La preghiera del mattino

Non avete voluto Draghi al Quirinale? Godetevi il caos

Di Lodovico Festa
14 Febbraio 2022
Rassegna ragionata dal web sulla confusione che regna in Italia senza Draghi sul Colle: dalla (scomparsa) centralità del Parlamento alla politica estera, dalla crisi energetica al superbonus
Mario Draghi
Il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi (foto Ansa)

Su Startmag Francesco Damato scrive: «È naturalmente del tutto casuale o voluto, come preferite, ogni riferimento ai bonus facciate e alle pergole sui terrazzi sostenuti con particolare calore dal pur sospeso presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte. Che ha condiviso con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini la campagna contro l’elezione di Draghi al Quirinale».
Tutti quei geni che non hanno voluto Draghi presidente della Repubblica iniziano ad accorgersi del nuovo caos che hanno preparato.

Su Huffington Post Italia si scrive: «Sui bonus edilizi “si possono pensare ulteriori affinamenti, stiamo pensando di tracciare meglio” le operazioni, “potremmo avere dentro il sistema bancario una possibilità più ampia, con due o tre cessioni” del credito, “tutto si può fare ma resta fondamentale evitare ulteriori truffe che sono tra le più grandi che questa Repubblica abbia visto”: lo ha detto il ministro dell’Economia Daniele Franco al termine del Cdm».
I superbonus contiani sono uno dei tanti mostricini generati dal sonno (indotto da commissariamento) della ragione politica. Un sonno che andava interrotto iniziando col cambiare il presidente della Repubblica. Non avete voluto Draghi al Quirinale? Avrete ogni giorno una fettina di caos in più.

Su Dagospia si riporta dal sito di Libero questa frase di Mario Draghi: «Un lavoro me lo trovo da solo».
Dopo aver sabotato la sua elezione a presidente della Repubblica, adesso gli ambienti (sia politici – cioè i vari topini in cerca di una fettina da sgranocchiare – sia gli esponenti dello sFIATato establishment nazionale) che hanno determinato questo esito vorrebbero usare il presidente del Consiglio in carica per i loro giochetti politici, scordandosi che il diavolo fa le pentole, ma è deboluccio sui coperchi. Non avete voluto Draghi al Quirinale? Godetevi il caos.

Su Formiche Carlo Fusi scrive: «Nel frattempo i partiti, tutti, dovranno studiare una exit strategy per l’Italia senza Draghi. Sperando di non doversi pentire di aver sprecato una carta fondamentale per recuperare terreno e prestigio nei confronti degli italiani, che si fidano di SuperMario con indici assai alti».
Abbondano le riflessioni sulla necessità di chiudere i cancelli della stalla quando i buoi sono già scappati. Non avete voluto Draghi al Quirinale? Godetevi il caos.

Su Formiche Pino Pisicchio scrive: «Si dovrebbe inventare qualche stratagemma per abolire l’anno pre-elettorale».
Pisicchio si mette sulla scia di Pier Luigi Bersani che in un’occasione aveva detto, con amara ironia: le elezioni le vinceremmo tutte, se non fosse per questo maledetto suffragio elettorale. Anche la paura per questi cialtroni di cittadini che non votano come gli dice Ugo Zampetti, fa parte del clima che sta crescendo nel paese. Non avete voluto Mario Draghi al Quirinale? Godetevi il caos.

Su Huffington Post Italia Federica Fantozzi scrive: «“Sui diritti il Parlamento non decide perché sono temi divisivi. Ma in tutto il mondo, a cominciare dall’Europa, la politica è ferma e i diritti sono affidati alla giurisdizione che ha assunto un ruolo più rilevante e incisivo perché non possono esserci vuoti normativi”. Così Giancarlo Coraggio, già presidente del Consiglio di Stato, che ha appena concluso il suo mandato alla Corte costituzionale di cui è stato presidente prima di Giuliano Amato».
L’incapacità di decidere sul tema centrale dei diritti manifesta con evidenza il caos che un Parlamento allo sbando sta determinando. Non avendo eletto Draghi presidente della Repubblica il caos (con tutte le supplenze necessarie a riempire “i vuoti”) crescerà impetuosamente.

