Niente aborto per la bambina violentata. Onu accusa il Paraguay di negare «i servizi salva vita»

Di Benedetta Frigerio
15 Maggio 2015
L'Alto commissariato per i diritti umani contro il paese sudamericano per un caso estremo che ha coinvolto una bambina di dieci anni

fetoLe Nazioni Unite, tramite l’Alto commissariato per i diritti umani, sono intervenute contro il Paraguay per il caso di una bambina di 10 anni rimasta incinta a causa delle violenze del patrigno. Lo Stato sudamericano, coerentemente con la legge che vieta l’aborto, ha deciso di non autorizzarlo nemmeno in questo caso.

LA VICENDA. La vicenda è cominciata il mese scorso, quando la madre della ragazza, ora incinta di sei mesi e che non può essere nominata per ragioni legali, sospettando che la figlia avesse un tumore si era rivolta a una clinica scoprendo così la verità. La procura aveva quindi aperto le indagini che hanno portato all’arresto di Gilberto Benitez, il patrigno della ragazza, dopo quasi 15 giorni di fuga, e della madre accusata di complicità con il partner. Alla donna è stata poi negata la richiesta di far abortire la figlia. A quel punto diverse Ong e organizzazioni internazionali, come Amnesty International, hanno cominciato ad attaccare le autorità paraguaiane parlando di norme retrograde. Guadalupe Marengo, vice direttore del Programma americhe di Amnesty International, ha sottolineato che «l’impatto fisico e psicologico derivante dalla costrizione di questa giovane ragazza a continuare una gravidanza indesiderata è equivalente alla tortura».

NESSUN DIETROFRONT. Ma lunedì scorso sono intervenuti direttamente gli esperti delle Procedure speciali del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, rincarando la dose così: «La decisione delle autorità paraguaiane risulta in una grave violazione del diritto alla vita, alla salute e all’integrità fisica e mentale della bambina, così come il diritto all’educazione, mettendo a rischio le sue possibilità economiche e sociali». Inoltre, hanno aggiunto, le sono stati negati «i trattamenti salva vita, incluso l’aborto». Ma Lida Sosa, direttrice del programma sanitario del ministero della Salute del Paraguay ha risposto che la bambina non corre nessun rischio di vita, che anzi «è molto più rischioso per la bambina sottoporsi all’aborto» e che quindi «non c’è alcuna ragione per interrompere la gravidanza». Anche il ministro della Salute, Antonio Barrios, ha dichiarato che «la gravidanza non sarà interrotta. Abbiamo già completamente escluso l’aborto».

@frigeriobenedet

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