
Natale in Indonesia: «I fedeli rischiano, ma nulla può impedire di sperare in Dio»

I cristiani in Indonesia sono presenti in tutte e trentaquattro le province, mentre nelle trentasette diocesi della Chiesa vivono sette milioni di cattolici, che in alcune parti del paese subiscono le persecuzioni da parte dei fondamentalisti islamici. Tanto che il governo ha deciso di presidiare le chiese durante le funzioni natalizie con 150 mila agenti di polizia. Eppure, spiega padre Dwi Harsanto, segretario generale della Commissione giovani della Conferenza episcopale del paese, «viviamo la nostra vita quotidiana in armonia con gli altri gruppi, nonostante le violenze compiute in nome della religione. D’altronde questi presidi delle forze dell’ordine vengono effettuati anche per le funzioni di altre fedi religiose».
UNA CONVIVENZA POSSIBILE. Secondo il sacerdote gli attacchi quest’anno sono comunque «scemati» e «restano legati ai gruppi estremisti o politicizzati, non ai gruppi convenzionali». Ci sono però delle zone pericolose dove vige la sharia, diffusa sopratutto nella provincia di Aceh e che, sebbene sia applicata in maniera diversa da come accade nei paesi arabi, può portare all’accusa di blasfemia. Eppure Harsanto non teme la celebrazione del Natale né la diffusione della diffidenza fra i cittadini di diverse confessioni religiose: «Possiamo comunque esprimere liberamente la nostra fede cattolica. Inoltre, come ha detto Gesù: “Non abbiate paura”». L’Indonesia, poi, resta «uno Stato fondato sul Pancasila, una filosofia i cui princìpi sono la fede in Dio, l’unità dell’umanità, la democrazia e la giustizia sociale».
CENTO PER CENTO. In questo contesto il governo indonesiano in passato ha apprezzato il ruolo positivo dei cattolici, «riconoscendo l’arcivescovo di Semarang, Albert Soegijapranata, come eroe nazionale. Ma anche laici come Ignatius Slamet Rijadi, Ignatius Joseph Kasimo e Augustin Adisucipto. E anche oggi noi cattolici diamo un contributo alla società nel campo dell’educazione della salute e dei servizi sociali».
La distruzione delle chiese e le persecuzioni restano un pericolo? «Sono un pericolo, ma il governo ci difenderà e quindi andremo comunque felici a celebrare l’Eucarestia nel Natale del Signore». Inoltre, «come dicono i cristiani qui: “Siamo al cento per cento cattolici e al cento per cento indonesiani”. E lo stesso vale per i musulmani indonesiani che nella grande maggioranza si schierano contro all’Isis».
«CRISTO VIENE DAVVERO». Il sacerdote è poi convinto che aiuterà il fatto che quest’anno «i musulmani celebreranno Maometto il 24 dicembre, favorendo un clima di festa per tutti». Ma sopratutto «la comunità dei cattolici indonesiani si è preparata al Natale, convinta che Gesù venga davvero a trasformare i cuori». Niente dunque potrà impedire ai fedeli di partecipare alla Messa il 25 dicembre? Cosa spinge a rischiare anche la vita? «Tutto questo è possibile per Gesù Cristo, la luce della nostra esistenza, la via, la verità e la vita che viene nella stalla della nostra vita».
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