Nel Movimento 5 stelle di Udine volano dei gran “vaffa” (tra grillini e per le poltrone)

Di Chiara Sirianni
28 Agosto 2012
Mentre Grillo attacca Bersani, a Udine si consuma l'ennesima scissione interna, tra truppe cammellate, ban sul web e "visioni diverse". Rigorosamente sotto silenzio

Più Beppe Grillo accusa violentemente gli avversari politici, dando a Pierluigi Bersani del fallito e dello zombie politico, più i consensi del Movimento Cinque Stelle crescono. E con l’avvicinarsi delle elezioni, sembrano acuirsi anche le frizioni interne, così come i protagonismi. Ad esempio nel Nord Est, dove Michelangelo Giumanini, 47 anni, docente alle scuole medie, ed ex referente del Meet-Up di Udine, è stato “sfiduciato” e sostituito con Giorgio Cella, agente immobiliare.

Cos’è un Meet-Up? Per usare le parole di Grillo, si tratta di un modo di dare a tutti coloro che seguono il suo blog l’opportunità di incontrarsi, discutere, prendere iniziative, vedersi di persona. Per lo meno nelle intenzioni. Perché il 18 agosto appare questo comunicato: «Ci presentiamo oggi in veste rinnovata, ma siamo sempre noi, il Gruppo storico Beppe Grillo di Udine, fondatore del Meetup sorto nel settembre 2005, gruppo eterogeneo di persone diverse per condizioni, esperienze e competenze, ma che fanno delle proprie diversità la principale ricchezza. Ci uniscono la condivisione dei valori dell’etica e della trasparenza e la convinzione che il cambiamento debba partire da ciascuno di noi, dal nostro personale impegno. Sette anni di presenza in rete e sul territorio hanno rafforzato la nostra volontà di operare per un rinnovamento della società attraverso la partecipazione diretta alla cosa pubblica, con l’intento di perseguire politiche che rispettino la dignità di ogni essere umano e non prescindano dai reali bisogni e aspirazioni della comunità. Se condividete i nostri princìpi e i nostri intenti, unitevi a noi: sarete i benvenuti!».

In mezzo, una vicenda raccontata oggi dal Messaggero Veneto, e di cui si trovano tracce nei forum a Cinque Stelle: una vera e propria “guerra” tra grillini, tra l’anima più volta al sociale e quella più prettamente politica. Lo schema sembra il medesimo di Ferrara, che ha portato all’epurazione di Valentino Tavolazzi: un Meetup a scombinare le carte, “visioni diverse” che si scontrano, un cambio ai vertici e il tentativo di gettare acqua sul fuoco, che guai a parlare di scissione. Tutto ha inizio quando Giumanini viene rapidamente sfiduciato durante una riunione. Al Messaggero l’ex organizer parla di un «tentativo maldestro di indebolire il Meet Up. Al nostro interno non c’è la regola della sfiducia, e poi a quella riunione ha votato anche gente che non ne aveva diritto. Ma le regole bisogna rispettarle, altrimenti finisce la democrazia». E Giorgio Cella? «Se n’è andato quando io l’ho sostituito, è nel movimento, ma senza incarichi nel Meet Up. Abbiamo visioni diverse». Visioni diverse che potranno portare a una scissione? Non proprio: «Il nostro Meet Up si occuperà esclusivamente delle comunali di Udine» ha precisato Cella.

Giumanini che fine farà? «Magari proverà a concentrarsi sulle regionali. È vero, c’è stato un voto di sfiducia a Giumanini come “organizer”, ma questo non vuol dire che politicamente ci separeremo». Sul sito “Amici di Beppe Grillo FVG” si trova qualche dettaglio ulteriore. Una ragazza utilizza il forum (principio di trasparenza) per condividere con gli utenti gli appunti scritti durante una riunione a Udine, il 7 agosto, in cui si è parlato dell’elezione dell’organizer. Spiega tutto nei dettagli, è la riunione della sfiducia: si stabilisce chi può votare e chi no, in base a una complicata discussione in cui si disserta sul quanto i gruppi di lavoro possano essere considerati o meno delle attività, si constata tramite computer cosa prevede il regolamento e infine si chiedono chiarimenti al Giumanini «su alcuni comportamenti di dubbia correttezza».

