Noi, protestanti

Di Scroppo Erica
30 Agosto 2000
“L’unico ostacolo a una vera unificazione tra tutte le confessioni cristiane al momento è solo la messa dei cattolici romani. Perfino la concezione di papato, così come viene delineata tecnicamente da Roma stessa potrebbe essere accettata, ma la presenza reale del corpo di Cristo nell’ostia, no. Per noi il sacrificio è stato uno” . Parola di un illustre storico di Cambridge, membro della Chiesa Riformata Unita. Una delle voci di un affresco sul protestantesimo attuale scritto da una impegnata e appassionata cristiana valdese

Cambridge. L’amico Luigi Amicone mi chiede di interrogarmi e interrogare per rispondere niente pò pò di meno che alla domanda di come stia il protestantesimo oggi, di tracciare un bilancio e accennare a un giudizio e magari provare ad anticipare dove stia andando nel prossimo futuro.

La franca premessa della nostra amica valdese
Per cominciare devo spiegare perchè lo chieda proprio a me e confesso che io stessa sono perplessa, ma poi pensandoci, capisco se non tutte, almeno molte delle sue ragioni. Per cominciare sono una protestante italiana, valdese per l’esattezza, che ha esperienza di altre realtà europee come Francia e Svizzera e da oltre vent’anni, avendo sposato un inglese, fa pure parte di questa realtà del tutto diversa non solo dal punto di vista religioso. In Inghilterra dirigo un antico comitato di amicizia anglo-valdese (che al tempo di persecuzioni e discriminazioni è stato vitale per la sopravvivenza dei valdesi), ho frequenti scambi e contatti ecumenici e come famiglia frequentiamo una delle chiese metodiste di Cambridge. Cambridge non solo è un centro vitale della vita intellettuale culturale ed economica del Regno Unito, è anche un posto molto internazionale dove mille tradizioni, culture, etnie, religioni convivono in perfetta armonia senza visibili segni di attrito o malessere. Sono interessata alla materia religiosa ma non sono una teologa, sono tollerantissima delle differenze altrui ma non per questo mi piace ignorare i problemi e i conflitti che so che esistono, credo nel pluralismo e nelle libertà ma non mi piacciono le facili superficiali semplificazioni e gli embrassons-nous che vogliono appiattire tutto a unità fittizie che non trovano riscontro nella realtà. E infine sono una giornalista quindi mi piace sondare, osservare, scoprire allo scopo di divulgare “in largo” rendendo le cose accessibili a un vasto pubblico e non approfondendo dettagli minimi per un ristretto nucleo di esperti e di accademici…. Una domanda così però è grande e profonda quanto il mare. Visto che non si puo` partire da nulla nè arrivare a nulla a meno che non voglia scrivere un’enciclopedia, procederò con un taglio personale seguendo un personalissimo percorso-riflessione a volo d’uccello lungo una traiettoria zigzagata e necessariamente frammentaria Intendiamoci sulle parole.

