
Nascerà il primo bebè cancer free, figlio perfetto di desideri malati
Fatto salvo che il bambino che nascerà sarà una benedizione del cielo, «ancora una volta ci troviamo di fronte alla pretesa del figlio perfetto». Orazio Piccinni, già ai tempi del dibattito sul referendum sulla legge 40 (procreazione medicalmente assistita) aveva accettato su queste pagine di raccontare la propria vicenda personale. Tra i primi medici in Italia a praticare la fecondazione in vitro, aveva poi abbandonato la remunerativa professione accorgendosi, giorno dopo giorno, osservando al microscopio quegli embrioni che manipolava, scartava e sceglieva, di avere a che fare non con “qualcosa”, ma con “qualcuno”.
Oggi lavora nel reparto di Ostetricia e ginecologia della clinica Santa Maria di Bari e ha letto quanto riportato dal Times di Londra in prima pagina sabato 13 maggio. Una coppia britannica ha praticato una fecondazione in vitro avvalendosi della diagnosi pre-impianto, scegliendo l’embrione non affetto da retinoblastoma ereditario, gene che la madre avrebbe potuto trasmettergli. La Hfea (l’Authority per la fecondazione e l’embriologia inglese) ha, già dal 2004, autorizzato alla diagnosi genetica pre-impianto nei casi di rischio di trasmissione di tumore ereditario all’occhio (oltre che al seno e al colon) e la coppia non ha fatto altro che avvalersi di tale diritto. Fra circa quattro mesi avremo il primo caso inglese di bambino cancer free. L’evento ha suscitato polemica, trovando su opposte posizioni i gruppi pro-life e pro choice britannici, con i primi intenti a sottolineare la «curabilità del disturbo all’occhio» e i secondi a osannare i progressi scientifici che «daranno nuove possibilità alle famiglie». In Italia la notizia è stata riportata dal Corriere della Sera che l’ha accompagnata con il commento di Giuseppe Remuzzi, che molto s’è lamentato che in Italia, a causa della norma vigente, «sia vietata la selezione degli embrioni».
In una lettera aperta ai quotidiani, Felice Achilli e Clementina Isimbaldi dell’associazione professionale Medicina&Persona hanno voluto puntalizzare che Remuzzi «dimentica che, da un lato, gli embrioni soppressi avrebbero potuto in seguito non esprimere clinicamente il tumore (Harbour JW 2001), dall’altro – cosa ancor più grave e sottaciuta – che la tecnica stessa della fecondazione assistita, cui la coppia si è sottoposta, annovera tra i suoi effetti a distanza proprio lo sviluppo di retinoblastoma, come recentemente segnalato su Lancet (Moll AC., 2003). Il retinoblastoma di tipo ereditario, proprio perché tale, può essere monitorato nella sua insorgenza durante le età a rischio (0-36 mesi), non è letale ed è curabile: con i trattamenti conservativi oggi a disposizione, circa il 90 per cento dei casi conduce una vita normale ed ha una buona sopravvivenza».
Piccinni concorda con le osservazioni di Medicina&Persona «sia da un punto di vista scientifico, perché non v’è alcuna evidenza che, grazie a una diagnosi pre-impianto, si sia certi di aver operato una “buona selezione”, sia da un punto di vista etico: il dottore deve mirare alla conservazione della vita, non alla sua soppressione. Noi sappiamo che per ogni intervento selettivo, per arrivare a trovare l’embrione senza cancro alla retina, dovremo scartarne altri, circa sette o otto per ogni tentativo. Questi ultimi che valore hanno per noi? Non abbiamo alcuna certezza che siano malati, ma abbiamo la presunzione di considerarli difettosi». Per Piccinni è il riaffiorare periodico di quella cultura per cui «non essendoci alcun rispetto per la vita, si è subito sollecitamente pronti a sacrificarla».
C’è inoltre un altro particolare che ha colpito il medico: i genitori del primo bebè cancer free non avevano problemi di fertilità. «La loro è stata una scelta volta all’ottenimento del figlio perfetto. Purtroppo io credo che oggi tale illusione sia sempre più dettata dai progressi delle biotecnologie che creano nei genitori una domanda di perfezione. Ma non è così. I bambini possono nascere sani, ma vivere da malati. Non sarà la scienza a darci la garanzia di una vita felice perché esente da malattie. è questo il delirio d’onnipotenza di una società che vuole farsi gioco delle leggi di natura, aggirandole a piacimento, disposta a sacrificare qualsiasi cosa pur di soddisfare i propri desideri».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!