che quella sessuale». Bell’articolo oggi sulla prima pagina del Corriere della Sera di Susanna Tamaro. La scrittrice prende spunto dai fatti avvenuti in un asilo di Trieste per proporre una sua riflessione sull’educazione dei più piccoli. Il caso riguarda un laboratorio didattico «volto all’abbattimento di quegli stereotipi sociali che imprigionano maschi e femmine in ruoli che nulla hanno a che vedere con la loro natura». Si chiama “Gioco del Rispetto” e prevede, tra le altre cose, delle attività in cui, per abbattere gli stereotipi di genere, si fanno vestire le femminucce da maschietti e viceversa. Ma, nota la scrittrice, è un ben strano modo di educare. Se pensa alla sua esperienza e al fatto che da piccola amasse ricoprire, durante i giochi, ruoli maschili non può fare a meno di notare: «Se fossi cresciuta in questi anni, sicuramente sarei stata classificata come una bambina sofferente di disforia di genere, e sarei stata avviata a un percorso terapeutico adeguato, dato il mio aspetto androgino e la mia predilezione per i mestieri allora proibiti alle donne. Sarei stata più felice?».

EDUCAZIONE SESSUALE. C’è un passaggio dell’articolo di Tamaro che vale la pena di sottolineare perché, a nostro modo di vedere, colpisce nel segno. E cioè quando scrive: «Con l’entrata nella nostra società del mito dell’educazione sessuale come panacea di tutti i mali, i riflettori sono costantemente puntati su qualcosa che, a mio avviso, dovrebbe restare felicemente nella penombra. Viene il sospetto che tutto questo febbrile desiderio di spingere i nostri ragazzi a conoscere la nomenclatura delle parti intime, il loro uso, declinato in infinite e variegate possibilità, sia in realtà collegato all’inarrestabile declino di quella che una volta veniva chiamata educazione.
Non essendoci più l’educazione, non ci rimane che quella sessuale.
Ma in che cosa consiste l’educazione sessuale, e soprattutto che cos’ha davvero prodotto in tutti questi anni di diffusione scolastica? Dovrebbe essere servita a far conoscere il corpo e le sue esigenze affettive, oltre naturalmente ad evitare malattie e gravidanze indesiderate. È stato davvero così? Se ci guardiamo intorno, non possiamo non notare che il degrado relazionale è purtroppo molto diffuso tra gli adolescenti. Tolta l’educazione della persona nella sua totalità, emerge ciò che sta appena sotto, vale a dire i modelli etologici delle grandi scimmie: il maschio dominante, le femmine ai suoi piedi, e gli esemplari non dominanti sottomessi alle prepotenze del branco.
Esperienze come quelle di Trieste nascono per tentare di arginare questo fenomeno. Serviranno, mi chiedo? Ne usciranno davvero bambini capaci di rispettare l’altro? O sarà soltanto l’ennesima spolverata di politically correct su un problema ben più allarmante? La nostra società sta vivendo una gravissima emergenza educativa, un’emergenza che si sottostima o che si cerca di tenere a bada inventando sempre nuovi spauracchi e sempre nuovi bersagli «oscurantistici» da abbattere.
I bambini, in realtà, sono bombardati di informazioni e di messaggi politicamente corretti, ma questi messaggi non sembrano avere alcun potere educante, se non quello di confondere loro le idee, rendendoli ancora più insicuri e fragili. Si fanno vestire i bambini da principesse, ma quando si tratta di bloccare la vendita di un videogioco che istiga alla violenza sulle donne tutti improvvisamente diventano afasici.
E se fosse giunto il momento di lasciare perdere le forzature ideologiche, da una parte e dall’altra, e di cominciare a parlare seriamente, tra di noi e ai nostri figli, di tutto ciò che sesso non è?».

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93 commenti

  1. Emanuele

    caro Aldo,

    il cliché è sempre lo stesso: si presenta un’offerta formativa (obbligatoria per legge) con termini vaghi e in linea di principio condivisibile da tutti, come lotta al bullismo, sensibilizzazione ai problemi femminili, etc.; poi si infilano tematiche legate al gender o al l’omosessualità; infine la verità viene a galla e si scoprono programmi ben organizzati (es. caso UNAR), ma non riportati nel poi né concordati con i genitori.

    …quindi, almeno abbiate la decenza di dire le cose come stanno fin dall’inizio e di non fare i finti tonti quando la verità arriva sui media. Ma cosa credete, che i bambini poi non raccontano nulla?

    P.S.

    comunque non nominare il nome di Elio invano… 🙂

  2. una triestina

    A scopo esemplificativo riporto uno studio di cui sotto si cita la fonte, della Prof. Paola Villa sulle cause del Gender Pay Gap.
    -La discriminazione diretta
    Alcune donne sono pagate meno degli uomini pur svolgendo lo stesso lavoro. (Questo fattore spiega solo una piccola parte del differenziale salariale, data l’efficacia della legislazione Europea e nazionale.)
    -La sottovalutazione del lavoro delle donne
    Più spesso le donne guadagnano meno degli uomini facendo lavori di pari valore. Una delle cause principali sta nel fatto che le competenze lavorative delle donne sono valutate meno rispetto a quelle degli uomini. I lavori che richiedono lo stesso tipo di abilità, qualifiche o esperienza tendono ad essere pagate poco quando questi lavori sono dominati dalle donne invece che dagli uomini. Per esempio, il lavoro di cassiera in un supermercato (prevalentemente femminile) è in generale retribuito meno del lavoro svolto (prevalentemente maschile) dall’addetto incaricato di rifornire gli scaffali o responsabile di altri compiti simili (di tipo fisico). Inoltre, la valutazione della performance lavorativa, e quindi il livello retributivo e la progressione di carriera, può giocare a favore degli uomini. Per esempio, laddove donne e uomini hanno un livello di qualifica di pari livello, si tende a dare maggiore valore a chi si assume responsabilità economiche (es. valore dell’impianto) rispetto a chi si assume la responsabilità delle persone.
    -La segregazione nel mercato del lavoro
    Il gender pay gap è anche rafforzato dalla segregazione nel mercato del lavoro. Donne e uomini ancora oggi tendono a fare lavori diversi. Da un lato, spesso donne e uomini sono concentrati in settori diversi. Dall’altro lato, all’interno dello stesso settore o della stessa impresa, le donne sono concentrate nelle posizioni lavorative meno valutate e meno retribuite. Le donne spesso lavorano in settori dove il loro lavoro è valutato meno e retribuito meno rispetto ai settori dominati dagli uomini. Oltre il 40% delle donne lavora nella sanità, nell’istruzione e nella pubblica amministrazione. Ciò corrisponde ad oltre due volte la quota degli uomini occupati negli stessi settori. Se consideriamo solo il settore della sanità e servizi sociali, osserviamo che l’80% degli occupati sono donne. Inoltre, le donne sono spesso occupate come impiegate, commesse, o in lavori che richiedono un basso livello di qualifica o nessuna qualifica (operaio generico); queste posizioni lavorative contano per quasi la metà della forza lavoro femminile. Molte donne sono occupate in lavori poco remunerativi, per esempio nelle pulizie e nel lavoro di cura. Le donne sono sotto-rappresentate nelle posizioni manageriali e in quelle senior. Per esempio, nell’UE le donne sono solo il 32% dei manager, il 10% dei membri dei consigli di amministrazione delle società per azioni, e il 29% degli scienziati e degli ingegneri.
    -Tradizioni e stereotipi
    La segregazione è spesso il risultato di tradizioni e stereotipi. Sebbene in alcuni casi ciò può riflettere le scelte personali, le tradizioni e gli stereotipi possono influenzare, per esempio, le scelte scolastiche e, di conseguenza, anche i profili di carriera lavorativa intrapresi dalle giovani ed in generale dalle donne. Mentre il 55% degli studenti iscritti all’università sono donne, costituiscono solo una piccola minoranza in alcuni campi come matematica, informatica e ingegneria. Ogni 1.000 giovani donne (di 20-29 anni) solo 8,4 sono laureate in matematica, scienze e tecnologia, rispetto a 17,6 giovani uomini. Di conseguenza, vi sono solo poche donne occupate in lavori di tipo scientifico e tecnologico. In molti casi ciò si traduce nel fatto che le donne sono concentrate nei settori dell’economia che tendono ad essere meno valutati e quindi meno retribuiti. Infine, date le tradizioni e gli stereotipi, ci si aspetta che le donne riducano il loro orario di lavoro o escano dal mercato del lavoro per accudire i figli piccoli o familiari anziani.
    -L’equilibrio tra lavoro e vita personale
    Le donne incontrano maggiori difficoltà rispetto agli uomini quando devono affrontare la questione dell’equilibrio tra lavoro e vita personale (work-life balance). Il lavoro familiare e le responsabilità di cura non sono ancora equamente condivise. Il compito di accudire i membri fragili della famiglia è tuttora sulle spalle delle donne. Questo fatto, accanto all’insufficienza dei servizi per la cura dei bambini e quella degli anziani, implica che le donne sono spesso costrette ad abbandonare il mercato del lavoro: il tasso di occupazione delle donne con figli è pari solo al 62,4% rispetto al 91,4% registrato per gli uomini con figli.
    Sebbene il lavoro part-time può essere il risultato di una scelta personale, sono molte le donne che ricorrono al part-time per conciliare il lavoro con le responsabilità familiari. E vi è evidenza di un differenziale tra la retribuzione oraria dei lavoratori a tempo parziale e a tempo pieno. Nell’UE circa un terzo delle donne è a tempo parziale, ma solo l’8% degli uomini. Oltre tre quarti degli occupati part-time sono donne. Da tutto ciò segue che le donne hanno, in misura maggiore rispetto agli uomini, interruzioni nella vita lavorativa o lavorano meno ore. Ciò può avere delle ripercussioni negative sugli avanzamenti di carriere e sulle possibili promozioni. Implica anche avere una vita lavorativa meno remunerativa. Fonte: European Commission,http://ec.europa.eu/social/main.jsp? catId=682&langId=en .

    1. To_Ni

      Scusami Triestina

      Per molte cose vedo che non hai dato peso a quello che altri hanno scritto (io mi tiro fuori) .
      Per il resto penso che invece di fare dei corsi inquadrati a pieno titolo nell’ideologia gender (alla quale mi pare non dai peso cosa sia e che della quale trascuri che l’eventuale elemento positivo che intravedi è uno specchietto per le allodole) i giochi da proporre all’asilo, dato che hai a cuore la disparità economica, dovrebbero essere inquadrati in un ottica sindacale. Elaborati da “esperti” sindacalisti. Giochi sul tipo: “Il rispetto del contratto di lavoro” ; “Il rispetto della contrattazione decentrata” ; il gioco “oggi sciopero io” ecc.

      Non ti piace come soluzione?

