
Meeting. Il segno curvilineo di Strazza e l’annaffiatoio di Giulia

La giornata di Giulia in fiera comincia attorno alle 9.30, annaffiando l’erba della mostra La forma delle parole. Sono andata a trovarla per vederla all’opera. Ci aveva raccontato di una bella scoperta su questo gesto semplice e quotidiano durante la visita guidata. Spargere è un gesto pieno di speranza e di libertà, che estirpa l’ansia della pianificazione e invita a un dono senza troppi calcoli.
L’intuizione è di Matteo Trapanese, giovane cantautore che è tra le voci ospitate nel progetto di Giovanni Caccamo all’origine della mostra che è stata presentata al Meeting di quest’anno a cura di Micol Forti. L’idea è quella di un dialogo di cui resta traccia visibile: alcuni giovani under 35 hanno scelto e raccontato parole significative sul tema del cambiamento e grandi artisti contemporanei italiani (del calibro di Pomodoro, Cattelan, Pistoletto, Isgrò e altri) hanno tradotto i loro racconti in forma artistica.
Per dare il suo contributo a una visione fiduciosa e creativa del futuro Trapanese ha scelto il verbo ‘spargere’ e scrive nella parte finale del suo contributo: «C’è una differenza tra spargere e distribuire: si sparge in modo sincero, quasi istintivo, senza chiedersi effettivamente a cosa servirà questa azione nel futuro, affidando alla terra una parte di noi stessi nella speranza che, un giorno, essa ci restituirà qualcosa, affidandoci solo alla nostra speranza».
La speranza è una mano aperta
Ci sono tanti distributori in giro, efficienti nel dare solo e soltanto ciò che si chiede. E si sparge poco. Anche in agricoltura non è più così frequente il gesto ampio del seminatore di Van Gogh che lancia, ad ampio spettro senza ricerche di mercato, senza approfondite analisi del terreno. Butta a fondo perduto, con l’umiltà lieta di chi sa che il campo può contraddire le migliori previsioni, e rimanere sterile di frutti o fin troppo generoso in punti insospettabili. Forse una parte molto vitale della cura del creato è anche questa liberazione dai gesti incatenati alle aspettative e sordi alle occasioni improbabili. E la speranza è una mano aperta, disponibile a lanciare semi che si seccheranno e a raccogliere una messe in ritagli di terra trascurati.
Questo contenuto è stato tradotto in opera artistica dal pittore Guido Strazza, età 100 anni. Chi ha visitato la mostra si è trovato davanti a un segno curvilineo che in modo apparentemente istintivo copre le parole di Trapanese. L’arte contemporanea solleva, anche a ragion veduta, la perplessità dello spettatore comune. Ci sono esempi in cui l’intellettualismo prevale, ma non è questo il caso.
L’arte vera scommette sull’incontro
Giulia ci ha raccontato che lei stessa era disarmata trovandosi a spiegare la forma artistica data da Strazza alle parole di Trapanese, finché una signora le ha confidato di essersi commossa di fronte a quella linea curva, per lei tutt’altro che astratta, insensata o assurda. In quel segno ha ritrovato il mondo contadino in cui è cresciuta. Bisogna fare una prova empirica con la mano, il tratto di Strazza corrisponde esattamente al gesto che l’agricoltore fa quando sparge i semi nel campo.
L’arte vera scommette sull’esperienza e sull’incontro, è anch’essa un seme che attende un’anima per attecchire e fiorire. Quanti passeranno davanti al segno di Strazza facendo spallucce? Avrebbe potuto metterci due righe di spiegazione, dirà qualcuno. Avrebbe potuto distribuire, non spargere.
E invece, a fondo perduto, l’artista osa una proposta che, fondandosi sulla roccia della realtà, può essere un innesco, una rivelazione negli occhi altrui. Può essere. La libertà dello sguardo altrui e la voce di una memoria ridestata sono passi più necessari di una spiegazione a priori. Cambia tutto se dietro ogni opera c’è una scommessa di relazione.
Chi può esserci amico
E c’è un tassello ulteriore nel piccolo esempio in questione perché, ascoltando la signora commossa di fronte a una curva su carta, Giulia si è resa conto che anche lei ripeteva quello stesso gesto curvilineo ampio e delicato ogni mattina per annaffiare l’erba prima di cominciare le guide alla mostra. Tra i mille spunti emersi sull’inesauribilità dell’amicizia, aggiungiamo anche questo: amico può essere chi non conosciamo di persona, ma la cui mossa ci raggiunge da lontano, in modo del tutto imprevedibile, e riesce a radicare i nostri gesti più semplici e trascurati nella cornice di un bene permanente.
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