Mozambico. Jihadisti decapitano più di 50 persone, oltre 15 bambini

Di Leone Grotti
11 Novembre 2020
Il massacro nel villaggio di Muatide è durato tre giorni. I terroristi islamici affiliati all'Isis vogliono creare uno Stato nella provincia ricca di petrolio di Cabo Delgado
mozambico isis

I terroristi dello Stato islamico nell’Africa centrale (Isca) hanno compiuto un massacro senza precedenti nel nord del Mozambico, domenica, decapitando più di 50 persone e facendole letteralmente a pezzi. I jihadisti hanno trasformato un campo da calcio in un enorme patibolo e smembrato decine di appartenenti alla tribù Makonde, tra cui più di 15 bambini, nella provincia di Cabo Delgado.

«ALLAHU AKBAR», POI IL MASSACRO DURATO TRE GIORNI

Venerdì notte un gruppo di terroristi ha fatto irruzione nel villaggio di Nanjaba a bordo di auto e moto, sparando, bruciando case e gridando «Allahu Akbar», Dio è grande. Due persone sono state decapitate, molte donne rapite. Un altro gruppo, invece, ha invaso il villaggio di Muatide. Gli abitanti che hanno cercato di scappare sono stati catturati e portati nel campo da calcio: qui, a partire da venerdì notte fino a domenica, più di 50 di loro sono stati decapiti e smembrati.

Già il 7 aprile, 52 giovani di un altro villaggio della stessa provincia che si erano rifiutati di unirsi ai terroristi erano stati giustiziati a colpi di pistola e machete, mentre a inizio novembre altre nove persone sono state decapitate. Sempre ad aprile, diverse chiese e missioni cattoliche erano state attaccate.

L’OBIETTIVO È CREARE UNO STATO ISLAMICO

La provincia di Cabo Delgado, una delle poche in Mozambico dove i musulmani sono la maggioranza (58%) rispetto ai cristiani, si trova sotto attacco dal 2017. I terroristi, che ora hanno giurato fedeltà allo Stato islamico e possono contare su circa 2.000 mila effettivi, si armano dal 2015 con l’obiettivo di mettere le mani sugli ingenti giacimenti di gas e petrolio scoperti di recente nella provincia e instaurare uno Stato islamico con la sharia. Si tratterebbe di un ritorno al XIX secolo, quando l’area era dominata da sultanati islamici.

Il primo grande attacco avvenne nell’ottobre del 2017, durante il quale i jihadisti conquistarono la città di Mocimboa da Praia. Il governo allora reagì con forza, cacciando i miliziani, che si sono poi stabiliti nella foresta con diverse basi. Ora però il governo del Mozambico non sembra avere forze sufficienti per contrastarli. In tre anni, i terroristi islamici hanno causato la morte di oltre 2.000 persone e lo sfollamento di altre 430 mila.

«SITUAZIONE UMANITARIA DISPERATA»

Secondo la Bbc, il gruppo sfrutta la povertà della provincia e lo scontento della popolazione, che non ha mai davvero beneficiato delle immense ricchezze scoperte nel territorio. «Sembra stiano cercando di rimuovere l’intera popolazione della parte settentrionale della provincia di Cabo Delgado, cacciando la gente comune senza alcuna pietà», spiega Suor Blanca Nubia Zapata, religiosa delle Carmelitane teresiane di San Giuseppe, ad Aiuto alla Chiesa che soffre. La religiosa risiede a Pemba, il capoluogo della provincia oggetto degli attacchi. «Nelle ultime settimane sono arrivate qui oltre 12 mila persone. Alcuni sono morti lungo la strada. Sono 180 chilometri, ma non potete immaginare cosa siano le nostre “strade”, tre o quattro giorni di seguito senza cibo, senza acqua, con bambini sulle spalle. Ci sono donne che hanno partorito per strada. Sono semplicemente terrorizzati. Molte famiglie ci hanno chiesto aiuto e le abbiamo messe in salvo nella scuola».

Anche monsignor Luiz Fernando Lisboa, vescovo di Pemba, ha dichiarato che «la situazione umanitaria è disperata». È per aiutarli che Acs ha deciso di lanciare una raccolta fondi per destinare 100 mila euro agli aiuti di emergenza per soccorrere la popolazione brutalmente aggredita dai jihadisti affiliati all’Isis.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.