
Noi figli della provetta non siamo foto da brochure

«Vediamo se sarai così onesta da pubblicare questa replica sul tuo blog». Detto fatto. Termina così la piccata risposta di Ron Poole-Dayan, direttore esecutivo di Men Having Babies (MHB), a Stephanie Raeymaekers. Ron si è molto arrabbiato per l’articolo che lei, una delle prime persone concepite con l’aiuto di un donatore di sperma anonimo, ha scritto su Tempi e sul suo blog dopo aver visitato l’expo dell’utero in affitto che MHB ha organizzato per il secondo anno di fila a Bruxelles, all’Hotel Hilton, a fine settembre. L’articolo non faceva che raccontare che cosa è successo alla fiera, dalla diffusione di listini prezzi per madri surrogate e bambini perfetti alle formule “soddisfatti o rimborsati”, fino alla presenza nei contratti dell’aborto obbligatorio per le surrogate nel caso che il bambino acquistato presenti “difetti di fabbricazione”.
Ron ha accusato Stephanie di «essere ingannevole e intellettualmente disonesta» e di aver scritto in buona sostanza un sacco di balle. E lei, dopo aver pubblicato la replica sul suo blog Donorkinderen, ha deciso di fare alcune precisazioni. Innanzitutto, «noi persone concepite tramite donatore di sperma anonimo», che non possiamo conoscere per legge chi siano i nostri genitori e siamo costrette a vivere all’oscuro della nostra identità per tutta la vita, «non amiamo le bugie e le verità nascoste». In ogni caso, «immagino che il suo staff abbia registrato le conferenze, quindi può sempre verificare di persone l’accuratezza delle mie affermazioni».
Il dibattito ha degli aspetti surreali, dal momento che l’associazione americana che sponsorizza l’utero in affitto giustifica la pratica a partire dal «diritto alla vita» dei bambini, accusando Stephanie di volerlo negare. Ma il diritto alla vita difeso da MHB è molto singolare e sfida il principio di non contraddizione: innanzitutto ammette l’aborto su richiesta dei “genitori” («chi non vorrebbe abortire nel caso un bambino avesse un difetto?», chiedeva un medico a Bruxelles alla platea di aspiranti genitori gay, mentre un avvocato rassicurava: «Una surrogata può essere obbligata a seguire le istruzioni, altrimenti i pagamenti verranno interrotti»), poi va a braccetto con l’eugenetica: «Durante il “bootcamp della surrogata” (citazione Anthony Brown, MHB)», scrive ancora Stephanie, «sono stati promossi ripetutamente test genetici per dare agli aspiranti genitori bambini più sani possibile». Molti «relatori promuovevano la selezione degli embrioni come forma di controllo della qualità. Spiegavano che gli embrioni con il più piccolo segno di anomalia vengono distrutti. Il vostro diritto alla vita per caso si applica anche a loro o solo a quei bambini che assomigliano alle foto usate per le vostre brochure?».
Comitati consultivi
Il direttore di MHB protesta anche perché è stata messa in dubbio la loro «etica». «Abbiamo un comitato consultivo al quale partecipano anche madri surrogate, che da più di un anno ha deliberato un quadro etico [all’interno del quale lavoriamo] tradotto in sei lingue e redatto da una coalizione di nove organizzazioni internazionali», si pavoneggia. Secca la risposta di Stephanie: «Non conta quanti comitati consultivi riuscite a mettere insieme: non potranno mai e poi mai giustificare quella fondamentale ingiustizia che infliggete a un essere umano quando lo create e usate solo per alimentare un business. Due torti non fanno una ragione. Ogni pratica costruita sulla pelle delle persone e che va contro il loro benessere e migliori interessi non è etica e dovrebbe essere proibita. Non legalizzata e praticata. A proposito: il vostro documento l’ho letto. Non mi ha convinto».
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Siamo di fronte ad una realtà in divenire e come in ogni cosa si crea un dibattito, c’è chi purtroppo cerca di trarne un profitto, chi può esserne sfruttato, e c’è chi ne vede i lati virtuosi.
Qui chiaramente non si raccontano le storie di altruismo come quella di Rosie Luik, Rachael Coleman, Chantelle McCallum, Paula Capa, Trudy LaLone… E si potrebbe continuare a lungo….
Purtroppo si cerca, con poca onestà intellettuale, di mescolare le questioni, facendo sembrare che il problema dell’identità del donatore riguardi solo le coppie gay, mentre la questione è identica per quelle etero e meriterebbe una lunga discussione a parte.
Similmente la questione dell’utero in affitto, riguarda tutte le coppie con sterilità biologica o sociale ed è una questione delicata. Credo valga la pensa di notare che chi si oppone non lo fa onestamente, ma sbandiera questa o quella “convetion”, questa o quella associazione, a far sembrare che quella sia la realtà, mentre sono semplici spaccati. Posizioni reali, come nella pluralità delle voci si sentono ovunque, ma che non rappresentano di certo la realtà nella sue molteplici sfaccettature.
Si dovrebbero discutere i principi in modo onesto e obiettivo, senza dire “guarda questo cosa dice” ma dicendo chiaramente cosa si ritiene sia giusto e perchè.
Io ritengo che;
1) Genitore e responsabile di un bambino sia chi ha avuto l’intenzione di farlo venire al mondo. Se tale persone non c’è, allora chi per leggerezza si trova in stato interessante è responsabile. Come già accade in Italia, la donna può partorire in anonimato e il bambino viene dato in adozione.
2) Un donna che si presta ad una gravidanza permette ad una vita di nascere; compie quindi un gesto encomiabile. Nessuna donna deve vedere in questa attività una salvezza da uno stato di bisogno, quindi alla fine del percorso non deve essere sostanzialmente più ricca di prima (nessun lucro). Questo evita lo sfruttamento delle donne.
3) Nessuna donna dovrebbe mai essere costretta ad abortire, per nessuna ragione al mondo. Se i genitori non desiderano tenere il bambino, per le medesime ragioni che permettono l’aborto secondo la legge del paese, e la gestante non vuole abortire, o la gestante decide di tenere il bambino, o il bambino può essere dato in adozione -come già accade oggi in Italia per qualsiasi donna che non vuole un bambino che ha in grembo-.
4) Non è necessario alcun accordo o contratto, perchè la clinica che si occupa della FIV avrebbe l’onere di annotare e certificare l’identità dei genitori e della gestante. I genitori sarebbero genitori legali, e la gestante in diritto ad avere l’ultima parola fino al parto, incluso anche il diritto di abortire secondo le norme vigenti, come qualsiasi donna in Italia (i genitori devono essere al corrente di questo rischio, come lo è il padre biologico di qualsiasi bambino in Italia, la cui compagna può abortire senza il suo consenso, secondo la legge).
