
Niente di nuovo sul fronte digitale?

A proposito di “battaglie perdute” su cui ragiona in un ampio e approfondito articolo Adriano Fabris è forse utile prendere un po’ di tempo per capire, anzitutto, come lavorare, dal punto di vista della sociologia della comunicazione e dei media digitali, non tanto sul “perché”, tantomeno sul “come”, ma, sul “dove” perdere, costantemente e quotidianamente la battaglia, non solo etica con gli ambienti digitali. Una piccola premessa: non intendo fare le pulci, in senso seminariale o libresco, sull’ermeneutica dell’articolo di Fabris, poiché sarei più interessato a osservare le modalità proprie di costruzione dei presupposti – inevitabili? – di una sconfitta quotidiana, cioè, sulla costruzione mainstream e non degli ambienti digitali che non va dimenticato sono composti di relazioni, conversazioni, dati, camere di risonanza, il più delle volte, duole constatarlo, partigiane e faziose. Più in generale, gli ambienti digitali, come testimoniato da più di una ricerca e autore, hanno una loro ampia cogenza nelle diete informative e d’intrattenimento di tutti quanti noi. Nessuno si senta escluso. Tantomeno sia tentato da opporvisi calcando la mano sull’antico vezzo aristocratico, in tema di media. […]
Per continuare a leggere prosegui qui o iscriviti a Lisander, il substack di Tempi e dell’istituto Bruno Leoni. Iscriversi è facile, basta inserire la propria email nel box qui sotto.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!