Che significa “protestanti”?
Per prima cosa occorre intendersi sulla definizione della parola stessa che nacque nel ‘500 dal latino protesto – affermo con fermezza – verbo spesso ripetuto dai riformatori nel ribadire le loro dottrine in particolare davanti ai tribunali ecclesiastici o in consessi accademici. Come spesso succede per nomi che diventano popolari e finiscono col soppiantare quello originario, vero, vedi tanto per fare qualche esempio a casaccio, ugonotti, quaccheri, mafia, protestanti era usato dagli “altri” per definire questi dottori pignoli e cavillosi che sempre “affermavano” quelle che ad altri potevano parere quisquilie dottrinali . L’epiteto però piacque a coloro che in massa li seguirono e finì col divenire il nome generale attribuito a questo movimento che per vari secoli e ancora adesso spesso, oltre a protestare alla latina protesta nella accezione divenuta più diffusa non solo nelle lingue neolatine. In altre parole la parola “protestanti” piace ai protestanti sia perchè li definisce storicamente come coloro che a un certo punto si ribellarono e protestarono – sebbene preceduti da vari individui e movimenti nei precedenti secoli, per esempio da Wycliffe in Inghilterra, Hus in Boemia, per non parlare dei valdesi pre-Riforma – contro dogmi e coercizioni non solo dottrinali, sia perchè vi possono identificare la loro posizione e il loro ruolo nelle società e nel mondo di oggi. È un nome che li collega sinteticamente al passato che tutti hanno in comune e insieme definisce, forse quasi indirizzandolo, presente e futuro. Poichè l’unico vincolo di obbedienza che li lega è quello alla Parola del Signore e poichè l’essere a posto con la propria coscienza è prioritario rispetto all’essere a posto con qualsiasi altra istituzione umana, anche ecclesiastica, e poichè infine non c’è nessuna autorità umana che possa comandare a nessuno cosa credere e come agire, molto spesso i protestanti, più di altre confessioni, “protestano”. Il che non vuol necessariamente dire scendere in piazza a dimostrare, ma in generale non esitare a non accettare, a non subire, a non conformarsi. In Gran Bretagna, paese fino a non molto tempo fa a quasi totale maggioranza protestante, il non conformismo era la parola che piu` definiva l’area radicale, la linea di demarcazione più di “protestantesimo” che era invece troppo ampia e poco pregnante. Ancora adesso in queste isole non si tende ad autopresentarsi o autoclassificarsi sotto questo ombrello troppo vasto. Se si considera tanto per fare un esempio che nella sola Cambridge ci sono 22 denominazioni cristiane diverse, si può capire che cosa intendo.

Una miriade di denominazioni e numeri imprecisabili
Va anche ricordato, a rendere le cose più complesse, che non tutti quelli che i cattolici considerano protestanti si riconoscono in questa definizione. Ci sono vari anglicani (la chiesa anglicana è divisa in quella che comunemente viene chiamata chiesa alta e bassa con un mezzo non meglio definito) che non si considerano protestanti, bensì cattolici anche se non romani… La maggioranza degli anglicani in ogni caso sono Low, bassi, mentre tra le gerarchie ecclesiastiche (gli anglicani hanno vescovi e qualche arcivescovo) prevale la High. Oggi in generale alla domanda “Di che religione sei?” un protestante risponde “cristiano”, specie se appartiene alla Chiesa d’Inghilterra o Anglicana. Un cattolico risponde “cattolico” e quelli di altre denominazioni dipende dal contesto. In ogni caso il concetto più esteso di protestantesimo abbraccia anche gli anglicani, quello più riduttivo comprende solo le chiese storicamente uscite dalla Riforma, più quelle del Risveglio come i metodisti che escono però teologicamente e storicamente dalla famiglia anglicana, come l’Esercito della salvezza, che però appartiene al Secondo risveglio, quello di fine Ottocento. Ognuno è comunque libero di entrare o meno in una denominazione e se la definizione non gli piace non ha che da rifiutarla. Il fatto è che in genere sono gli altri ad usarla..

Avendo più o meno definito che cosa sono, ecco che subito viene la domanda che tutti in Italia amano porre: quanti sono? Difficile a dirsi, i protestanti contano solo ed esclusivamente gli adulti iscritti nei registri della parrocchia e non i membri battezzati appena nati e che magari nel frattempo sono diventati buddisti, testimoni di Geova, animisti o atei. Le chiese riformate di tradizione calvinista – come quella valdese – sono ancora più selettive: è membro chi chiede di esserlo e contribuisce alle casse della chiesa. Che stranezza: questi protestanti non si sa chi siano nè quanti siano, mi immagino la confusione dei miei poveri amici cattolici. Per aiutarli posso dire che io mi sento altrettanto confusa di fronte a tutti gli ordini maggiori e minori, a tutti i tipi di riti, a tutte le venerazioni dei vari santi e di Maria. So che un gesuita è assai diverso da un domenicano e che tra i due ordini non corre buon sangue, ma ho difficoltà a distinguere i focolarini dai ciellini e non ho le idee chiare su chi siano le suore cabriniane e non so che differenza ci sia, ad esempio, tra i barnabiti e gli scolopi. A questo punto potrei inserire la risposta che mi ha dato l’eminente teologa di Cambridge, Morna Hooker-Stacey, Professor (cioè capo dipartimento della Facoltà di teologia) in pensione a cui ho chiesto ispirazione per prepararmi a questo articolo: “Ci sono tanti protestantesimi esattamente come credo ci siano tanti cattolicesimi”.