6) Le norme internazionali servirebbero solo ad armonizzare la legislazione e ad evitare inutili ostacoli burocratici ai genitori in contesti internazionali. Chiunque ricorre alla GPA in stati in cui è legale l’utero in affitto (i.e. lucro) dovrebbe essere considerato un criminale nel suo stato di residenza e perseguito di conseguenza con pena da stabilire in sede parlamentare.
7) Se in uno stato è consentita l’adozione ai singoli, anche la GPA dovrebbe essere consentita ai singoli. Ciò deve essere valutato in seno alla società, in base alle evidenze psicologiche, pediatriche, mediche e sociali più in generale.
8) Soggetti terzi che partecipano alla GPA, come clinche, medici, legali, ecc. dovrebbero astenersi rigorosamente dall’induzione alla GPA, ma come qualunque professionista può affiancare i genitori durante la gravidanza (medico consulente, clinica privata, legale per seguire una coppia di nazionalit diverse, ecc.), questo vale ed è eticamente sensato anche per la GPA. Resta fermo il punto2: niente lucro per la donna.
Questi sono alcuni punti, del tutto neutri, senza sensazionalismi o disonestà intellettuale prodotta tramite testimonianza tendenziose o riferimenti a realtà di nicchia. Di questi punti, in modo onesto e fondamentale si dovrebbe parlare. Chiunque cerchi di fare riferimenti a drammi, scandali, ma anche a storie strappa lacrime di famiglie felici tramite la GPA, andrebbe trattato con sospetto, perchè quasi certamente pervaso da secondi interessi e condizionamenti ideologici che gli impediscono di essere onesto.
Mi pare che la disonestà intellettuale risieda nel arrampicarsi su sparuti casi di presunto “altruismo” per sminuire la realtà di un vasto mercato che si alimenta ed espande. Un mercato fatto di una industria che ci sfacciatamente ci “campa” e pure alla grande. Attaccarsi al dettaglio (del resto “falso” dato che l’altruismo non si fa confezionando persone … ma donando cose, e qui si confondono le persone con le cose) per negare la realtà. Poi pensare che il tutto si risolva con il “”dovrebbero astenersi” “dovrebbe essere consentita” “sono necessari gli accordi” ecc. è aria … fritta . E chi lo nega mi sembra che quasi certamente pervaso da secondi interessi e condizionamenti ideologici che gli impediscono di essere onesto.
Salve Toni,
mi fa piacere ritrovarla dopo qualche tempo. Spero stia bene.
Io credo sia profondamente irrispettoso presumere che una persona menta quando dichiara di fare qualcosa per altruismo. Resta fermo che tale altruismo io lo ritenga una condizione obbligatoria per legge e che con i mezzi previsti dalla legge essa possa essere e debba essere verificata nei casi dubbi, che sono certo cittadini coscienziosi come lei denuncerebbero, come io stesso farei.
La legge va decisa con rispetto per il prossimo, non assumendo che chiunque non pensa come noi sia una canaglia, non crede? Si stabilisce una regola giusta e la si fa rispettare.
Se vuole stabilire che non si lucra sulla salute e sulla vita possiamo discuterne, facciamo che qualsiasi medico, infermiere, farmacista, clinica, fornitore di apparati medici e sanitari, legale e consulente, ecc. che ha a che fare con una persona gravida riceva un compenso stabilito dallo Stato e sia esclusa qualsiasi compenso differente.
In qualsiasi gravidanza.
Poi vediamo chi vuole un servizio migliore della media come si regola, ma il libero mercato si dovrebbe piegare completamente al valore della vita, che non dovrebbe essere ribadito solo quando ci fa comodo o rende le cose difficili per chi non ci aggrada, giusto? Questione di essere onesti e di ricordarsi del lucro dell’industri sempre.
Alla rigida esclusione del lucro non ci hai mai creduto nemmeno tu.
E anche tu sai che ti stai raccontando delle favolette. La realtà è quella descritta da associazione Arcobaleno: senza regole di mercato la surrogazione e la ovodonazione non decolla, stagna!
Con gran disappunto dei due uomini che vorrebbero “have a babie” a dispetto della natura omofoba li ha resi “socialmente sterili”.
E’ tutto qui caro mio: se ho il denaro per comprarlo e c’è chi e’ disposto a venderlo, chi sei tu per impedirlo? Tutto il resto è cortina fumogena ai colori dell’arcobaleno.
La schiavitù qui e ora.
Cosa io credo o non credo lo decido io, non crede? 😀
Mi pare chiaro dai suoi interventi chi tra noi due è l’attivista e chi è aperto al dialogo. Lei ha già deciso cosa esiste e cosa non esiste, cosa è naturale e cosa no, e che gli spaccati che cita sono rappresentativi.
Io escludo il lucro e non lo faccio per fantasia, perchè è una realtà chiara e verificata in Canada, UK e altri Stati. Quello con le fantasie a tinte fosche è lei, con i suoi slogan roboanti.
Chi sono io? Io sono uno che vota come tutti. Chi è lei per giudicare?
Sul fatto che la vita possa esser messa sotto contratto io non cerco e non voglio dialogo. Per me è chiaro il giudizio, ed è negativo.
Ma non prendiamoci in giro. Nemmeno tu vuoi il dialogo, vuoi solo che “l’infertilità sociale” sia “curabile da contratto”. Il tuo lagnarti della mancanza di dialogo e’ solo vittimismo intollerante verso una parte di società che non è ancora disposta a concedere che si possa assecondare qualsiasi capriccio di adulto a prescindere dall’interesse del minore e della tutela della dignità umana.
E piantala di dire che sono spaccati. Non c’è associazione LGBT che non sia allineata su queste posizioni e il peso politico di Associazione Famiglie Arcobaleno, l’attivismo di “Certi diritti (radicali, con Filomena Gallo in testa, quella che ha fatto a pezzi la legge 40 che era pure passata per la prova referendaria) lo conosci benissimo. Per non parlare di equality Italia e tutto il genderame che ci va appresso.
Io non voglio il dialogo. In questo non sono diverso da te che rifiuti il dialogo tanto quanto me.
Perché continuerai a commentare e a fare l’attivista qui e su altri siti non finché verrà composta una diatriba dialettica, ma fino a che tu e tutte le associazioni LGBT non otterranno esattamente TUTTO quello che vuoi e che volete con ogni mezzo, compreso il negare la realtà fino a inventarsi concetti antropologici ridicoli (e tragici) come “L’INFERTILITA’ SOCIALE”.
Quanto al rifugiarsi nel “ma così si genera vita” caschi male. A quella vita si deve rispetto. E nessuno più dei cattolici, anche se la cosa ti dà fastidio, lo vuole. Così tanto da difendere la vita anche quando nasce dalla violenza (stupri). Ma, a quanto pare, non capisci che questo difenderla a tutti i costi NON giustifica la violenza che la genera.
Io non rifiuto affatto il dialogo Andrea. Quello che non vuole rispondere alla mie mail, quello che apre un account twitter, quello che pubblica articoli su blog cattolici, è lei.
