
New York e una pausa di lusso
New York, cinque del pomeriggio, ora di punta. La linea 3 della metropolitana, che da Times Square porta in Downtown, è come al solito sovraffollata. In questi giorni prima di Natale, con la gente che si trascina shopping bag griffati colmi di pacchi regalo, bisogna attendere tre o quattro treni prima di riuscire a salire. Le carrozze che arrivano da Harlem sono imbrattate di segni e disegni dei graffitari e delle bande giovanili che ne occupano simbolicamente il percorso. Dopo una certa ora anche fisicamente. Saliamo su una delle carrozze di coda, prima dell’ora “panica”. La gente è tutta stipata da una parte. In fondo, disteso su quattro sedili, un homeless, con il vuoto intorno e una bottiglia, nascosta in una di quelle buste di brown paper, che tiene stretta al petto. Sopra di lui una campagna multi soggetto di un noto whisky: Chivas Regal, famoso in Italia per l’atmosfera un po’ eccessiva alla Ferrero Rocher prima dell’avvento di Ambrogio Richard Gere.
“Less curriculum, more vitae”, è il titolo di uno dei soggetti dove una figura sfuocata corre per le vie della città con la sua ventiquattrore. Sopra quello straccio d’uomo disteso sui sedili che nessuno sa se è vivo o morto, sporco, puzzolente, la campagna acquista un sapore sinistro, quasi descrivendo la conseguenza fatale di una pausa dedicata a un piacere, che, nella città che non si ferma mai, non è consentita. (A New York all’augurio di un buon fine settimana si può aggiungere anche quello di buona fortuna, invitandoti a non ripresentarti in ufficio il lunedì successivo).
Ma qui sta l’idea della campagna che si rivolge astutamente a un target abituato alla competizione e che quindi sa accettare le sfide: fermarsi è un lusso che non tutti si possono permettere. Come Chivas, che chiude l’annuncio in modo sibillino: “Quando, (è il momento) lo sai tu”. Forse, questo millennio è meglio finirlo con un bourbon: meglio non rischiare.
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