      Non dico che alcuni , non tutti, delle cose che dici non sono vere, ma non si raggiungono per quella via fatta di travestimenti e descrizioni di genitali (ho letto i file dei “giochi” , le linee guida, la “favola” e le declinazione dei nomi … quindi tutto, compreso i presupposti scientifici su cui si fondano) messa a punto da “esperti” che pensano che la loro entrata in scena (in pochi anni) sia titolo sufficiente per dare pedate a millenni di storia.

      1. Giannino Stoppani

        Resta sempre da capire poi, cosa cavolo c’entri in tutto questo la reciproca “esplorazione” dei corpi dei bambini dell’asilo.
        Come quelli che nel secolo scorso con la scusa di realizzare la “giustizia sociale” bruciavano le chiese perché “la religione è l’oppio dei popoli”.
        Nel frattempo ““on ne passe pas!”

        1. Emanuele

          …me lo chiedevo anche io, ma non ho avuto risposta…

        2. To_Ni

          Forse esagero, ma credo che tutto è indirizzato a creare le premesse per una “pedofilia legittima”. Mi pare che tutto confluisce in un punto: si cerca di fare fuori le famiglie dall’educazione, vogliono impartire l’educazione sessuale a 4 anni (ma se lo ricordano come erano a 4-5-6 anni?), il gender e il queer consente praticamente tutto, revisione del manuale psichiatrico DNS sulla pedofilia. Cosa se ne può dedurre?

    2. Emanuele

      Buona parte di quello che hai riportato non ha numeri ma solo supposizioni (tipo che la cassiera sia pagata meno dell’addetto agli scaffali, tenendo conto che lo stipendio dipende anche dall’anzianità)

      Su certi lavori il gap non si pone… un isegnante di fisica prende quanto una di storia, un professore ordinario di chimica quanto una di lettere.

      Il discorso manager e del tutto ideologico, dato che i manager comunque rappresentano una fetta minimale della forza lavoro.

      Il nocciolo, come avevo anticipato io è l’equilibrio tra vita lavorativa e personale. Ovviamente, tutto non è risolvibile solo con servizi sociali o asili poiché, come ti dicevo, allattamento e gravidanza non sono sostituibili e ciò tiene fuori dal mondo del lavoro le donne per almeno 6-9 mesi a gravidanza.

      Da questo deriva l’assegnazione di mansioni meno critiche e specialistiche o di incarichi manageriali. Un’azienda non può privarsi di un manager per vari mesi né si può rimpiazzare un ruolo cruciale (magari coperto da riservatezza, come i settori Research & Design) con il primo/a che capita. Serve quindi un cambio di mentalità globale che accetti le donne-madri come elementi fondamentali della società e non inutili disturbi da gestire con qualche contentino.

      Quello che si dovrebbe fare è valorizzare il ruolo materno della donna prevedendo:
      1) corsi di formazione per facilitare il rientro nel mondo del lavoro per le donne che desiderano assentarsi per qualche anno fino a che i figli non sono cresciuti.
      2) redditi minimi anche per casalinghe e care-givers (uomini o donne che siano) se le entrate familiari sono sotto un certo tetto.
      3) Valorizzazione sociale del ruolo materno a partire dalle scuole. Valorizzazione dell’allattamento al seno e della gravidanza. La donna non deve sentirsi “da meno” solo perché invece di essere manager preferisce crescere i figli (…che saranno magari i manager di domani!)
      4) controlli e sanzioni per le ditte che fanno le furbe: lettere di licenziamento in bianco, abuso di contratti precari, discriminazione sessuale e per età in assunzione, discriminazione di retribuzione.
      5) facilitazione all’accesso di corsi universitari e percorsi scolastici poco attraenti per le donne.
      6) graduatorie speciali per donne con figli per l’accesso ai posti pubblici

      Ovviamente, di tutto ciò nel gioco del rispetto non c’è traccia… Anzi, quando si cerca di omologare si finisce con far diventare le donne simili agli uomini, come purtroppo ci ha lasciato il femminismo. L’omologazione di solito sfavorisce il soggetto debole (donne, anziani, bambini, disabili, etc.) che devono rincorrere uno standard dettato dai forti…

      Questa è la società che ti auguri? Donne “sterilizzate” per fare carriera che poi vanno a comprare i figli a 50 anni? …

      1. giovanna

        Mi affaccio dopo un giorno, aspettando dati su dati di questa fantomatica discriminazione della donna e trovo un insipido elenco di supposizioni, senza mezzo straccio di prova !
        L’unica cosa condivisibile è che la donna lavori meno ore fuori di casa nella sua vita , ma questo gap sarà facilmente colmabile quando i figli li potranno portare in grembo gli uomini o qualche macchina !
        Cara Triestina, o chiunque tu sia ( diciamo che il tuo stile, supponente e vuoto di contenuti, ricorda molto da vicino quello di Gianni-Filomena ), hai fatto una figuraccia : magari la prossima volta prima di sparare a vanvera le solite quattro scemenze fritte e rifritte da carampane femministe , pura ideologia che non ha nessun riscontro nella vita reale , informati meglio.
        E magari, la prossima volta rispondi a più di una delle tante domande che ti fanno, non rispondere solo a quella per cui hai pronto il solito “copia e incolla ” buono per tutti gli argomenti, cara “mamma triestina di due gemelli triestina ” …. come no, anche tre o quattro figli…col binocolo….
        Pensa te se uno deve stare a perdere tempo dietro a tute ste frottole : è una autocritica !

  3. Emanuele

    cara Triestina, il fatto che le donne, a parità di mansioni, guadagnino più degli uomini è tutto da dimostrare. Nel pubblico è impossibile, dato che i contratti non prevedono simili differenze.

    È molto difficile anche nel privato, sarebbe palesemente discriminatorio. .. io lavoro per una multinazionale metalmeccanica e nel mio ufficio (ingegneria e ricerca e sviluppo) ci sono più donne che uomini e, a parità di anzianità, guadagnamo tutti la stessa cifra.

    quindi questo fatto del minor reddito sarebbe tutto da dimostrare. Tieni anche conto, che spesso le donne optano per tempo parziale, telelavoro, meno straordinari, etc. ed è ovvio che se fai la media ottieni stipendi più bassi.

    se invece intendi le difficoltà alle carriere dirigenziali mi trovi d’accordo, ma il principale problema a mio avviso è la maternità (potenziale o effettiva) più che l’essere donna in sé.

    In ogni caso dovresti spiegarmi il nesso tra stipendi e giochetti erotici, come toccarsi i genitali a vicenda. .. anche perché i bambini piccoli non hanno il senso del denaro.

  4. una triestina

    Vede signor Emanuele, nel suo ragionamento che a livello ideale puó essere condivisibile, non tiene conto di un aspetto non proprio marginale e ben più pratico: quello economico. In realtà a parità di lavoro mediamente le donne guadagnano meno degli uomini e per quanto poco valore giustamente si possa dare al denaro, è uno degli strumenti che contribuisce a rendere libera la persona. Io mi ritengo fortunata perchè ho un ottimo lavoro che mi ha consentito di poter gestire i figli senza rinunciare a nulla, ma non tutte le donne sono cosí fortunate e per questo bisogna insegnare alle nuove generazioni che le donne se vogliono fare figli devono poter guadagnare come gli uomini. Questo era il senso del colmare il gender gap. Tutto il resto sono strumentalizzazioni costruite ad arte. Conosco personalmente il mio sindaco e le posso assicurare che è l’ultima persona che farebbe del male ai nostri figli!

    1. Geppo

      Propongo di sottoscrivere una colletta per aiutare la signora triestina , perché alla fine della fiera e’ un problema economico (?!) … Gentile triestina non le daro’ un centesimo , ma le garantisco tutto il mio disprezzo che elargisco senz’altro anche Ad Aldo.

    2. To_Ni

      Sull’aspetto economico, giusto per essere pratici e non a livello ideale, intende dire che la disparità economica è garantita da normali contratti di lavoro? Vuol dire che la disparità è garantita a livello normativo? A me sembra inverosimile. Credo che esiste sfruttamento e che è illegale. ma esiste pure per gli uomini e per i bambini.

      Sul gender (senza gap) non c’è dubbio che ci possa essere buona fede, la stragrande maggioranza di persone ignora cos’è, ignora anche che questo termine un bel giorno senza alcuna definizione che ne stabilisse la portata ha invaso il linguaggio diplomatico (nel rapporto della conferenza di Pechino del 95 il termine appare magicamente 272 volte, contro i 35 di uomini e donne, e 24 di padri e madri) ci hanno pensato poi, in silenzio, ad arricchirlo (vedi Un Woman).

      Per cui credo che non basta guardare su una cosa la presenza di un elemento di verità (per esempio l’aspetto economico…al quale io non credo che esiste nei termini che lei sottende) conta il quadro più ampio in cui è inserito (l’intenzione).

    3. giovanna

      Cara Triestina, per l’ennesima volta chiedo quali sarebbero i lavori in cui le donne sono pagate meno degli uomini a parità di lavoro. A me risulta che insegnanti, medici, avvocati, commercianti , operai, spazzini,politici, industriali, impiegati , liberi professionisti in generale, statali in generale, lavoratori in proprio in generale, uomini e donne in generale siano pagati e guadagnino esattamente allo stesso modo !
      Forse la tua battaglia è per le poche decine di manager miliardari : da quel che si legge sui giornali può darsi che l’uomo prenda cinquantamila euro al mese e la donna quarantacinquemila euro al mese, ma non mi sembra una tragedia epocale !
      O ti riferisci agli attori ?? Sì, magari dicono che le star uomini sono pagati di più delle star donna, ma siamo ridotti a contestare queste sciocchezze, tra l’altro in un mondo dove conta solo il fatturato che le star portano ??
      Certo che sempre di più mi rendo conto, leggendo i commenti, che ci sono donne che odiano il loro essere donne, per me è un mondo sconosciuto: nella Chiesa, nella mia famiglia, nelle mie amicizie non ho mai, dico mai, avvertito questa inferiorità che vivono molte donne.
      Mah !

  5. una Triestina

    Per chi è interessato a conoscere come stanno le cose, vi invito a leggere sulla pagina Facebook del sindaco di Trieste la sua lettera!!

    1. To_Ni

      Ho letto che in una assemblea i genitori hanno bocciato 9 degli 11 giochi. Sa la motivazione?

      1. Aldo

        Ma come non veniva tutto fatti di nascosto a insaputa del genitori?

        P.S. A me una volta mio cuggino mi ha raccontato di essere morto, per non parlare di quella volta che ha visto un incidente in cui un motociclista si è alzato, si è tolto il casco e la testa gli si è aperta in due.

        1. To_Ni

          Stai facendo l’imbecille, in tutti i tuoi post , senza avere la minima capacità di dire nulla. Hai uno spirito da tre soldi, e non vedi oltre la punta del tuo naso. Non credo che sei in grado di valutare la situazione. 🙂

          Vallo a fare tu il gioco del “rispetto” …anzi vatti a scrivere ad Egalia, in Svezia, che lì sono avanti ed il gonnellino te lo mettono pure e non per farti fare il casalingo.

