
Del caso Morisi è rimasto soltanto un po’ di voyeurismo pruriginoso

Che fine ha fatto Luca Morisi? Se non avete avuto la pazienza di inoltrarvi nei bassifondi dei giornali forse non avete più sentito parlare dell’ex capo della comunicazione di Matteo Salvini. Il motivo non è solo perché alle elezioni comunali la Lega ha perso ovunque, e le sue vicende personali non servono più per fare campagna elettorale contro l’ex ministro dell’Interno, ma soprattutto perché più si scava nell’accusa a suo carico – cessione di stupefacenti – meno conferme si trovano.
La droga non l’avrebbe venduta Morisi
Dopo una settimana di titoli in prima pagina, con tanto di editoriali da scuola di giornalismo che spiegavano come fosse deontologicamente doveroso fare sapere ai lettori come piace fare sesso a Morisi, ieri le ultime notizie sul caso erano relegate a pagina 28 del Corriere della Sera, in taglio basso. E che ultime notizie: mezza pagina di chat whatsapp in cui lo scorso 14 agosto Morisi si accordava con i due escort rumeni sul prezzo per la “compagnia” di una notte in cui sballarsi a casa sua. Chissà dove è finita la deontologia in questo caso: lo spiattellamento di messaggi privati che le giornaliste del Corriere Fasano e Sarzanini hanno ottenuto – lo fanno capire nell’articolo – da alcuni amici dei due escort sono un’operazione da giornalismo tabloid che non informa i lettori, ma ne titilla il voyeurismo più basso.
Il fatto è che, voyeurismo moralista a parte, della vicenda Morisi pare essere rimasto poco. Proprio queste chat “rubate” sembrerebbero scagionare l’ex guru social del Capitano dall’accusa di cessazione di stupefacenti: potrebbe non essere stato lui a procurare e vendere la droga (aggiungere sempre “dello stupro”, così chi legge si impressiona di più), più probabile che sia finito in una storia di ricatti sui soldi da dare ai due escort per la prestazione. Una storia miserevole quasi quanto la bava che la scorsa settimana è venuta alla bocca dei giornalisti che non vedevano l’ora di menare “la Bestia”.
Anche i più garantisti con la bava alla bocca
Ci sono cascati quasi tutti, anche i più specchiati e garantisti, anche chi fino al giorno prima giustamente inorridiva per la gogna a cui è stato sottoposto l’ambasciatore Giffoni e per le storture del circuito mediatico-giudiziario nella mai avvenuta trattativa stato-mafia. Per giorni abbiamo letto dell’ipocrisia di Salvini che vorrebbe arrestare tutti i pusher e invece difende Morisi che fa il pusher, dopo altrettanto ipocrite dichiarazioni in stile «noi non siamo come lui».
Si sono lette paginate sul proibizionismo di facciata e l’omofobia in realtà gaia della Lega, si è fatto l’elenco dei gusti sessuali dei parlamentari leghisti e non si è persa occasione per bastonare Salvini usando la pruderie moralista come linea editoriale. Adesso che il reato sembra proprio che non ci sia stato, Morisi diventerà un boxino a margine nelle pagine dopo la 25. Sperando che, esaurito l’obiettivo politico della campagna mediatica, ci riparmino altri particolari delle sue notti di sesso e droga.
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