Lei Andrea si comporta da attivista, non io.
Io scrivo qui, talvolta sul corriere, ho provato un intervento su due dei suddetti blog cattolici e su uno islamico (e siccome non era possibile il dialogo in nessuno, la cosa è finita lì).
Non scrivo articoli, non uso twitter, non uso il mio account facebook per altro che non sia scrivere qui.
Io non sono un attivista Andrea, sono una persona coscienziosa che cerca un dialogo onesto, senza pensare -come fa lei- di saperla tanto lunga da non dover nemmeno discutere. Io non penso -come mi pare faccia lei- che le mie idee dovrebbero essere imposte al prossimo perchè, per citarla, “si vede”.
Gli attivisti, come lei, come quelli delle famiglie arcobaleno, sono “spaccati”. Lei non rappresenta affatto i cattolici italiani, come le famiglie arcobaleno o arcigay non rappresentano affatto gli omosessuali italiani. Lei, come arcigay, siete attivisti. Gente che è convinta di avere una lotta da fare, mentre io credo che la via sia il dialogo, capillare e onesto.
E guardi che io non voglio tutto e con ogni mezzo e glielo dimostro: io sono contrario a ogni forma di lucro per la GPA (le famiglie arcobaleno sono ambigue su questo), sono per rendere l’utero in affitto internazionale un reato in Italia. Quindi come vede non sono affatto in una posizione di comodo, ma di coerenza etica e morale.
Coerenza etica e morale che pare manchi a lei, che parla di stupro e violenza facendo paragoni dove di stupro o violenza non c’è traccia. E poi va a fare la morale al prossimo. Capisce che dovrebbe smetterla con gli slogan roboanti ed essere onesto? Altrimenti il primo a non credere alla forza e alla validità delle sue idee è lei, se deve doparle con questi sciocchi e scandalosi paragoni.
P.S. il concetto di “sterilità sociale” è un concetto complesso, che lei pensa sia “non posso avere figli, allora come faccio?”, mentre è qualcosa di radicato nella società odierna, quella dei figli unici, delle mini-famiglie, delle 60 ore di lavoro a settimana, del mutuo a vita, dell’unione civile infedele per forza…Ma se lei non ne vuole parlare, non potrò spiegarle.
“il concetto di “sterilità sociale” è un concetto complesso”
No, è semplicissimo: una coppia di uomini è naturalmente sterile come lo è una coppia di donne. La “sterilità sociale” è, questo si, un concetto antropologico inventato di sana pianta dalla propaganda ellegibittì e da psico_sociologi che si divertono con gli esperimenti “sociali”.
Chi mette i gamenti e la gestante rendono la vita possibile e sono a tutti gli effetti genitori visto che generano.
Per “trasformare” la genitorialità NATURALE in genitorialità “legale” si fa un CONTRATTO avente per OGGETTO la VITA UMANA con uno scarico di responsabilità in cambio di una remunerazione, che sia solo rimborso o rimborso + “adeguato compenso”.
Per te va bene, per altri (me compreso) NO.
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genitore.
[ge·ni·tó·re]
DEFINIZIONE
1.~Colui che genera o ha generato; padre.
“Tu non sai quanto soffrì Il tuo vecchio genitor”
•(al pl.). Il padre e la madre.
“amare i propri g.”
Telegrafico, in attesa da ieri della Redazione:
Sterilità sociale e biologica diretta, v. A. Camperio Ciani. Quindi non ha capito.
Genitori non biologici: esistono da sempre le adozioni e non sono meno genitori per questo, nonostante il suo dizionario.
Certo, con la piccola differenza che quei bambini sono “orfani” per disgrazia o altro accidente della vita, voi invece li create orfani per contratto, per soddisfare il desiderio del giocattolo.
Ed è curioso che nelle pratiche per l’adozione gli organismi che se ne occupano sia rigorosissimi (a volte anche eccessivamente) nel valutare l’interesse del bambino, mentre con l’UIA (gratuito o meno, non c’è alcuna differenza) l’interesse è quello degli acquirenti. Nero su bianco e in carta bollata.
Ma non ti entrerà mai in testa.
Io penso che un orfano si ponga la questione di cosa lo rende diverso dagli altri. Lei che cerca la “piccola differenza” dovrebbe essere in grado di capire.
Un orfano ha perso, o non ha mai avuto, qualcuno che abbia voluto curarsi di lui, prendersi la responsabilità di crescerlo, volerlo nella sua vita. Questo, quando compreso, può creare un trauma nel bambino e anche nell’adulto che lo scopre.
Nella GPA (che non è UIA, perchè non c’è lucro della gestante, altra “piccola differenza”…), sin dal principio chi vuole un bambino nella sua vita è chiaro, come sono chiare, sin da prima del loro coinvolgimento le intenzioni di chi dona gameti, perizia tecnica o tempo per far nascere il bambino.
Non c’è mai chi lo fa per divertimento disinteressandosi delle conseguenze (come nel caso di gravidanze “accidentali”). Il bambino è voluto dalle stesse persone come in ogni altra gravidanza. Non c’è quindi alcun abbandono, non c’è cambiamento di idea o rifiuto delle responsabilità.
Quanto al rigore dei servizi sociali sulle adozioni, se vogliamo prevedere una “luce verde”, ovvero una valutazione a monte del percorso di FIV o di GPA, sono pure d’accordo. Non sarebbe male prevedere un percorso di educazione pre-genitoriale, per tutti i genitori o aspiranti tali.
Le faccio presente che la mia mente è aperta al dialogo, la sua?
A parte la spocchia del “la mia mente è aperta al dialogo, e la sua?” e la solita e solenne panzana del “GPA non è UIA, perché non c’è lucro della gestante”, fai finta di dimenticare che un orfano ha perso – semplicemente e al netto delle chiacchiere – la madre o il padre o entrambi.
Che non sono sostituibili indifferentemente e a piacimento con “chi si prende cura di lui”. Il legame genitoriale, che non è un mero fatto antropologico ma è anche biologico (vedo che continui a non commentare quanto ti propone Andrea sugli studi dei legami feto-gestante), non si ristabilisce per il solo fatto che qualcuno “lo vuole”. Il bambino ha diritto a quel legame, e tutte le volte che esso viene reciso ne deriva un vulnus.
Che lo si faccia deliberatamente, con lucro o con (assai supposta) generosità, con tanto di contratto sul “prodotto”, è una palese violazione di questo diritto.
Chi si occupa di adozioni, ci va con i piedi di piombo perché ha come faro guida l’interesse del bambino e non l’interesse degli adulti. Il desiderio di genitorialità rimane un desiderio, non un diritto.
Lei la chiama “spocchia”, ma a me pare che quella domanda sia stata utile. Apprezzo il suo intervento, che per una volta offre spunti di discussione.