          1. To_Ni

            Aggiungo, per evitare di farti fare l’imbecille con domande idiote, che la storia partita giorni addietro pare che dall’altro ieri, a seguito le polemiche, c’è stato il dietrofront (sito il Giornale). Ci saranno quindi sperimentati solo due esercizi su undici, ma ci vorrà il consenso dei genitori (quindi prima non l’avevano dato il consenso, o forse non sapevano i termini della situazione).
            Vorrei sapere quali erano i nove giochetti che sono stati bocciati e/o ritirati. Dato che la Triestina non risponde , tu , invece di fare il bullo spiritoso, me li dici quali erano i giochetti che ti accalorano e ti piacciano tanto? 🙂

    2. Emanuele

      Cara Triestina,

      do per buono quello che ci hai spiegato sul gioco del rispetto… capisci però che dopo la storia dei libretti UNAR infilati di nascosto ai genitori nelle aule degli asili, la faccenda dei racconti pornografici (omosessuali) letti ai ragazzi delle medie, etc. si parta un po’ prevenuti…

      Ma il problema fondamentale, a mio avviso, è proprio quello di confodere il rispetto dell’altro con l’omologazione. La prima cosa che si deve imparare è rispettare l’altro in quanto diverso da sé, non in quanto alter ego di sé stessi. Così le donne vanno rispettate in quanto donne, gli uomini come uomini, gli stranieri come tali, e via dicendo.

      La prima forma di rispetto che si dovrebbe instillare nei bambini (maschi e femmine) è il rispetto per la donna. Infatti, la donna è chiamata (dall’evoluzione) a svolgere due ruoli fondamentali e non intercambiabili con l’uomo: la maternità e l’allattamento, per coloro che le vogliono. Il padre può e deve sostenere la donna, ma non potrà mai né partorire né allattare (non entro nel merito dell’allattamento al seno che ormai si è capito essere fondamentale per lo sviluppo psicofisico del bambino).

      Purtroppo la realtà è ben diversa: lettere di licenziamento in bianco fatte firmare alle donne neo-assunte per “tutelarsi” dalle gravidanze, problemi in caso di parti ripetuti, difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro, proposte oscene come quella di Google di congelare ovuli, etc. In realtà qualunque cosa ruoti attorno alla maternità diventa un problema, a partire dalle mestruazioni che spesso sono mal viste sia a lavoro che nella vita quotidiana (basti vedere il tenore di certe pubblicità: dolori, limitazioni, cattivi odori, impedimenti vari… quasi una malattia infettiva).

      E non parliamo delle donne che desiderano più figli e magari dedicare loro i primi anni… stigmatizzate dalla società come pazze o represse.

      Ora pensare di risolvere questi problemi dicendo che tutti possono fare tutto è pura utopia… prima di tutto si deve conoscere le rispettive differenze, da qui nasce il rispetto. Il problema non è il mestiere o la paga, ma il fatto che la società non accetta le donne per quello che sono… se le accettasse, se valutasse il valore inestimabile della maternità e dell’allattamento, il resto verrebbe in discesa. E si eviterebbe anche il fatto che i padri debbano farsi in quattro per sopperire alle famiglia (visto che la maggior parte dei giovani con figli hanno contratti precari, co.co.co, a termine, stage, etc.).

      Detto questo, permettimi anche un’osservazione generale. La paura del diverso non si combatte omolgando tutto e tutti, ma conoscendo le rispettive peculiarità: razismo, omofobia, sessismo, etc. nascono dalla paura del diverso. La scorciatoia (proposta anche dal gioco del rispetto) è dire siamo tutti uguali… in realtà siamo tutti diversi e le differenze restano per quanto si cerchi di appiattirle. Questa omologazione (sessuale, sociale, lavorativa, culturale, etc) crea solo ansie e frustazioni in chi non si vuole e non può omologarsi e, di contro, rabbia e tensioni sociali (si veda la pessima gestione degli immigrati). Le differenze sono arricchimento per la società, lo scandalo non sono lavori diversi per uomini e donne, ma che alcuni lavori siano considerati di serie A (calciatori, scienziati, soubrette, attori) ed altri di serie B (casalinga/o, addetto alle pulizie, operaio, autotrasportatore).

    3. Giannino Stoppani

      “Per chi è interessato a conoscere come stanno le cose, vi invito a leggere sulla pagina Facebook del sindaco di Trieste la sua lettera!!”
      Per chi è interessato a conoscere come stanno le cose il “contrordine compagni” del sindaco serve quanto il frigo agli eschimesi.
      On line c’è la scansione dei documenti originali, quindi…

      1. Emanuele

        …in effetti sono informato un po’ meglio e quello che ho trovato la dice lunga sull’onestà intellettuale di Triestina & Co.

        Il progetto si autodichiara “gender transformative” e prevede non solo travestimenti, ma anche toccamenti reciproci in parti intime (cosa che può essere abbastanza traumatica per bambini di 6 anni che iniziano a sviluppare il senso del pudore).

        Vi sono poi questionari mirati a capire se nell’asilo ci siano giochi “genderizzati” quali passeggini, trucchi, soldatini, etc. con lo scopo di bandirli.

        vi sono poi le famose schede, non solo con uomini e donne che fanno i medesimi mestieri (cosa buona e giusta), ma con travestiti baffuti intenti a vari lavori.

        Il progetto mirerebbe a prevenire la violenza sulle donne, ma cosa c’entri tutto ciò con il rispetto della donna e la violenza, dovrebbero spiegarcelo.

  6. Emanuele

    Il gioco del travestirsi è molto importante per i bimbi. .. Lo dimostra la passione dei bimbi per il Carnevale e per fiabe e cartoni dove i protagonisti si trasformano.

    Il problema è che spesso, come nel caso di Trieste, gli adulti vogliono mettere bocca… mia figlia, a carnevale si è voluta vestire da Zorro, nonostante le amichette le dicessero che un vestito da maschi. Ha però precisato che voleva essere carina (che tradotto dal suo dizionario vuol dire, tulle, raso e glitter. ..)

    se gli avessi imposto un costume da principessa avrei sbagliato. .. ma avrei altrettanto sbagliato se le avessi imposto un costume da Zorro da maschio. … era giusto che trionfasse la sua fantasia.
    il gioco dell’asilo non lascia liberi i bambini di sperimentare e conoscere ma impone ruoli decisi dagli adulti. .. niente di errato da un punto di vista pedagogico.

    1. Giannino Stoppani

      Certo, come no!
      Come si fa a non credere che ci siano genitori tanto illuminati da approvare il fatto che all’asilo si obbligano i loro figli a denudarsi e ad esplorarsi nelle parti intime allo scopo di insegnar loro il “rispetto”?
      E io che credevo che la gente fosse più rispettabile da vestita!
      A parte gli scherzi, io ho l’impressione che la miracolosa moltiplicazione dei fake, le cui bisunte testimonianze sono credibili come la famosa fatina dei denti, serva solo a far passare in cavalleria la turpitudine sopra accennata del signor Mario Mieli, ideologo di riferimento della stessa marmaglia lgbtxyz che mette tanto zelo in queste raccapriccianti iniziative volte a bypassare la famiglia (che “educastra!”) nell’educazione dei pargoli.
      Dicevano un tempo: “on ne passe pas!”.

      1. Emanuele

        …Scusa, forse mi hai franteso… in effetti manca un “più” nell’ultima frase, che doveva essere:

        “Niente di più errato da un punto di vista pedagocigo”

      2. Aldo

        ” all’asilo si obbligano i loro figli a denudarsi e ad esplorarsi nelle parti intime” certo che hai proprio una fantasia fervida e malata per farti certi film

        1. Giannino Stoppani

          On line si trovano facilmente i documenti originali in formato pdf, e poiché, anche se virtuale, la carta canta, il troll (bischero) ci si schianta.
          Ciao cicciobello, sarà per un’altra volta, eh?!

  7. Augusta

    immioddio ma in che mondo viviamo. Altro che gender, qui avete tutti le fette di pane sugli occhi. Giovanna, quando lei dice che i metodi della signora triestina verso l’educazione dei suoi figli (il giocare insieme con gli stessi giochi) sono terribili perché annullano l’identità sessuale, in una frase rappresenta il degrado del suo pensiero. La prego mi spieghi come un bambino che gioca con bambole e macchininee sia confuso sulla sua sessualità. La prego mi illumini sulla correlazione delle due cose. E la prego mi dica ancora come lei sia moderna quando il suo pensiero mi fa rabbrividire. Giovanna, il suo problema è che pensa che la sua realtà sia l’unica positiva perché ha raggiunto risultati positivi. Giovanna, la signora di Trieste non ha obbligato suo figlio a giocare con le bambole,o sua figlia a giocare con le macchinine: ha detto loro che possono giocare con quello che vogliono perché non c’è niente di male nel farlo! Giovanna, cosa dovrei dire io che sono cresciuta con 5 fratelli maschi e giocavo sempre con loro ai giochi che volevano loro? Che la mia sessualità è stata annullata quando ero piccola perché per il 90% del tempo giocavo a fare la lotta e ad arrampicarmi sugli alberi? Sono grata che i miei genitori mi abbiano fatto crescere con i miei fratelli, senza dirmi di fare cose da bambina. Perché crescendo mi sono innamorata del mio essere femmina così diverso dai miei fratelli eppure ho capito che, in fondo, non siamo poi così diversi; perché anche se siamo tutti istruttori di Karate, loro sono maschi e io sono femmina. La prego, ora mi dica che il Karate è uno sport per maschi! Oppure mi dica che il mio diploma di meccanico rende di me una “donna con lo spirito appiattito trasformata in un maschio per via dei giochi che facevo da piccola”. Lavoro nel negozio di autoriparazioni di mio padre, insegno Karate nella palestra comunale, con mio marito ho l’hobby delle danze caraibiche, con le mie amiche mi diverto a fare shopping. Giovanna, dimmi quanto sono confusa! To_Ni, forse sono l’unica donna metalmeccanica in Italia, forse no. Eppur quello che tu dici è sessista. la donna è solo la sua sensibilità? Io sono sensibile e sono anche forte. Cosa sono io? Ermafrodita? Ora lei mi dirà. Ci sono le eccezioni, non volevo generalizzare.. Ma per piacere. Sono le persone come lei che impediscono alle donne di fare quello che vogliono solo per il loro sesso. Cosa farà quando incontrerà jna donna muratore? Penserà che è lesbica, che ha avuto un’infanzia tragica, che non è donna quanto la signora della cartoleria? Forse lei non l’hai mai pensato, ma il suo pensiero giustifica questo maltrattamento.

    1. giovanna

      Brava Augusta, hai capito tutto !

      Magari, la prossima volta cerca di leggere e di capire quello che scrivono gli altri ,prima di partire in quarta sul nulla !

      Viva la libertà di gioco , abbasso l’imposizione degli adulti che vogliono riversare i loro problemi sui nostri figli !

