
Nessun uomo è un’isola
«Nessun uomo è del tutto un’isola in se stesso» ha scritto il poeta metafisico John Donne, il lirico preferito di T. S. Eliot, tanto famoso per i suoi sermoni e sonetti devozionali quanto per le poesie d’amore. John Donne se ne andò all’estero nella sua fuga d’amore per sposare la figlia del Custode della Torre di Londra e sottrarsi alla disapprovazione della Regina Elisabetta. Anche suo fratello espatriò alla volta della Francia, ma perché era “innamorato” di Roma e si fece prete gesuita. John tornò poi in patria per diventare il predicatore anglicano favorito dal successore di Elisabetta, Giacomo I Stuart, che lo volle Decano della Cattedrale di St. Paul, da dove poteva regolarmente recitare le sue orazioni religiose a questo Re-teologo e insieme ai suoi sudditi londinesi di St. Paul Cross. Giacomo, figlio di Maria la Cattolica, Regina di Scozia, ebbe un’educazione strettamente presbiteriana ma, assumendo la carica di Re di Scozia insieme a quella di Re d’Inghilterra, si fece paladino di una “via media”, difendendo il mantenimento nella Chiesa Anglicana di una gerarchia episcopale, contro i puritani che volevano il più “puro” e strettamente ginevrino sistema dei sacerdoti eletti, quale era in vigore nella Chiesa di Scozia. La sua risposta alle critiche fu «nessun vescovo, nessun re», intendendo dire che senza una gerarchia l’altra sarebbe velocemente scomparsa. Come effettivamente doveva accadere nella Repubblica di Cromwell. Fu Giacomo I a commissionare quel testo della “via media”, scritto in un meraviglioso inglese shakespeariano, che è la sua Versione Autorizzata della Bibbia. Letta in chiesa ogni domenica, i versetti e le locuzioni del suo stile sono riconoscibili in tutta la letteratura inglese fino ad oggi. Giacomo, fedele a questa “via media”, cercò il riavvicinamento col Papa, offrendosi di riconoscere il Vescovo di Roma come primus inter pares. Ma per il fastidio di quel 5% dei suoi sudditi rimasti cattolici, i Gesuiti, i suoi negoziati andarono “all’aria” dopo il tentativo, mancato davvero di un soffio, di far saltare il Parlamento occupato da Re, Lord e Comuni durante la cerimonia d’apertura dei lavori parlamentari del 1605. Giacomo chiamò Enrico IV, per il quale Paris vaut bien une Messe, “il pazzo più saggio della Cristianità” ma fu anche sufficientemente arguto, nonostante il suo balbuziente accento scozzese, per riconoscere che «la poesia di Donne è come la grazia del Signore. Trascende ogni comprensione».
Nessun signore, solo un Signore
Effettivamente, la frase «nessun uomo è un’isola» è forse proprio quella che meglio si adatta a dominare la mente di un uomo nato – isolato – su un’isola. Forse che non avere alcuna frontiera, eccetto il mare, rende me e i miei compagni isolani peculiari, isolati e indubbiamente isolazionisti? Per gli abitanti di un’isola esiste la certezza di un limite fisico, una finisterrae, piuttosto che la costante incertezza e il mutevole sogno espansionista di un finisstatus stabilito dall’uomo. In fin dei conti un isolano non è definito dalla sua cultura, ma dagli elementi naturali, dalla relazione con il mare dove, come dicono gli inglesi, «tempo e maree non aspettano l’uomo». E il mare conduce a quel genere di tolleranza che deriva dall’avere a che fare con qualcosa di minaccioso, sempre potenzialmente in grado di sommergerti. Affrontare una traversata in barca a remi o una navigazione d’alto mare per stringere contatti con le altri nazioni, o per commerciare, richiede un lavoro di squadra ma favorisce anche libera iniziativa e indipendenza mentale. Una nave in mare, affidata alla perizia dei marinai e alla grazia di Dio, e nessun signore. Solo Nostro Signore è stato capace di calmare il moto delle acque in Galilea.
Meglio il Consiglio delle Isole della Ue
Effettivamente le isole britanniche, essendo circoscritte dal mare, contengono 5 distinte “nazioni”, quelle d’Inghilterra, Galles, Scozia, Eire e Ulster, oggi indipendenti o “devolute”, con Parlamento e Assemblee proprie. Queste possono andare d’accordo restando diverse perché non è lo Stato, ma il mare a tenerle insieme. Certamente il Consiglio delle Isole, istituito ai tempi dell’Accordo del Venerdì Santo (tra Londra e le fazioni irredentiste cattoliche e unioniste protestanti in Ulster/Irlanda del Nord, ndr) è un modello da seguire per un’Ue in espansione, come pure sono modelli gli esempi di bilinguismo del Galles e della Scozia. Il Consiglio delle Isole non possiede una struttura gerarchica come il Parlamento di Bruxelles ma, se e quando è opportuno, permette ai ministri di stipulare accordi bilaterali su materie come il commercio o le operazioni di polizia.