Che la GPA non esista, o sia una “panzana” sta a lei dimostrarlo, giacchè ci sono delle leggi e dei processi a garantire che non sia “affitto” visto che non c’è lucro. Lei si deve sforzare di negare una realtà.
Riguardo ai genitori di questi bambini, ancora un volta, essi non sono mai “sostituiti”. Sono sempre gli stessi genitori dal principio, sono loro che “concepiscono” il bambino, loro che lo immaginano prima che nasca e agiscono perchè questo accada.
Chi rende questo possibile è qualcuno che partecipa, ma che non abbandona mai il bambino perchè non ne è mai stato responsabile oltre il periodo in cui esso gli è affidato. Questa è una realtà sostanziale, che è fondamentale ed essenziale perchè quei bambini non avranno mai l’idea di essere stati abbandonati o non voluti da qualcuno, anzi l’opposto. Fortemente attesi e oggetto di azioni che toccano i limiti della conoscenza e dell’altruismo.
Resta il nodo dell’attaccamento alla partoriente, come talvolta i bambini si affezionano alle tate o alle operatrici degli asili nido, poichè accade trascorrano con esse più tempo che con i genitori. Tuttavia tale legame non è necessariamente sorgente di traumi, che sono da dimostrare.
Quello che si sa, è che la cosa importante è la presenza e il contatto, soprattutto fisico, a pelle, con i genitori (la c.d. “cura canguro”)
Una panoramica la trova in: Stevens, Jeni, et al. “Immediate or early skin‐to‐skin contact after a Caesarean section: a review of the literature.” Maternal & child nutrition 10.4 (2014): 456-473.
Il latte naturale è migliore di quello artificiale, ma diverse donne hanno difficoltà ad allattare al seno e non è che per questo rinunciano ad avere bambini.
Va ricordato che il netto è una vita in più, venuta al mondo in un contesto di rispetto, cura e altruismo. Il genitore perfetto non esiste e chi per qualche ragione non presenta le caratteristiche del “genitore perfetto” deve chiedersi se potrà crescere figli sereni e felici, non figli perfetti.
Come vede quindi la questione è ben lontana dall’essere nettamente definita e non mi pare davvero che ci sia ragione per rinunciare al mettere al mondo una vita per le perplessità che questi elementi possono sollevare.
Immaginavo che finiva così.
A parte il solito tono da mestrina sapientina, che spiega le cose ai rozzi ignoranti (chissà perché non t’è scappato il mantra di “omofobi”), non fai che ripetere la solita balla del senza lucro (e sempre più solo a crederci davvero, non hai manco letto di cosa parla questo stesso articolo: della testimonianza del disagio interiore e della crisi identitaria dei figli nati senza padre).
Hai voglia a dire che i giudici e le sentenze “dimostrano che”: il lucro c’è eccome (e si quantifica in migliaia di dollari/sterline sonanti), e quand’anche, per pura ipotesi, non ci fosse, la violazione del diritto del bambino a essere cresciuto e allevato da chi lo ha REALMENTE concepito e portato in grembo per nove mesi non è per nulla minore.
Hai voglia a dire che padre e madre sono coloro che si immaginano di esserlo. Padre e madre sono e saranno sempre coloro che generano (i “genitori”, guarda caso), non coloro che progettano (e pagano).
La tua descrizione della madre, poi, è perfettamente in linea con il tuo mondezzaio ideologico:
“qualcuno che partecipa, ma che non abbandona mai il bambino perchè non ne è mai stato responsabile oltre il periodo in cui esso gli è affidato”, come dire “una di passaggio”, o “un elettrodomestico in prestito”. E prosegui:
“Resta il nodo dell’attaccamento alla partoriente, come talvolta i bambini si affezionano alle tate o alle operatrici degli asili nido”
e ancora:
“Il latte naturale è migliore di quello artificiale, ma diverse donne hanno difficoltà ad allattare al seno” (e cosa c’entrerà poi).
Ma TU ci hai mai parlato con una madre vera? Per esempio con tua madre? Le hai mai chiesto cosa ha provato nel portare in grembo un essere umano e cosa ha significato per lei averne cura per nove mesi e farlo nascere?
Il pistolotto finale lascialo perdere:
“il netto è una vita in più, venuta al mondo in un contesto di rispetto, cura e altruismo” va corretto in:
“venuta al mondo in un contesto di egoismo, quello di chi crede che i desideri, nel mondo del tutto tecnicamente (e danarescamente) possibile, siano automaticamente diritti (i propri, non quelli del bambino)”.
Finire? Io credo che sia lei Sebastiano a voler chiudere la discussione perchè sente che inizia a stringersi sulle sue contraddizioni.
Lei ha detto ” continui a non commentare quanto ti propone Andrea sugli studi dei legami feto-gestante” e io le ho indicato uno studio. Questo fa di me una maestrina (e perchè non un “maestrino”? E poi c’è chi dice che non c’è un problema di genere…)? Lei ha evidenziato il legame biologico e io ne ho discusso, poichè ha sollevato lei il punto. Il latte materno è uno dei punti rilevanti, mi sorprende che lei non conosca la questione.
E comunque, non fa invece di lei un ipocrita ignorare gli studi che io ho indicato, dopo aver accusto me di non rispondere a studi indicati da Andrea?
E ipocrita di deve pure essere nell’ostinarsi a voler pensare che io abbia detto che l’utero in affitto non esiste. Pochi messaggi sopra ho detto che auspico una moratoria penale internazionale a riguardo! Certo che esiste, come è esistita la simonìa in passato. Questo ha forse cancellato il sacramento della confessione? Chi fa qualcosa per altruismo dovrebbe essere lodato, non biasimato.
Le donne non sono tutte uguali. Per alcune il legame della gravidanza è indissolubile dalla maternità, per altre non è così. Questo non le rende persone cattive, ma persone diverse. Questo non significa che siano più propense all’aborto, né che lo facciano automaticamente per lucro. E comunque, nel dubbio, una legge seria permetterebbe di evitare lo sfruttamento di donne in difficoltà, come già oggi accade per chi, invece di donare sangue e placenta, dona midollo o lobi del fegato. Non è un “passaggio di un oggetto”, ma il passaggio di un bambino, come avviene nell’ospedale che permette al prematuro di svilupparsi con le cure dei medici, come lo è all’asilo nido che occupa dei piccoli. I genitori sono sempre chiari e definiti, e il ruolo di chi si prodiga per la vita, anche.
Lei e chi la pensa come lei, non senza che vi sia una chiara dose di omofobia (ecco, la accontento, così capisce come io usi questo termine con senno) si ricordano della questione solo quando riguarda gli omosessuali, vorreste agire per i vostri pregiudizi persino in ostacolo alla vita!
E badi che io non sono disonesto intellettualmente e non nascondo i punti critici della vicenda, ma non si butta il bambino con l’acqua sporca, mai metafora fu più adatta.