La sintesi del protestantesimo?
Il motto di Lutero: “Sola parola, sola grazia, sola croce”
Ricapitolando: non sappiamo bene chi siano e quanti siano, ma almeno sapremo che cosa credono, o no? Ancora una volta la risposta è no. Professor Hooker-Stacey ridacchiando mi dice: “Come si sa che cosa crede davvero la gente in cuor suo? Anche dentro la stessa congregazione, nella nostra stessa chiesa- (andiamo tutte due alla Wesley Methodist Church) – sono certa che ci saranno persone con idee differenti anche in fatto di dottrina”. Possiamo dire che tutti i protestanti in linea di massima danno importanza alla sola Scrittura, che non accettano la supremazia papale nè intermediari tra l’individuo e Dio e che condannano il culto dei santi e della madonna come estraneo alla salvezza in Cristo. In sintesi il protestantesimo si riassume in “Sola parola, sola grazia, sola croce” come felicemente sintetizzò Lutero. Cioè: la sola autorità viene dalla Parola che è la rivelazione di Dio agli uomini – per Calvino con la mediazione dello Spirito Santo. Siamo salvati per sola Grazia gratuita senza alcun merito nostro. Per quanto buoni o meritevoli gli esseri umani sono tutti peccatori e ugualmente bassi, ma grazie all’azione redentrice dello Spirito diveniamo tutti Santi, tutti ugualmente alti e nobili grazie a Lui. Solo ed unicamente la croce, e il sacrificio del Figlio di Dio avvenuto una volta sola e talmente grande ed infinito da bastare fino alla fine dei secoli, è ciò che ci redime. Una la croce, una la redenzione una la salvezza, come una è la resurrezione.

Divisi dai cattolici su un solo punto: “non crediamo alla Presenza reale”
Il Dr David Thompson, professore di Storia della Chiesa all’Università di Cambridge e direttore del Centro interfedi della facoltà di “Divinity” che, sotto l’egida del principe Carlo, abbraccia tutte le fedi e confessioni, ex Moderatore laico- della Chiesa Riformata Unita- e membro di innumerevoli comitati e direttivi ecumenici mondiali- mi dice che l’unico ostacolo veramente insormontabile a una vera unificazione tra tutte le confessioni cristiane al momento è solo la messa così come è vista dai cattolici romani. Perfino la concezione di papato così come viene delineata in sede di discussione ecumenica e definita tecnicamente da Roma stessa potrebbe essere accettata, ma il concetto di transustanziazione, della presenza reale del corpo di Cristo nell’ostia, del sacrifico della messa, questo è un punto su cui nessun protestante può transigere. Per noi il sacrificio è stato uno ed è così grande che basta per sempre per tutta la storia del nostro mondo. Ripeterlo continuamente è per la nostra sensibilità un sacrilegio. C’è un sacrificio, una morte e una resurrezione. Se la resurrezione non può esser ripetuta e non va ripetuta a piacere, perchè deve esserlo la morte? Così come Cristo è sempre presente ovunque uno lo invochi e ovunque due o tre siano riuniti nel suo nome e non necessariamente in una chiesa e in particolare in un’ ostia o un pezzo di pane. Quel che però ognuno crede in cuor suo è insondabile, nè del resto i protestanti mai si sognerebbero di allontanare da una chiesa o dal tavolo della Comunione o Santa Cena una persona in base a quel che si presume siano le sue idee in fatto di fede. La cosa è stata fatta o tentata nei militanti anni ’80 in Germania in qualche comunità molto evangelica nei confronti di membri il cui lavoro era legato ad alte sfere della produzione e traffico di armamenti, ma era un’azione controversa a sfondo comunque etico-politico e non strettamente teologico.

