
L’Università dove nacque il ’68 è l’epicentro dell’antisemitismo in Francia

Parigi. È a Nanterre che ebbe inizio il Maggio ’68, col famoso “Movimento del 22 marzo” di cui era portavoce un giovane studente dai capelli rossi di origini tedesche, Daniel Cohn-Bendit, diventato in seguito uno degli intellettuali di riferimento della gauche francese. Oggi, il campus simbolo della rivoluzione studentesca, del “vietato vietare” e dei libretti di Mao nei tasconi dell’eskimo, è diventato l’epicentro dell’antisemitismo, dove si grida e si scrive sui muri “Morte agli ebrei” e “Israele Stato criminale”.
Cresce l’antisemitismo, gli studenti ebrei hanno paura
Un reportage del Figaro ha raccontato l’ondata antisemita che sta travolgendo l’università situata a nord-ovest di Parigi dal 7 ottobre, giorno dell’attacco terroristico di Hamas contro Israele. «Gli ebrei si nascondono. Siamo stanchi di essere ipervigili. Anche se non c’è ancora stato nessun passaggio all’azione, temiamo che ciò possa accadere», ha dichiarato al quotidiano conservatore Annaëlle, presidente dell’antenna di Nanterre dell’Unione degli studenti ebrei di Francia (Ujef). «Per la prima volta, una studentessa mi ha raccontato di avere mentito sulla sua religione per non essere importunata. Ho raccomandato a un’altra di nascondere un ciondolo dove c’era scritto il suo nome in ebraico», ha aggiunto Annaëlle.
Uno studente di 21 anni ha raccontato al Figaro l’inquietante quotidianità degli studenti di confessione ebraica di Nanterre, costretti a camminare tra i muri di un’università imbrattata di tag che incitano alla morte degli ebrei e alla cancellazione di Israele. «È molto semplice: la mattina, quando arrivo davanti agli edifici, vedo delle scritte antisemite. Quando mi siedo in aula, vedo delle croci uncinate sui banchi. Quando voglio seguire il mio corso, devo assistere ai discorsi di alcuni studenti pro Palestina che vengono a spiegarci che Hamas ha ragione», ha detto lo studente. Dal 7 ottobre, la situazione è diventata pressoché insostenibile. «Già mi facevo discreto in quanto ebreo, ora mi guardo anche alle spalle. Faccio in modo di non essere mai solo nel campus, perché è troppo pericoloso», ha aggiunto.
La sinistra soffia sull’antisemitismo
La paura è diffusa anche tra gli insegnanti. «Una professoressa mi ha detto di essere rincuorata dal fatto di non avere un nome a connotazione ebraica. E che si autocensurava su certi temi legati ai paesi in guerra», ha testimoniato la presidente di Ujef Nanterre. Paura e autocensura. Alimentate da una sinistra radicale, quella che va dalla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon al Nouveau parti anticapitaliste di Philippe Poutou, che dal 7 ottobre ha soffiato sull’antisemitismo, dicendo che Israele se l’è cercata e che Hamas è un «movimento di resistenza», non un’«organizzazione terroristica». Lo scorso 10 ottobre, il deputato mélenchonista Antoine Léaument ha improvvisato una conferenza sul prato di Nanterre per denunciare i «bombardamenti di Israele contro i civili», senza una parola di condanna verso Hamas.
Due settimane dopo, il 26 ottobre, la giovanile di Npa ha programmato una “riunione aperta” in favore della Palestina accanto al sindacato studentesco di estrema sinistra Unef. «Lo Stato di Israele fa leva sugli attacchi di Hamas e la resistenza palestinese per continuare la sua azione di colonizzazione (…) e per cominciare una vera e propria pulizia etnica», ha affermato una militante, sguardo in camera, in un video diffuso sull’account X dei giovani Npa di Nanterre (l’account, da allora, è stato sospeso, ma il filmato è ancora in circolazione sui social). Il presidente dell’Uejf, Samuel Lejoyeux, voleva assistere alla riunione: ma gli è stato negato l’accesso.
Nanterre non è un caso isolato
Il caso di Nanterre non è isolato. A Sciences Po Menton, antenna della superscuola delle élite francesi in Costa Azzurra, è nata un’iniziativa intitolata “Sciences Palestine”. I promotori di tale operazione, sui social, hanno manifestato il loro sostegno «ai resistenti palestinesi della banda di Gaza» e aggiunto: «Dobbiamo continuare a boicottare, a derubare e a sanzionare Israele». A Parigi, nei licei Racine e Lamartine, alcuni allievi hanno impedito giovedì scorso l’accesso a scuola per “sensibilizzare” i loro compagni alla “causa palestinese”, al grido di “siamo tutti figli di Gaza” e “la Palestina vincerà, la Palestina vivrà”.
Foto Ansa
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