Anni e anni di multiculturalismo e ora in Belgio si presenta la lista "Islam" che vuole la sharia

Di Redazione
17 Aprile 2018
Alle amministrative di ottobre vuole presentarsi una lista che promette posti separati sugli autobus, cibo halal e il velo nelle scuole
epa05029782 Two men walk in a street of Molenbeek, a municipality of Brussels, Belgium, 17 November 2015. Molenbeek in the west of Brussels has long been seen as a terrorist hub. After the 13 November Paris attacks, police raids are being stepped up in this densely populated municipality dominated by immigrants. More than 130 people were killed and hundreds injured in the terror attacks which targeted the Bataclan concert hall, the Stade de France national sports stadium, and several restaurants and bars in the French capital on 13 November. Authorities believe that three coordinated teams of terrorists armed with rifles and explosive vests carried out the attacks, which the Islamic State (IS) extremist group has claimed responsibility for. EPA/STEPHANIE LECOCQ



Raccontava ieri un articolo della Stampa che in Belgio si dibatte molto se si debba permettere a un partito che si ispira alla sharia di partecipare alle elezioni. Accade infatti che la lista “Islam” (il cui acronimo sta per Integrità, Solidarietà, Libertà, Autenticità e Moralità) voglia presentare 28 suoi candidati alle elezioni amministrative del 14 ottobre. Il programma ha chiari riferimenti alla sharia, una “sharia occidentale” come la chiamano loro. Abdelhay Bakkali Tahiri, presidente di Islam, dice che «la Costituzione belga coincide all’80 per cento con il Corano» e sharia significa giustizia sociale: «La sharia è come un sacco. Prende la forma di ciò che mettiamo al suo interno».
Aveva proprio ragione il senatore Alain Destexhe, quando spiegò a Tempi che sull’integrazione «in Belgio negli ultimi vent’anni abbiamo sbagliato quasi tutto».
LE PROPOSTE. Le promesse elettorali degli esponenti di Islam non sono esattamente rassicuranti. «Secondo le stime demografiche, nel 2030 saremo la maggioranza» dice Redouane Ahrouch, tesoriere e cofondatore che, essendo un conducente di mezzi pubblici, ha lanciato la proposta di posti separati sugli autobus. «Gli uomini davanti e le donne dietro». Una misura di buonsenso «contro le molestie. Nelle ore di punta alcuni uomini, soprattutto di origine straniera, ne approfittano per “appoggiarsi” alle donne e “palpeggiarle”». Lo stesso Ahrouch ha anche altre idee: «Il nostro obiettivo finale è uno Stato islamico al 100 per cento, il velo potrà essere portato in tutti i luoghi pubblici e nelle scuole dovrà essere servito il cibo halal».
LE REAZIONI. Diversi deputati, in particolare di destra, hanno protestato, chiedendo la messa la bando della lista. Theo Francken, segretario di Stato all’Immigrazione (Nva, partito della destra fiamminga), ha detto: «Da loro, dove regna la sharia, le donne non hanno diritti. Qui vogliono iniziare con la segregazione sui mezzi pubblici. Questo partito è rivoltante». Medesime preoccupazioni sono state espresse dal deputato federale Richard Miller del movimento liberale. Ma c’è anche chi difende il diritto della lista a presentarsi al voto. «Soltanto nelle dittature si proibiscono le opinioni», ha scritto De Standaard. «Non si arresta un’idea fermandone il veicolo politico» ha aggiunto Het Nieuwsblad.
È questo il risultato di anni e anni di predicazione multiculturalista?
Foto Ansa

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