
Nicaragua, persecuzione continua. Ortega blocca i conti della Chiesa cattolica

La scorsa settimana la dittatura nicaraguense del sandinista Daniel Ortega ha bloccato i conti della Chiesa cattolica dopo un’operazione di polizia che avrebbe scoperto «centinaia di migliaia di dollari in sacchi situati in strutture delle diocesi» del Nicaragua, a cominciare da quelle di Matagalpa ed Estelí.
Il condizionale è d’obbligo, dato che, come spiega ad Aci Prensa, Félix Maradiaga, ex candidato presidenziale prima arrestato e poi costretto all’esilio, «è impossibile per la polizia aver trovato questi presunti soldi nella diocesi di Matagalpa, che è occupata dalla polizia da sei mesi».
Sabato scorso la satrapia di Ortega ha accusato tutta la Chiesa cattolica nicaraguense di “riciclaggio di denaro” tramite un comunicato della stessa polizia sandinista guidata dal cognato del dittatore. «È orwelliano. È ridicolo che la stessa canonica da dove è stato portato via il vescovo Rolando Álvarez lo scorso agosto sia definita un luogo del crimine», si sfoga Maradiaga, deportato negli Stati Uniti a febbraio con altri 222 prigionieri politici.
Quali “fonti attendibili”?
Dal 26 maggio il regime ha dunque congelato i conti delle diocesi e delle parrocchie del Nicaragua, inoltre, la Sovrintendenza alle Banche, altro organismo che il regime usa “pro domo sua”, ha chiesto alla Conferenza Episcopale del Nicaragua (Cen) e all’arcivescovo di Managua, il cardinale Leopoldo Brenes, la rendicontazione dei conti bancari delle diocesi «affinché si rispettino le Leggi del Paese, evitando gli atti illeciti che sono stati commessi».
Nell’omelia di domenica, il cardinale ha incoraggiato i fedeli «a non perdere la calma ascoltando le tante notizie esagerate. Dicono “fonti attendibili”, ma la fonte attendibile non viene mai rivelata, quindi rimaniamo sereni», ha detto Brenes in merito alle accuse del regime.
Confisca dei beni
Martha Patricia Molina, la ricercatrice autrice del rapporto Nicaragua, una Chiesa perseguitata?, non esclude in un’intervista a 100% Noticias una prossima accusa penale contro lo stesso Brenes e altri vescovi e preti. «La dittatura si avvale di un sistema giudiziario che segue solo gli ordini del regime e penso che abbiano già pronta la sentenza che consegneranno alla nostra Chiesa, ricordando che Ortega e sua moglie, la vicepresidente, l’hanno più volte definita una mafia organizzata, terrorista e criminale», spiega Molina, anche lei costretta all’esilio.
«Una volta che la dittatura blocca i conti, il passo successivo di solito è la confisca dei beni, e in questo caso forse faranno lo stesso. Credo che la dittatura stia cercando di soffocare finanziariamente la Chiesa, pensando che in questo modo smetterà di diffondere la sua voce profetica. Ma la Chiesa va oltre i conti in banca», ha assicurato Molina, spiegando che in Nicaragua «le leggi antiriciclaggio si usano solo per criminalizzare persone e istituzioni che la pensano diversamente dal governo e che chiedono pace, giustizia e il ritorno di un ordine democratico».
Arriveranno ad accusare il Papa
Monsignor José Antonio Canales, membro della Segreteria dell’Episcopato dell’America Centrale (Sedac), e vescovo di Danlí, in Honduras, assicura che in Nicaragua oramai non ci si sorprende più di nulla e che la dittatura potrebbe addirittura arrivare a dire che anche papa Francesco è coinvolto nel “riciclaggio di denaro” che oggi Ortega imputa alla Chiesa cattolica di Managua. «Le persone che governano illegalmente il Nicaragua perseguitano duramente tutte le istituzioni e organizzazioni che le confrontano o che loro pensano possano prima o poi confrontarle. Nulla di quanto esce dal governo o dalle istituzioni statali è credibile perché si è persa l’indipendenza dei poteri».
Monsignor Canales non riesce più a comunicare con il cardinale Brenes ormai da giorni e sul presunto ritrovamento di centinaia di migliaia di dollari nelle diocesi, risponde ridendo a 100% Noticias: «La Chiesa nicaraguense, come la Chiesa honduregna, e la Chiesa cattolica nel Terzo mondo in generale hanno due modi di sussistere: ciò che la gente ci dà nelle offerte a messa e con le organizzazioni internazionali e le chiese del primo mondo».
Altri preti arrestati
Intanto, solo nell’ultima settimana, altri tre preti sono stati arrestati dalla dittatura sandinista nella sua caccia alle streghe “antiriciclaggio”, facendo salire ad almeno una dozzina il numero dei sacerdoti oggi condannati ed incarcerati.
Infine, con un decreto legge approvato il 31 maggio, il regime si è ufficialmente impossessato dell’emblema, della bandiera e di tutti i beni della Croce Rossa del Nicaragua (CRN), comprese 63 ambulanze. Il suo status giuridico era stato cancellato il 10 maggio scorso dalla “giustizia” (virgolette doverose) di Managua. Dopo 65 anni di autonomia, dunque, anche la CRN è passata nelle mani del sandinista Ortega.
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