Nardella a Firenze, Chiamparino in Piemonte

Di Chiara Rizzo
27 Maggio 2014
La vittoria del Pd di Renzi si è forse misurata più dal successo nei territori che dall'esito delle europee. I renziani vincono o guidano il ballottaggio a Bergamo, Modena, Bari

Non sono stati soltanto i 31 seggi europarlamentari a far dichiarare la vittoria di ieri della linea Renzi per il Pd (che non aveva mai raggiunto un risultato simile né in percentuale, 40,8 per cento, né in numeri, con 11 milioni e passa di voti): a pesare sulla bilancia c’è stato infatti anche l’alto consenso dei candidati sul territorio, in particolare degli uomini renziani della prima ora, che hanno dimostrato l’alto grado di apprezzamento italiano, al momento, per il premier.

PLEBISCITO A FIRENZE. Il primo caso da ricordare è naturalmente quello della città che Renzi ha guidato sino a gennaio scorso e dove il suo ex vice sindaco, poi deputato, ma da sempre braccio destro di Matteo, Dario Nardella, ha avuto la fascia da primo cittadino con il 59,15 dei voti. Un plebiscito, considerando la storia di Firenze (risulta il sindaco più votato di sempre) e rispetto gli altri candidati. L’avversario di Nardella di Forza Italia si è fermato al 12 per cento, quello dell’M5S al 9: il nuovo inquilino di Palazzo Vecchio, commosso per la «straordinaria opportunità», ha spiegato che ora intende subito occuparsi dei «lavoratori delle nostre fabbriche a cominciare da quelli Seves, perché non si può licenziare in tronco il dipendente di un’azienda che funziona e non è possibile che la finanziarizzazione dell’economia si porti via generazioni intere». Poi «la sfida di ripopolare i quartieri, a cominciare dal centro storico».

BERGAMO AL BALLOTTAGGIO. Un altro fedelissimo di Renzi, Giorgio Gori, non ha vinto al primo turno ma ha ottenuto un buon risultato ugualmente a Bergamo, dove è il candidato in testa con il 45,2 per cento dei voti, contro il 42,1 per cento dell’avversario di Forza Italia, mentre il M5S è rimasto fermo all’8,2 per cento. Ma ci sono anche altri capoluoghi importanti dove il Pd va al ballottaggio partendo da un risultato migliore: a Padova (Ivo Rossi al 33,76 per cento, contro Massimo Bitonci della Lega e Fi al 31), a Modena (Marco Cavicchio al 38 per cento, contro il sindaco uscente di centrodestra Dino Gentile al 35 per cento), a Bari (Antonio Decaro al 49,38 contro Mimmo Paola del centrodestra al 35,76 per cento) a Caltanissetta (Giovanni Ruvolo al 46,7 per cento contro un candidato delle liste civiche, fermo solo al 15,22 per cento, mentre Fi sta al 14 per cento e il M5S, qui molto forte, questa volta è fuori gara con solo il 10 per cento dei voti).

IL PIEMONTE A CHIAMPARINO. Sergio Chiamparino è stato per Renzi da sempre un punto di riferimento, tanto che il suo fu il primo nome candidato dai renziani al Quirinale nel 2013. E se per il Colle non aveva avuto successo, ora Chiamparino ha preso trionfalmente il timone sotto la Mole antonelliana, divenendo governatore del Piemonte, con il 47 per cento dei voti e doppiando abbondantemente l’avversario del centrodestra Picchetti (al 22 per cento). Anche in Abruzzo vince il candidato Pd Luciano D’Alfonso con il 46,3 per cento.

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