Mitrokhin tedeschi

Di Tempi
31 Luglio 2003
In Germania è recentemente scoppiato il “caso Rosenholz”

In Germania è recentemente scoppiato il “caso Rosenholz”. Il dossier Rosenholz, traduzione tedesca dell’americano “Rosewood file” è, ad oggi, la più grande fonte di documentazione sulle attività di spionaggio della Stasi, il servizio segreto della Ddr. Pare che queste fossero oltre 50.000 nella Germania dell’Ovest. Dal 31 marzo 2000 a oggi la Cia ha fatto pervenire a Berlino la bellezza di 381 cd-rom contenenti i nomi di circa 200mila tedeschi dell’Est e dell’Ovest, i quali, a partire dagli anni ‘50, sono stati inseriti negli elenchi dei collaboratori della Stasi. Come la Cia sia venuta in possesso dell’elenco è storia di spie, controspie, doppi e tripli giochi, tanto che, come scrisse il Washington Post, l’operazione è stata «il più grande colpo dall’inizio della Guerra Fredda». A Berlino è cominciato il conto alla rovescia per la pubblicazione del dossier. Dall’autunno le carte saranno accessibili a chiunque ne faccia richiesta. La responsabile governativa per le inchieste sulla Stasi, Marianne Birthler, ha dichiarato in un’intervista alla Die Welt che «una delle principali conseguenze delle indagini sulle persone contenute nell’elenco sarà di vederci più chiaro su chi faceva la talpa all’interno della Bundesrepublik». La Birthler aggiunge che le indagini difficilmente porteranno a «scoperte sensazionali». D’altronde, ricorda, delle oltre 3000 inchieste su infiltrati, corrieri e reclutatori della Stasi all’Ovest, solo 280 si sono concluse con una condanna. Le cose, però, non stanno proprio solo così. Ne sa qualcosa Hubertus Knabe, il più famoso spy hunter tedesco. Nel suo libro Il fascino discreto della Ddr, Knabe getta un potente fascio di luce sulle attività della Stasi nella Germania Ovest. Al soldo della Stasi non vi erano solo politici di sinistra e sindacalisti, ma anche giornalisti. Questi si rivelavano utili per i disegni della Ddr, poiché per professione potevano ficcanasare a piacimento, “sondare” politici e raccogliere informazioni senza dare nell’occhio. Per tacere poi di cosa potevano scrivere e inculcare nelle menti di lettori e ascoltatori. Nella sezione ad hoc della Stasi dedicata a “Disinformazione e contromisure attive”, i gerarchi della Ddr potevano contare su circa 700 agganci a giornalisti nell’Ovest. I quali occupavano posti di rilievo nello Spiegel e nello Stern, nella Bild Zeitung e in emittenti radiotelevisive come la Ndr, il Deutschlandfunk o la Deutsche Welle. Nel corso degli anni ‘60 i media infiltrati hanno dato della Ddr un’immagine falsata e addolcita. L’apice della disinformazione fu toccato nel 1963 con i documentari pubblicati sullo Stern, intitolati “La Ddr vista dall’interno”. In questa idilliaca serie venne omesso qualsiasi riferimento alle sofferenze dei prigionieri politici tedeschi e al regime di terrore in cui viveva la popolazione. Ancor prima che la coalizione social-liberale lanciasse nel 1969 la sua famosa Ostpolitik, i vertici della Spd, ricorda Knabe, cercarono di contattare i politici della Ddr per mezzo dei soliti giornalisti prezzolati. È addirittura emerso che Willy Brandt ha usato i suoi amici dall’altra parte del Muro per far saltar fuori “materiale scomodo” ai danni del suo avversario politico, nonché collega di Spd, Fritz Erler. Per la cronaca, Hubertus Knabe oggi fa molta paura ai giornalisti, ed è già stato querelato dallo Stern, ma il tribunale gli ha dato ragione. C’è forse ancora un giudice a Berlino? Roba che il nostro dossier Mitrokhin al confronto fa ridere…
di Francesco Galietti

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