      1. Aldo

        “Viva la libertà di gioco” allora perché si preoccupa quanto viene veramente lasciare questa libertà di gioco scevra da condizionamenti?

    2. To_Ni

      Prima di iniziare con questo “immioddio ma in che mondo viviamo” cerca di capire i termini della discussione. C’è una ideologia che si diffonde, che è partita dagli anni 50 , che ha a disposizione studiosi e propagandisti che magicamente si insinuano ad ogni livello dei processi educativi. Attraverso organizzazioni sovrannazionali con partnership le ONG è presente, e si impone, anche a dispetto di qualsiasi volontà e dialogo intergovernativo.
      Un sistema che ti dice che l’orientamento sessuale è solo un costrutto sociale e per questo si mettono a punto delle “tecniche” per decostruire l’idea che si ha di se stessi e formata da storia e tradizione famigliare da questa dal proprio contesto sociale. Idea questa che necessariamente è concepita come stereotipata, per forza cattiva (e perché?) e necessariamente da smantellare. Questo smantellamento non è l’elaborazione culturale di un popolo (e questo per me è IL PUNTO FONDAMENTALE), ma è il risultato di “studiosi” ed “esperti” che diventano il vero centro di potere. I giochi si inseriscono in questa ottica: bimbi maschi che devono vedersi da parte di estranei adulti (anche a dispetto delle convinzioni dei loro genitori) di vestirsi da femmina e viceversa per una finalità che altri hanno scelto. E questo si integra con un programma di educazione sessuale in tale direzione che prevede l’iniziazione a partire da 4 anni. Ma il gender non è l’ultima frontiera, perché c’è anche il “Queer”, il quale pretende che alche il sesso è un costrutto e lo svincola “nell’uso”. Quest’ultimo termine da pochissimo (vedi discussione sul Canada) entrato in un testo di legge.
      Quindi il problema non è che il bimbo/a si veste o no da femmina, perché il travestimento fa parte dei giochi del bambino, tutti i bambini lo fanno, poi si sceglie che cosa si vuole essere e si cerca la figura che più gli “somiglia” (il padre, la madre). Il problema del gioco è la finalità strumentale e credo antropologicamente devastante del perché vengono proposti i “giochi”. Spero di essere stato abbastanza chiaro.
      Sul sessista:
      Credo che hai voluto leggere quello che ho scritto giusto per interpretarlo a comodo tuo. Io non ho alcun dubbio che esistono donne che sono all’altezza di essere avvocati, fisici, capi di stato, medici, ingegneri…. Aggiungici quello che vuoi. Sono convinto pure che professioni, benché possano farle, non le vogliono fare. E’ una questione di sensibilità, non di forza, perché ho visto fare cose a donne di una forza incredibile.
      Tu sei metalmeccanica …l’hai voluto fare. Dubito che sarebbe la prima scelta di tante donne. Se incontro una donna muratore cosa faccio? Non penserei che sia lesbica, ma se non rende quanto un uomo la licenzierei, perché certo non adatterei il lavoro a lei.
      Ribadisco il concetto “quota rosa” … che è una schifezza immonda.

      Sono sessista per tutto questo? Me ne infischio

      1. Aldo

        Guarda che nel “giorno del rispetto” nessuno costringe i bambini a vestirsi da femmina o a improvvisare chissà quali scene stile “il vizietto” a meno che per te insegnare a un bambino che persino un uomo può fare il casalingo significa vestirlo col gonnellino.

    3. To_Ni

      Ho un post in pubblicazione, scritto di getto, e con errori. Mi preme correggere questo periodo:

      “Quindi il problema non è che il bimbo/a si veste o no da femmina, perché il travestimento fa parte del mondo dei giochi del bambino. Tutti i bambini spontaneamente lo fanno (forse è un modo di esplorare) poi si sceglie che cosa si vuole essere e si cerca la figura che più gli “somiglia” (il padre, la madre). Il problema del “gioco” (quello dell’asilo) è la finalità strumentale, e credo antropologicamente devastante, del “perché” vengono proposti. L’intenzione. Spero di essere stato abbastanza chiaro. “

    4. Aldo

      Certi personaggi di questo sito sono così grotteschi da quasi fanno pena nella loro presunzione di rappresentare il vero cattolicesimo. Per fortuna che rappresentano soltanto una piccolo minoranza di cattolici oscena, anche se piuttosto chiassosa,

      1. To_Ni

        Io non ho la presunzione di rappresentare il vero cattolicesimo, anzi temo di non riuscire ad essere un buon cattolico perché ho il difetto che non sempre porgo l’altra guancia. Non disdegno inoltre ad avere vestiti adatti per affrontare l’eventuale “sporco” nel quale mi imbatto.

  8. una triestina

    Rispondo a chi mi voleva far credere alternativamente una esperta o una mamma degenerare. Sono semplicemente una mamma Triestina di due gemelli (un maschio e una femmina) di 10 anni. Ho sempre praticato in casa mia l’assoluta parità tra i due ragazzi che fin da piccolissimi hanno giocato insieme con gli stessi giochi pur essendo maschio e femmina e crescendo ho sempre detto loro che non esistono ruoli definiti ma che avrebbero dovuto fare da grandi quello che ritenevano fosse adatto alla loro personalità. Il gioco che oggi viene proposto negli asili mi trova perfettamente d’accordo a partire dai disegni di papà casalinghi, di mamme idrauliche, di papà calciatori e di mamme calciatrici. Insomma, si mostrano ai bambini che non esiste un mestiere o un’attività “per femmine” e una “per maschi”, ma che si ha il diritto di poter scegliere liberamente. E si cerca di fare in modo che, educando al rispetto e alle pari opportunità fin da piccoli, si colmi quel gender gap che porta le donne italiane a guadagnare in media il 20% in meno degli uomini a parità di mansione, che le esclude dalle posizioni di comando e che le taglia fuori in numero esagerato dal mercato del lavoro, e di cerca di far capire che la famiglia e la cura della casa non sono “cose da donne”.

    1. Giannino Stoppani

      Ordunque allora cara “mamma Triestina di due gemelli (un maschio e una femmina) di 10 anni”, dato che lei approva entusiasticamente tutto il paraponziponzipo, ci saprà pure spiegare che diavolo c’entra con il “gender gap” far spogliare i bambini dell’asilo e costringerli a “esplorarsi” nelle parti intime.

    2. To_Ni

      Ed io ti rispondo, ancora una volta, e ti chiamo pure per nik …. Una Triestina
      Come ti ho già detto non ho nessuna intenzione di sminuire la capacità delle donna, ma devo ammettere che credo che parti da premesse sbagliate. Non giudico le sue scelte educative …. Le risposte le dara il tempo. Sospetto che sbagli, eppure alla grande ma come si dice :…. fatti tuoi. (ho aggiunto questa considerazione solo perché tu hai messo in mezzo i tuoi figli).
      Già depone male l’idea “sperimentale” che non esistono mestieri diversi per l’uno o per l’altro dei sessi. Il proporre (con disegnino) la donna idraulico mi pare un partire con il piede sbagliato, per l’evidente forzatura della realtà. Questo perché se è vero che è un lavoro che una donna può essere benissimo in grado di eseguire trovo che semplicemente non è oggetto delle sua attenzione. E questo anche se siamo in un epoca che non presenta particolari ostacoli per indirizzarsi in tale attività. Non esiste uno strapotere dell’idraulico maschile che egemonizza e reprime un indirizzo femminile …semplicemente, ripeto, che interessa. Lo stesso dicasi per le attività nei mattatoi (conosci donne che “sparano” chiodi ai vitelli?), nei traslochi, le forgiature, le carpenterie dei cantieri, donne muratori. Io mi occupo di edilizia ed urbanistica, ho visto eccellenti architetti ed ingegneri donne, ma mai particolarmente propense nelle gestire dei cantieri (dico…non escludo che esistano…mah…). Le sensibilità uomo donna sono diverse e la storia umana, nel suo percorso, con le sue contraddizioni storiche, le ha fatto emergere, le ha affinate, e le ha rese quello che sono.
      Il tentare di livellare le differenze che esistono, che sono ontologiche, rappresenta una abuso riduzionista della persona umana al semplice aspetto di cittadino ed aggiungo…suddito.

      Questo, ovviamente, non c’entra un bel fico secco con il 20% in meno del guadagno e l’eventuale preclusione ai posti di comando che, dove esiste tale abuso, è una vergogna da condannare e perseguire. Ma non certamente con la vergogna, e lo ripeto, LA VERGOGNA delle “quote rosa” che si corregge. Questa altro non è che un offesa al principio della meritocrazia nei cda, ed in politica una offesa alla democrazia. Un sopruso non si corregge con il legittimare, sul piano normativo ed istituzionale, un altro sopruso.
      Poi i giochetti all’asilo tanto belli e scientifici ho già detto quanto “schifo al cor mi fanno” per via dei fini veri che perseguono e non aggiungo altro.

    3. giovanna

      Cara triestina, esci dall’ottocento ! Ma che gente frequentate ? Ma che , stiamo ancora a discutere di ste robe ? Lasciamoli liberi , questi figli, di giocare a quello che gli pare ! E di mettersi i vestiti che vogliono !
      Magari decenni fa si esagerava in un senso, ma la descrizione che fai tu è di un soffocante ! Aria, aria, libertà !
      E comunque, tu i tuoi figli li educhi come vuoi, ma non puoi imporre, come hanno fatto quei sedicenti esperti a Trieste, un tipo di educazione di nascosto delle famiglie.
      .Poi, boh, sta storia che gli uomini guadagnano più delle donne, a parità di ruolo, a me pare una bufala bella e buona : io ho sempre guadagnato allo stesso modo di un uomo e spesso anche più di mio marito, in rapporto alle ore lavorate ! E gratta, gratta, quando si chiedono degli esempi di questa apocalittica disparità non viene fuori mai niente di significativo.
      Certo che vivere con questo spirito di rivendicazione mi sembra molto triste e anche portatore di una immagine femminile di insoddisfazione cronica ai figli, immagine dannosa sia per il maschio che per la femmina.
      L’hai visto il famoso documentario norvegese ? Te lo regalo !
      https://www.tempi.it/videogallery/il-video-del-comico-che-fece-chiudere-il-nordic-gender-institute#.VQMhKGd0zow

      Tra l’altro, non ti rendi nemmeno conto che questo annullare la differenza sessuale, sia il tuo metodo che quello altrettanto contro l’evidenza degli “esperti” di Trieste, potrebbe provocare dei problemi di identità sessuale nei bambini, ma forse per voi è quello il risultato da raggiungere. Io, da mamma, non sarei contenta che i miei figli vivessero l’angoscia di non sapere se sono maschio o femmina, ma capisco che per la propaganda gender questo sia un traguardo. Tutti hanno un problema, il problema non c’è più.
      In un mondo di obesi, l’obesità non sarebbe più un problema riconosciuto.

      1. Aldo

        Cara Giovanna se temi che i tuoi figli abbaiano problemi di identità sessuale solo perché gli si dice che non esistono mestieri da uomo e mestieri da donne, vuol dire che li ha cresciuti su in maniera veramente fragile.

