La morte di al Qaradawi, il leader dei Fratelli musulmani che ha diffuso l’estremismo

Di Amedeo Lascaris
29 Settembre 2022
La sua lunga vita si intreccia con la storia del mondo arabo post-coloniale e l’utopia della ricostituzione del califfato islamico per riunire la umma, la comunità dei credenti, attraverso l’islam politico
Yusuf al Qaradawi

Yusuf al Qaradawi

La morte del leader spirituale dei Fratelli musulmani egiziani, Yusuf al Qaradawi, avvenuta lo scorso 26 settembre a Doha, in Qatar, all’età di 96 anni pone la parola fine alla stagione delle “primavere arabe” che nel 2011 videro tra i protagonisti gli esponenti del movimento estremista religioso fondato da Hassan al Banna nel 1928 al Cairo con conseguenze nefaste, soprattutto per i cristiani, dall’Egitto allo Yemen. Il suo profilo e la sua lunga vita si intrecciano con la storia del mondo arabo post-coloniale e l’utopia della ricostituzione del califfato islamico per riunire la umma, la comunità dei credenti, attraverso l’Islam politico, sfruttando meglio di altri l’opportunità dei media tanto da divenire uno dei simboli dell’emittente Al Jazeera con il suo programma “Sharia and Life”.

Così Al Qaradawi ha ispirato i movimenti estremisti

Nato nel 1926 in Egitto a Saft Turab, cittadina del Delta del Nilo, Al Qaradawi è stato l’ispiratore dei movimenti estremisti e dei leader che si sono affacciati sullo scenario arabo-islamico negli ultimi 40 anni, da Hamas al defunto presidente egiziano, Mohammed Morsi, fino al presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Al pari dei suoi adepti, Al Qaradawi ha seguito la parabola della Fratellanza musulmana egiziana messa fuorilegge dopo la salita al potere nel 2013 del generale Abdel Fattah al Sisi, finendo i suoi giorni in esilio in Qatar – dove risiedeva dagli anni Sessanta – con una condanna a morte in contumacia comminata dai tribunali del nuovo Egitto post “primavera araba”. Del resto, durante la sua lunga predicazione ha offerto il suo sostegno ideologico agli attentatori suicidi e alla lotta armata contro le potenze occidentali e gli infedeli.

La sua predicazione ha influenzato direttamente i musulmani di seconda generazione in Europa, contribuendo a fondare e presiedere il Consiglio europeo per le fatwa e la ricerca e l’Unione internazionale degli studiosi musulmani, due organizzazioni accademiche islamiche transnazionali che hanno contribuito a consolidare non solo la sua reputazione di “mufti globale”, ma di mettere le mani su centinaia di moschee in Francia, Regno Unito, Belgio e altri Paesi europei.

Del resto, Al Qaradawi godeva di molti ammiratori tanto da ricevere nel 2004 un invito ufficiale a partecipare ad una conferenza nel Regno Unito da parte dell’allora sindaco di Londra Ken Livingstone, suo grande ammiratore. L’opera di divulgazione delle idee estremiste del religioso egiziano è stata tale da portare nel 2020 la Francia a bandire Al Qaradawi e i suoi sostenitori dal mettere piede in territorio francese nell’ambito della Commissione d’inchiesta voluta dal presidente Emmanuel Macron sulla radicalizzazione nelle moschee.

Le posizione più controverse di Al Qaradawi

Qui alcune delle posizioni più controverse assunte da Al Qaradawi nel corso della sua vita: tra il 2003 e il 2005 emette diverse fatwa (sentenza di diritto islamico) che invocavano una jihad contro Israele e gli ebrei, in cui considerava tutti gli ebrei adulti che vivono in Palestina come “occupanti” e combattenti”, rendendoli legittimi obiettivi di guerra; nel 2004 giustifica una rivolta contro la presenza americana in Iraq e consente l’uccisione di coloro che combattono.

Nel 2010 sostiene che gli attentatori suicidi non si suicidano realmente, ma muoiono come conseguenza accidentale dell’esecuzione delle loro operazioni, il che conta come un glorioso sacrificio nella guerra santa e li qualifica al martirio; nel 2011 sostiene il rovesciamento del governo di Hosni Mubarak in Egitto durante la Primavera Araba; nel 2013 definisce “khawarij” (nemici dell’Islam) chiunque si fosse opposto al legittimo leader del paese dopo che Mohammed Morsi era salito alla presidenza egiziana, giustificando di fatto la repressione dei cristiani che vennero attaccati da sostenitori di Morsi con assalti a chiese e abitazioni in tutto il paese.

Il talk show su Al Jazeera e i libri sulla sharia

Fin quasi alla sua morte, Al Qaradawi ha proseguito la sua predicazione conducendo il suo popolare talk show su Al Jazeera, continuando a scrivere libri sull’Islam e la sharia (la legge coranica) che, nonostante l’avversione di Paesi arabi come Egitto, Emirati e Arabia Saudita verso la sua ideologia, hanno ispirato e continuano a fornire ispirazione a teologi e politici islamisti nella regione, proseguendo, almeno idealmente, quella spaccatura interna al mondo musulmano sunnita che emerge anche dagli articoli e messaggi di condoglianze pubblicate dai media. Al Jazeera, l’emittente satellitare del Qatar che dopo aver ospitato i videomessaggi di Osama bin Laden ha rappresentato il principale canale di promozione dell’Islam politico dei Fratelli musulmani, lo ha ricordato con un servizio e un editoriale sottolineando l’opera di divulgazione di Al Qaradawi su milioni di musulmani.

Anche Middle East Eye, network vicino alla Fratellanza ne ha tracciato un profilo da grande studioso e “attivista” per i diritti dei musulmani, ricordando il suo contribuito alla rivoluzione in Egitto e alla divulgazione degli insegnamenti della sharia tra i musulmani. Di contro i media emiratini, sauditi ed egiziani lo hanno ritratto come un ombroso personaggio ispiratore del terrorismo e dell’estremismo islamico, con il quotidiano in lingua inglese saudita Arab News che ha titolato: «Yusuf Al Qaradawi è morto ma il suo veleno sopravvive».

Il ricordo di Erdogan e le migliaia di persone al funerale

Tra i personaggi che lo hanno ricordato spicca tra tutti il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che insieme al Qatar ha contribuito alla diffusione dell’ideologia dei Fratelli musulmani nel mondo islamico, appoggiando sia ideologicamente che finanziariamente, financo militarmente, le insurrezioni iniziate alla fine del 2010 in Tunisia diffusesi poi in pochi mesi in tutto il mondo arabo, venendo prontamente cavalcate dalla Fratellanza. «Il più bell’esempio di come dovrebbe vivere un musulmano e che il defunto studioso non è mai sceso a compromessi su ciò in cui credeva per tutta la vita», ha affermato Erdogan, esprimendo le sue condoglianze al figlio di Qaradawi, Abdul Rahman Yusuf.

In Israele, Al Qaradawi è stato “pianto” da Safwat Frij, presidente del Consiglio della Shura del Movimento islamico, il consiglio religioso dietro il partito arabo-israeliano Ra’am che è attualmente membro del governo uscente guidato da Yair Lapid. Ai suoi funerali, celebrati il 27 settembre a Doha, hanno partecipato migliaia di persone, tra cui alti funzionari del governo del Qatar, del movimento palestinese Hamas e di altri importanti gruppi politico-religiosi mediorientali, confermando come le sue idee rappresentino una fonte di ispirazione per una fetta del mondo islamico.

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