Nigeria. «Abbiamo bisogno di acqua e cibo, non di contraccettivi»

Di Redazione
30 Agosto 2016
I vescovi denunciano i programmi sanitari che promettono migliori cure, ma in realtà servono solo a «implementare la cultura della contraccezione»
epa05153471 Women sit during the visit of German President Joachim Gauck (not pictured), at New Kichigoro camp for Internally Displaced People, outside Abuja, Nigeria, 10 February 2016. Gauck is on a five-day visit to Nigeria. EPA/WOLFGANG KUMM

Articolo tratto dall’Osservatore romano – Dietro alcune politiche educative in vigore in Nigeria si nasconde la volontà di introdurre pratiche contrarie alla difesa della vita. È quanto denunciano i vescovi della provincia ecclesiastica di Ibadan nel comunicato conclusivo della loro seconda assemblea plenaria del 2016, svoltasi il 15 e 16 agosto nella diocesi di Ondo. In particolare, i presuli condannano la recente decisione del ministro dell’Educazione, Isaac Adewole, di «implementare la cultura della contraccezione e, di conseguenza, dell’aborto» nel Paese, presentandola come «un miglioramento delle cure sanitarie per le donne».

In realtà, sottolineano i vescovi, si tratta di “una decisione ingannevole per la popolazione e dannosa per i valori morali della Nigeria» ed è per questo che la Chiesa in Ibadan chiede di «respingere» tale proposta. Scrivono i presuli: «I nostri giovani hanno bisogno di cibo, acqua potabile, strade, infrastrutture e accesso all’istruzione piuttosto che di contraccettivi».
I vescovi estendono il loro discorso anche alle tante minacce alla vita perpetrate nel Paese: conflitti etnici, rapine a mano armata, rapimenti, linciaggi e suicidi. Di qui, il richiamo a «rispettare la sacralità della vita umana, della quale solo Dio può disporre, perché da lui creata».

Riguardo al settore educativo, i vescovi puntano il dito, in generale, contro la situazione attuale, definendola “degenerata”: «C’è bisogno — spiegano — di un aggiornamento globale delle strutture e di una riabilitazione morale di insegnanti e studenti», un’area in cui «la Chiesa è la più adatta» a intervenire. Per questo, «per l’ennesima volta», i presuli chiedono allo Stato di «rivolgersi incondizionatamente alle scuole cattoliche, affinché possano contribuire pienamente a restaurare l’integrità del settore educativo». Il popolo nigeriano, infatti, «ha sempre amato l’educazione integrale e merita il diritto di riceverla da chi ne è competente».

La plenaria dei vescovi di Ibadan ha affrontato anche altri temi, come la lotta alla corruzione nel Paese: in particolare, i presuli chiedono al Governo federale di «avviare politiche e strategie sistematiche e istituzionali» per combattere questa piaga. Vicini ai nigeriani «in questi tempi difficili», i vescovi si appellano poi all’Esecutivo e a tutti i datori di lavoro affinché vengano pagati salari e pensioni. «Si tratta di una questione di giustizia», sottolineano, esortando al contempo i nigeriani ad essere «solidali gli uni con gli altri in caso di necessità».

Foto Ansa

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10 commenti

  1. Antonio

    Purtroppo Galasi è il risultato di un contraccettivo difettoso, i danni sono enormi lo si vede dal risultato!

  2. Elisa

    Ma quale difesa della vita umana.. laggiù i contraccettivi servono ad arginare l’epidemia di aids che li uccide come mosche.. possibile che ancora ci sia tanta ignoranza?? Avete un’idea di quanti uomini e donne sono sieropositivi in Africa? Certo che serve l’acqua, serve il cibo, serve l’istruzione, servono le case, e serve anche prevenire le malattie. Ma che discorsi fate? Anni di ricerca, di soldi spesi per il progresso, di campagne di sensibilizzazione, buttati al cesso con un solo articolo..

    1. Eremita

      Arginare l’aids col preservativo è come prendere una zanzara con una rete da pesca, ci si può riuscire, ma anche no.
      A proposito di ignoranza, è enorme pure quella di chi vuole imporre l’uso del profilattico in una cultura che lo rifiuta e in condizioni igienico sanitarie inadatte al suo corretto uso.
      Ma si sa che quando la realtà cozza con l’ideologia, tanto peggio per l’ideologia.
      Un’ultima curiosità: il fatto che i vostri genitori non abbiano seguito i vostri stessi consigli sul contenimento delle nascite, lo considerate una iattura o una cosa positiva?