Dalla libera interpretazione della Parola, alla Bibbia come enciclopedia
Questi sono comunque i punti base. Da qui discendono infinite sfumature come infiniti sono gli esseri umani e i filoni di pensiero, con enfasi su un punto anzichè un altro nell’esternare i propri innumerevoli doni, tutti provenienti da Dio e mai merito nostro. Sempre il professor Thompson sottolinea come tutte le varie chiese e i vari movimenti, anche quelli carismatici, si rifacciano a vari filoni usciti dalla Riforma e a cui tuttora fanno capo. Così come tutte le dottrine, specie quelle più fondamentaliste e tutte le eresie uscite nel corso di duemila anni di cristianesimo trovano origine e supporto nella Bibbia stessa, cattolici inclusi. Chiunque voglia dimostrare una tesi anzichè un’altra darà risalto a un passaggio, a un versetto o a un libro della Bibbia anzichè un altro…Per esempio rispetto al movimento per la vita o all’omosessualità che, cosa interessante, vede cattolici e fondamentalisti protestanti convergere, il sostegno sarà trovato nell’Antico testamento e per le cose più “moderne” il Nuovo, in particolare Paolo – ma non sempre perchè anch’egli in certi punti della medesima epistola puo` essere citato per avvalorare tesi quasi opposte – è più usato. La mia visione personale è che la Bibbia sia un’enciclopedia a cui attingere come eterna fonte di ispirazione e guida ma che la sua interpretazione necessiti dell’ispirazione dello Spirito Santo che, in quanto spirito, cambia e si muove di continuo.

Varietà di dottrine e una sola chiesa universale (ma invisibile)
Per me la democrazia moderna, pur con tutti i suoi limiti come tutto ciò che è umano, è figlia diretta della Riforma e protestantesimo oggi, dopo tutti i travagli e le esperienze imparate in secoli di lotte, fatiche e anche errori, significa apertura, tolleranza, liberalismo. Quando vedo o sento le posizioni di certi miei confratelli su questioni che sono sempre morali e cioè riferite agli uomini e alla nostre società e non a Dio onnipotente mi sento tentata di esclamare: “Questo non è protestantesimo!”. Ma nessuno di noi ha l’autorità di dirlo. Quel che succedeva in passato (soprattutto in queste libere e combattive isole che poi hanno esportato la pratica nel Nuovo Mondo) quando non si concordava su troppi punti all’interno di una comunità, la si lasciava per fondarne un’altra. Il tutto relativo agli uomini, comunque chè la vera Chiesa, quella universale, invisibile, la chiesa cattolica – non romana – del Credo di Nicea che ci unisce tutti, contempla, è una e indivisa e indivisibile perchè grazie al Cielo non dipende da noi.

Non è vero che, politicamente, il protestante è sempre a sinistra
Altro punto interessante è la collocazione politica dei protestanti. Chi viva in un paese latino ha spesso la percezione – non corretta almeno a livello globale- che essi siano di sinistra. Il termine ora ha perso gran parte del significato e della pregnanza che poteva avere fino alla fine degli anni ottanta, ma comunque persiste come punto di riferimento e orientamento. La cosa quindi farebbe certamente ridere in un paese come la Gran Bretagna dove tutti sono protestanti e le idee politiche non hanno – ora – più una religione. L’idea di un politico che si definisca metodista o quacchero è assurda, ma come è assurdo che si definisca cattolico pur in una posizione di minoranza come i cattolici hanno qui. In Gran Bretagna i cattolici sono conservatori, laburisti, liberali, verdi, come i protestanti, gli ebrei, i senza religione e i membri di altre fedi come musulmani, indu, sikh e buddisti. Lo stesso in Nord America. Tornando però ai paesi latini, Italia in particolare, certo il protestantesimo è di tipo più radicale perchè si è sviluppato negli anni dell’Unità e dell’anticlericalismo, conseguenza dell’opposizione papale non solo all’unificazione, ma a liberalismo, democrazia e progresso. Ma in tutte le comunità la gente ha idee politiche diverse e ne è riprova le battaglie a volte furiose che avvengono in seno al Sinodo valdese, raduno annuale a Torre Pellice, dove le passioni suscitate non sono di tipo religioso-teologico ma di tipo etico-politico-sociale, relativo cioè alla condizione umana e non celeste.