  9. sganarello

    Esistono da anni metodi pedagogici infantili, che per altro rappresentano un’eccellenza italiana, ma senza nessun banale sciovinisno. Sono adottati in tutto il mondo. Tranne che in italia. Questi metodi, liberano il bambino, dalla pressione dei grandi.

    1. Emanuele

      …metodi che impongono ai bambini di vestirsi come dicono le maestre… strano metodo di liberare i bambini dalle pressioni dei grandi…

  10. Nino

    Elena Gianini Belotti pubblicò nel 1973 il saggio Dalla parte delle bambine, dedicato al condizionamento precoce della donna. Dopo più di 40 anni mi pare che questo testo sia ancora attuale

    1. Giannino Stoppani

      Pure questo scritto del 1977 mi pare sia ancora attuale.
      «sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega» Mario Mieli, “Elementi di critica omosessuale”.

      1. Nino

        non sono d’accordo con questa tua opinione, ma rispetto il fatto che tu lo consideri attuale (secondo me non lo è e non lo è mai stato)

        1. Giannino Stoppani

          La tua riverita opinione su quello che sarebbe o non sarebbe “attuale” è rispettabile, tuttavia ti avverto che essa confligge un tantino con la realtà effettuale:
          Da queste poche righe si capisce che alla base di certe iniziative a cui si accenna qui sopra non ci può essere altro che l’impostazione teorica secondo la quale la famiglia è un’istituzione che “educastra” e pertanto per fornire ai pargoli l’educazione sessuale come piace a lor signori occorre bypassarla, invece che supportarla.
          Le idee di Mieli, dunque, sono “attuali” in quanto, nelle suddette subdole iniziative, trovano la loro “attuazione”.

    2. To_Ni

      Dipende cosa si intende per attualità. Non solo, ma bisogna tenere conto delle elucubrazioni che si fanno proprie. Per cui in certi contesti diventa attuale ed educativo anche il marchese De Sade.

  11. una Triestina

    Il Gioco del rispetto è un insieme di proposte di gioco per i bambini e le bambine delle scuole dell’infanzia, studiato per trasmettere loro il concetto dell’uguaglianza tra uomini e donne, così come sancito dalla Costituzione Italiana. Attraverso il gioco, i bambini e le bambine apprenderanno che possono e devono avere gli stessi diritti di scegliere in futuro la professione che li realizzerà, così come da piccoli scelgono i giochi da fare a casa.
    L’obiettivo del Gioco del rispetto è di trasmettere il valore delle pari opportunità di realizzazione dei loro sogni personali, sia che siano maschi, sia che siano femmine.
    Il Gioco del rispetto lavora per l’abbattimento di tutti quegli stereotipi sociali che imprigionano maschi e femmine in ruoli che nulla hanno a che vedere con la loro natura. Ad esempio, si mette in discussione lo stereotipo per cui i padri debbano essere dediti soltanto al lavoro e possano dedicare solo pochi minuti al giorno ai loro figli, così come le madri non siano in grado di ricoprire posizioni di responsabilità all’interno delle aziende.
    L’obiettivo è quindi quello di riequilibrare quella disparità tra uomini e donne che tanti danni sta oggi creando alla nostra società, sia dal punto di vista culturale e sociale, sia dal punto di vista economico, fino a sfociare in episodi di violenza di vario tipo.
    Il Gioco del rispetto è un progetto frutto di mesi di lavoro che ha anche valenza scientifica, soprattutto per l’attenzione alla misurazione dei risultati.

    1. To_Ni

      Cara Triestina sei una mamma o una esperta?
      Scommetto che sei “esperta”
      Mi piacerebbe sapere il tipo di gioco che proponete e che gli scienziati hanno elaborato. Mi fa senso pensare che ci siano “esperti” che elaborano giochi da proporre in asili quando il gioco per definizione è quanto di più spontaneo esiste in un bambino e che ci dice di lui 100 volte di più di ogni discorso. Poi se questo gioco del rispetto include il cambio di vestiti il disturbo aumenta.
      Inoltre sarei curioso della stessa idea di uguaglianza dato che non è univoca. Infatti c’è chi vede nell’uguaglianza la possibilità di essere ciò che si “è “quelli che la riducono alla neutralità, all’indistinto, dove si ha una tavola bianca dove “esperti” che, hanno fatto gli “esperimenti” e collaudi”, ti possono scrivere qualsiasi cosa. Non è infatti un caso che in ottica Money (il padre del gender) ha usato un bambino che piccolissimo ha avuto una menomazione ai genitali, ha convinto gli sventurati genitori che mascolinità e femminilità sono “stereotipi” e ha abusato del bambino con operazioni, ormoni e film porno, per farlo diventare femmina. Il bambino, diventato uomo, poi si è suicidato.
      Poi la solita solfa di un percorso educativo pieno “di diritti” utili per la “professione” e il solito “valore delle pari opportunità” …all’asilo ….all’asilo 🙂 (minchia che esperti). Tutto si muove naturalmente nel costipato orizzonte del sociale fatto di “equilibrio”. Proprio l’esaltazione della “dimensione civile” per ignorare una dimensione personale, religiosa, … e che nell’essere uomo – donna, sposo e sposa, padre – madre, figlio- figlia nel nella loro relazione “unita, squilibrata e creativa” trascendono rispetto ad ogni ruolo sociale.
      Preciso, sono solito fare così, che in nessun caso ritengo che le donne non siano capaci di avere posti di responsabilità nelle aziende. Credo che non sia in discussione che le donne non sono oggetto, che non debbano essere tutelate, che …ecc. Credo solo che i vostri giochi sono …. infami e falsi (nei fini) perché in sostanza mirano a decostruire la complementarietà uomo donna, dove uno è al servizio dell’altro (quando si ama è cosi) per presupporre una un rapporto di potere, di conflitto di divisione e creare cittadini (non persone) sole e abbandonate a se stesse.

    2. Okkupant

      Abbiamo visto sugli opuscoli che cosa è il “gioco del rispetto”!!
      Ma a cosa serve questo “gioco del rispetto”? i bambini sanno scegliere benissimo da soli i giochi che vogliono fare non hanno bisogno di una “spintarella” per turbarli la idee! Che poi si trattasse solo di giochi! Così si creano dubbi sulla propria identità sessuale, sui giornali abbiamo letto anche di travestitismo!
      Gli ho sentiti prima degli altri questi discorsi quando qualcuno sbraitava “bisogna cominciare dall’asilo”! All’asilo si fa altro, c’è tempo per fare educazioni sessuali e simili, il bambino non è un essere sessuato, Freud si sbagliava.

    3. ANNAMARIA

      Ma perchè dobbiamo essere uguali? Uomini e donne non saranno MAI uguali, come mai sarà uguale un essere ad un altro. Di pari valore sì, ma uguale proprio no. E l’ UNICO modo per insegnare il rispetto ai bambini è che lo possano vedere vissuto tra gli adulti, tra i genitori, tra i vicini di casa e tra gli insegnanti, tra i personaggi della televisione (sic!!!), tra i mister e gli adulti dello sport, tra i rappresentanti politici, (ecc) e che lui, in primis, venga rispettato, magari travestendosi da quello che pare a lui, senza diventare il soggetto sperimentale delle dispute dell’infantilismo adulto. Chiedere ad una persona di definirsi uomo o donna prima che sia maturata COMPLETAMENTE la sua IDENTITA’ di PERSONA, è fare una VIOLENZA PSICOLOGICA che avrà gravi conseguenze sulla crescita. Chi, nell’adolescenza, non si è mai invaghito di personaggi dello stesso sesso? Sono passaggi naturali del crescere, identificazioni che ti aiutano a rafforzarti. Uno stupidotto che vuole a tutti i costi che tu in quei momenti ti definisca, blocca un processo che invece era in evoluzione. E se quello stupidotto per di più è un insegnante scolastico, il danno è fatto. Lasciamo questo compito ai bulletti che da che mondo e mondo sono sempre esistiti e riprendiamoci il ruolo di ADULTI che sanno accompagnare la crescita dei nostri ragazzi in modo discreto e rispettoso. La natura non ha bisogno del nostro intervento per svilupparsi; sa fare da sè. Ha solo bisogno di essere riempita di valori, e forse sono proprio questi che abbiamo perso.

    4. Nino

      @Una Triestina: come puoi leggere non è solo all’asilo che si dovrebbe fare il gioco del rispetto!

      1. To_Ni

        Caro Nino, come ti sbagli , non immagini quanto (ma quanto, quanto) ti rispetto. Sono assolutamente favorevole che tu ti vesta da donna e che giochi con l’esperta triestina ad una cognizione di “rispetto” elaborata da “studiosi” e dalla grande “valenza scientifica”. Ovvio che dico questo perché sono convinto che non crederai che a vestirsi da femmina deve essere tuo figlio maschio, perché l’educazione pretende l’esempio dei genitori.
        Permettimi, però, di dirti di lasciare stare e “rispettare” chi pensa che il “condizionamento” non deve venire dagli esperti della tua congrega e che diversamente da te si sente legato allo sviluppo culturale di un popolo (con le sue tradizione e la sua storia ) che gli ha permesso di essere autenticamente ciò che “è”.

        1. Nino

          @To_ni: cosa ti fa pensare che io mi riferissi proprio a te?

        2. Nino

          P.S. nella fretta non avevo letto la seconda parte del tuo commento. Ti prego indicami un solo commento in cui io non abbia rispettato chi la pensa diversamente da me, contestando eventualmente opinioni che non condividevo ma mai (e sottolineo mai) la persona che quelle opinioni sosteneva. Puoi onestamente affermare che questo si può dire di tutti i commentatori di questo sito (indipendentemente dal loro credo, perché i buffoni non stanno mica solo da una parte)?

          1. To_Ni

            @ Nino,
            abbiamo visioni diverse sul “rispetto”. Prendiamo ad l’esempio la risposta che hai dato a Giannino Stoppani sulla sua citazione di Mieli. In quelle tue poche parole insipide ed apparentamenti innocue celi un misto di superficialità e, credo (e temo), malafede che suscitare reazioni , anzi, invettive feroci sono certo più che giustificate .