Su Huffington Post Italia si scrive: «“Quella del premier non è altro che una grande bugia”. Riccardo Fraccaro, ex ministro oggi parlamentare dei 5 stelle, reagisce così, in un’intervista alla Stampa, alle parole di Mario Draghi sul superbonus. “Se si ferma tutto da un giorno all’altro, si crea un danno incalcolabile”».
Caos a levante e ponente: per quanto tempo ancora i “rappresentanti” falliti potranno abusare della pazienza dei loro rappresentati?

Sulla Zuppa di Porro Corrado Ocone scrive: «E poi, come ha osservato Giulia Buongiorno, “i quesiti toccano questioni costituzionali che non si possono certo cambiare con un emendamento votato dal Parlamento”. L’impressione è che, pur di fare un dispetto alla Lega, Fratelli d’Italia metta ostacoli alla concreta possibilità di cambiare veramente le cose dando la parola ai detentori ultimi della sovranità, cioè ai cittadini. Che è un po’ come l’atteggiamento di quella moglie che, per fare un dispetto al marito, gli tagliò i genitali».
La ricerca di vantaggi elettorali a destra e sinistra (in questo caso la speranza di Giorgia Meloni di non favorire Matteo Salvini che sostiene i referendum sulla giustizia, e magari di recuperare così un po’ di voti 5 stelle) sono frutti del prevalere della logica di perseguire l’interesse “particulare” al prezzo di rinunciare a una visione generale. Avendo perso l’occasione di garantire, con Mario Draghi al Quirinale, il ritorno di una vera discussione politica, eccoci a godere il caos crescente che da questa mancata scelta deriva.

Sul Blog di Beppe Grillo si scrive: «Difficile sperare in un dialogo laddove i governi promuovono la via delle sanzioni e delle scelte ritorsive. Le truppe schierate in posizioni opposte sono uno strumento di deterrenza, ma con esse diviene più concreto il rischio di un’escalation. In questo scenario la Tregua Olimpica può svolgere appieno la sua funzione».
Questo atteggiamento neutrale tra Russia e Stati Uniti, e che confida nel ruolo pacificatore di Pechino, rappresenta il punto di vista del guru di un movimento di cui organicamente fa parte il nostro ministro degli Esteri, che dalla sua manifesta contraddittoriamente sentimenti ultra-atlantici. I geniali sostenitori del congelamento della politica italiana con la rielezione di Sergio Mattarella, sono responsabili anche delle radici del caos nella nostra politica estera. Complimenti.

Sul Sussidiario Anselmo Del Duca scrive: «Draghi deve dunque fare attenzione e guardarsi le spalle. Il suo filoatlantismo non è in discussione. Ma dovrà mettere tutto il suo peso politico nello sforzo di tenere unita la sua maggioranza su una posizione intransigente».
Del Duca riflette sulla questione che veniva posta nella nota precedente: in una situazione in cui la lobby filocinese è così forte a sinistra (da Massimo D’Alema a Romano Prodi, da Giuseppe Conte a Beppe Grillo), per tenere ferma la barra in politica estera ci vorrebbe chiarezza, non il caos in cui siamo precipitati.

Su Strisciarossa Anna Loretoni scrive: «La crisi del M5s non potrà che riverberarsi sulla crisi dell’intera sinistra, venendo meno in tal modo l’unico alleato per il Partito democratico. Questa alleanza, per quanto difficile, è la sola possibilità che la sinistra ha di costruire un’alternativa di governo alla destra. A meno che essa non si accontenti di ricordarci solo ciò che non funziona, ciò che non va, nel tentativo di esasperare una conflittualità che però senza una visione delle soluzioni adeguate in termini istituzionali, di governo e di politiche pubbliche, resta una pura testimonianza di antagonismo, e quel che è peggio, lascia la società intatta, così com’è. In definitiva, non abbiamo scampo: ci vuole più politica, ma buona politica, non quella a cui abbiamo assistito anche nel corso delle votazioni per la presidenza della Repubblica. Quel che resta, dopo il fallimento dell’antipolitica, che definisce il Parlamento una istituzione obsoleta, e della politica, incapace di accogliere bisogni sociali e sfide globali e dare risposte che non possono più attendere, è la tecnocrazia. E non sarebbe la prima volta».
Ecco una voce di sinistra che registra articolatamente la situazione di caos in cui si è cacciata l’Italia.