Tony Blair e il cardinale Hume
Quando Voltaire nel 1732, terminati i suoi 3 anni di soggiorno in Inghilterra, diede alle stampe Pensieri inglesi, sottolineò che mentre in Francia c’erano una religione e 20 gusti di salse, in Inghilterra c’era solo una salsa e 20 religioni diverse. L’adiaforia inglese (secondo lo Zingarelli: «adiaforia è, nella filosofia cinica e stoica, disposizione di indifferenza morale per tutto ciò che non è virtù o vizio e che perciò non influisce sul conseguimento della felicità» ndr) riuscì ad evitare le guerre di religione che devastarono la Francia, i Paesi Bassi e la Germania. La Regina Elisabetta «non voleva aprire finestre nell’anima umana» e il rito della Comunione recita: «Questo è il mio corpo offerto per voi. Mangiatene in ricordo della morte di Cristo per voi». Ancora una volta la “via media”: la prima metà della formula è cattolica (“Questo è…”), la seconda calvinista (“in ricordo”). Gli inglesi sono pragmatici e perciò incapaci di coerenza logica. Non è per la logica, ma per la capacità d’intuizione che Cambridge ha vinto i suoi 70 premi Nobel. È questa l’Inghilterra, dove l’anglicano convertito Tony Blair trova incomprensibile che il cardinale Hume gli proibisca di partecipare alla Messa con la sua famiglia cattolica. Farebbe la stessa cosa se sua moglie fosse metodista o battista. Mentre il battista Clinton andava a Messa con Hillary, una metodista.
Così capriccioso è il mare…
Comunque l’essere circondati dal mare permette non solo la diversità nazionale, ma anche quella confessionale. Nel Galles l’indipendenza dall’Inghilterra è espressa dalla presenza fortemente maggioritaria dei metodisti e battisti sugli anglicani. La Chiesa di Scozia è presbiteriana e i cappellani della Regina sono sacerdoti calvinisti. 700mila dei 5 milioni di abitanti sono cattolici, di solito emigrati irlandesi come in Inghilterra, ma quelle tensioni tipiche dell’Irlanda qui non esistono. In Irlanda le diverse chiese protestanti si sentono una minoranza in pericolo nell’intera isola, e al Nord in particolare, dove la popolazione cattolica è cresciuta dal 12% al 40% nel giro di 3 generazioni. Nello stesso tempo, i cattolici si considerano una minoranza minacciata nel Nord. D’altra parte, poiché la questione non segue la logica, tutti i cittadini irlandesi della Repubblica godono da sempre del diritto di votare nel Regno Unito e alcuni tra i reggimenti che più spingono per entrare nell’esercito britannico sono le Irish Guards o gli Irish Rangers, formati di cittadini cattolici della Repubblica. Contraddizioni simili appaiono piuttosto naturali nell’arcipelago. Così capriccioso è il mare.
Da Muck a Pachino
Che io sia su una minuscola isola dell’arcipelago delle Ebridi, come Muck, che ha un’estensione di sole 3×1,5 miglia e una popolazione di 30 abitanti, oppure sull’isola più grande dell’arcipelago, sento sempre il costante richiamo all’assurdità della vita isolana. Occorre vagliare e risolvere i propri problemi perché non c’è nessun altro luogo dove andare ed è necessaria la collaborazione di tutti, perché l’isola, essa stessa una sorta di nave, possa andare avanti. All’estremità opposta di quest’altra isola, a Cambridge, trovo l’altra mia isola deserta favorita quando connetto il mio computer portatile alla Biblioteca universitaria coi suoi 6 milioni di volumi. E ritrovo una simile sensazione d’isolamento nella val Pellice, circondata dalle montagne, dove l’Italie commence au pied du mont e dove resiste ancora una magnifica biblioteca e una splendida diversità. L’unico problema è che le montagne, a differenza delle onde del mare, non si muovono ed esiste una linea di frontiera con la Francia. Anche la Sicilia che ho amato per oltre 30 anni è una vera isola e ha molto da insegnarci nella sua storia di multiculturalismo, chiaramente visibile nelle mirabili decorazioni greche, latine e arabe della cattedrale di Monreale. Da isolano impenitente, il mio posto preferito in Sicilia è Pachino, perché somiglia a un villaggio scozzese di pescatori e ha una chiesa valdese, proprio per essere diverso. Perché ho bisogno del mio rigore. Come dico sempre a mia moglie, che è italiana, quando nuotiamo nell’Atlantico. «Vieni in acqua! Il mare è più caldo se ti ripari dal vento!».
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