            Contempliamola : “non sono d’accordo con questa tua opinione, ma rispetto il fatto che tu lo consideri attuale (secondo me non lo è e non lo è mai stato)”

            Stoppani cita un intellettuale che si è visto dedicati circoli presso gli amici tuoi . Si parla dell’anticipazione di un fenomeno oggi di dimensioni mondiali che attraversa tutti gli strati sociali, tutte le professioni ecc . Ma non è neppure l’aspetto più grave: perché a questo si aggiunge che parliamo di un fenomeno che si è visto in un manuale psichiatrico (considerata la bibbia della psichiatria) ridimensionato ad ’”orientamento sessuale” . Poi abbiamo scrittori e politici ( vivi e vegeti) che hanno espresso la loro comprensione – e tolleranza. Abbiamo pure professori universitari che fanno altrettanto senza subire la lapidazione che magari subisce chi si limita a dire di credere nella famiglia tradizionale e … (non ho difficoltà alcuna a proseguire). Abbiamo l’allarme , palpabile per questa inclinazione, da parte delle associazioni dei genitori….e …. mi arrivi tu, fischiettando, per dire che non vedi “l’attuale”. E dici che porti “rispetto” verso chi ti legge nonostante la tua manifesta miopia verso una realtà drammatica, infame, da considerare l’atto più abbietto di cui si può macchiare un essere umano. Caro Nino, io non posso rispettarti , assolutamente no…. anzi trovo giusto entrare metaforicamente a gamba tesa su un pensiero come il tuo che nella sua formale insignificanza esprime ignavia pericolosa e malvagia . Non puoi uscirtene operando un distinguo tra opinione e la persona che lo dice. Non è possibile fare ciò quando si parla di “certe cose” ed il fatto che non capisci questo dice anche, purtroppo, il peso che riesci a dare alle cose stesse.

          2. Nino

            E allora abbiamo opinioni diverse. Sulla citazione di Mario Mieli fatta da Giannino Stoppani, ripeto: non condivido l’opinione di Mario Mieli, non giustifico la sua visione della pederastia, ritengo che oggi sia più combattuta che nel passato (combattuta, non vinta … ma temo sia impossibile sconfiggerla definitivamente), credo che la legge la condanni pesantemente (giustamente) e credo ci sia più rispetto per i bambini oggi di ieri, e forse anche un po’ meno omertà

          3. To_Ni

            Non è precisamente quello che intendevo, ma …. vabbè… dato che la vuoi circoscrivere alle opinioni:
            Si, abbiamo opinioni diverse , ma quello che sottolineo è che non si tratta di divergenze sul gusto della marmellata, o sul tipo di taglio dei capelli: Quando si parla di pedofilia, aborto ecc non ci si può limitare a dire che “ognuno ha la sua opinione”. A me , in tutta onestà, mi appare un nulla anche il tuo essere “contrario” alla pedofilia…. perché è una opinione senza sostanza. anzi penso proprio che il tuo sistema di pensiero, all’unisono con quello tipo Filomana ed altri, costituite le premesse per giungere ad una pedofilia “dal volto umano” (si trovano le formule per giustificarle e credo che tu sarai tra i primi che le accoglieranno) .

            Tutto questo per dirti che la mia “maleducazione” verso le tue opinioni …. la trovo cosa buona e giusta.

          4. Nino

            Buon per te! Ti lascio le tue opinioni, inclusa quella che si possa arrivare ad una pedofilia dal volto umano che per me è un ossimoro. E per fortuna le leggi italiane (e non solo italiane, ma vivendo in italia sono quelle che più direttamente mi toccano) la puniscono severamente (non per attizzare una polemica mai sopita, ma le leggi terrene della chiesa mi sembra siano su questo argomento meno severe … o meno applicate).

          5. giovanna

            Ma come è rispettoso l’untuoso Nino !
            Infila una menzogna dietro l’altra, una calunnia dietro l’altra, ma è così rispettoso !
            Vergognati !

          6. giovanna

            Siccome ho qualche minuto di tempo, voglio aggiungere , per rispondere al piagnucolamento di Nino, che le mie considerazioni sulla tua untuosità non sono affatto personali, ma chi ti conosce, ma proprio riferite al tuo modo viscido e scivoloso di commentare, un esempio di massima untuosità è in questa discussione, fin dall’esordio, di un viscido e pettegolo da brivido !
            Infatti non ti acchiappa nessuno, da quanto sei untuoso e la mia è solo una constatazione del tuo modo mellifluo di commentare, non una offesa personale !
            Se poi piagnucoli per i riferimenti ai fatti di sostegno alla promiscuità da te così ben descritti, quella è tutta farina del tuo sacco, dalla frequentazione di coppie sado-maso che ti ragguagliano sulle loro pratiche e che tu giudichi genitori adattissimi , al gongolare per la bambina comprata dai tuoi anzianotti e danarosi amichetti, ecc ecc…magari non scordiamoci neanche che propineresti l’educazione al preservativo a i bambini, come dici che hai fatto coi tuoi figli.
            Ai quali, peraltro, spieghi, lo dici tu, che possono scegliere se essere maschi o femmine.
            Dunque, se non vuoi essere criticato sulle affermazioni che tu stesso hai fatto , evita di raccontare sta roba, ma vedo che ultimamente stai moooolto più abbottonato , ma sempre più untuoso !

          7. To_Ni

            Nino

            “Pedofilia dal volto umano”:

            Oggi:
            1) Si lavora per abituare al sesso i bambini a partire da quattro anni;
            2) Si offrono giocattoli a forma di organi ed “esperti” indirizzano sul giusto modo di toccarsi;
            3) Gender e Queer fanno tabula rasa … ognuno si affranchi dalla natura, dalla ragione , dalla coscienza dall’amore e riscriva le cose a piacimento;

            Domani i nini ed i filumeni :

            “Anche gli animali lo fanno, quindi è naturale”;
            “Lo facevano anche gli antichi Greci”;
            “Kinsey ha dimostrato che è normale”.
            “La fanciullezza è una idea borghese sconosciuta in millenni della storia umana”
            “Vogliono espropriare i bambini del loro diritto alla sessualità”

            Alla base l’idea misera che non c’è “giusto” ed il giusto diventa cosa è forte (lo diceva Pascal) :

            Conseguenza:
            Basta che i “pedofili” abbiano la forza di diventare “discriminati” per poi applicare tutti i criteri che avete usato nei confronti “dei diritti gay” (inutile ricordare quali)

            Io penso che se tu applicassi il 1% percento della cura che usi per difendere le boiate di Marino ti renderesti conto che faccio “ossimori”.

            Sull’ossimoro:
            Tu o non vuoi vedere o menti sapendo di farlo, candido Nino. Trovo la tua la peggiore cattiveria quella che lascia indifesi.

            Ti lascio papà Nino

          8. To_Ni

            Correggo:

            Io penso che se tu applicassi il 1% percento della cura che usi per difendere le boiate di Marino ti renderesti conto che non faccio “ossimori”.

            Lo preciso altrimenti non capivi e mi lasciavi con un altro “Buon per te”

          9. giovanna

            Caro Nino, visto che con me non ci parli (buuuuuh, e io mi metto a piangere ! che infantilismo acuto , nulla di nuovo, d’altronde, a partire dal tuo ridicolo avatar, meglio della bambola ottocentesca horror di prima, comunque ), ma continui noiosamente a piagnucolare a destra e a manca per la mancanza di rispetto che non ti porterei, ti dico che è vero che ti prendo leggermente per i fondelli.

            Ma mai quanto tu pretendi di prendere per i fondelli tutti noi.

            Se sei un personaggio untuoso e viscido, se ti sei mostrato così fin dal primo mellifluo apparire, ed è evidente a tutti , ma proprio tutti, quelli che hanno provato con estrema pazienza a dialogare con te, non è certo colpa mia.
            Con te non è possibile dialogare, perché ti mancano pre-requisiti indispensabili come la buona fede e la lealtà.

            Anche se c’è una speranza anche per te, come per tutti, se prenderai coscienza di quanto sia squallido e prevaricatore il tuo modo di porti, basato totalmente sulla menzogna di chi sei veramente, e se ne sarai disgustato anche tu.

            Nel frattempo, alla larga dai nostri figli, lo dico per te e per quelli come te , propagandisti del nulla, soddisfatti che tutti anneghino nello stesso nulla, a partire dai bambini altrui, anzi i figli altrui sono proprio il bersaglio previlegiato.

    5. Geppo

      Signora triestina se fossi un bambino dell’asilo dove si fanno questi esprimenti mi farei esplodere … Lei ha scritto frasi aberranti , spero in uno stato confusionale.

    6. Cisco

      @Trestina
      L’uguaglianza tra uomini e donne riguarda i diritti, non le caratteristiche personali che ne influenzano il comportamento sociale: negare che uomini e donne siano profondamente diversi e’ ideologia allo stato puro.

  12. lavinia

    Io credo che il problema siano le persone che dicono: “il rosa è per le femmine”, “i maschi non possono giocare con le bambole”, “le femmine non possono giocare con le macchine”, “i maschi non possono fare i ballerini”, “le femmine non posson fare i calciatori”. Se a casa i bambini sentono queste cose, poco importa cosa faranno all’asilo, perchè alla fine i bambini ascoltano i genitori. Il problema non è l’educazione dei bambini, il problema è l’educazione degli adulti: se generazioni di genitori credono che Freud sia il genio della psicologia, che la donna debba stare a casa e fare la madre (perchè apparentemente diventare madre è il coronamento dell’essere donna), se credono che l’uomo debba essere sempre forte, non debba piangere, i bambini cresceranno credendo in queste cose. Una donna può essere madre, oppure no, è sempre una donna; un uomo può essere forte oppure no, è sempre un uomo. “ma certo, le sanno tutti queste cose!” davvero? ma noi lo diciamo ai nostri figli? Io da piccola ho deciso che non volevo fare danza perchè non volevo indossare un tutu rosa, perchè quando ho chiesto chi fosse la ballerina, mi è stato detto “quella ragazza col tutu rosa”. a me il rosa non piace, così non ho fatto danza. Anni dopo, ho visto ragazzine ballare con tutù neri, e mi sono domandata perchè mia madre non mi avesse parlato dell’esistenza di quei tutu. se l’avessi saputo, sarei diventata una ballerina e avrei indossato con orgoglio il mio tutu nero. altre bambine invece hanno deciso di studiare danza proprio per quei tutù rosa. Sono riuscita a spiegare il problema? se ancora oggi gli adulti si scandalizzano di una ragazza che odia il rosa e di un uomo che invece lo adora, il problema non è l’eduaczione sessuale, il gender, il sesso, la sessualità.. il problema è che siamo talmente tanto abituati a vedere il mondo attraverso uno schema generalizzato e valido nel 90% dei casi, che non appena troviamo una persona che non rientra nella casistica, impazziamo. se soltanto trovassimo il tempo di parlare, di conoscerci, di ammirare le nostre differenze, forse ci renderemmo conto che non abbiamo bisogno di un corso speciale che ci insegni a vederle. perchè scommetto che tutti abbiamo almeno un familiare che non “rispetta la norma”, eppure per noi è normale, perchè è se stesso. il problema è che quando dobbiamo riconoscere queste differenze fuori dalla nostra famiglia, improvvisamente siamo tutti ciechi sordi e muti.

    1. Giannino Stoppani

      Filome’, tutù rosa o tutù nero, per fare la ballerina (con la “a” finale) la barba te la devi fare lo stesso!