Quanto ai genitori, che sarebbero quelli che generano biologicamente, mi lasci farle notare che si sbaglia enormemente. Primo perchè i genitori adottivi sono genitori a tutti gli effetti, e lei con la sua frase manca loro di rispetto. Secondo perchè, purtroppo, accade che anche nelle gravidanze “naturali” che genitori biologici non siano affatto adatti. Nessuno può misurare la dose di “egoismo” di una coppia. E’ certo che c’è sempre una necessità dietro ad una gravidanza e non puro disinteresse e apertura alla vita. Stabilire questa quota di egoismo dovrebbe essere come lo scagliare la biblica pietra. Chi ne è esente può permettersi di giudicare, ovvero nessuno. Si tratta, anzichè impedire la vita, di vigilare attentamente su di essa in ogni fase, e quando si ravvede un motivo grave -e ripeto, GRAVE- intervenire, nell’interesse chiaro del bambino, come nel caso della coppia dell’acido.
Ma qui, di chiara c’è solo l’omofobia, l’arroganza morale, l’ipocrisia. Sullo sfondo, non lo nego, ci sono di certo dell criticità, ma nulla che giustifichi una chiusura totale come prospetta lei, perchè sarebbe una chiusura alla vita e ad un gesto di grande altruismo.
In attesa della redazione da 48 ore, riassumo:
Lei solleva la questione del legame, ora commenti gli studi. Biasima me per non averlo fatto con Andrea. Il legame esiste, ma non è ragione valida contro la GPA, perchè non c’è prova scientifica o più in generale medica che gli eventi della GPA implichino inevitabilmente problemi al bambino (v. studi).
Riguardo alle donne, non sono tutte uguali. Per alcune il legame della gravidanza è indissolubile dalla maternità, per altre no. Questo non le rende persone cattive. Non è un “passaggio di un oggetto”, ma il passaggio di un bambino, come avviene ad esempio nell’ospedale che permette al prematuro di svilupparsi con le cure dei medici. I genitori sono sempre chiari e definiti, e il ruolo di chi si prodiga per la vita, anche.
Sui genitori, che sarebbero quelli che generano biologicamente, sbaglia. Primo perchè i genitori adottivi sono genitori a tutti gli effetti, e lei manca loro di rispetto. Secondo perchè, anche nelle gravidanze “naturali” i genitori biologici possono non essere adatti (e.g. coppia dell’acido), ergo non è condizione necessaria e nemmeno sufficiente.
Sullo sfondo, non lo nego, ci sono di certo dell criticità, ma nulla che giustifichi una chiusura totale come prospetta lei, perchè sarebbe una chiusura alla vita e ad un gesto di grande altruismo.
Ciao Michele,
tutto ben solo impegni che mi assorbono in toto.
A me sinceramente dispiace che sembra irrispettoso, ma credo che in una discussione come questa , con temi cosi vitali, conferire patenti creative , nulla osta, pass, con una semplice pacca sulle spalle , sulla fiducia di chi si dichiara “generoso” lo trovo ingenuo e pericoloso . E bada bene , io non credo neppure nella malafede di chi si dichiara generoso, dato ch la complessività delle essere umano, mista alla confusione generale determinata dall’abuso di dopare il significato delle parole che caratterizza la nostra epoca, è tale che si può sentire sinceramente generoso quando in realtà ci troviamo di fronte a fenomeni completamente diversi. Sai benissimo che per rendere l’idea di ciò che intendo ricorro a esempi estremizzati ed in questo caso mi immagino a chi dona gratuitamente una dose di cocaina ad un amico. Abbiamo ingredienti come la “gratuità” … si può tentare anche di chiamare “altruistico” il gesto in se ma in effetti ci troviamo di fronte ad un caso di vero avvelenamento. (Concorderai, spero, che nell’esempio non puoi immaginare nessuna “buona legge” dato che è proprio intrinsecamente viziato l’oggetto del contratto e che i miglioramenti altro non sarebbero che delle semplici “carinerie”. Ed io non immagino “buone leggi”.) Anche in questo caso, sebbene in maniera più subdola c’è avvelenamento: si pianifica la realizzazione di un “oggetto” (come fosse un qualsiasi benedi consumo) e si stabilisce a chi trasferirlo. La gratuità è un rimborso spese “tutto incluso” e professionisti si organizzano in una struttura imprenditoriale finalizzati a lauti guadagni. E la cosa più grave in tutto ciò è che nell’immaginario collettivo si conferma l’idea che è percorribile la strada ch vede un essere umano è oggetto di una contrattazione e transazione.
Quanto ai guadagni, le ripeto, li fanno -e lauti- tutte le strutture mediche e para-mediche che lucrano sulla gravidanza, e ci sono molte cliniche che aiutano coppie etero con problemi di fertilità, anche psicologici, sessuologi, ginecologi, ostetrici, farmacisti…Tutti che ci guadagnano molto, come ben sappiamo.
Questo punto quindi non mi pare rilevante. Escluso il lucro per la gestante, il resto è un ben più ampio discorso sul lucro fatto sulle necessità altrui e le assicuro che se prepara un documento per pretendere che tutte le società farmaceutiche, le farmacie e gli ospedali siano ONLUS, gliela firmo all’istante.
Ma se una persona vuole pagare un milione di euro al minuti l’ostetrico che segue la gestante, mentre essa è controllata seriamente e dalla legge perchè non abbia alcun lucro rilevante, non ci vedo nulla di male. E lei?
Riguardo agli altri argomenti, paragona la cessione a titolo gratuito di stupefacente al rispetto dell’accordo tra la gestante e i genitori dopo il parto per GPA.
Presumo quindi che anche nel caso di questa ipotetica cessione di stupefacente l’accordo -perchè il paragone regga- ci sia da prima.
Quindi il terzo che cede la “dose” la trasporta e basta, non la procura nemmeno, ma la riceve e la rende disponibile, possibilmente la trasforma, ma la sua essenza di “dose” (l’embrione. la vita umana) c’è da prima che la acquisisca. Il punto è che la dose è nociva, può indurre dipendenza e anche problemi seri di salute (e.g. overdose), il punto è questo, giusto?
Chiarito questo scenario, le chiedo come può dire che agire per far venire al mondo una vita -che altrimenti non sarebbe mai nata-, sia come agire per favorire la produzione di droga, ovvero una cosa negativa.
Una vita non è mai una cosa negativa. Quindi mi sfugge del tutto il suo paragone, ma se vuole spiegarmelo meglio, la prego di farlo.
Le ricordo che quando si lascia un bambino all’asilo o in una scuola privata, esiste un accordo con la struttura per riaverlo indietro. L’asilo ha la custodia del bambino, che non è dell’asilo, che lo nutre e lo cura. Nel caso di una scuola tale periodo può essere anche di diversi giorni, talvolta anche di mesi.