Il Sinodo Valdese e l’8 per mille
Interessante è stata a questo proposito la battaglia sull’8 per mille in cui era difficile cercare una divisione destra/sinistra e non si poteva prevedere, come in genere su altre istanze era sempre prevedibile, quali posizioni avrebbero assunti i vari personaggi in genere più coinvolti e battaglieri, per fare qualche nome Tullio Vinay, Paolo Ricca, Giorgio Bouchard, Giorgio Tourn, Giorgio Spini… Già una volta il Sinodo si era spaccato sulla questione dell’accettare o meno i soldi che tramite l’8 per mille potevano essere devolute dallo Stato alle chiese valdesi e metodiste. In un primo tempo, negli anni ’80 la proposta era stata respinta come indecente. “Rubare soldi allo Stato come fa la chiesa cattolica che chiede e chiede mai sazia? Mai!” Dieci anni dopo circa, dopo furiosi dibattiti -spesso a sfondo teologico- chi era a favore citava Teodoro di Beza, chi contrario Giovanni Calvino- ma la diatriba era umana, terrena, non celeste- con una piccola maggioranza- vinse l’accettazione. Ma solo ed esclusivamente per progetti a sfondo sociale e umanitario e mai per le proprie chiese, i propri poveri pastori o l’evangelizzazione! Io che partecipavo al Sinodo come delegata del Comitato britannico ma senza diritto di voto – forse è interessante sapere che non facendo tecnicamente più parte di una comunità in Italia non posso essere eletta deputata al Sinodo che è un piccolo Parlamento e non sono neppure più contata nel numero dei valdesi e non sono nemmeno sicura di far parte dei metodisti inglesi, non ci avevo mai pensato prima- non sapevo che cosa avrei votato se avessi potuto. Forse a favore dell’accettazione e del basso compromesso, pur pensando che in teoria fosse più corretta la posizione della separazione totale.

C’è un ecumenismo liberal e uno fondamentalista
Aggiungo ancora una riflessione personale e poi proseguo verso gli altri punti. In questo scorcio di fine secolo e fine millennio- io continuo a credere che tutto inizi il 2001 e che il 2000 sia ancora XX secolo e II millennio- la divisione fra cristiani e per certi aspetti tra i membri di tutte le religioni che conosco, non è verticale nel senso di: protestanti, ortodossi, cattolici, ebrei, musulmani e così via, ma è una cosa orizzontale che vede uniti in un’unica fascia i liberali di ogni religione e in un’altra i fondamentalisti e così via. Personalmente provo più affinità con cattolici o ebrei o musulmani liberali, cioè aperti di idee e tolleranti e in genere di cultura superiore, che con certi protestanti che paiono fermi a posizioni di un secolo fa e oltre. Ed è anche mia opinione che la religione sia lo specchio della persona, così come lo sono i suoi convincimenti più profondi ed intimi. Così come per vedere una cosa bisogna crederci. Non mi risulta che nessun protestante abbia mai visto madonne di pietra piangere o che abbia avuto visioni come Fatima o Lourdes. E quelli che hanno queste visioni in genere non sono astrofisici di Cambridge magari ebrei o filosofi agnostici della Sorbona.