    2. giovanna

      Per quanto riguarda il rosa, cara Lavinia, o chiunque tu sia( certo, fossi Gianni-Filomena, non ti vedrei a desiderare di fare danza nemmeno con una rieducazione forzata alla Barilla ! ) credo che tu non abbia figli, dato che è nell’osservazione di qualsiasi genitore che fin da piccoli hanno un bisogno enorme di distinguersi in maschi o femmine, di riconoscersi maschi o femmine.
      In questo senso la questione del rosa , lungi dall’essere una imposizione dei genitori, è uno dei tanti escamotage con cui ribadiscono il loro essere maschio o femmina.
      Quanti ne ho conosciute di mamme che odiavano il colore rosa, che non avrebbero mai immaginato di trovarsi delle figlie coperte di rosa dal cerchietto sui capelli alle scarpine !

      Forse questa ideologia gender, propugnata in da gay, che non hanno vissuto bene l’identificazione col proprio sesso o da persone che odiano , o perlomeno tengono a debita distanza, i figli e le famiglie, a partire dalla propria, non può proprio tenere conto della semplice realtà dei fatti, di come crescono i bambini , di come si affacciano alla vita…ma vuole imporre dall’alto una visione che è poi una ideologia, che si può affermare solo con la violenza e il sotterfugio.

      Poi, lasciami dire che l’esempio del tutù non sta in piedi: allora potrebbe essere anche un’ingiustizia sessista il semplice dover indossare il tutù invece che la calzamaglia nera dei maschi !
      Non è che si può andare dietro a tutte le bizze di piccoli e grandi : cresciamo !
      E ti do un consiglio: frequenta gente che si occupa di questioni un pochino più importanti che i discorsi che riporti.

      1. lavinia

        Signora Giovanna, Forse mi sono spiegata male. Lo so benissimo che i bambini, fin da piccoli, ribadiscono il loro essere maschi o femmine attraverso i giochi, i colori, i vestiti, i comportamenti.Se a una bambina piace il rosa, sono contentissima per lei, così come se il rosa piacesse a un bambino; se a un bambino piace il blu, sono contentissima, così come se piacesse a una bambina. Quello che non concepisco sono le persone che attribuiscono un colore o un atteggiamento a un sesso specifico: se sei un maschio e ti piacciono il rosa e la danza, non penso mica che tu sia meno maschio! se sei una femmina e ti piacciono il blu e il calcio, resti comunque una femmina! non tutti i bambini decidono di amare il blu perchè i loro amici maschi si vestono di blu e quindi anche loro per essere maschi devono vestirsi di blu!
        l’esempio del tutù, nel mio caso, voleva solo indicare che a volte le imposizioni o le tradizioni sono dei freni per quelle persone che non si sentono a loro agio all’interno di queste tradizioni. quando sono andata a vedere una lezione di danza da bambina, tutte le bambine erano vestite di rosa; ho chiesto “devo mettermi anche io il tutù per fare la ballerina?”. mi è stato risposto di sì. mi è stato detto che le ballerine vere hanno il tutù. e io ho detto no. se l’insegnante mi avesse detto “puoi vestirti come vuoi”, io sarei andara a lezione di danza. invece a 5 anni mi è stato imposta una scelta “se vuoi essere una ballerina, devi metterti il tutù”. mi è stato detto che senza tutù non sarei stat una vera ballerina.
        lei è d’accordo? crescendo magari avrei imparato da sola ad apprezzare il tutù nel ballo, così come un bambino, nella mia stessa posizione, avrebbe imparato ad apprezzare la calzamaglia nel ballo, forse perchè permette movimenti più fludi durante gli allenamenti? non lo so.
        io dico che ci sono entrambi i lati della medaglia: chi ama la danza per il vestiario, che ama la danza per la danza. bisognerebbe solo accorgersi delle preferenze di ciascuno e muoversi di conseguenza.
        quello che sto cercando di dire è che dovremmo aprire gli occhi sulle differenze.
        Oh, mi sto impuntando sul rosa e sulla danza solo per cercare di far capire il mio punto di vista; non passo tutto il mio tempo a pensare a queste cose. Visto che apparentemente dal suo commento pare che lei pensi che io non mi occupi di “questioni più importanti”.

        1. giovanna

          Signora Lavinia, sì, credo ci siano questioni più importanti e per fortuna non conosco nessun adulto che si scandalizza se ad una bambina non piace il rosa o altre amenità ottocentesche.
          E comunque vedo che non ha colto quello che ho scritto: non è che uno non può scegliere il suo colore preferito, ma sono proprio i bambini, nella maggior parte dei casi , a voler scegliere quel colore che identifica il maschio o identifica la femmina.
          Esattamente il contrario di quello che sostiene lei : non è questione di gusti, ma di rispettare la differenza sessuale, come la rispettano e la sottolineano i bambini, se non sono fatti oggetto degli esperimenti degli adulti.
          Non ha figli, vero ?

          1. lavinia

            conversazione avuta con un mio bambino di catechismo, età 8 anni.
            “luca, che bello zaino!”.
            “grazie lavi, l’ho comprato con la mia mamma!”.
            “perchè l’hai scelto rosa?”.
            “perchè mi piacevano questi disegni!”.
            un altro bambino si avvicina. “quello è uno zaino da femmina perchè il rosa è un colore da femmina, mia sorella ha uno zaino rosa ed è una bambina!”.
            luca risponde: “questo zaino è da maschio perchè l’ho scelto io e io sono un maschio”.

            Come dice lei, e condivido pienamente, ci sono bambini che si identificano col blu. altri no.

          2. giovanna

            Forse, signora Lavinia, non si rende conto di quello che c’è in ballo: si ferma a queste sciocchezze , mentre sarebbe utile approfondire la faccenda , magari a partire da questo articolo della Tamaro o magari leggere anche questi articoli ( e molti altri, anche che verranno, purtroppo) :

            https://www.tempi.it/dal-rosa-puzza-ai-diversi-modi-di-fare-la-pipi-dai-pisellini-alle-patatine-i-libri-che-aiutano-a-educare-i-figli-senza-i-genitori-omofobi#.VQSsg9J0zMo

            https://www.tempi.it/avete-regalato-a-vostra-figlia-una-bambola-rosa-bravi-avete-appena-rovinato-l-economia-del-paese#.VQSsqdJ0zMo

            https://www.tempi.it/videogallery/il-gender-spiegato-in-meno-di-tre-minuti#.VQStxNJ0zMo

            https://www.tempi.it/germania-io-finito-in-carcere-perche-mia-figlia-ha-saltato-due-ore-di-ideologia-gender-e-ora-tocca-a-mia-moglie#.VQSuA9J0zMo

            https://www.tempi.it/sindaco-regala-cartelle-rosa-alle-bambine-e-blu-ai-maschietti-per-la-francia-diventa-un-caso-di-sessismo#.VQSsS9J0zMo

            Soprattutto se insegna catechismo, è un suo preciso conoscere i termini
            della” colonizzazione ideologica gender : pensate alla gioventù hitleriana (cit. papa Francesco )” !

            P.s. : nel suo raccontino, che fine avrebbe fatto a Trieste il bambino che voleva lo zaino blu ? sarebbe stato redarguito, immagino, e costretto a provare quello rosa e convinto che uno valeva l’altro : ma non era così per lui !

          3. lavinia

            Io non penso di essere d’accordo a questi “esperimenti educativi” all’asilo: credo che per parlare delle varie differenze che esistono tra le persone, anche in campo sessuale, bisogni aspettare quando sono più grandi, più maturi, e bisogna farlo con gentilezza.
            Tra l’altro, esempi di omosessualità, trasnsessualità e via dicendo se ne trovano nella storia, nella letteratura, nelle scienze, senza bisogno di fare un corso apposta. la scuola superiore già com’è adesso dovrebbe incontrare e studiare questi aspetti. Certo, questo dipende dagli insegnanti, se sono in grado di spiegare queste diversità senza spargere pregiudizi. Forse per questo si sono fatti corsi di formazione per gli insegnanti, forse per ricordare loro che a prescindere dal loro credo e dalle loro opinioni, ci sono anche realtà minori che bisogna far conoscere e difendere perchè non si sa mai quando un ragazzo potrebbe fare parte di una di queste realtà.
            da qui e far fare lo stesso ragionamento ai bambini ce ne passa. più che altro perchè non penso ai bambini così piccoli ne importi qualcosa: loro vogliono giocare es essere amati.
            e di nuovo, forse a Trieste, come dice lei, il bambino con lo zaino blu sarebbe stato costretto a provare quello rosa, e la bambina con lo zaino rosa a provare quello blu, ma io non ne vedo assolutamente la necessità, come ho già detto.
            a catechismo, sono per primi i ragazzi, 14 anni, a dirmi che a loro non interessa niente se un maschio si veste di rosa o una femmina di nero, ognuno può fare quel che vuole.
            Io non spargo ideologia gender: credo che sia troppo estrema da una parte, così come trovo troppo estrema dall’altra alcune idee di cattolici ferventi.
            quello che stavo cercando di dire, forse con troppe parole, è che dobbiamo rispettare tutte le differenze e tutte le tradizioni allo stesso modo.

          4. Aldo

            I bambini e le bambini ci tengono ad identificarsi come maschi e come femmine perché respirano dalla società una sorta di antagonismo tra i sessi, che poi loro tendono ad estremizzare. L’altro giorno sento il figlio del vicino dire “che schifo è da femmina!” come se nell’essere femmina ci fosse un che di disvaloriale (cosa analoghe, ovviamente, si sentono anche dalle bambine), come se una “femmina” valesse in sé meno proprio per il fatto di essere femmina. Personalmente trovo inconcepibile che proprio una donna possa trovare positivo tale tipo di insegnamento.

          5. giovanna

            Aldo, o chiunque tu sia, non avrai figli, ci scommetto tutto quello che non ho, ma sarai stato bambino !
            Possibile che non ti ricordi di aver mai sentito una femmina dire ” che schifo, è da maschio ” !?
            A me delle volte sembra che non frequentate bambini da decenni !
            E forse è meglio così, co ste teste. E complimenti per gli interventi successivi, Aldo : scoppi di intelligenza e di umanità !

            La cosa buffa è che gente tanto lontana dalla realtà del bambino, perché non ha bambini , non pensa di averne perché non vuole proprio, non li può avere perché omosessuale ( intendo non come schiavi comprati al mercato ), con fissazioni su fissazioni sul patologico…..bé , dovremmo lasciare educare da questi “esperti ” i nostri figli !
            Farli educare da gente come “una triestina ” che solo a leggere i suoi metodi viene voglia di spalancare una finestra !
            Vabbè, uno incattivito come Aldo non lo prendo neanche in considerazione, ma magari sarà tra gli “esperti” che hanno imposto col sotterfugio quella robetta di Trieste, che punta dritta dritta sul gender, come perfettamente spiegato proprio da lui.

            Ehi, catechista Lavinia , le hai lette le sottostanti perle di saggezza di Aldo ??

            Facciamo che ogni famiglia sceglie per i suoi figli ?
            E che se non si hanno problemi di rivendicazioni sessuali risalenti al paleolitico , il rispetto si respira in casa senza bisogno di manuali gender ?
            Aria, aria , che qui si soffoca !

