
Musulmano accusato di essere blasfemo da suo nipote. Ma in ballo c’è una disputa da 400 mila euro
Iftikhar Khan, professore pakistano musulmano, è stato arrestato per blasfemia a Islamabad su segnalazione di suo nipote, Sheikh Usman. Il nipote l’ha accusato di avere scritto commenti blasfemi su due libri di sua proprietà. Ieri centinaia di persone, compresi imam e alcuni studenti del professore, hanno protestato pubblicamente perché la polizia lo arrestasse. Il nipote aveva cercato di denunciarlo alla polizia, che però si era rifiutata di accettare la denuncia, per questo Usman è poi andato a parlare con alcuni imam che hanno organizzato una dimostrazione pubblica, costringendo così la polizia ad arrestare l’uomo.
LEGGE NERA PER I MUSULMANI. Khan è un professore musulmano, a conferma che la legge sulla blasfemia, che prevede pene per chi infama Maometto o Allah che vanno da alcuni anni di prigione alla pena di morte, colpisce soprattuto islamici, prima che cristiani, come Asia Bibi o Rimsha Masih, o persone appartenenti ad altre minoranze religiose del Pakistan. Secondo le statistiche, oltre il 95 per cento delle accuse di blasfemia si rivela, dopo le indagini, falso e strumentale.
DISPUTA DA 400 MILA EURO. Diversi dubbi sono stati subito sollevati alla polizia anche in questo caso. Khan e Usman, infatti, sono in disputa per una proprietà del valore di circa 400 mila euro. Il nipote ha però affermato che «non mi importa della proprietà. So solo che mio zio è stato coinvolto in un caso di blasfemia, e questo è inaccettabile». Alla luce della disputa tra i due, la Commissione per i diritti umani del Pakistan ha accusato la polizia per non avere verificato, prima di arrestare Khan, se il motivo della denuncia fosse meramente economico: «Ci sono troppi incidenti che denotano che la legge sulla blasfemia viene abusata e spesso la polizia dichiara di arrestare gli accusati per salvaguardare la loro incolumità, ma questo è sbagliato. La polizia dovrebbe provvedere alla sicurezza della persone, non arrestarle».
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