Nel caso della GPA siano d’accordo che il legame è molto più intenso, ma è sostanzialmente del tutto analogo. C’è una grande donazione. Ma vede, se una persona donasse un lobo del fegato, del midollo osseo, un polmone, una cornea, un rene, e pure una decina di litri di sangue (prelevati in un lungo periodo) ad una persona che ne ha bisogno, non avrebbe diritto a pretendere un legame nei confronti del ricevente, perchè il dono dal principio sarebbe per permettergli di vivere, non per creare un legame.
Dal principio, l’embrione, che è vita umana, è dato in custodia ad una persona che lo nutre e lo cura per un periodo molto lungo, che gli dona molto, ma dal principio è chiaro che non è figlio suo, che non è stata intenzione di questa persona generare quella vita, ed è questo il punto.
“sostanzialmente del tutto analogo”….
No. Non è analogo. Ti piacerebbe che lo fosse. Ma non è. Se non ti convinco io leggiti la letteratura medica (quella vera) sulle interazioni feto gestante, neonato e allattamento.
E non è analogo per il figlio. Come risolverà il nodo della mancanza di radici identitarie, passate le balle di uova e pinguini ed entrato nella età adulta, sarà un problema tutto a carico suo.
Capito il punto?
L’analogia la faccio dal punto di vista degli adulti, e qui stiamo parlando di una donna a cui le relative responsabilità, identità e intenzioni sono chiare dal principio (come al personale di un asilo nido o di una scuola; posso affezionarsi, ma non possono pretendere responsabilità e diritti).
Non mi nascondo dietro a un dito Andrea. La differenza esiste, certo, Da un punto di vista fisiologico non è una differenza vitale e siamo d’accordo che il latte materno è migliore di quello artificiale, ma tra non venire al mondo ed essere allattati a latte artificiale (o donato dalla gestante) credo sia meglio la seconda.
Il contatto con i genitori ha un discreto surrogato nel contatto post-parto (le ho già citato alcuni lavori, glieli posso ritrovare).
Il punto dell’identità è un punto sentito, certo. Gli studi ci sono, e dimostrano che la questione è difficile, ma non assolutamente. Ci sono molti bambini e adulti felici e per la frazione (di solito meno del 10%, possiamo discutere diversi studi, anche su adulti) che considerano il donatore un genitore, ci sono di certo modi per affrontare la questione.
Occorre ricordare che l’alternativa per questi bambini e di non venire al mondo e non mi pare che le questioni sopra siano tali da costituire un pregiudizio assoluto, ricordando che la questione vale per tutte le coppie, etero o omo che siano.
Il punto quindi è ben chiaro, ma non è di certo assodato e ribadisco, non si dovrebbe sollevarlo solo quando si tratta di man having babies, ma -lasciando da parte omofobia e ipocrisia- in tutti i casi.
Le pongo quindi la mia, di domanda: lei avrebbe il coraggio di andare da questi adulti e dirgli “se avessero dato retta a me non saresti mai nato, che ne dici?”, perchè lei si ricorda dei “problemi” degli altri, ma ci sono anche i “suoi”.
Il fatto che le strutture mediche ci guadagnano QUANDO CURANO MALATI non è il punto dato che c’è un guadagno lecito nelle cose ed uno illecito. E qui si gioca nel l’allargare il range di ciò che è lecito negando un’evidenza sotto gli occhi di tutti che vuole lecita una “produzione umana” che non è certo assimilabile alla cura di una malattia o nell’assistere una gestante per i rischi connessi ad un parto. Per me è nel sovvertimento delle prospettive che risiede il problema. Trovo lecito studiare e guadagnare per diventare medico farmacista, infermiere per curare le persone malate trovo illecito studiare e guadagnare come medico, farmacista infermiere (e sai che la lista potrebbe continuare con avvocati, notai, intermediari e reclutatori, pubblicitari, grafici) per attivarsi in un commercio umano benché ingraziosito con parole come “generosità” “gratuità, “grande donazione”. Non si “donano” esseri umani questo è il solo punto e te lo dico da sempre in tutti i toni possibili.
Ti rammento (dovrebbe essere una precisazione superflua, ma mi obblighi spesso a farla) che nel mio è un esempio (perché è un esempio) è secondario la produzione dello stupefacente dato che è un oggetto (indipendentemente da chi lo produce). L’accento lo devi porre non sulla coltivazione del papavero e la trasformazione dello stesso, ma sul sentimento soggettivo di chi “dona generosamente” e “gratuitamente” (addirittura senza “rimborso” sui costi di produzione) cocaina.
Chiarito questo scenario sostengo con la massima tranquillità possibile il paragonare con un avvelenamento (che nel mio discorso è di tipo sociale, di coscienza, di visione percezione e mercificazione delle persone e del mondo) il far venire al mondo in condizioni di “contratti” stabiliti, su un prodotto sano perchè esente di difetti (dato spesso glissato dai più) … un venire al mondo nell’interesse di chi lo fa per una presunta propria generosità su una vita che non gli appartiene, nell’interesse primario di reputa di avere dei diritti alla genitorialità e al servizio di un’industria mossa dall’interesse a fornire un prodotto al meglio e ”tutto incluso”.
Il fatto che una vita non è mai una cosa negativa non motiva la sua banalizzazione in una produzione per soddisfare una domanda di mercato. Non regge neppure il paragone con la custodia in un asilo dato che il rapporto affettivo che lega i genitori non è neppure lontanamente riconducibile, qualitativamente, con quella di un insegnante che l’ha in custodia. Non regge il paragone neppure con il lobo del fegato dato che questo è un organo, una “cosa”, un oggetto, una persona è una realtà assolutamente diversa. E mi meraviglia alquanto che tu poni sullo stesso piano le de due cose.
Per me il punto è proprio questo: non puoi giocare a farti ingravidare, farti “rimborsare” le spese sostenute nel periodo “lungo”, condendo il tutto con la finzione del donare “molto”, ma nell’intenzione reale che non è figlio ma solo un mezzo per finalità poste nell’interessi di altri. Non ha donato nulla al bambino, l’ha solo alimentato alimentando sé stessa e per il resto ha dimostrato una atrofia emotiva e una capacità di dissezionare il proprio animo al punto che l’interesse delle “coppia” (gay o etero che sia) prevale sulla creatura che NON E’ UNA SUA PROPRIETA’. Neppure Marx avrebbe concepito un livello così infimo di alienazione.
Che non si donino esseri umani siamo del tutto d’accordo. Come non si donano embrioni. L’embrione che fa crescere la gestante non è suo, come non è del tecnico di laboratorio che esegue la FIV, ma è dei genitori che hanno deciso che tutto questo accadesse, prendendosene la responsabilità, essendo la causa originale della sua esistenza.
Lei considera la cosa una donazione di esseri umani e vede nel lucro, che è sostanzialmente lo stesso che c’è in ogni gravidanza, come un lucro inaccettabile, ma solo per il punto sopra, che non è corretto, perchè non c’è alcuna passaggio di responsabilità, il genitori sono sempre gli stessi, da prima del concepimento.
