Napolitano, il bilancio del primo anno

Di Chiara Rizzo
18 Aprile 2014
Il presidente ripercorre gli ultimi 365 giorni al Colle, dalla "paralisi istituzionale" agli attacchi M5s, al varo dell'esecutivo Renzi

Con una lettera aperta al Corriere della sera, Giorgio Napolitano traccia il bilancio del suo primo duro anno del settennato bis. “Essermi a tal fine ‘esposto’ personalmente, sempre nei limiti del mio ruolo costituzionale, e aver pagato allo spirito di fazione un prezzo nei consensi convenzionalmente misurabili, non mi fa dubitare della giustezza della strada seguita” scrive il presidente in uno dei passaggi della missiva.

L’IMPEACHMENT E GLI ATTACCHI AL COLLE. Napolitano inizia ricordando “lo stato di paralisi istituzionale e il clima di opinione in cui maturò una concentrica pressione perché io – nonostante la netta contrarietà da me precedentemente espressa – accettassi di essere rieletto presidente. Non è superfluo il richiamo a quelle circostanze, visto che da non pochi sono state rimosse o distorte”. Napolitano continua con un riferimento, seppure non esplicitato, chiaro ai vari attacchi mossigli, in primis alla procedura di “impeachment” richiesta dal Movimento 5 stelle nei suoi confronti: “In primo luogo sono stato e sono portato a riflettere sulla persistente, estrema resistenza, che viene dagli ambienti più disparati, all’obbligo nazionale e morale di garantire la continuità dei percorsi istituzionali, e con essa primordiali interessi comuni, anche attraverso avvicinamenti e collaborazioni, sul piano politico, che s’impongono in via temporanea fuori delle naturali affinità e della dialettica dell’alternanza. Dal non riconoscimento di quest’obbligo, di questa necessità, sono scaturite nel corso dell’ultimo anno reazioni virulente che hanno contagiato, sorprendentemente, ambienti molto diversi”

“DURO PROCEDERE NEL MIO COMPITO”. Prosegue il presidente: “È stato duro procedere nel compito che mi spettava del promuovere la formazione di un governo di ampia coalizione, il solo possibile nel Parlamento uscito dalle elezioni del febbraio 2013, e nel sollecitare un programma di rilancio della crescita e dell’occupazione, e di contestuale, imprescindibile avvio di riforme economico-sociali e istituzionali già troppo a lungo ritardate”. Napolitano ricorda anche la caduta del governo Letta e la nascita dell’esecutivo Renzi, altro fatto eclatante accaduto nel corso di questo anno: “Che questo processo si sia messo in moto, e di recente decisamente accelerato, senza essere bloccato da una crisi e susseguenteristrutturazione della maggioranza di governo né, più tardi, dal cambiamento politico sfociato in una nuova compagine e guida governativa, mi fa considerare positivo il bilancio dell’anno trascorso”.

RICORDA IL PERCORSO DELLE RIFORME. Nel suo bilancio il presidente non manca di ricordare il percorso di riforme necessarie al Paese, che sono state il fulcro del duro discorso di insediamento tenuto un anno fa. In quest’occasione i toni di Napolitano sono però di apertura verso la classe politica: “Nodi assai importanti sono quelli che dovranno sciogliersi nelle prossime settimane e nei mesi seguenti, innestandosi nel chiarificatore esercizio del semestre italiano di presidenza europea. Confido che quei nodi si scioglieranno positivamente, col contributo essenziale di un governo che opera nella pienezza della sua responsabilità politica e delle sue prerogative costituzionali, e con l’apporto di un arco di forze politiche che vada decisamente oltre i confini dell’attuale maggioranza di governo, in materia di legislazione elettorale e di revisioni costituzionali”. Il presidente approfitta anche per dare un giudizio sulla Commissione dei saggi da lui convocata e che ha concluso il lavoro con la relazione di settembre 2013: per Napolitano ha svolto un “eccellente retroterra di analisi e proposte”, e si è dimostrata “autorevole e imparziale”.

PREVISIONE DI UN FINE MANDATO. Sulla base di questa dichiarazione di fiducia complessiva, Napolitano aggiunge che “Confido, in sostanza, che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza, nel cambiamento, per il nostro sistema politico-costituzionale, che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità che un anno fa mi risolsi ad assumere entro chiari limiti”. Il presidente dunque non indica una data, ma ribadisce l’intenzione di non proseguire il suo mandato fino alla fine del settennato.

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