Myanmar. «Il regime smetta di bombardare le nostre chiese»

Di Redazione
14 Giugno 2021
Mentre la giunta militare inizia a processare Aung San Suu Kyi, i vescovi lanciano un appello: «Rispettate il popolo che si rifugia in luoghi sacri»
Chiesa bombardata dal regime militare in Myanmar

È iniziato il processo farsa del regime del Myanmar contro Aung San Suu Kyi, riporta il Guardian. La leader democratica è agli arresti dall’1 febbraio, quando l’esercito guidato da Min Aung Hlaing ha condotto un colpo di Stato nel giorno dell’insediamento del nuovo Parlamento dopo la vittoria schiacciante dei democratici alle elezioni.

Accuse «ridicole» a San Suu Kyi

Nei prossimi giorni San Suu Kyi dovrà rispondere di sette capi di accusa, definiti dal suo avvocato «ridicoli»: tra questi figurano infrazione del segreto d’ufficio, importazione illegale di walkie-talkie, incitamento al disordine pubblico e corruzione per aver accettato tangenti in oro e contanti per il valore di 600 mila dollari. La leader 75enne rischia 25 anni di carcere.

Nel frattempo non si fermano le violenze nel paese: secondo l’organizzazione Aapp, in cinque mesi il Tatmadaw (così sono chiamate le forze armate in Myanmar) ha ucciso almeno 863 persone, arrestate 6028, di cui 4.848 si trovano attualmente in carcere, mentre 1936 sono state condannate in absentia.

Bombardate le chiese in Myanmar

Per stanare l’opposizione, che in molte parti del paese ha imbracciato le armi per resistere al golpe militare, il regime nelle ultime settimane ha bombardato persino chiese e pagode dove la popolazione si era rifugiata. In particolare, come scrive Bernardo Cervellera su AsiaNews, nel Kayah, dove si stanno verificando scontri tra i soldati e le milizie etniche karen, sono state bombardate quattro chiese: quella di Maria Regina della Pace, a Daw Ngan Kha; la chiesa di Kayan Thaya; quella di san Giuseppe a Demoso; quella del sacro Cuore a Kayantharyar.

Anche per questo i vescovi birmani hanno pubblicato un appello rivolto al «caro popolo del Myanmar» e «alle altre parti interessate», compresa la giunta militare: «Chiediamo corridoi umanitari per le zone di conflitto. Migliaia di gente nostra, specie i vecchi e i bambini stanno morendo di fame nella giungla. La fame di persone innocenti è l’esperienza più straziante per il cuore. Noi supplichiamo con tutta la gentilezza di permettere corridoi umanitari per raggiungere le masse di affamati ovunque esse siano. Essi sono nostri cittadini e hanno diritti essenziali al cibo e alla sicurezza».

«Rispettate i luoghi di culto»

I vescovi hanno anche aggiunto:

«Chiediamo di rispettare il diritto di asilo e la santità dei luoghi di preghiera: nel recente conflitto migliaia hanno cercato sicurezza nelle chiese. Quattro chiese a Loikaw sono state attaccate e migliaia sono fuggiti nella giungla. Per favore, rispettate le norme internazionali di asilo nei tempi di guerra: chiese, pagode, monasteri, moschee, templi, comprese scuole e ospedali sono riconosciuti come luoghi neutrali di rifugio durante i conflitti. Noi ci appelliamo perché questi luoghi non siano attaccati e il popolo che vi cerca rifugio sia protetto».

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