Nai, Oki, default e dracma. Piccolo vademecum sulla Grexit

Di Gianluca Salmaso
03 Luglio 2015
Cosa succede se al referendum vince il sì? E se vince il no? Quali sono le conseguenze per il paese ellenico? Breve guida
Stickers are seen under the Bank of Greece logo with the word ''NO'' referring to the upcoming referendum in Athens, Thursday, July 2, 2015. The battle for Greek votes entered full swing Thursday ahead of a crucial weekend referendum that could decide whether the country falls out of the euro. (AP Photo/Thanassis Stavrakis)

Con il referendum di domenica 5 luglio i greci decideranno se dire nai o oki, sì o no, al piano di aiuti proposto dall’Unione Europea. Cosa succederebbe se la Grecia accettasse de facto di rimanere sotto l’ombrello della troika? Cosa accadrebbe, invece, se riaffermasse la sovranità che sente negata?

Vincono i sì
Apparentemente, è la soluzione più semplice: si riaprono i negoziati alla ricerca di un compromesso, e la crisi è, per il momento, scongiurata. Dalla scena scompare il controverso ministro dell’economia ellenico Yanis Varoufakis, considerato il vero “falco” del no e quindi lo sconfitto per eccellenza.
Il compromesso tra le parti, però, non è scontato. Per quanto ci siano tutti i presupposti per ritrovare il lume della ragione in questo dialogo fra sordi, non è detto che ci si riesca e non si ritorni esattamente al punto di partenza.

Vincono i no
La faccenda si complica. Alexis Tsipras, che non è propriamente un merkeliano, diventerebbe ancora più ostaggio delle posizioni radicali dei ministri del suo governo. La Grecia tornerebbe al tavolo dei negoziati, ma lo scenario potrebbe prendere strade sempre più irte di insidie.
Si cerca e si trova un compromesso di sorta tra le parti, la Grecia fa valere le sue posizioni ricevendo l’ennesimo taglio del deficit a suo favore e con esso l’ossigeno necessario per ricominciare una vita quanto più possibile normale. A che prezzo? Si parla di una sforbiciata da diverse decine di miliardi per cominciare, e tra questi ci sono anche quelli prestati dall’Italia.
Altra alternativa: le posizioni oltranziste elleniche si scontrano con quelle ancor più reazionarie dei rigoristi europei, la Grecia non paga i suoi debiti e finisce in default.

Le conseguenze del default
Si torna alla dracma. La Grecia è fuori dall’area euro, stampa la sua moneta che subisce una svalutazione dovuta all’instabilità che consegue all’abbandono di un “porto sicuro”, com’è l’Europa, per i marosi dell’Egeo. Spiegava ieri Carlo Altomonte, professore dell’università Bocconi, al Corriere della sera: «Sarà come una sorta di grande patrimoniale per tutti i cittadini greci. La Grecia diventerà più competitiva, ma eroderà i risparmi. Tenuto conto che importa quasi tutto, i prezzi aumenteranno». In una parola: “iper-inflazione”, un termine che in Europa non si sentiva dagli shock petroliferi degli anni Settanta. Il potere d’acquisto dei salari diminuirebbe drasticamente, cosa che peserebbe soprattutto sui prodotti importati e la Grecia non produce in casa neppure l’insulina.

Quanto varrebbe la nuova moneta?
In economia c’è una regola: la moneta cattiva scaccia quella buona, e questo avviene perché quella cattiva (la dracma, nel nostro caso) sconterebbe da subito un deprezzamento reale rispetto al cambio nominale con l’euro: in teoria varrebbero lo stesso, ma sul mercato nessuno accetterebbe di scambiare un euro con una dracma, perché non sa quanto varrà la nuova moneta nell’immediato futuro. È ciò che si chiama “il valore della stabilità”. La moneta europea avrebbe una circolazione parallela come riserva di valore perché ritenuta più solida e affidabile, ruolo tradizionalmente proprio del dollaro.

Foto Ap/Ansa

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2 commenti

  1. Alessandro

    Ma la finite con questi articoli da strapazzo! Se poi questi osannati professori di economia sono gli stessi che ci terrorizzavano a fine anni ’90 con la frase “se non entriamo nell’euro saremo l’Argentina” allora c’è poco da fidarsi, tale fine era stata prevista anche per la Grecia e mi pare che ci sia finita come l’Argentina stando nell’euro. L’economia è una scienza sociale, difficile farne veramente delle analisi future senza tener conto anche da quale parte sono i mass-media. Per carità tutti a sottolineare la pardita di valore della dracma ma a nessuno viene in mente l’impennate delle esportazioni che d’altra parte darebbero grande respiro all’industria interna (seppur agricola/pastorale) con aumento anche dell’occupazione; data la curva di Philips se l’inflazione aumenta aumenta il PIL e quindi l’occupazione e pazienza se i greci dovranno fare a meno del nuovo iphone o meno giri fuori porta in macchina; l’acquisizione della libertà monetaria non ha prezzo e l’uscita dall’euro va vista in un’ottica di medio-lungo termine non focalizzandosi su cosa sucede il giorno dopo il default (che è ovvio che avrebbe ripercussioni negative) terrorizzando la povera gente; ritornare proprietari della politica monetaria è la cosa più importante e così slegarsi da tutte le direttive UE che deprimono le economie mediterranee (quelle agricole e pastorizie, in primis l’Italia) , un esempio: senza quote latte la Grecia espertorebbe latte in dracme a differenza dell’Italia che l’esporterà in euro ed ovviamente sarà latte vero non quello in polvere che a breve dovremmo mangiare nei formaggi grazie appunto all’UE, per la felicità dei nostri produttori di formaggio.

    1. Filippo81

      Effettivamente, Alessandro, se la Grecia riacquistasse la potestà monetaria,avrebbe sicuramente problemi inizialmente,ma a medio termine avrebbe notevoli benefici.Una cosa è invece certa,dovesse la Grecia rimanere nell’eurozona, verrebbe spolpata fino all’osso e diventerebbe un Paese del QUARTO MONDO !

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