Mose, il sindaco Orsoni torna libero e attacca: «Mazzacurati? Un millantatore»

Di Chiara Rizzo
12 Giugno 2014
Il primo cittadino di Venezia, ai domiciliari dal 4 giugno per l'inchiesta sulle tangenti, ha appena raggiunto un accordo con la procura per un patteggiamento. Intanto accusa: «Avevo chiesto da tempo di poter fare chiarezza con i pm»
Il sindaco Orsoni esce dall’aula bunker dopo l’interrogatorio di garanzia

Orsoni contro tutti. Sono stati revocati dal gip gli arresti domiciliari al sindaco di Venezia (indagato per le tangenti del Mose), che stamattina è quindi tornato in libertà. Giorgio Orsoni subito dopo è partito lancia in resta contro partiti, accusatori e procura veneziana. Questo malgrado il fatto che il primo cittadino abbia appena concordato con i pm la proposta di un patteggiamento per una pena a 4 mesi e 15mila euro di sanzione, sulla quale si dovrà esprimere il Gip.

«MAZZACURATI? MILLANTATORE». Ma il sindaco non intende con questo fare un mea culpa, quanto meno non lo ha fatto oggi in pubblico: Orsoni appena tornato in libertà ha convocato una conferenza stampa, in cui ha dichiarato che «Non mi dimetto. Mi addolora la distanza presa da alcuni, mi sono sentito offeso. In questi anni da sindaco mi sono fatto molti nemici, questo è lo scotto che sto pagando». Del suo “grande accusatore” Giovanni Mazzacurati, Orsoni ha detto che «è un millantatore». E una frecciata va anche alla procura che lo indaga: «Credo che il provvedimento di revoca degli arresti domiciliari si commenta da solo, dopo un chiarimento con i pm lunedì. Era da un pezzo che chiedevo alla procura di fare chiarezza. Ho chiarito nel modo più inconfutabile che nessun coinvolgimento mio diretto, così come prospettato, è mai avvenuto».

LA DIFESA DALLE ACCUSE. Poi il sindaco ha confutato tutte le accuse che gli sono state rivolte. Tra le altre cose ha spiegato che «Mazzacurati l’ho incontrato dopo il mio insediamento a sindaco, perché mi chiedeva di parlare di legge Speciale, di Mose e soprattutto di Arsenale. Eravamo in disaccordo specie sull’Arsenale, e così come molti sanno ho fatto un provvedimento per restituire quello spazio alla città. Avemmo uno scontro e non mi meraviglia che poi ci sia stato un certo risentimento». Orsoni ha spiegato che a ricevere il denaro dagli imprenditori era il suo mandatario, non lui personalmente che invece «Non potevo sapere che i fondi fossero illeciti, né potevo sapere come le aziende del Cvn reperissero quel denaro»: ha aggiunto che «Durante la campagna elettorale ho incontrato imprenditori o sedicenti tali che mi hanno detto che mi avrebbero sostenuto e votato, senza sapere come e perché».

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