          6. lavinia

            ripeto, non servono “Manuali gender” per rendersi conto che nel mondo ci sono realtà differenti. ripeto, forse al posto di ostracizzare tutto ciò che è diverso da ciò a cui siamo abituati, dovremmo imparare il rispetto della divesità. insieme al rispetto per la tradizione.
            gender e asilo mi lasciano perplessi.
            ricordare alle persone che il lavoro che fai o il vestito che indossi o i capelli che porti, se sono scelte tue, sono sempre validi, anche se sei l’unica donna in un mondo principalmente maschile o l’unico uomo in un mondo principalmente femminile, forse sarebbe il modo più semplice per appianare questo gran recente casino.

    3. Okkupant

      I bambini e le bambine hanno bisogno di un modello di mascolinità e femminilità cui ispirarsi e confrontarsi. L’uomo è la donna moderni sono asessuati, androgini e confusi. Avere in mente un modello ideale di uomo o donna cui tendere adattandolo naturalmente alla propria personalità è positivo per una crescita serena e spensierata dei bambini. I sensi di colpi finiranno per averli propri le bambine che adorano il rosa e la danza perché prese in giro e trattate da “retrogradi prigioniere di stereotipi di genere inculcati dal patriarcato”. Perché alla fine è quello che succede.
      Se invece potessero crescere in pace sviluppando i bambini le proprie doti maschili fino a diventare uomini e le bambine le proprie doti femminili fino a diventare donne saremmo più sereni almeno su questo punto.

      1. Aldo

        I bambini e le bambine non hanno bisogno di alcun modello di mascolinità o di femminilità, perché questi sono già inscritti in noi. Tali modellizzazioni sociali non fanno altro che creare estremismo, estremismo che per secoli ha impedito lo sviluppo sociale attraverso la disparità tra i sessi.

    4. mirko

      Spero che nessuno mi imponga cosa insegnare ai miei figli.

  13. To_Ni

    C’è da essere sconcertati che in un asilo a Trieste si facciano questi esperimenti. Qui siamo oltre alla semplice educazione sessuale. Mi chiedo se le famiglie sono a conoscenza del perché i loro figli si devono vestite da femmina se sono maschi e viceversa. Gli “esperti” come l’hanno motivato ai genitori. Forse hanno impupato bene la cosa del “rispetto” ma bisogna essere vicino al cerebralmente morti per farsi convincere che per avere “rispetto” per il prossimo bisogna fare vergognose pagliacciate . Come si può ancora dubitare che esista una ideologia gender che sostiene che l’orientamento sessuale è qualcosa di indipendente dal sesso, che risponde ad una costruzione sociale e che si può diventare a gradimento ciò che si vuole. Praticamente la schizofrenia tra corpo e psiche.

    Caro papà Nino,
    scusami se trovo poco interessante attribuire con insinuazioni alla Susanna Tamaro ciò che ha detto di non essere, ma sono curioso anch’io a modo mio: tu i tuoi figli li manderesti ad un asilo per farli vestire a giorni alterni da maschio o femmine? Daresti l’esempio in casa? Se la risposta è sì: Hai genitori e/o suoceri che ti gonfierebbero di botte?
    Perdonami se sono pettegolo e sgradevole, ma dopo quello che fai passare tu credo che posso prendermi qualche licenza.

    1. giovanna

      Semplice Toni :gli “esperti ” non hanno motivato un bel niente , hanno agito nell’ombra come al solito.
      Untuosi come al solito.

      1. sganarello

        In parole poverissime. Noi siamo differenti dagli animali, non facciamo tutto per istinto, lo abbiamo perso, ma facciamo tutto per scelta. Usiamo la testa. E la testa è infuenzata da moltissime cose. Facciamo svariate migliaia dipensieri al secondo. Per cui è chiaro come il sole, che l’orientamento sessuuale può essere sganciato dal genere di appartenenza.

        1. Cisco

          @Sganarello
          Perfino più chiaro del sole e’ lo sganciamento del cervello da quello che uno può scrivere, come nel tuo caso: tra le svariate migliaia di pensieri al secondo, non ti è mai venuto il dubbio che se l’orientamento non è coerente con la natura e finalità del proprio corpo c’è qualcosa che non va?

    2. Una triestina

      Il Gioco del rispetto negli asili di Trieste non affronta né i temi della sessualità, né quelli dell’affettività. Tra le proposte di gioco non ce n’è nessuna che riguardi l’educazione sessuale, né si toccano i temi dell’omosessualità, della corretta o non corretta composizione della famiglia.
      Ciò che erroneamente e in malafede viene fatto passare come “gioco del dottore”, estrapolando frasi avulse dal contesto, è in realtà l’ennesima proposta di gioco che mira a evidenziare la capacità dei maschi di provare emozioni al pari delle femmine, per abbattere quindi lo stereotipo che vuole gli uomini privi del loro lato emotivo. Far sentire che i cuori dei bambini e delle bambine battono nello stesso modo, vuole accentuare la loro uguaglianza. Qualsiasi tentativo di attribuire malizia a questa proposta di gioco è perciò fuori luogo e offensivo nei confronti del valore educativo e scientifico del progetto.
      Il Gioco del rispetto è un progetto completamente estraneo al recente e controverso dibattito sul gender ed è sufficiente documentarsi per averne evidenza.

      1. riccardo

        “proposta di gioco che mira a evidenziare la capacità dei maschi di provare emozioni al pari delle femmine”. Perché qualcuno di voi pensa che i maschi non provino emozioni al pari delle femmine? Allora site voi gravi non i vostri bambini.
        Mi pare invece che voi facciate in modo che i vostri bambini provino le emozioni che volete voi, questo è drammatico cara Triestina.
        Proni ai diktat del pensiero unico sacrificate lo stupore dell’infanzia che entra nella realtà ai vostri calcoli per ottenere il consumatore perfetto.
        Queste sono le madrase nichiliste del potere.
        Adesso gay friendly rende bene alle multinazionali: cittadini a costo sociale inferiore, senza bambini (o solo in età adulta col business delle adozioni o del commercio di uteri e semi), alta scolarizzazione, impiego più distribuito, target di consumo più elevato … una manna per tutti.
        Quindi confezionato il modello da imporre partiamo a costruire l’uomo a nostra immagine e somiglianza. Partiamo dagli asili.
        Che schifo.
        PS Stai tranquilla, anche i bambini maschi provano emozioni, non sono le stesse delle bambine.

        1. sganarello

          Ma cosa c’è che fa schifo in una cosa del genere, se veramente esistesse in maniera così organica e strutturata. Dici ” alta scolarizzazione, impiego più distribuito, target di consumo più elevato e sofisticato dico io, una manna per tutti!” Ma tu descrivi un paradiso che non esiste se non in alcune zone del mondo. Se i Man in Black planetari ragionassero così perchè protestare?? O meglio se realizzassero questo…. le emozioni le proveremmo lo stesso. O no?

  14. Nino

    Si, probabilmente Susanna Tamaro sarebbe stata più felice se fosse cresciuta oggi, visto che lei stessa afferma, un po’ confusa “non sono omosessuale. Magari lo fossi: in quel caso la mia vita sarebbe sentimentalmente completa … Nella vita ci può essere una grande varietà di relazioni, basta non avere limiti mentali e non aver paura di quello che dice la gente. Io considero il mio rapporto con questa persona (nota: questa persona è la sceneggiatrice Roberta Mazzoni) un rapporto d’amore. Oltretutto stabile e solido, visto che viviamo insieme da diciotto anni. La nostra è un’amicizia amorosa, di grande intensità, comunione. Di amore, appunto”

    1. Simone

      E chi sei tu per rispondere al suo posto?
      Se lei esprime questo dubbio, lasciando intendere implicitamente che è vero il contrario, perché tu affermi l’opposto?
      Applicando le teorie affermative in modo violento si risolve il problema?
      Susanna Tamaro dice di no, anzi, dice che è proprio sbagliato tutto, e che l’esito di questo virus che sta diffondendosi senza controllo in tutto il mondo, come un vaccino senza alcuna sperimentazione, senza nessuna malattia e senza nessuna cura, è assolutamente pericoloso, un gioco sulla vita degli altri.

    2. giovanna

      “Questo prepotente insinuarsi dei metodi educativi nella parte più segreta e intima dei bambini è qualcosa di inquietante. Da che mondo è mondo, i piccoli d’uomo hanno scoperto da soli come nascono i figli e cosa fanno gli adulti quando si appartano. Il percorso di queste scoperte coincide con quello del corpo, ed è un percorso fatto di penombre, di cose nascoste, di piccole conquiste, di grandi e improvvise folgorazioni. ”
      Pensa se un bambino o un ragazzino abbia la sventura di avere a che fare con l’untuoso e pettegolo Nino o con gente come lui, particolarmente attiva nella caccia all’omosessuale nascosto o perlomeno nella caccia di tutto ciò che sia il più morboso possibile, dai bambini fino ai giovani e agli adulti più fragili.
      Mi vengono i brividi al solo pensiero.

      L’unica cosa positiva è che lo squallido e pettegolo Nino non si presenta più come l’improbabile padre medio di famiglia media con sui si presentava tempo fa : ormai la sua inequivocabile natura di propagandista gay-gender ( e dei più cattivi ) è totalmente manifesta.

      Alla larga dai nostri figli !

  15. giovanna

    Faccio un parallelo con l’enorme sforzo educativo sull’ecologia. I nostri ragazzi sono bombardati da messaggi che imporrebbero di gettare le cartacce, di tenere pulito l’ambiente, addirittura tenere pulito il mondo, fin dall’asilo.
    Ebbene, mai come oggi i ragazzini buttano per terra qualsiasi cosa, dalle carte delle caramelle, alle lattine lasciate in giro ovunque intorno alla scuola, fazzoletti di carta, aule indescrivibili ecc ecc…
    Quando ero piccola io non avevo mai sentito discorsi sull’ecologia, eppure mai mi sarei sognata di lasciare una cartaccia dentro un portone di una casa vicino alla scuola o di gettare in classe fogli strappati o carte di merendine , “tanto ci sono i bidelli apposta “, come rispose un compagno di un mio figlio alla maestra in quinta elementare.
    Ci deve essere dell’altro.

    1. Fran'cesco

      Grande Giovanna,
      in 2 righe hai centrato il problema.

      E grande Susanna, oviamente

    2. Orazio Pecci

      Certo che c’è dell’altro. Se davvero volessero far capire ai bambini che non bisogna prendere in giro o discriminare chi non è come te, basterebbe raccontar loro “Il brutto anatroccolo”.
      E magari prendere sul serio il Vangelo, che insegna ad amare ed accogliere il prossimo.
      Ma gli inventori del “gioco del rispetto” in realtà se ne infischiano dei diversi, dell’accoglienza e del prossimo. Quello che gli interessa è far venire su bestioline influenzabili e manipolabili.

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