
Nigeria. Donne liberate da Boko Haram: «Ci tenevano in schiavitù, molte lapidate a morte»

«Ogni giorno assistevamo alla morte di una di noi e aspettavamo che arrivasse anche il nostro turno». Così Cecilia Abel riassume a Reuters il suo periodo di prigionia nelle mani di Boko Haram. L’esercito nigeriano ha liberato nei giorni scorsi 700 tra ragazze e bambini; tra questi, un gruppo di 300 donne rapite e detenute dai terroristi islamici nella foresta di Sambisa.
«TENUTE IN SCHIAVITÙ». Alcune delle donne hanno raccontato la terribile esperienza. Tutto è cominciato con il rapimento da diversi villaggi del nord della Nigeria: «Prima hanno ucciso gli uomini e i ragazzi più grandi davanti alle loro famiglie, poi hanno portato noi e i bambini nella foresta», documentano le sopravvissute. Molte di loro sono state costrette a sposare dei miliziani e «non ci permettevano di allontanarci neanche di un centimetro. Ci seguivano anche al bagno e ci tenevano tutte in un unico luogo in schiavitù», ricorda Asabe Umaru, 24 anni, madre di due bambini.
LAPIDATE A MORTE. Le donne liberate, che ora sono state portate al sicuro nella città di Yola, vengono quasi tutte dal villaggio di Gumsuri, dove a fine dicembre erano state rapite almeno 172 ragazze. Le circa 300 studentesse rapite da Chibok, invece, non sono ancora state trovate. Secondo una delle donne liberate, «ci davano da mangiare granoturco secco solo una volta al giorno nel pomeriggio. Eravamo malnutrite e molte morivano per questo». Terribile anche il racconto delle ultime ore nelle mani dei terroristi. I Boko Haram, scappando per l’avanzata dall’esercito, le hanno costrette a seguirli. Molte di quelle che si sono rifiutate sono state «lapidate a morte».
BOKO HARAM ANCORA FORTI. Da quando nel 2009 Boko Haram ha cominciato la sua offensiva nel nord della Nigeria per creare uno Stato islamico e cacciare tutti i cristiani dalla regione, sono già morte migliaia di persone. Il 14 febbraio, l’esercito nigeriano insieme a truppe di Niger, Camerun e Ciad, ha riconquistato quasi tutte le città finite nelle mani dei jihadisti nell’ultimo anno. I terroristi di Boko Haram però non sono ancora stati sconfitti.
Foto Ansa/Ap
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3 commenti
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….e poi ci sono ancora i tordi che credono al dialogo e alla risoluzione pacifica dei conflitti.
Uno si dieci, forse, con molto sforzo si può risolvere pacificamente.
Giusto per “sturrare” le orecchie ai tordi, quelle donne sono state liberate facendo affidamento sulla forza delle armi, cioè individuando i terroristi, assediandoli e uccidendoli.
Ricordo che ai primi dell’800 la schiavitù fu dichiarata illegale dalla Gran Bretagna, dunque i negrieri divennero come pirati da mercanti che erano.
Per fermare le navi negriere che ancora attraversavano l’Oceano, gli Inglesi gli davano la caccia con navi veloci a vela della loro marina militare.
Ogni nave negriera che veniva fermata, l’equipaggio veniva arrestato, la nave scortata al porto più vicino, e tuto l’equipaggio, dal capitano ai mozzi, veniva impiccato ai pennoni della nave di fronte al porto, come monito per tuti gli altri.
Non ricordo gli anni né l’editto, ma ricordo di aver letto questa notizia.
Tornando al XXI secolo, è inutile che meniamo il can per l’aia e ci arrampichiamo sugli specchi per cercare giustificazioni sociologiche: boko haram non ha da sopravvivere, e la stessa fine deve fare al shabab.
Le giustificazioni sociologiche lasciamole ai fiancheggiatori dei black block.