Il protestantismo più vitale è là dove è minoranza
Che fa oggi il protestantesimo? Una decina di anni fa lo storico della Sorbona Jean Bauberot deplorava il fatto che nei paesi laici e secolarizzati come la Francia il protestantesimo avesse perduto il suo mordente, quasi la sua ragion d’essere, una volta conquistato questo tipo di società moderna per cui si era battuto dai tempi dell’Editto di Nantes. Forse allora è un bene che in Italia ci sia ancora tanto cammino da percorrere, così la voce protestante può continuare ad essere forte e chiara e fedele alla sua vocazione originaria. Io potrei aggiungere che, avendo sperimentato la vita dall’altra parte della barricata dove il protestantesimo è maggioranza, ancor oggi, dopo oltre vent’anni, sono stupita di trovarlo così blando, senza mordente e arrendevole alle varie minoranze, cattolica in testa, che incalzano per erodergli il primato. Questo ovviamente in Inghilterra, mentre per quanto riguarda certo protestantesimo irlandese – in Irlanda è insieme minoranza e maggioranza ma in entrambe le situazioni a rischio di estinzione – pur concordando totalmente con le ragioni storiche del protestantesimo, non so se mi troverei d’accordo in tutto con certi orangisti (di nuovo la divisione orizzontale!). La mia opinione è che il cristianesimo, nella sua accezione protestante che è la più vicina al “vero” cristianesimo, quello puro, non contaminato da strati e detriti pagani precristiani, sia veramente se stesso solo quando è minoritario e perseguitato. In quelle situazioni dà il meglio di sè. Si veda il ruolo svolto dalle chiese evangeliche nella caduta del Muro di Berlino, se si analizzano i fatti dalla Germania alla Romania ecc., molto più determinanti di quanto gli italiani, abbagliati dalla macchina propagandistica papale, abbiano mai capito. E nel Sud Africa e in tutti gli altri posti dove la luce dell’Evangelo sia ancora offuscata dalle tenebre della nostra ignoranza e del nostro peccato così che la società non riesce a raggiungere neppure i limitati e imperfetti livelli di quelle nostre occidentali. Non dimentichiamo che il meglio del cristianesimo in termini di novità e pensiero originale anche a livello teologico, ci viene ora di ritorno dai paesi un tempo colonizzati e convertiti con le missioni e che i nuovi Bonhoeffer, Barth, Schweitzer, Martin Luther King, sono oggi Desmond Tutu, anglicano, Nelson Mandela, metodista, Allan Boesak, riformato e che la nostra realtà di oggi è già nera o comunque di colore e non europea. Si vedano inoltre i vari movimenti e ondate “carismatiche” – anche cattoliche ma certamente più protestani – che attraversano il continente Sud americano. Che questi siano davvero protestanti nel senso illustrato finora ho i miei dubbi, ma ho detto che etichette e scomuniche non sono da nostri pari…

Il protestantesimo è ingaggiato nella battaglia per i diritti civili e delle minoranze, comprese quelle sessuali E il futuro? Cercare di prevederlo è sempre presuntuoso e finisce per far cadere nel ridicolo chi ci ha provato. Nell’immediato futuro in Europa, in particolare in posti come la Francia e soprattutto come l’Italia con problemi crescenti di immigrazione, la funzione di una piccola (in Italia piccolissima) minoranza agguerrita e sicura di sè e della propria identità avrà certo la funzione di battistrada per accogliere e ospitare innanzitutto i membri di chiese sorelle di altre parti del mondo e poi di guidare le minoranze di altre culture e religioni nel venire accettate e nel lottare per i propri diritti civili e religiosi. E per un’integrazione che sia un arricchimento da entrambi i lati e non l’impoverimento che consegue anche per chi si impone e riduce tutto ad un appiattimento amorfo e senza spina dorsale. E nelle minoranze includo tutti, anche quelle sessuali, dato che Dio che ci ha creati accoglie tutti e che in Cristo siamo tutti uguali e non c’è nè uomo nè donna nè giudeo nè greco. L’importante è che cerchiamo sempre nei limiti del nostro peccato e della nostra inadeguatezza di non attribuire a Dio i nostri difetti e non cercare di farlo entrare nei nostri miseri canali e nelle nostre penose categorie; accogliendo il diverso e i diversi possiamo allenarci ad uscire dai nostri ristretti orizzonti e vedere il mondo con occhi diversi dai nostri. La mia speranza per un nuovo millennio cristiano è che ogni confessione resti fedele a se stessa e che ognuno scelga in libertà quella i cui doni trova più affini, senza che ciò significhi scomuniche o reiezioni ma semplicemente modi diversi di rendere gloria a quell’unico Dio in cui siamo tutti uno. E che il cristianesimo diventi la religione che si distingue dalle altre per essere la religione unicamente ed esclusivamente dell’amore, cosa che nei precedenti due millenni non è riuscita, in nessuna delle sue confessioni, a essere. Ma, per ritornare alla domanda iniziale, il cristianesimo e al suo interno il protestantesimo, andrà dove vuole lo Spirito Santo per vie e con modi a noi imperscrutabili e che sarebbe sciocco pretendere di conoscere.

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