    2. Sebastiano

      “…laggiù i contraccettivi servono ad arginare l’epidemia di aids che li uccide come mosche…”

      Peccato che la realtà dica cose diverse (come al solito):
      “…in Uganda il tasso di diffusione dell’AIDS è sceso dal 66% del 1986 all’attuale 5%, tanto che le Nazioni Unite hanno definito questo come il più grande successo dell’Africa d’oggi…Il programma governativo del 1986, basato sulla divulgazione della conoscenza della malattia presso tutta la popolazione, insisteva su tre consigli: astieniti (come prima scelta), pratica la fedeltà (in seconda battuta), usa il preservativo (come estrema ratio, soprattutto per coloro che avevano e desideravano continuare ad avere rapporti occasionali o nell’ambito della prostituzione)…Ciò era in iniziale contrasto con le agenzie europee, che promuovevano “ponti aerei di preservativi”, adesso però giunte a più ridotta enfasi strategica, verificati i suddetti risultati altrimenti ottenuti e considerando che i Paesi africani dove gli anticoncezionali erano più disponibili sono ora quelli con percentuali maggiori di AIDS (Botswana 38,8%, Zimbabwe 33,7%)…”

      P.S.: leggere Galasi che prende fischi per fiaschi, contrapponendosi a quanto nell’articolo non c’è neppure scritto, è esilarante (pure questa, come al solito).

      1. Elisa

        Sebastiano, certo che bisogna cominciare dall’educazione! Ovvio che evitare di andare a letto con chiunque respiri è il primo modo per prevenire la malattia, questo vale in Africa come nei paesi occidentali, ma non possiamo controllare la moralità delle persone! Ai miei figli per prima cosa insegnerò il rispetto di se stessi e l’importanza di certi gesti anche da un punto di vista “morale” ovviamente, ma se proprio devono almeno usino precauzioni! Mi sta bene che sia l’ultima ratio, anzi, giustissimo che sia così, ma glielo lasciamo un posto alla scienza o sconfiggiamo l’aids con la morale?

        1. Eremita

          “Ma glielo lasciamo un posto alla scienza o sconfiggiamo l’aids con la morale?”

          Appunto, la scienza dice che il condom non è un mezzo poi tanto affidabile, specie nelle condizioni igienico-sanitarie e ambientali tipiche del continente africano.

          1. Elisa

            Un approccio sessuale corretto è la miglior prevenzione, su questo non ci sono dubbi. Ma cambiare una cultura radicata sul maschilismo, sull’idea che la donna sia inferiore all’uomo e dunque può essere tradita, è impresa lunga e ardua. Ciò non significa che non ci si debba provare, e se in questo la Chiesa riuscisse a portare un po’ di “civiltà” ne sarei lieta. Ma da qui a dire che è sbagliato parlare di contraccezione perchè “serve l’acqua” ce ne passa! Diciamoglielo a questi uomini che non è proprio corretto andare con tutte le donne che gli capitano, ma non è che possiamo seguirli passo passo e controllare dove lo infilano (scusate la metafora poco fine).. tanto continueranno a farlo, e se proprio devono farlo almeno usino il famigerato condom, almeno risparmieranno le proprie mogli e i loro figli!

          2. Elisa

            E comunque, tanto per la cronaca, il preservativo è sicuro al 96%.. alcuni dicono 99%.. un margine di rischio c’è sempre, ma ormai sono sicuri, non so che preservativi usi tu..

          3. Sebastiano

            Elisa, cerca di capire: la sfida è proprio quella culturale: i dati dell’Uganda (che ha scommesso proprio su questo) mostrano chiaramente che, in contrapposizione ai dati degli altri paesi (quelli delle vagonate di preservativi, frutto di una campagna abilmente orchestrata dai produttori mondiali, americani, manco a dirlo) è stata una sfida vincente.
            Dove sta allora la “civiltà”?

          4. Elisa

            C’è sempre qualcuno che lucra sfacciatamente su qualsiasi cosa, normale che i produttori di preservativi siano più che felici di inondare l’Africa di preservativi, non concentriamoci su questo altrimenti non muoveremmo più un dito. Sulla povertà in Africa lucrano anche le case farmaceutiche che portano i loro vaccini, eppure quei bambini vanno vaccinati, c’è poco da fare.

            Se l’articolo avesse detto “oltre a portare preservativi, cerchiamo di educare ad un approccio sessuale corretto” non avrei detto mezza parola.
            Ma nell’articolo non sta scritto così, nell’articolo si sostiene l’assoluta inutilità dei contraccettivi, e l’argomentazione è “serve l’acqua”. Ma che significa? O si portano i contraccettivi o si porta l’acqua? Che argomentazione è?

            Io sono d’accordo con quello che dici tu Sebastiano, e sono d’accordo anche con quello che cerca di fare laggiù la Chiesa, ma la sfida della Chiesa è tanto importante quanto lunga e complicata.. e se dovesse risultare vincente (come, secondo quanto sostieni tu, sta accadendo in Uganda), allora sarà una conseguenza spontanea l’abbandono delle pratiche di contraccezione. Tutti sarebbero fedeli ai propri coniugi, i mariti sarebbero devoti alle loro mogli, il tasso di morte per HIV diminuirebbe sensibilmente e tutti saremmo più felici. Ma fino a quel momento, finchè non saranno tutti mariti e mogli modello, non ci vedo niente di male nel cercare di “limitare i danni”… l’acqua gliela possiamo portare lo stesso!

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