Il gruppo, infine, comunica la sfiducia verso Giumanini. Il quale afferma che accoglie la sfiducia ma non si dimette. Alla pubblicazione di questo resoconto suo web segue un altro post, della stessa autrice: «Comunico che essendo stata bannata dal mu di Udine, per aver dichiarato l’esito della votazione sopra esposta e avendo affermato che il Giumanini deve abbandonare il suo ruolo, non posso postare gli appunti sul Mu Udine. Oltre a me anche la Romano M. è stata espulsa e per ora ci è proibito iscriverci. Ritengo questo fatto gravissimo e lontano da ogni logica e valore del movimento 5 stelle, del non statuto, della democrazia e trovo questo atteggiamento dittatoriale».

Qualcun altro scrive: «Purtroppo non è nemmeno l’unico caso in regione, ci sono anche altri personaggi che pur di arrivare alla loro meta hanno approfittato del boom e calpestando i principi del movimento stesso cercano di controllare i meetup e di diventare i leader del m5S. Basta leggere i forum di certi Meet-Up per deprimersi a sufficienza e rendersi conto di quanta gente deve esser rimasta delusa e probabilmente scoraggiata». Qualcuno aspetta l’iniziativa del leader: «Personalmente mi aspetto di leggere prima o poi nel blog di Grillo (come spesso accade) che Tizio e Caio del Friuli Venezia Giulia sono diffidati dall’uso del nome, del logo e dell’immagine del Movimento 5 Stelle. sempre che Grillo ed il suo staff vogliano davvero che il movimento non diventi un altro partito». Altri sintetizzano così: «A Udine continua a regnare il caos, con ban a raffica a chiunque si opponga». Come andrà a finire? Il punto è uno solo: a chi andrà il simbolo del Movimento Cinque Stelle, indispensabile per vincere le elezioni comunali e regionali. I nodi verranno al pettine quando Grillo dovrà approvare le liste.

A questo proposito, il blogger del Friuli Venezia Giulia “Il Perbenista” aggiunge ulteriori retroscena, riportando voci di corridoio degli ambienti politici locali, per cui all’interno del Movimento si sarebbe creata una secessione capeggiata dal vecchio coordinatore degli “amici di Beppe Grillo”, Giorgio Cella, il quale «sembra non aver digerito la svolta in chiave politica del nuovo responsabile Michelangelo Giumanini, che ha trasformato un inattivo e chiuso gruppo in un fenomeno di affollata partecipazione. Un risultato ottenuto grazie alla conversione del Movimento cinque stelle in un’entità politica che si sta preparando alle imminenti sfide elettorali riferibili sia al comune di Udine che alla regione Friuli Venezia Giulia».

Operazione che non sembra essere stata apprezzata nemmeno dagli ambienti del centrosinistra locale, «che potrebbero aver fatto pressione su questi al fine di scardinare una direzione politica che va a ledere le possibilità di vincita dello schieramento che appoggia l’attuale sindaco di Udine, Furio Honsell. Dalle indiscrezioni che si vanno raccogliendo in città appare chiaro che, pur di ottenere tale risultato, questo gruppo non esiti ad usare gli espedienti della vecchia politica come truppe cammellate, attacchi personali e tutto quanto non ci saremmo mai aspettati da un movimento che, a questo punto solo nelle parole, dichiara guerra a questi stratagemmi».

A sostegno di tale campagna contro Giumanini ci sarebbero poi «un numero esiguo di attivisti saltati recentemente sul carro dei vincitori, pronti a barattare principi etici in cambio di una poltrona. Dei 58 iscritti alla nuova piattaforma elettronica dei secessionisti in salsa locale a malapena una ventina sono udinesi e di questi solo una decina risultano essere attivi». Intanto, tutto passa sotto silenzio. E il caos a Cinque Stelle prosegue, indisturbato.

@Sirianni

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