Quindi fare l’elenco di medici, paramedici, legali e pubblicitari, non serve che a fare confusione, dando l’idea di un commercio che non c’è, perchè non c’è lucro sulla vita, ma su tutto quello che ci gira attorno, come accade per ogni gravidanza. Non c’è quindi qui più mercato di quello che ci sia in qualsiasi gravidanza.
Lei poi prosegue con posizioni che non sono le mie, ne sono reali. Nessuno ha il diritto ad un “prodotto perfetto” e anzi, paradossalmente, il bambino è più tutelato in una GPA che in una gravidanza, perchè per un aborto le persone da convincere sono 3 e non 2 (o una…). Le condizioni per un aborto sono poi le stesse che per una gravidanza, non esiste che la gestante sia obbligata, salvo in stati in cui io ritengo che ricorrere alla GPA dovrebbe comportare una decina di anni di galera come minimo.
Spero abbia capito.
Non c’è quindi nessuna “droga sociale”, ma il ribadire di valori di altruismo e responsabilità.
Il paragone con l’asilo nido regge, soprattutto quando in un paio di anni un bambino può arrivare a passare più tempo in quel luogo che con i genitori. Ma in nessun caso l’intenzione del genitore, unita alla chiara consapevolezza di chi nutre il bambino, posso motivare la negazione del primario legame di chi ha avuto l’intenzione, la consapevolezza e la responsabilità di essere genitore.
Il paragone poi con fegato e organi glielo spiego meglio: non è che con il bambino. Il paragone è con ciò che la gestante fornisce al feto, ovvero sostanzialmente sangue. Il fatto di donarlo, come ho detto, non rende il donatore più in diritto di altri rispetto a chi lo riceve. E questo varrebbe anche per il latte. Spero sia più chiaro così.
Mi fa piacere che alla fine ci stiamo avvicinando ad un punto: quello che lei definisce “atrofia emotiva” io la definisco “altruismo esemplare”.
La sua visione è una visione in cui la gravidanza deve essere sempre legame, mentre nei fatti non è così.
Molte donne non vivono la gravidanza come legame essenziale, purtroppo alcune disprezzano la vita ed abortiscono, altre danno il loro figlio in adozione e questo è triste perchè crea un bambino che un giorno saprà di non essere stato voluto.
Qui invece, si constata che la gravidanza è un periodo della vita, e che è umano anche poterla vivere in modo meno intenso. Stiamo parlando di una donna che accoglie un bambino voluto e amato da altri, amato anche da lei, ma solo per permettergli di esistere, senza la cruciale presa di responsabilità di un genitore.
Lei pensa che una società in cui questo avviene sia cattiva, io penso che sia buona, perchè altruistica.
Ci sono diversi modi per capire che il suo punto di vista vacilla:
1) Deve immaginare un lucro esagerato, per medici, paramedici, legali, ecc. visto che è del tutto analogo a quello di ogni gravidanza.
2) Deve forzare il lucro, disprezzando un gesto nobile (sfaticata, insensibile), quindi dimostrando lei di doversi sforzare in una posizione negativa di fronte ad un altruismo disinteressato.
3) Il netto della cosa, se facciamo come dice lei è una vita in meno, se facciamo come dico io una vita in più. Il che non è poco.
La gestante come un asilo che tiene in custodia il feto: e’ anche meglio infertilità sociale.
Ma non ne vieni fuori caro, nemmeno con la neolingua ellegibitti’ riveduta e corretta.
Quindi se
“danno il loro figlio in adozione e questo è triste perchè crea un bambino che un giorno saprà di non essere stato voluto.”
Se invece lo regalano o lo vendono farà certamente i salti di gioia.
Quanto alla chiusura dell’ultimo commento, tanto di cappello! Depenalizziamo i rapporti sessuali non consenzienti: se non assecondiamo i bruti potrebbe esserci un neonato in meno.
Bravo. A te Macchiavelli fa un baffo (per non dire altro)
V. sezione facebook (commento in attesa da ieri)
Che non si donano esseri umani a parole siamo tutti d’accordo, ma nei fatti tu il “donare gli esseri umani” lo chiami generoso altruismo condendo il tutto con graziosi aggettivi. La sostanza è che un bambino prodotto viene contrattualmente ceduto dietro un corrispettivo.
Allo stesso modo elimini il problema del “commercio” dicendo che “non c’è” e pure basta poco nel fare un piccolo giro tra i siti che la propongono l’intera filiera produttiva (con una grafica accattivante degna di ottimi grafici e pubblicitari). Ti ricordo qualche sito web e lo verifichiamo insieme?
Non “spieghi” per nulla bene la differenza tra il fegato e l’altruismo, certo lo fai con un “capolavoro”: ponendo l’accento sulla gestante che fornisce il sangue al feto. Un procedimento meccanico, una cosa che alimenta un’altra cosa che appena nato sarà ceduto previo rimborso. Per cui accetti supinamente l’idea di avere una alienata che vive con la funzione di una irroratrice di sangue in cambio di un rimborso spese (in Canada ed Inghilterra, i più economici, è l’equivalente di un reddito per un anno).
Continui a fagliare con l’esempio dell’asilo dato che il maggior tempo passato con la maestra d’asilo rispetto ai genitori punta sulla quantità e non sulla qualità di un rapporto. Una maestra d’asilo non è un genitore, né e percepita come tale, nonostante il tempo trascorso. Un’ottima misura la tua per rendermi convinto che per te l’essere genitori è un succedaneo di una qualsiasi cosa che si relaziona con un bambino. Prova a chiedere ad una maestra d’asilo se è disposta a dare un rene per un bambino e poi chiedilo a sua madre che l’ha lasciato tutto il tempo all’asilo per sbarcare il lunario lavorando.
Sulla mancata ricerca del “prodotto perfetto” voglio vedere se il bambino è portatore di handicap cosa succede. Già qualcosa si è visto.
Ho capito da tempo, ho pure capito che la droga sociale risiede nella desensibilizzazione con l’atrofia emotiva che si perverte in “altruismo esemplare” dato che la gestante irroga sangue al feto e nulla più, con un compenso pattuito (che in Inghilterra e Canada chiamano rimborso pesa-pari a reddito minimo per un anno) ma che in California ed in tante altre parti del mondo è guadagno per la stessa madre.
La “mia visione” è una visione in cui la gravidanza deve essere sempre legame, se nei fatti non è così è perché un epoca disperata molte donne non vivono la gravidanza come legame essenziale, purtroppo alcune disprezzano la vita ed abortiscono, altre (disperate) danno il loro figlio in adozione e questo è triste perché crea un bambino che un giorno saprà di non essere stato voluto, ma oltre questo c’è una nuova “bestia” quelle che lo danno a chi si presenta per soddisfare un capriccio dietro un rimborso spese contrattualizzato.