Su Formiche Davide Tabarelli dice: «Sa quale è la verità? In questi anni in Italia abbiamo sprecato tanto, potevamo estrarre gas, quello che abbiamo sotto i nostri piedi, e invece l’abbiamo data vinta agli ambientalisti».
E il fanatismo ambientalista (ben diverso dalle istanze di un ambientalismo consapevole) citato da Tabarelli ha il suo punto di riferimento essenziale nel Movimento 5 stelle, quello che dalla Tap alle trivellazioni ha bloccato l’Italia. D’altra parte il caos montante determinato dall’opportunismo congelatore della politica italiana, impedisce quella chiarezza intellettuale che sola può produrre una svolta nell’azione di governo.

Su Dagospia si riporta un articolo di Fausto Carioti su Libero nel quale si scrive: «Nei prossimi giorni, d’intesa col leghista Giancarlo Giorgetti, ministro per lo Sviluppo economico, e Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, Draghi autorizzerà il raddoppio della quantità di gas estratta in Italia. Una volta a regime, questo consentirà di ridurre un po’ la dipendenza energetica nazionale e di attutire rincari del combustibile. Ciò avverrà sia sfruttando di più i giacimenti esistenti, sia avviandone di nuovi: operazione possibile perché la moratoria sino ad oggi in vigore, voluta da Conte e dai Cinque stelle nel 2019, è stata appena dichiarata conclusa dal governo. Un affronto al M5s, insomma: era stato Luigi Di Maio, all’epoca ministro per lo Sviluppo, a dire che “lo stop alle trivelle è una battaglia per la sovranità nazionale”, e adesso che lui tace sono i suoi compagni del movimento ad innalzare le barricate contro le perforazioni e l’aumento dell’uso delle fonti fossili. Si prepara così un altro scontro con Draghi, nel quale i pentastellati, però, si troveranno soli. Molti amministratori locali del Pd apprezzano la scelta del premier, e quelli che al Nazareno non la condividono se ne faranno una ragione».
Ecco come probabilmente si riuscirà a fare delle scelte giuste, come quella di raddoppiare la quantità del gas estratto in Italia, ma nel caos invece che nella chiarezza politica.

Sulla Nuova bussola quotidiana Stefano Fontana scrive: «La crisi della politica è davanti agli occhi di tutti. Le recentissime elezioni presidenziali lo hanno ulteriormente confermato, così come le difficoltà interne ai vari partiti, in genere frammentati in una specie di anarchia interna e incapaci di sintesi e di proposte. Le prossime elezioni politiche di fine legislatura sono, almeno per il momento, un rebus dato che si svolgeranno in un quadro in dissoluzione».
Ecco una valutazione sul caos crescente che è difficile contestare.

Su Affaritaliani Luciano Violante dice: «“La cosa più importante è che sia stata trovata un’intesa per chiudere in tempo la riforma prima dell’elezione del prossimo Consiglio superiore della magistratura. Sappiamo che le intese politiche sono sempre sul filo del rasoio. Ripeto, l’unico elemento di preoccupazione è che non c’è un impegno a non correggere alcuni punti».
La geniale strategia di commissariare la politica impostata da Giorgio Napolitano e proseguita da Sergio Mattarella, evitando il voto anticipato ogni volta che le Camere erano evidentemente delegittimate, porta antichi sostenitori della centralità del Parlamento, come Violante, a considerarla sostanzialmente superflua. Ma nel caos imperante la coerenza delle posizioni appare un lusso che non ci si può più permettere.

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