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Navona a inizio primavera, ed esattamente nella medesima prospettiva – da nord, da via Agonale. Ho scattato per caso l’altro giorno questa foto, incantata dalla luce di marzo, che nello spalancarsi della piazza sembra moltiplicarsi.
E subito ho pensato a mio padre. Al mio primo giorno a Roma con lui. Avevo tredici anni. Mio padre, Roma la conosceva.
Per prima cosa mi portò al Foro imperiale. Io trasognata e incredula nella città delle colonne spezzate, dell’arco di Costantino intatto, duemila anni dopo, tra le margherite di una nuova primavera.
Rivedo il nostro camminare verso il Palatino come un sogno. Non c’era la folla di adesso, solo qualche rara comitiva di stranieri. C’erano i peschi in fiore, e gatti, una moltitudine di gatti, che io cercavo di accarezzare. Mio padre, che avevo visto da bambina pochissimo e quasi non conoscevo, sorrideva.
Poi andammo a Ponte Umberto. Cinque minuti a piedi, e una via più stretta. «Chiudi gli occhi», mi disse papà, prendendomi per man...
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