Io non penso che una società in cui questo sia semplicemente cattiva, la cattiveria è un sentimento che esprime un elemento vitale, ma credo che sia commerciale e consumistica in maniera compulsiva. Io penso che in questo contesto pure i sentimenti si rimodellano in maniera pervertita. Per proseguire con le mie iperbole penso al legame tra due ladri, che tra loro si rispettano, sono reciprocamente “responsabili” rispetto ai lori “interessi” e che chiamano il loro un rapporto d’“amicizia”, io la chiamo complicità. Oggi rimborsi spesa e complicità (pure qui abbiamo tratti comuni con dei ladri) tra “responsabili” acquirenti di genitorialità si può reinventare la generosità.
Il mio punto di vista vacillerà per te… ma permettimi, questo perché sei quasi certamente pervaso da secondi interessi e condizionamenti ideologici che ti impediscono di essere onesto. Quindi:
1) Devi escludere il lucro esagerato, per medici, paramedici, legali, ecc. affermano che è del tutto analogo a quello di ogni gravidanza. E non capisci che neppure che non è neppure questo il punto … non è solo una questione di prezzo (che esiste ed è importante) ma di una modalità: tu non lo cogli perché riduci il tutto ad una meccanica irrigatoria di sangue ad un feto.
2) Devi sminuire il lucro presente, chiamando un gesto nobile (l’azione di un’atrofizzata sfaticata, insensibile), quindi dimostrando di doverti sforzare in una posizione positiva di fronte ad un altruismo non solo interessato ma pure corrotto per i motivi detti.
3) Il netto della cosa, se facciamo come dice tu è una vita ridotta ad un mero prodotto con un prezzo addosso (ma non bisogna dirlo a voce alta, è brutto), se facciamo come dico io non avremo un prodotto ma un diverso accoglimento della vita. Il che è tutto.
Le ho risposto Toni, una risposta -per forza di cose- lunga e forse per questo non ancora pubblicata.
Siccome la risposta potrebbe non vedere mai la luce, e poichè onestamente il dialogo lo trovo significativo, la prego di comprendere che se la risposta la metto anche nella sezione facebook, non è per “approfittarmi”, non è per “provocarla”, non è per sottrarmi al controllo della redazione (credo il messaggio non abbia alcun che da moderare).
Lo faccio unicamente per farle arrivare il mio messaggio e per nessun altro intento o ragione, nella speranza che riesca a leggere la sezione facebook sopra. Ovviamente potrà rispondermi qui. Certo sarebbe più comodo via mail, ma capisco che per qualche ragione non voglia iniziare un dialogo più diretto.
Ciao Michele,
tratteremo ancora l’argomento in futuro purtroppo non è periodo per me continuare dialoghi diretti e/o indiretti.
Alla prossima
Salve Toni, la ringrazio per l’occasione di riflessione. Alla prossima.
Concordo con Alessia.
Come è da pubblicare questo, datato 14 settembre e pubblicato sulla pagina FB di “men having babies”
Great news: 3 additional LGBT associations from Europe now share OUR VISION (visione… che paraculi) for ethical (ah, ETICA) surrogacy arrangements! In recent weeks two Italian organizations announced they endorse our Ethical Framework for Surrogacy: Associazione Famiglie Arcobaleno and Certi Diritti.
FAMIGLIE ARCOBALENO.
come è da pubblicare questo passo della carta etica di MHB (“surrogazione etica la chiamano”), appoggiata (ENDORSE) da famiglie arcobaleno.
“8.Le parti coinvolte nel percorso di gestazione per altri devono avere il diritto di concordare, oltre al rimborso delle spese vive, un compenso monetario adeguato, eventualmente entro limiti fissati da specifiche linee guida. Tale compenso risarcisce la donatrice e la portatrice dei rischi, degli sforzi e dei disagi relativi al loro contributo, ma non deve essere mai vincolata in alcun modo al raggiungimento di specifici risultati.”
Uellalla, “DIRITTO DI CONCORDARE.. ..COMPENSO MONETARIO ADEGUATO”
Sapevatelo. Io vorrei pure sapere se Sergio Lo Giudice (che mi risulta essere membro della associazione famiglie arcobaleno) abbia voglia di commentare questo passo ( “DIRITTO DI CONCORDARE.. ..COMPENSO MONETARIO ADEGUATO”).
Il festival della ipocrisia non finisce qui, quindi vi segnalo anche:
Occorre promuovere in tutto il mondo leggi adeguate che consentano agli aspiranti genitori, donatrici e portatrici di accedere a percorsi di gestazione per altri regolati da accordi vincolanti, senza la necessità di valicare confini statali od internazionali.
*Le restrizioni legali che costringono gli aspiranti genitori a percorrere lunghe distanze per la gestazione per altri rendono più difficile instaurare rapporti significativi con le portatrici e le loro famiglie, e gravano il percorso di gestazione per altri di inutili barriere finanziarie e culturali.
4.
Occorre adottare leggi adeguate per proteggere i diritti di tutte le parti coinvolte nel percorso di gestazione per altri e per sollevare le donatrici e le portatrici da tutti i diritti e gli obblighi genitoriali
Comunque questa le supera tutte:
La gestazione per altri deve essere una scelta genitoriale legalmente consentita a single o coppie che non dispongono della capacità riproduttiva e non possono diventare genitori senza l’aiuto di una portatrice.
*Questa definizione comprende sia l’ infertilità “medica” (che riguarda donne cisgender o uomini transgender che non possono condurre a termine una gravidanza per ragioni di carattere medico) sia l’infertilità “sociale” (che riguarda uomini cisgender o donne transgender che non posseggono un utero).
Letto bene?
ANCHE A SINGOLI ( si son dimenticati anche a poliamori, ma questi non sono arrivati alle vette agognate dalla “bioeticista” Chiara Lalli )
ANCHE in caso di INFERTILITA’ SOCIALE.
lo ripeto.
INFERTILITA’ SOCIALE.
fonti:
pagina FB di men having babies e cercare su google:
menhavingbabies advocacy ethical surrogacy 5
Quindi fate come dice Alessia: rilanciatelo su FB, Twitter, scrivete a Famiglie Arcobaleno a Sergio Lo Giudice sul passo
“DIRITTO DI CONCORDARE.. ..COMPENSO MONETARIO ADEGUATO”
per sapere se si rimangiano l’appoggio o lo smentiscono.
scrivete a senatori e parlamentari.
Da pubblicare su tutti i giornali! Da intervistare in tutte le trasmissioni!!!
Non lo faranno i media allineati al regime.
Lo faranno solo i siti cattolici, i quali subiranno pressioni dalle lobbies.
Bisogna far capire alla gente che non siamo in una democrazia, ma in una oligarchia finanziaria pesantemente condizionata da potentati lobbistici.
L’era della democrazia occidentale è finita.