No Tav, intimidazioni in val di Susa. Dove sono i paladini della libertà di pensiero?

Di Marco Margrita
18 Maggio 2012
Strappati i manifesti della presentazione del libro Tav Sì. Ne compaiono altri che indicano nomi e cognomi di chi lavora nel cantiere della Torino-Lione. «Un’intolleranza che dovrebbe far riflettere i paladini della libertà di pensiero».

Un gesto dice il clima che si respira in Valle. Lo denuncia, con una nota, il deputato del Pd Stefano Esposito, autore con Paolo Foietta del libro Tav Sì. «Nella giornata di ieri a Bussoleno – scrive il deputato – sono stati affissi negli appositi spazi a pagamento i manifesti di presentazione del nostro libro. Ieri sera i manifesti sono stati strappati. Nulla che non ci aspettassimo. Strappare manifesti è un gesto di debolezza politica e intellettuale da parte di chi lo fa, nonché di intolleranza. Ma non è questo quello che ci preoccupa. Piuttosto ci preoccupa il fatto che gli stessi manifesti strappati sono stati raccolti e depositati davanti all’abitazione del sindaco di Bussoleno (che notoriamente non è una fervente No Tav ma un amministratore che dialoga con le istituzioni). Un gesto che assomiglia molto ai messaggi intimidatori che nei film sulla mafia vengono lasciati davanti alla casa di chi non si piega al clan di turno».

Questa mattina, inoltre, i paesi della valle di Susa sono stati tappezzati di altri manifesti dove vengono messe all’indice le aziende di quel territorio che hanno costituito un consorzio per lavorare nel cantiere della Torino-Lione: manifesti che indicano nomi dei proprietari, indirizzi e  numeri di telefono degli stessi.
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Questi fatti sono gli ultimi – denunciano Esposito e Foietta – di una lunga sequenza che dimostra la totale mancanza di agibilità democratica e politica in Valle di Susa a causa dell’illegalità diffusa messa in atto da pezzi, secondo noi numericamente minoritari ma culturalmente egemoni, del movimento No Tav. Basta ricordare l’impossibilità per il commissario di Governo Mario Virano di partecipare a un dibattito in una scuola di Susa o l’impossibilità per il procuratore Caselli di partecipare alle commemorazioni legate alla Liberazione».

Di fronte a questa situazione Stefano Esposito e Paolo Foietta hanno scelto di dare diffusione alla denuncia di quanto accaduto. In particolare lanciando una “stilettata” all’intellighenzia fortemente simpatizzante con il movimento trenocrociato. «Quello che continua a mancare – scrivono – di fronte a questi gesti di palese illegalità, e si tratta ormai di un silenzio assordante, è una netta, chiara ed inequivocabile presa di distanza da parte del mondo intellettuale, culturale e dello spettacolo. Cantanti e comici non perdono occasione per usare la “nobile” battaglia contro la Tav per chiamare un applauso o una risata. Purtroppo, crediamo ci sia poco da ridere e da applaudire a fronte dell’intolleranza rivolta ora contro un libro ora contro chi vuole semplicemente lavorare in un cantiere o contro chi fa il suo dovere di magistrato o di agente. Un’intolleranza che dovrebbe far riflettere i paladini della libertà di pensiero».

In questi giorni si sta svolgendo un’importante iniziativa che riguarda la legalità, in occasione della quale quei mondi a cui si riferimento nel comunicato discutono di mafia, di vittime della mafia e dell’importanza di diffondere la cultura della legalità. «Sommessamente – propongono i due esponenti democrats – ci permettiamo di suggerire di abbinare alla riflessione sull’illegalità che ha contraddistinto la storia d’Italia anche una riflessione sull’illegalità che si vive in Valle di Susa».
Intanto, i manifesti verranno riattaccati.

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1 commento

  1. Mappo

    E per fortuna che i due autori del libro sono esponenti PD, chissà cosa sarebbe successo se si fosse trattato di autori di centrodestra. Dispiace cosa accade, ma allo stesso tempo la cosa è utile perché anche nel centrosinistra si capisca cosa vuol dire in Italia, da almeno cinquanta anni, confrontarsi con il fondamentalismo mafioso della sinistra.

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